Gli analfabeti funzionali sono 18 milioni in Italia e rappresentano il vero problema al controllo della pandemia, incapaci di comprendere a fondo le informazioni che ricevono sono i vettori perfetti quanto inconsapevoli del virus e del dominio che si riproduce attraverso i dominati.
“La Classe Sociale è uno dei principali predittori di malattia e di mortalità” Paolo Vineis* – dal Convegno Epigenetica ed Evoluzione – 29 maggio 2015.
“L’analfabetismo funzionale si rivela adeguato sia al crimine organizzato – che ha nei NEET un ampio bacino di reclutamento – sia alla corruzione” Paolo Caserta – Carla Rossi “Analfabetismo funzionale: un’altra piaga italiana”
In italia ci sono circa 18.000.000 di persone analfabete funzionali. Il 30 per cento della popolazione. È un dato approssimativo, ma le oscillazioni sono minime nelle varie fonti. Tuttavia secondo l’Istat una più” larga maggioranza d’italiani (circa il 70%) non è in grado di interpretare correttamente un testo scritto, né di far di conto in maniera adeguata”, dato terrificante.
Cosa significa analfabetismo funzionale?
Rivolgiamoci al mainstream, ovvero a Wikipedia, la quale va usata con le massime cautele in quanto potenziale vettore di sottilissime inesattezze, e sicuramente di madornali abbagli, se non vero e proprio potenziale strumento, talora, di pilotaggio a vela nella formazione delle credenze sociali, ma in questo caso la voce è abbastanza neutra e ne possiamo usufruire.
Recita wikipedia che “Il termine analfabetismo funzionale, o illetteratismo[1], indica l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana – si traduce quindi in pratica nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni incontrabili nell’attuale società”
A parte una seria riserva sull’aggettivo incontrabili, la descrizione può andare.
Solo il 20 per cento della popolazione ha invece competenze tali da potere affrontare lo scenario di una società complessa, il che ovviamente è solo una figura retorica indicativa, invece è un dato Istat del 2016, e quindi le cose saranno certamente peggiorate, il fatto che in una famiglia su dieci non ci sia un solo libro in casa, parliamo di 2,3 milioni di famiglie, diciamo a naso almeno 5 milioni di persone coinvolte.
Il 29 per cento delle famiglie italiane, sempre dati Istat, poi, possiede non più 25 libri, che non devono proprio essergli piaciuti, altrimenti ne avrebbero comprati altri.
In Lombardia, regione devastata dal covid19, il 50 per cento delle persone intervistate dall’Istat a tal proposito non aveva letto nessun libro nei dodici mesi precedenti l’intervista, mentre nel Nord Est era emerso un dato molto più confortante, questo fatto potrebbe leggersi in rapporto al gap di efficienza apertosi nella gestione della pandemia fra Veneto e Lombardia , a favore del Veneto, nonostane la seconda abbia un miglior apparato ospedale centrico del primo, come osservava in una intervista che mi ha rilasciato Giovanni Rezza.
Un indagine del 2013 che misurava il punteggio medio di Literacy degli adulti fra i 16 e i 65 anni, vede l’Italia all’ultimo posto dopo la Spagna.
Davanti a noi ci sono ben 19 nazioni occidentali, o comunque altamente industrializzate, la prima in classifica è il Giappone, terza economia mondiale. Spagna e Italia fanalini di coda, sarà un caso, ma sono proprio le nazioni che hanno avuto più decessi correlati al coronavirus fino ad oggi.
Teniamo conto che le case editrici nel 2014 registrarono “una pubblicazione media annua di 236 titoli, contro i 4 dei piccoli editori. Complessivamente, nello stesso anno, la produzione libraria italiana è stata di quasi 58 mila libri, registrando una diminuzione rispetto al 2013 tanto nei titoli quanto nelle tirature (-6,7 e -7,6 per cento). Nel 2016 riprende a diminuire la quota di lettori, più per i quotidiani (-3,2 punti percentuali rispet-to al 2015) che per i libri (-1,5 punti percentuali)” fonte Istat. rendiamoci bene conto: 58.000 libri in un anno per una nazione di 60 milioni di abitanti. Lacrime nell’oceano.
