Donatella Di Cesare, nell’atto di criticare/additare pubblicamente a mezzo stampa due suoi colleghi filosofi, come esseri perduti verso la rovina nel loro contestare i provvedimenti del green pass e del super green pass, apre un suo articolo uscito recentemente sulla Stampa, dal titolo “Cacciari e Agamben La china rovinosa” con queste parole: “La pandemia non è una invenzione del governo italiano, né dei governi europei, né tantomeno delle forze occulte del nuovo ordine mondiale. È un evento tragico che ha inaugurato un’epoca inquietante, ed è una calamità planetaria senza precedenti, contro le quali sarebbero semmai servite misure più tempestive e rigorose”
A parte l’iperbole completamente sballata di calamità planetaria senza precedenti, per cui basterebbe riandare con la mente alla spagnola del 1918 e ai suoi 100 milioni di morti, la Di Cesare costituendo con tale incipit la pandemia come una sorta di figlia del fato imperscrutabile, invece che come determinata da precise cause storico materialistiche perfettamente conoscibili, e da decenni annunciata, e aprendo il testo con la negazione che la Pandemia sia una invenzione del governo italiano e dei governi europei, negazione di per se tendenzialmente corretta, ma anche no, e vedremo a breve come e perché no, contribuisce enormemente a produrre nella sfera pubblica, in cui ha il privilegio di potersi esprimere sui grandi mezzi molto seguiti della Stampa mainstream, una gravissima eclissi di quello che è il piano della responsabilità dei governi nella assoluta mancanza che c’è stata negli anni di sorveglianza e prevenzione sanitaria che è stata conditio per quam, della diffusione della pandemia stessa.
La Di Cesare come filosofa, docente, e cittadina, pensiamo avrebbe dovuto occuparsi piuttosto con estremo rigore trattando di pandemia di queste responsabilità dei poteri, lasciando le vulgate complottiste, anche solo per semplicemente smentirle, ai rotocalchi popolari.
Infatti se è certo che la Pandemia non sia una invenzione dei governi è invece chiaro, allo stato attuale dei fatti, che essa sia la conseguenza di un crimine di natura omissiva e dolosa che i governi hanno perpetrato ai danni dei propri Stati e dei popoli da cui avevano ricevuto in affidamento potere e responsabilità di governo.
Il codice penale, che, insieme a quello civile, dovrebbe sempre essere presente a un filosofo, è inequivocabile nel suo dettato, che lapidario recita quanto segue : “Art. 40. (Rapporto di causalita’) Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l’evento dannoso o pericoloso, da cui dipende la esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissione” e poi subito dopo precisa senza appello che “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.”
In Italia la legge 833 del 23 settembre 1978 , con cui si istituiva il Servizio Sanitario Nazionale, affida al potere esecutivo e ai suoi nominati di vertice nel SSN, quali ad esempio sono oggi e da oltre un decennio, il direttore Rezza o Brusaferro, esattamente quell’obbligo giuridico di tentare il possibile attraverso i mezzi messi a disposizione dallo Stato forniti dalla ricchezza prodotta dal lavoro attraverso il prelievo fiscale, di impedire preventivamente un evento pandemico/epidemico.
Come?
Solo per dire le cose basilari, attuando una serie di procedure atte a sorvegliare l’insorgenza di epidemie in altri stati e, indicendo esercitazioni nazionali periodiche coordinate fra tutte le regioni per impartire addestramento a sanitari e popolazione e allestendo una serie di mezzi adeguati, come i depositi di DPI nei presidi sanitari, per prevenirne la diffusione nel nostro.
E dove sono prescritte tali procedure? Nel Piamo Pandemico Nazionale.
Ma alla Di Cesare, completamente assorta a combattere la sua crociata contro i no green pass, tutto ciò non pare assolutamente rilevante, non gli interessa affatto sapere o capire se lo Stato ha fatto fino in fondo o per nulla il suo dovere per evitare al paese la Pandemia, vuoi mettere dare la caccia a un no green pass che in pieno diritto non essendosi vaccinato, magari protesta contro l’apartheid socio sanitario di Draghi?
