L’algoritmo che sembra muovere alcune cruciali iniziative del Primo Ministro ad Interim Draghi è la pratica di quella che potremmo definire ineguaglianza privilegiante, ovvero accordare privilegi a coloro che potrebbero rappresentare un problema politico alla sua azione, lo facevano i Romani e rappresenta una delle più antiche tecniche di potere, i romani lo chiamavano Divide Et Impera. Ogni intervento di Draghi in questo senso viola il principio di eguaglianza dei cittadini sancito dalla Costituzione. Ogni suo provvedimento è basato sul dare a qualcuno come privilegio il diritto costituzionale che ha tolto con l’abuso di potere a qualcun altro. Lo fecero i Romani con la cittadinanza romana che davano come privilegio a chi defezionava la lega italica (89-91 aC) che si batteva proprio per l’estensione della cittadinanza romana a tutti i popoli di Italia. Andò a finire male per i romani, che vinsero militarmente le battaglie principali, non tutte, ma persero politicamente la sfida, come era ovvio, date le strutture dei rapporti sociali, e i popoli divennero tutti popoli di cittadinanza romana iscritti nella IV tribù Sergia.
Cosi dopo il green pass che è un provvedimento estorsivo e ricattatorio che rende ineguali i cittadini davanti alla non legge e lo Stato irresponsabile davanti ai cittadini, cosa ribadita da eminenti giuristi anche nella Commissione Affari Costituzionali di cui la stampa di sistema non ha fatto parola, appena pochi giorni prima che lo Stato lasciasse liberi di agire i fascisti eversori per assaltare il sindacato della CGIL, arriva la proposta di dare tamponi gratis ma solo ai lavoratori, lasciando fuori chi lavoratore non è. Ennesima violazione dell’articolo 3 della Costituzione che sancisce l’eguaglianza dei cittadini.
In una prospettiva evangelica, per i credenti, quest’opera di frattura della coesione sociale attuata sostituendo diritti universali sanciti dalla Costituzione con privilegi accordati in base alla bisogna, assomiglia in maniera impressionante alla semina della zizzania che Cristo, come racconta Matteo nel suo Vangelo, cosi spiegava ai primi cristiani , rileggiamo il passo dal vangelo di Matteo in cui Cristo spiega la sua stessa parabola: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del diavolo, e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!» Matteo 13,37-42
I lavoratori del Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste, hanno però una visione cristallina , limpida, perfetta di quello che stanno facendo e per cosa lo stanno facendo. Come hanno ribadito a chiare lettere nel loro comunicato del 14 Ottobre che mettiamo nella foto in basso: non per ottenere privilegi, ma a a difesa del principio costituzionale di eguaglianza ormai apertamente minacciato da un potere esecutivo senza più alcun contrappeso e bilanciamento, con un primo ministro ad interim che sembra ormai completamente preda di quella che gli antichi chiamavano Hybris, la tracotanza, a cui corrispondeva sempre, nella narrazione antica, il risveglio della nemesis che finiva con il colpire con uno schiaffo tremendo fra le scapole il tracotante facendolo rovinare miseramente nella polvere della terra, se non fra la tenebra dell’Ade, mentre il potere giudiziario , a parte qualche rara isola come la Procura di Bergamo, attivata dalle denunce del comitato delle vittime, potere che nella teoria dello stato illuminista, basato sulla divisione dei poteri, avrebbe fra le sue principali funzioni proprio quella di controllare qualsiasi deriva autoritaria del potere esecutivo, sembra completamente dissolto nei fumi delle vergogne palamaresche, mentre il legislatore assiste impotente con le mani legate dallo Stato di emergenza istituito da quasi due anni, mani che ha ampiamente offerto da solo ai ceppi di uno stato di emergenza che ricordiamo è anche quello provvedimento non contemplato dalla Costituzione.
A strenua difesa della Costituzione restano dunque i lavoratori, classe su cui non a caso è costituzionalmente fondata la repubblica italiana, mentre i capi del sindacato che viaggiano in potenti Audi nere vengono simbolicamente sottomessi in abbracci imperiali da codice miniato medioevale, a cui poco manca l’offerta di terra e di acqua come atto di sottomissione all’imperatore, come osservava recentemente anche un esperto di rappresentazione come Freccero.
Alla testa dei lavoratori, baluardo della Costituzione, oggi dunque ci sono i Lavoratori del coordinamento lavoratori portuali di Trieste. Uomini illuminati della eroica luce di chi si erge a difesa dello stato di diritto.
FARI NELLA TENEBRA DELLA TEMPESTA
E non sembra esserci simbolo migliore a rappresentare quello che stanno facendo indicando la strada da intraprendere il fatto che è proprio nei porti che ci sono i fari che aiutano i naviganti nella tempesta a trovare la strada della salvezza: i portuali di Trieste oggi sono realmente il faro d’Italia.
Quello che segue qui in foto è il testo del loro comunicato di oggi 14 Ottobre 2021, con cui dicono NO al Divide et Impera di Draghi.
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