CONTAGIO E CULTURA
Connettendo questi dati alla questione pandemia ne risulta che in Italia abbiamo 18.000.000 di persone incapaci di comprendere realmente tutti i concetti funzionali riguardanti lo scenario pandemico, innanzi tutto lo stesso concetto di Pandemia, e poi ad esempio ; aumento esponenziale dei contagi; curva dei contagi; tempo di incubazione; carica virale, etc quindi soprattutto incapaci di immaginare le conseguenze dei propri comportamenti come fattori primari coinvolti nella evoluzione della stessa curva dei contagi, e in senso assoluto di comprendere appieno il significato complesso di un orizzonte pandemico.
Di conseguenza in uno scenario pandemico quale quello attuale, sviluppato negli ambiti di una democrazia matura in cui senza bisogno alcuno di costrizione poliziesca, al cittadino sarebbe affidata la responsabilità finale e fondamentale di preservarsi dalla contaminazione utilizzando le direttive della scienza, essi invece sono incapaci e non motivati ad attuare protocolli personali e sociali altamente profilattici per evitare di infettarsi facendo da ponte al virus fra membri della comunità.
In quanto creature anche animali, siamo mossi da degli impulsi quasi irresistibili – Freud docet- , come quelli predatori, o sessuali o sessualmente predatori, e via dicendo, a cui abbiamo saputo resistere però attraverso la costituzione culturale di valori fondanti e tabù sociali.
Soltanto con dei valori profondamente radicati attraverso quella che Gregory Bateson chiamava apprendimento 2 – in “Verso una ecologia della mente” pubblicato in Italia da Adelphi, che per semplificare descriviamo come una vera e propria riscrittura dei comportamenti istintivi –guardare a destra e sinistra senza più pensarci quando attraversiamo una strada ne è un esempio– noi possiamo resistere a impulsi socialmente distruttivi quale quello di accoppiarci con un nostro familiare, ma anche quelli che si sono verificati come fuga da Milano, conseguenti alla fuga di notizie del progetto del Governo di istituire una zona rossa e chiudervi dentro chiunque vi ci si trovasse.
Infettarsi nel 2020, una volta che la presenza di un patogeno sia stata scoperta, è, senza dimenticare la sfortuna, in grandissima parte una questione culturale.
Lavarsi le mani è un fatto assolutamente culturale. Indossare un mascherina, mantenere una distanza, decontaminare oggetti del proprio quotidiano, sono tutti fatti culturali puri.
Comprendiamo come queste 18 milioni di persone funzionalmente analfabete siano dunque decisamente incidenti in senso negativo, oltre che sulla loro stessa esistenza, sulla vita nazionale, con la stessa forza di vero partito di maggioranza assoluta.
Sono le masse più care ai fascismi, siano essi di destra che di sinistra.
Mantenere in florida salute il loro analfabetismo funzionale, dopo che quello vero e proprio è andato fuori legge, è una delle massime preoccupazioni dei loro signori e mandriani.
Fra questi cittadini analfabeti funzionali, che non essendo in grado di comprendere le leggi supreme –Νόμος ὁ πάντων βασιλεύς– non possono che ambire allo status di sudditi nel migliore dei casi, per ricevere il più spesso delle volte invece quello di servi, sicuramente ce ne sono milioni che avranno comunque compensato l’incapacità di apprendere attraverso una lingua complessa, con altre forme di linguaggi, e saranno magari dotate di un buon senso, superiore a quello di alcuni accademici, non pochi, ipostatizzati nelle proprie nozioni, dunque saranno in grado di affrontare comunque anche situazioni che presentano complessità.
Fra di essi spiccano certamente anche dotatissime intelligenze, che avrebbero meritato di essere coltivate, e sicuramente anche dei potenziali geni.