Tale piano, che è quel manuale per affrontare una pandemia di cui si è dotata l’Italia e gli altri stati, e che il ministro Speranza, nel libro che ha fatto repentinamente mandare al macero in maniera illegale, dopo averlo ritirato il giorno dopo la sua commercializzazione, scriveva di non aver mai avuto, cosa che, con mia sorpresa, non ha prodotto il benché minimo scandalo in una filosofa tanto sensibile come la Di Cesare, e di cui un primo rudimento nacque fin dal terremoto dell’Irpinia, ma che fu definitivamente creato nel 2005 dopo la scampata minaccia pandemica della SARS del 2003, non è mai stato , e dico mai in senso letterale, non solo mai aggiornato, cosa che è costata al medico dell’OMS Francesco Zambon, per averlo denunciato, la perdita dell’intera carriera , e anche questo non ha suscitato nessun palpito della sensibilissima Di Cesare, ma assolutamente non e mai stato proprio attuato dai vari governi che si sono succeduti dal 2005 a oggi, cosa enormemente più grave di un semplice aggiornamento come capite bene.
Dunque per il codice penale italiano, e non per i complottisti terrapiattisti, tutti i governi fino al governo Conte II in cui erano attivi diversi ministri, fra di essi quello direttamente responsabile di attuare tale Piano Pandemico, il ministro della salute Speranza, attualmente ancora in carica nell’attuale governo Draghi, governo autore di una deriva autoritaria senza precedenti nemmeno durante gli anni di piombo, pur non avendola inventata la Pandemia, è come se la avessero cagionata.
In qualche modo la pandemia a termini di legge, in tale prospettiva, dobbiamo far notare alla nostra filosofa, una loro invenzione, seppur del tutto casuale, lo è eccome, perché la sua diffusione è dovuta alla loro negligenza di fare ciò che era affidato essi dalla legge, ovvero sorvegliare e prevenire che potesse diffondersi da un qualsiasi paese straniero al nostro.
Nulla più di questa missione, chiarire questo nesso di causalità, fosse anche solo per ovvi motivi di sicurezza futura e presente dello stesso Stato, e non solo per tutto il corteo di questioni giuridico morali che ciò comporta eccome, meriterebbe quegli sforzi al limite del parossismo che invece oggi la stampa ufficiale dispensa a piene mani nel tentativo di distruggere la reputazione di qualsiasi cittadino, come nell’articolo della Di Cesare egualmente si attacca non il pensiero ma la reputazione dei colleghi Agamben e Cacciari, che, essendogli ancora consentito dalla legge, avesse deciso di non vaccinarsi, e nel godimento di questo diritto costituzionale, resistesse al sempre più osceno regime di apartheid socio sanitario, instaurato dal governo Draghi, che potremmo ben ben definire, per non avere mai nessun attutato il Piano Pandemico, governo di colpa nazionale, con l’assenso di tutti i suoi ministri, imposto a cittadini che abbiano fatto tale scelta, ripetiamo una scelta consentita dalla legge italiana e sottolineata anche dalla legge europea 953/2021 che, agli articoli 36 e 62, recita essere necessario che il green pass non sia mai usato per discriminare e attraverso la discriminazione cercare di estorcere la vaccinazione a chi non voglia eseguirla, e che non sia mai usato per limitare la libertà di circolazione con i mezzi pubblici, esattamente tutto il contrario di quanto oggi avviene in Italia. Tanto che il Presidente della Commissione LIBE , il signor Juan Fernando Lopez Augilar recentemente ha nettamente preso le distanze chiarendo che tale provvedimento italiano non ha nulla a che vedere con l’Europa
Per la legge non avendo i governi mai adempiuto ai loro obblighi giuridici la Pandemia e come se l’avessero cagionata, ciò trasforma il loro crimine omissivo in un vero e proprio crimine doloso, in quanto, essendo la accettazione di un rischio, che si era obbligati per legge ad evitare, uno degli elementi del dolo nella giurisprudenza, consapevoli del rischio pandemico, in quanto da decenni allertati dalla comunità scientifico sanitaria internazionale e invitati costantemente a procedere per ottemperare all’abbattimento di tale rischio, non facendo invece nulla, essi accettavano deliberatamente di farlo correre alla popolazione, per tanto consapevolmente.
A mio modo di vedere non c’è nulla di più urgente nell’orizzonte storico attuale di enucleare dalle nebbie del presente questa relazione di causa fra omissioni dei governi e diffusione della pandemia.
Ma alla nostra prode filosofa urge piuttosto la caccia alle streghe e la diffamazione ad ampio spettro dei cittadini che lottano per la difesa dello Stato di diritto e dei suoi colleghi filosofi. De Gustibus.
