RIFLESSIONE SULL’ANNULLAMENTO DELLA MANIFESTAZIONE DI TRIESTE E IL DIRITTO COSTITUZIONALE A MANIFESTARE
Prima di iniziare premetto che il ragionamento che mi appresto a fare non ha nulla a che vedere con i contenuti specifici di queste manifestazioni, è invece una riflessione generale sullo stato della democrazia nel senso di libertà di esprimere dissenso e portare con tale dissenso petizioni alla attenzione del Governo e della Pubblica opinione. Vale quindi per qualsiasi manifestazione pacifica di dissenso a prescindere da quale sia il suo contenuto.
Dunque i portuali di Trieste hanno fatto benissimo a disdire la manifestazione a Trieste. Non potevano fare altrimenti. Perché hanno capito che la manifestazione sarebbe stata come un grosso pacifico pachiderma esposto a predatori violenti che stavano convergendo su di essa, come ci ha fatto sapere la stampa da giorni, senza nessuna difesa. Come accadde a Genova, dove ne conobbi le tragiche conseguenze con i miei stessi occhi trovando li allora.
Loro dunque hanno fatto una cosa saggia, ma la cosa che una manifestazione sia stata annullata , trattandosi di manifestazione autorizzata dalla questura, significa che lo Stato non garantisce la sicurezza del godimento di un diritto politico e dunque rappresenta un fatto di gravità enorme.
Certamente richiederà una riflessione collettiva molto molto seria.
Le manifestazioni infatti sono una di quelle forme costituzionali attraverso cui il popolo esercita la sua sovranità.
Esse sono permesse e garantite da un combinato di diversi articoli della Costituzione.
L’articolo 17 recita in maniera lapidaria quanto segue “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.”
L’articolo 1 invece nella sua parte finale recita che “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
L’articolo 16 sancisce il diritto dei cittadini a spostarsi liberamente in qualsiasi luogo della Repubblica , diritto che può essere sospeso per motivi sanitari e di gravi calamità, ma giammai, recita l’articolo 16, per motivi politici.
L’articolo 21, come tutti sappiamo, poi sancisce il diritto ad esprimere le idee con qualsiasi mezzo.
E potremmo continuare.
Ora riunirsi in luoghi pubblici, per esprimere delle idee, e tramite esse protestare contro il governo che esercita dei poteri per conto della sovranità popolare, come servitore dello stato e non come sovrano esso stesso, è appunto una delle forma costituzionali citate dall’articolo 1, in cui il popolo esprime la propria sovranità usando le sue libertà sancite dalla Costituzione.
Ciò vuol dire che la manifestazione è un momento di espressione della sovranità, tanto quanto quel voto che manda gli uomini del governo a governare, anche se non è il caso del Presidente del Consiglio Draghi , che non eletto da nessuno, come sappiamo, è premier a interim perché nominato a seguito di una crisi, messa in atto da Renzi ad arte, proprio per far cadere un governo legittimamente insediato, e far salire Draghi a Palazzo Chigi, dal Presidente della Repubblica. Ma questa e un’altra cosa e ci siamo capiti.
Cosi se è legittimo il voto anche di una piccola minoranza a fronte di una enorme astensione dei votanti, che non hanno delegato nessuno, per determinare il costituirsi dei governi, altrettanto vale anche una minoranza, relativamente tale, che manifesti contro ciò che fa un governo a sua volta mandato al potere da un’altra minoranza, ovvero quella di quelli, che a dispetto degli astenuti dal voto hanno votato.
Dunque lo Stato, nella figura del ministero degli interni ha il dovere giuridico di tutelare dalla violenza di infiltrati le manifestazioni di cittadini pacifici, allo stesso identico modo che le forze dell’ordine devono reprimere il crimine affinché i cittadini possano vivere, viaggiare e lavorare in sicurezza.
L’articolo 40 del Codice Penale su questa cosa è categorico, e non da adito a nessun equivoco. Esso, nella sua seconda parte, recita che “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.” e dunque una simile omissione è penalmente perseguibile. Ma in Italia, il potere sembra essere completamente privo di ogni responsabilità. Lo abbiamo visto anche con i Piani Pandemici mai attuati, seppur abbiamo speranza che la Procura di Bergamo ci smentisca.
L’evento che le forze dell’ordine hanno dunque l’obbligo giuridico di impedire durante una manifestazione, dichiarata dai propri organizzatori pacifica e autorizzata dalla questura, è proprio che nessuno la infiltri per commettervi violenza.
Se non lo impedissero, lasciando tali manifestazioni come le sedi dei sindacati in preda alla violenza, per l’articolo 40 del codice penale sarebbe come se quegli infiltrati li avesse mandati il Ministero dell’interno stesso.
Ovvero lasciandoli agire è come se fossero mezzi della sua volontà di impedire tale manifestazione, anche se essi agissero perfettamente motu proprio.
Questo è quello che dice la legge. Articolo 40 del Codice Penale.
Ebbene lo Stato non ha garantito i cittadini che volevano manifestare a Trieste.
Anzi probabilmente ha influenzato e terrorizzato gli stessi organizzatori. La stampa del resto ha iniziato a battere a tamburo battente la minaccia infiltrati già da giorni, creando il clima di terrore, lo abbiamo visto a Genova nel 2001, dove poi le stesse forze dell’ordine si sono rese responsabili della più grave sospensione dello sttato di diritto in Europa dal dopo guerra con le torture di Bolzaneto e il massacro della scuola Diaz, come ebbe a dire Amnesty international.
Possiamo facilmente immaginare che tensione possano avere avuto gli organizzatori triestini, che sono dei semplici cittadini.
Cosi come il potere esecutivo non ha garantito i cittadini che manifestarono a Roma, limitandosi a mandare degli agenti infiltrati per misurare i moti ondulatori dei mezzi presi d’assalto dai facinorosi che lo Stato ha lasciato sempre liberi di agire, come dimostrato dall’inchiesta di Fanpage che fra quei fascisti era infiltrata da un anno, anche se erano persone con gli arresti domiciliari e i Daspo.
Tutto ciò rappresenta un gravissimo reato contro il popolo.
È un reato contro lo Stato, è un crimine contro la sicurezza dello Stato, perché l’essenza dello Stato è rappresentata dalla sovranità del popolo.
E dunque di questo il governo dovrà essere chiamato a rispondere nelle sedi giudiziarie.
A Trieste dunque hanno fatto bene a fronte della possibilità di una seconda Genova 2001, a disdire la manifestazione , dato che lo Stato non si è impegnato ad adempiere i suoi doveri giuridici, come Roma ha ben dimostrato, ben fungendo da paradigma terrorizzante al giudizio degli organizzatori della manifestazione di Trieste.
Ma il governo, il potere esecutivo dello stato, non tutelando la manifestazione, né quella di Trieste, né tanto meno quella di Roma in cui i fascisti sono stati lasciati liberi , nonostante giornalisti di fanpage infiltrati fra di essi da un anno, come abbiamo visto ieri sera nel servizio di Piazza Pulita, di violare e devastare la sede della CGIL , ha fatto una cosa gravissima contro la sovranità. Contro il sovrano, che è il popolo; e ne dovrà rispondere davanti al potere giudiziario.
O altrimenti vorrebbe dire che in Italia il diritto costituzionale a manifestare dissenso nei confronti del governo sarebbe definitivamente morto con l’annullamento della manifestazione di Trieste, e i fatti di Roma, e con esso insieme la Repubblica e la Democrazia.
Cosa ovviamente inammissibile. Che non possiamo permettere.
( Photo by Francesco De Simone)
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