Ma fra la maggior parte di questi 18 milioni di cittadini analfabeti funzionali del nostro paese, l’incapacità di apprendimento, analisi e sintesi, unita a delle condizioni socio economiche degradate, o molto basse, direttamente connesse al fattore culturale, causa e conseguenza che si mordono la coda divenendo indistinguibili, porterà a un abbassamento enorme delle loro capacità di interazione cooperativa sociale.
Ci troviamo davanti ad essi, etimologicamente, davanti alla barbarie, al βάρβαρος ovvero di fronte ai balbuzienti, coloro che non parlavano il greco, se non addirittura ai senza parola, all’ aneu logou , come i greci chiamavano gli schiavi, nel senso di chi non aveva diritto alla parola pubblica, che per noi, nella translitterazione metaforica al problema dell’analfabetismo funzionale, diventano coloro che non sono in grado di accedervi.
Questa barbarie etimologica poi fatalmente vira in barbarie sociologica, ovvero la violenza bruta di chi non ha come strumento di esistenza, se ce l’ha, che la propria forza violenta, e che non è in grado immedesimandosi nell’altro di compartecipare della comune umanità.
Sono quelle plebi, spesso degradate a feccia criminale, che abbiamo visto in diversi video in questi giorni pandemici, in certi bassi popolari, fare sabbatiche feste condominiali da fine del mondo, senza cautele alcune, in gruppi numerosi fra grigliate alcoolizzate e cocainizzate, e accogliendo spavaldamente sfidanti con tutta la loro violenta miseria analfabeta le forze dell’ordine con la loro hybris della incoscienza davanti alla morte.
Ma sono anche e soprattutto tanta middleclass incapace di elaborare un uso sicuro e corretto della mascherina, a cui si aggiunge che nessuno glielo ha mai spiegato in 50 giorni di pandemia, e comportamenti elaborati di profilassi, e che incontriamo ovunque.
L’analfabetismo funzionale è il frutto di uno fra i vari comportamenti omissivi di chi ha responsabilità pubbliche e dirige politicamente e istituzionalmente il paese, anzi i paesi, e, proprio come per la questione sanitaria, dove si è arrivati alla pandemia soprattutto per la omessa sorveglianza e prevenzione sanitaria, oggi e negli anni precedenti, cosa che ho ampiamente affrontato in miei precedenti scritti, linkati in basso, egualmente l’analfabetismo funzionale è, non solo, ma fondamentalmente frutto dell’inadempienza della pubblica istruzione, lasciata sempre di più senza fondi e mezzi, dell’atroce sotto finanziamento degli insegnanti, che con i loro stipendi da fame potrebbero anche provare un disgusto finale per il proprio mestiere, invece strategico per qualsiasi comunità, a cui certamente si somma, come un carico insostenibile, una società spettacolare, nella migliore accezione Debordiana, sempre più trucida e plebea, pensiamo a programmi triviali come MADE IN SUD, degna del pane et circense del periodo della decadenza romana.
Vediamo bene come in questi giorni la televisione venga timidamente usata in forma didattica per supplire alla chiusura delle scuole, a mio avviso più come un momento di retorico patriottismo che con reali intenti di diffusione della cultura, ma comprendiamo da questo timido esperimento quali potenzialità avrebbe invece avuto il mezzo televisivo, nella elevazione culturale e morale del popolo e che purtroppo invece è stato usato sempre di più come strumento per “riprodurre il dominio attraverso i dominati” (Arendt), come arma contro l’emancipazione dell’essere umano.
Che essa sia rivolta agli analfabeti funzionali per mantenerli nel loro analfabetismo lo deduciamo ricordando, ad esempio, come le primissime campagne per istruire la popolazione alla responsabilità profilattica al presentarsi della pandemia, siano state affidate alla reputazione da imbonitori e intrattenitori spettacolari di personaggi usualmente addetti a mantenere il trucido brodo dell’ignoranza nazionale, penso a Fiorello e Amadeus, bravi ragazzi, non me ne vogliano, invece che a un Piero Angela, tanto per dire, che membro di una stirpe di divulgatori scientifici, sarebbe stato decisamente un messaggero ben più consono al messaggio.