Tutte queste cose non hanno eccitato come fanno invece le figure di coloro che a queste cose resistono, la intensa attività della stampa, e lo spettacolo di questa stampa immorale intensamente intenta a occultare le responsabilità delle istituzioni nell’aver cagionato la pandemia con le proprie omissioni, gridando come vitelli sgozzati invece davanti a ogni persona che rifiuti o il vaccino o il green pass, è uno spettacolo ferocemente penoso che resterà negli annali.
Questa gravissima responsabilità dei governi, attenzione non solo in Italia ma in tutto l’occidente, cosa che non fa altro che aggravare la posizione della classe politica, di cui molti rappresentanti responsabili oggi dovrebbero essere per tanto sotto processo, e che invece sta gestendo ciò che ha cagionato, nel non aver fatto assolutamente nulla di quanto la legge imponeva essi di fare in termini di prevenzione di una pandemia, non è incerta o dubbia, o di difficile attribuzione, al contrario, essa è comprovata da anni di allarmi della comunità scientifica internazionale, e da una infinità di documenti ufficialmente recepiti dagli stati, che chiedevano ai governi appunto di adeguare i sistemi sanitari nazionali ad affrontare uno scenario pandemico che essi davano per scontato e imminente.
A differenza della filosofa, talora produttrice di istant book come quello sul terrorismo islamico, cuciti in fretta e furia, per essere sincronicamente pubblicati in concomitanza alle varie tragedie sugli scaffali, mi sono occupato di appurare e approfondire queste responsabilità fin dal marzo 2020, con un mio lungo pezzo che ho inviato, insieme ad altri, alla procura di Bergamo per essere acquisito agli atti della loro indagine sollevata dal comitato dei parenti delle vittime di Bergamo e che ho intitolato Coronavirus necessario un nuovo processo di Norimberga, perché ritengo che fare questa cosa, portare alla luce responsabilità del potere nel fare o omettere cose producendo dolore e sofferenza e persino morte, alla popolazione, sia davvero la cosa più urgente e necessaria da fare.Ovviamente io sono un raro esponente di quella sempre più rara stampa indipendente, spesso scrivente come atto di volontariato civico, come il sottoscritto, che ancora esercita la sua funzione di controllore del potere e non di suo servo, e tali miei pezzi che meriterebbero milioni di volte di più di stare sui grandi media della merda di regime, sono stati pubblicati solo sul quasi invisibile magazine on line sui cui dirigo la cultura da circa sei anni. Poco male. Mi sono preoccupato personalmente di inviare i miei testi alle procure che ritenevo esserne interessate, facendo in modo che li leggessero esponenti del potere giudiziario in cui sono riposte tutte le speranze della parte di popolo ancora cosciente, di uscire fuori da questa cappa di dispotismo pacificamente, attraverso la forza della legge.
Dunque Di Cesare, invece di mettere a fuoco, da filosofa, il fatto che fra pandemia e governi esistesse un preciso e determinato rapporto di causalità( art.40 cp), che faceva dei governi, sebbene per vie di omesse responsabilità, proprio quegli inventori della pandemia che ella in prima battuta afferma essi non essere, con l’occuparsi di inchiodare chi nelle istituzioni, lautamente pagato, dovrebbe essere chiamato in una democrazia alle proprie responsabilità, preferisce, cosi pare, schierandosi de facto dalla parte di quei responsabili impuniti, di dedicarsi, dall’alto di questa posizione di adulazione e sottomissione al potere, di bullizzare, a mezzo stampa, dei colleghi, veri filosofi nell’essersi assunti questo ruolo illuminante i rapporti fra potere e conseguenze funeste del potere, che si sono schierati immediatamente a difesa dello stato di diritto minacciato, insieme alla salute pubblica, dall’azione dei governi e del governo attuale.
La professoressa di filosofia come un navigato militare imperiale romano davanti a dei sempliciotti barbarici senza arte alcuna della guerra, che sa esattamente dove farli andare a battaglia, attraendoli in una posizione di vantaggio assoluto per le proprie forze, in questo suo testo sceglie accuratamente il campo semantico di battaglia e le armi da usare, dove sa che il lettore medio della grande stampa di sistema, sovente analfabeta funzionale, è sconfitto a tavolino, designando in prima battuta come suo soggetto sociale target, direbbero gli americani, non il cittadino serio e rigoroso della società civile, a cui, in quanto cittadino sovrano, la stampa dovrebbe fare da avvocato difensore, colpito nei suoi affetti, nella sua salute, nella sua economia e nei suoi diritti inalienabili dalle conseguenze della pandemia dolosa per omissione di sorveglianza e prevenzione sanitaria da parte dei propri governi, ma il fantomatico complottista da web, dipinto in più come estremista di destra, quali quelli accompagnati dalla Digos ad assaltare le sede della CGIL invece che arrestati in flagranza di reato quando annunciavano tale aggressione e sul quale si può e si deve ovviamente sparare a vista.
