L’autorevolezza non è la scorciatoia verso la fiducia. Senza fiducia, niente conversione da utente curioso a cliente. Il percorso è concreto: contenuti utili, relazioni sane con i media, coerenza tra ciò che dici e ciò che fai. Serve metodo, un calendario editoriale, il giusto tone of voice e poi la misurazione dei risultati. Il segreto per rendere la strategia di digital pr efficace è la continuità: passo dopo passo, sempre nella stessa direzione. Abbiamo parlato di autorevolezza e reputazione con Massimo Chioni, esperto di Digital PR finalizzate a brand identity e link building, ecco di seguito cosa è emerso dalla nostra chiacchierata.
Contenuti che costruiscono identità di marca
Il contenuto è la prima leva. Pubblicare sul web contenuti di poco valore è solo una perdita di tempo, serve utilità percepita. Spiega, chiarisci, prendi posizione quando ha senso. Un contenuto così fa due cose insieme: costruisce identità di marca e diventa materia prima per le Digital PR. Redazioni e lettori parlano linguaggi simili quando trovano dati, esempi, titoli leggibili, visual puliti. E’ nella qualità del contenuto che nasce il seme dell’autorevolezza.
Relazioni editoriali: artigianato strategico
La Digital PR non è invio massivo: è selezione dei media, micro-pitch su misura, follow-up educato, timing giusto. Si lavora per temi, non per liste generiche. Si propone un punto di vista chiaro, non un comunicato senz’anima. Si accetta il no, si affina la prospettiva con cui si propongono le tematiche, si riprova. Quando il contenuto è davvero utile, le opportunità arrivano.
PR, SEO e sito web: l’effetto compound
Le menzioni sui media danno credibilità. I link di qualità la consolidano. Le ricerche del tuo brand aumentano. Ma funziona solo se il sito è pronto ad accogliere gli utenti: pagine chiare su chi sei, sezioni verticali su cosa offri, FAQ utili.
La PR porta attenzione. La SEO intercetta le ricerche e fa da ponte. Il sito trasforma quella attenzione in contatti e vendite.
Quando questi tre universi lavorano insieme, l’effetto si moltiplica: è vero compounding.
Misurare senza snaturare
Metriche sì, ossessione no. Copertura, qualità delle testate, citazioni, traffico qualificato, variazione delle ricerche di marca, salvataggi e condivisioni. L’errore? Inseguire solo il volume. La bussola è l’allineamento: pubblico giusto, contesto giusto, messaggio giusto. KPI trimestrali, retrospettive a fine campagna, insight che rientrano nel piano editoriale.
Posizionamento narrativo: costruire proof point credibili
“Essere presenti” non basta. Serve una narrativa riconoscibile. Scegli i temi su cui vuoi essere ricordato, costruisci proof point credibili (ricerche proprietarie, casi d’uso, interviste), presidia gli snodi di conversazione del settore. Linguaggio umano, zero gergo tecnico. Se il lettore sente utilità e onestà, torna. E quando torna, la reputazione fa curriculum.
La voce alle redazioni: che tipo di contenuto gradiscono ricevere?
Un altro parere autorevole è quello di Junior Cristarella di Sbircia La Notizia Magazine, ci poniamo quindi dall’altra parte della barricata, cioè dalla parte di chi pubblica questi contenuti di Digital PR.
Junior afferma: “Un pezzo passa se dimostra di essere utile per gli utenti, se è chiaro e documentato; se è pubblicità travestita, viene cestinato.”
In pratica: se il contenuto arricchisce il lettore e si incastra nell’agenda della testata, trova spazio; se suona promozionale, scivola nell’oblio.
Sbircia La Notizia offre un percorso guidato per proporre un comunicato stampa: compili i passaggi, alleghi i materiali, indichi perché è notiziabile. Se la proposta è ritenuta d’interesse per i lettori, viene pubblicata senza compenso. In caso contrario, la redazione può dare un no motivato o suggerire come rafforzare l’angolo.
La manutenzione della reputazione
La reputazione non è un monumento da ammirare, è una strategia da tenere sempre viva. Va curata, lubrificata, controllata. Ogni giorno, infatti quello che oggi costruisci con mesi di lavoro, domani può incrinarsi in pochi minuti. Non serve paura, serve manutenzione. Significa osservare come il brand viene percepito, leggere i commenti, rispondere quando ha senso, accettare le critiche e farne strumenti di miglioramento.
Una reputazione viva si nutre di ascolto costante, di presenza attiva nei luoghi giusti, di coerenza nei messaggi. Nessun automatismo: è artigianato quotidiano. E quando un inciampo arriva – perché arriva sempre – non serve difendersi a spada tratta, ma mostrare trasparenza, chiarire, correggere. Questo distingue chi comunica da chi improvvisa.
La vera forza non è essere perfetti, ma saper riparare velocemente senza perdere credibilità. Così la reputazione smette di essere un concetto astratto e diventa una routine concreta: fatta di cura, attenzione, umiltà. E alla lunga, è proprio questa costanza silenziosa che trasforma un marchio da essere “presente online” a riferimento autorevole.
[Articolo scritto in collaborazione con Digital PR]
Altro da Tips
DIGEAT FESTIVAL – 27, 28, 29 novembre Lecce
Dal 27 al 29 novembre a Lecce, il festival internazionale su protezione dati, archivi digitali, AI e regole del futuro. …
Alex Grassi: il santo(ne) dell’ecommerce
In verità, in verità vi dico che, dopo il mio (cordialissimo) confronto con il buon Alex Grassi. Soprattutto: dopo i …
Il caso Mario Adinolfi: la Scommessa Collettiva di cui nessuno parla
Nelle ultime settimane, il politico e giornalista Mario Adinolfi è finito sotto i riflettori, inseguito dalle Iene per una storia …