Comprendiamo bene che 18 milioni di analfabeti funzionali rappresentino il carburante primario di una non-politica– per Arendt la politica da tempo si è trasformata in mera amministrazione-degradata e degradante, corrotta e dilettantesca e siamo perfettamente consapevoli che mantenere intatta nella sua purezza triviale una cosi vasta platea di incapaci di intendere forme lessicali minimamente complesse, sia conditio sine qua non del potere nella sua accezione, non peggiore, ma più triviale si.
È noto da decenni, nelle sempre più piccole nicchie di discussione, che per ogni anno di istruzione in più, data o ottenuta dai lavoratori, si alzi ben mezzo punto di PIL nazionale, e quindi comprendiamo bene che da tempo, qui in Italia soprattutto, viviamo in un epoca in cui tutti i lumi che hanno rischiarato la tenebra per far uscire gli uomini dallo stato di minorità, si sono via via andati spegnendo, fino a alla nascita di comportamenti socialmente autolesionistici quali quelli di rendere il proprio popolo sempre più analfabeta funzionale con ricadute economiche devastanti.
La bassa crescita economica dell’Italia, ormai cronica, e vicina al coma vegetativo, ben prima della Pandemia , è intimamente e intrinsecamente legata al fatto che, con la complicità disgustosa delle elites culturali compiacenti, che, nella terrificante liquefazione sociale in cambio di status privilegiati, benefici, garanzie sociali e protetti da qualsiasi confronto, hanno accompagnato il processo con silenzio e conformismo, siamo stati resi il popolo fra i più ignoranti d’Europa.
Necessità, questa neutralizzazione della cultura in Italia, anche geopolitica, certo, forse soprattutto inizialmente tale, per lo scenario che vedeva il nostro paese alveo del più grande partito comunista d’occidente nel cuore della zona di influenza assegnata dai patti fra Stalin Churchill e Roosvelt, agli USA. A cui fra qualche omicidio esemplare, come quello dell’Homo Sacer Pasolini, e varie prostituzioni intellettuali di massa, si è giunti a rapidi passi già negli anni 80-90.
Oggi il popolo italiano è ignorante di una ignoranza incancrenita, recidiva, greve e torbida di violenza, una ignoranza ben diversa dalla ignoranza ancora intrisa di cultura millenaria contadina, o proletaria, che già, all’apparire della caratteristica criminaloide delle nuove generazioni referenti ai modelli televisivi, faceva disperare Pasolini 50 anni or sono.
Ecco perché i Governi, il cui colore e i cui personaggi sono mera contingenza secondaria, non possono che gestire crisi come questa che violando la Costituzione, in maniera autoritaria.
Perché conoscono bene il mostro dell’analfabetismo funzionale delle masse triviali che hanno coltivato e allevato con tutta la loro amorevole passione per decadi e decadi.
Sanno che da queste loro masse intrinsecamente predisposte al totalitarismo tout court, non possono più ottenere nulla con la persuasione e la dimostrazione della verità che esse non sono in grado di comprendere, di discernere, è per questo corrono subito a prendere il bastone oltraggiando la Costituzione.
Lo capisco perfettamente, ma non è accettabile. Oggi bisogna porre riparo non al solo male epidemico ma anche al male di questa ignoranza dolosa, la quale è un vettore del virus ben maggiore del particolato atmosferico.
La pandemia rende evidente a chi è capace di vedere ancora a un palmo dal proprio schermo, che questo analfabetismo funzionale è puro istinto di morte, suicidio nazionale, da associare a tasso demografico zero, a crescita economica zero, a sviluppo industriale zero, a digitalizzazione zero, e al record di decine di migliaia di decessi dovuti a cio in concomitanza con la pandemia, e in generale a tutti gli zeri che ci trascinano inesorabilmente, come tante pietre al collo, negli abissi di un futuro oscuro.
SCUOLA E CULTURA UNICI ANTIDOTI
Non è affatto affermazione retorica affermare che il vero vaccino contro qualsiasi virus è una contro infezione fulminante di cultura, una pandemia culturale. La medicina, il vaccino, l’antivirale, si chiama innanzi tutto scuola.