Questa scelta di un soggetto sociale di riferimento nel suo testo, espressamente e volutamente rappresentato come complottista e fascista, elevato a soggetto paradigmatico della resistenza al super green pass, a cui chiaramente ammicca l’incipit del suo articolo si presenta fin da subito come una chiara operazione di propaganda ideologica, atta a schiacciare la discussione in un angolo grottesco, da cui non si vede null’altro che quello che vuole essere usato come mezzo per colpire i due filosofi oggetto del suo presupponente scherno, in cui il ragionamento tout court e già sconfitto esso stesso in partenza, e in quest’angolo , associandoli , con assolute falsità, al peggio del peggio, cercare di distruggere la pubblica reputazione di questi due filosofi di enorme caratura e clara fama , i quali si sono assunti il coraggio della foucaultiana parresia, del parlar franco al potere a proprio rischio e pericolo, disegnandoli addirittura come scrive come “megafono dei negazionisti più beceri, dei complottisti più sguaiati. Con loro quei gruppi non vax e no green pass che usano oscenamente la stella gialla degli ebrei gassati nei lager per indicare la propria fantomatica discriminazione”: a parte le altre stronzate enunciate, fantomatica discriminazione?
Dal 6 dicembre coloro che senza violare nessuna legge non si sono vaccinati per scelta o per impossibilità o che, come lo scrivente, sono vaccinati con un vaccino seppur utilizzato da 100 nazioni non riconosciuto dalle agenzie del farmaco europee come EMA, AIFA, etc, che sono, esse si, appestate come ben sappiano da aberranti conflitti di interessi che sono risolti con poche righe autografe di autocertificazione dai frequentatori delle porte girevoli che le presiedono, non possono più nemmeno , e siamo in ieno inverno, usare i mezzi pubblici, ovvero non possono, se non forniti di mezzi privati, ne andare a fare la spesa per mangiare, e nemmeno recarsi ad andare a fare una visita negli ospedali per godere del loro diritto alla salute, come è capitato allo stesso scrivente vaccinato con doppia dose di sputnik.
La nostra filosofa dal calduccio del suo appartamento fa una disgustosa minimizzazione di una feroce discriminazione eccome, fantomatica un cazzo cara signora Di Cesare.
Senza contare che i ricchi e gli agiati no green pass eventualmente possono tranquillamente andare in giro su un taxi dove non serve nulla di nulla per viaggiare, ricordiamo che in Italia 12 milioni di persone vivono in condizioni di povertà relativa, 5 milioni in condizioni di povertà assoluta, e un milione e 2 mila di questi poveri assoluti sono minori. A quelle, fra queste persone, che per un qualche motivo non siano vaccinate o non ancora o impossibilitate, il super green pass ha tolto in pieno inverno i mezzi pubblici con cui poter accedere innanzi tutto a cibo e cure. Ma non disturbate la nostra cacciatrice di streghe con le infami discriminazioni che colpiscono soprattutto gli indigenti , si sa … i banchieri odiano ferocemente i poveri per essere anemici di quel sangue da succhiare di cui banchieri ingrassano, come ci insegna la vicenda della Goldman Sachs e dei titoli tossici, e di cui il nostro primo ministro è stato per anni dirigente di vertice.
Le poche righe ulteriori del suo testo, che tuttavia invitiamo a leggere per conoscenza, non meritano ulteriore disamina, un liceale di un liceo serio che presentasse un testo del genere sarebbe certamente respinto alla maturità per l’incoerenza delle parti del testo. Arrivando a esprimere momenti di puro farneticante delirio come questo : “ma che senso può avere la battaglia contro il greenpass? Dove sarebbe la discriminazione? Sono stata sempre favorevole al green pass, una misura necessaria che, per proteggere la maggioranza di chi si è sottoposto al vaccino (e il verbo sottoposto è una fuga inconscia di tutto quel non osa dire), restringe la libertà di pochi, quei privilegiati che, rifiutando di vaccinarsi gratuitamente ( non esiste nulla di gratuito in un paese con un dei più alti regimi fiscali del mondo che non sia stato già profumatamente pagato dai cittadini ) pagano la propria scelta.”
Passaggi di farneticazioni incomprensibili pubblicate dalla Stampa, giornale talentuoso nel campo letterario della farneticazione, non ho altro da pensare, solo perché è chiaro che ce l’ha con Cacciari e Agamben e questo è quanto basta al sistema stampa unto di sussidi dal potere esecutivo: che qualcuno urli e additi dalli all’untore, che si tenti, vanamente, sappiatelo, urlando contro di essi, di inquinare le specchiate reputazioni di questi solenni filosofi della Repubblica. Disgustoso.
Il testo della filosofa si caratterizza a mio modo di vedere come mero bullismo, nulla di più, perché come il bullismo esercita violenza come aggressione dei deboli, ovvero in questo caso di chiunque non stia dalla parte del potere, invece che mettergli a disposizione la propria forza.
E questo è l’atteggiamento tipico e uniforme di quella stampa, addirittura platealmente foraggiata a seguito di un decreto, per pubblicare le visioni del governo a suon di denaro pubblico, che non ha mai nemmeno lontanamente osato affondare i suoi denti nella questione delle responsabilità di chi, nelle istituzioni, non avendo mai fatto nulla per abbattere drasticamente la possibilità di una pandemia, cosa che era invece scientificamente possibile fare se si fossero attuati ovunque i piani pandemici, la ha pertanto cagionata: questo dice la legge italiana, non lo dico io, lo scrive la legge.
Cosi questa stampa, disgustosamente vigliacca, con il volto perennemente torto nella direzione opposta delle responsabilità che hanno causato centinaia di migliaia di morti, crisi economiche e attentato ai diritti inalienabili, esattamente come fa in questo miserabile testo la povera Di Cesare, per minare la reputazione della resistenza, la rappresenta sempre attraverso soggetti che essa sceglie al limite del grottesco, quali rappresentanti di quella che invece è una serissima e rigorosa lotta di civiltà, che rifiutando il provvedimento estorsivo e ricattatorio del super green pass ora e del green pass prima, si è schierata a difesa della complessa e fragilissima architettura dello Stato di diritto, dell’ecologia dei fragilissimi diritti umani universali, e della Costituzione.
Perché non esiste nessuna salute pubblica senza uno stato di diritto, sua conditio sine qua non e sua conditio per quam, che la sancisca come diritto inalienabile di tutti, e distrutto lo Stato di diritto tornerebbe a essere salute solo la salute di chi detenesse gli strumenti del potere, quelli della produzione e della violenza e con quelli potesse chiamare se stesso uomo e definire gli altri schiavi, o meglio ancora come facevano i romani e i greci, cose parlanti.
Donatella Di Cesare, insieme a tutta la stampa di regime che, come ricordava Sankara nel suo discorso alle nazioni unite del 1984, quando parlava dei poveri giornalisti, è schiava di paura o fame, poiché riproduce la propria vita con i salari dispensati dai sempre più pochi e potenti padroni unici dei mezzi di produzione culturale, per quella che mi sembra pura viltà, data la insostenibilità delle non ragioni, sostenute solo dalla potenza del potere come ragioni che ragioni non sono, si è messa, con lo scarso senso etico morale che a mio modo di vedere contraddistingue da sempre il suo ipo-pensiero, al servizio di questa distruzione della civiltà dei diritti universali e lo fa attraverso pratiche abominevoli di messa alla gogna sommaria di venerandi filosofi della repubblica i quali invece, per il bene pubblico, hanno subito e senza pensarci un solo momento, speso le loro prestigiose posizioni, da cui non avrebbero avuto problemi personali di sorta, per difendere la libertà, sottoponendosi per il bene pubblico ai linciaggi mediatici come ultimo questo della Di Cesare.
Sappia Di Cesare, e glielo abbiamo appena spiegato qui, e tutti quelli che professano insieme al lei, nella stampa mainstream, la caccia alle streghe al posto di indagare e denunciare il nesso di causalità fra potere e Pandemia, che noi siamo perfettamente consapevoli di tutto ciò e non dimenticheremo questa vergogna, e che i suoi ipo-ragionamenti con cui ha inteso mettere alla pubblica gogna Agamben e Cacciari, possono trovare una sordida audience solo presso la sordida plebe disposta a essere, in quanto dominati, come scriveva Hannah Arendt, lo strumento della riproduzione del dominio.
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