Una scuola che ami profondamente tanto il maestro a cui fornirà i mezzi per vivere una vita degna e per coltivare se stesso, quanto l’allievo.
È dalla scuola che sono usciti gli scienziati che ci daranno la cura. È la scuola, la dove non ha fallito, che ha contribuito alla formazione della struttura portante del cittadino responsabile che senza bisogno di alcun manganello che lo minacci, sa cooperare al meglio per la profilassi in un periodo di pandemia, pandemia che non si propagherebbe nemmeno se i cittadini fossero tutti o quasi tutti, per una consapevolezza di gregge, tanto per parafrasare il periodo che viviamo, consapevoli del significato dei propri gesti.
Certo un cittadino così non si manipola come l’analfabeta funzionale, come creta, ma la Pandemia dovrà aver reso chiarissimo che il gioco di renderlo analfabeta funzionale non vale assolutamente la candela, perché trascina negli abissi anche chi gli ha spento il lume della conoscenza.
«”O frati,” dissi, “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigiliad’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”. Dante -Inferno
È tempo di una integrale inversione di marcia.
QUALCHE LINK DI RIFERIMENTO
Il 70 per cento degli italiani è analfabeta
Paolo Caserta – Carla Rossi Analfabetismo funzionale: un’altra piaga italiana
Studi sulle competenze dell’OCSE
Analfabeti funzionali, il dramma italiano: chi sono e perché il nostro Paese è tra i peggiori
Analfabeti funzionali e social network: come siamo messi in Italia?
Rapporto Prove INVALSI 2019
National Assessment of Adult Literacy (NAAL)
Tutti i miei interventi sulla questione della pandemia
Coronavirus – Lo Stato delle Cose
Coronavirus: Mani Infette, le atroci verità di una Pandemia evitabile. Necessario nuovo storico “Processo di Norimberga”
Ursula Von der Leyen: Europe has burnt 3 trillion in military spending in 10 years but we are attacked by a Covid19
Impreparazione alla pandemia: chi ha sbagliato? Alla ricerca dei colpevoli…Coronavirus: un reporter-artista in conversazione “speciale” col Prof. Giovanni Rezza, Direttore Reparto Malattie Infettive Istituto Superiore Sanità italiano – LaVoce di New York
Prove tecniche di Dittatura? Voci off di Giuristi,filosofi e cittadini sovrani
Fase 2 “permettiamo i funerali”- Potere Esecutivo in delirio
Reductio ad agguatum, Nadia Urbinati & Co. e il Manifesto pro Conte
NOTE
*Paolo Vineis, autore della frase che ho usato in esergo è” professore oridnario di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College di Londra e responsabile dell’Unità di Epidemiologia Molecolare ed Esposomica presso l’Italian Institute for Genomic Medicine – IIGM (Torino). Svolge ricerca nel campo dell’epidemiologia molecolare e le sue attività più recenti si concentrano sull’analisi di biomarcatori di rischio di malattia, su esposizioni complesse e su marcatori intermedi derivati dall’uso di piattaforme omiche in ampi studi epidemiologici. Tra le sue attività si annoverano anche ricerche sull’effetto del cambiamento climatico sulle malattie non trasmissibili in Bangladesh. È coordinatore di due grandi progetti finanziati dalla Commissione europea: Exposomics (sugli effetti molecolari dell’inquinamento atmosferico) e Lifepath (H2020, su disuguaglianze socioeconomiche ed invecchiamento), entrambi basati sull’utilizzo di tecnologie omiche; è inoltre coordinatore o co-investigator in altri progetti internazionali. Ha al suo attivo più di 950 pubblicazioni su riviste come Nature, Science, Lancet e Lancet Oncology (H-index 121), nonché autore del libro : “Health without Borders. Epidemics in the Era of Globalization” (Springer ed, 2017) nel 2019 è stato eletto Vice Presidente del Consiglio Superiore della Sanità.
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