A due anni dal lancio a Berlino di DIEM25 (Democracy in Europe Movement) da parte dell’ex-ministro delle finanze del governo Tsipras Yanis Varoufakis, noto economista marxista sui generis, il suo movimento paneuropeo continua imperterrito il suo sistematico lavoro per costruire una terza via tra l’austerity neo-liberista ed il nazionalismo xenofobo.
Di fronte alla crisi di un’Europa a rischio implosione, e caratterizzata da crescenti diseguaglianze, il progetto DIEM25, che conta ormai decine di migliaia di iscritti, si oppone al sovranismo dilagante cercando di coinvolgere la cittadinanza nella nascita di un’alleanza transnazionale più forte, ma al tempo stesso ispirata ad una vera democrazia ed a una maggiore equità sociale.
Sabato 10 marzo a Napoli ha avuto luogo un’importante incontro politico di DIEM25. Oltre a Varoufakis ha presenziato Luigi De Magistris, in veste di anfitrione e come rappresentante di DemA, e rappresentanti di movimenti di sinistra ed ecologisti da tutta l’Europa (Danimarca, Germania, Francia, Portogallo, Polonia, Romania, Slovenia, Croazia, Francia). Rilevante la partecipazione di Benoit Hamon, già candidato presidenziale francese che ha recentemente aderito a DIEM25.
In questa occasione è stata presentata una lista transnazionale con un programma unico per tutto il continente. In pratica è nato un nuovo soggetto politico in vista delle elezioni europee del 2019. Obiettivo: “liberare l’Europa dalle politiche oligarchiche, costruire un’Europa di giustizia sociale, solidarietà e uguaglianza”.
Parla a YOUng degli sviluppi di DIEM25 e delle sfide della crisi europea, ma anche dei risultati elettorali italiani, Lorenzo Marsili, co-fondatore italiano di DiEM25 e co-autore, insieme a Varoufakis di “Il terzo spazio: oltre establishment e populismo” (Laterza editore).
L’INTERVISTA:
Qual è l’importanza del recente incontro a Napoli?
Dal lancio di DiEM25 sono due anni che attraversiamo in lungo e in largo l’Europa per convincere movimenti e cittadini della necessità di dar vita ad una forza politica transnazionale. Ora siamo passati ai fatti, ed abbiamo sancito la nascita di un vero movimento politico transnazionale avviando anche un coordinamento specifico in vista delle elezioni europee del 2019.
Cosa succederà in pratica nei prossimi mesi?
Lavoreremo per ampliare la partecipazione a questo coordinamento – il treno è partito, ma questo deve essere un processo largo e inclusivo – definendo il programma politico comune entro maggio e poi a giugno lanceremo la campagna per le elezioni del 2019.
Perché una partenza del progetto proprio da Napoli?
Innanzitutto vale la pena notare come un progetto politico di scala europea parta proprio dall’Italia, dal sud d’Italia, da una città come Napoli. E’ significativa la ripartenza dal sud, ma anche l’importanza che rivestono le municipalità nel nostro progetto.
In che senso?
Noi pensiamo sia importante mettere in collegamento una rete di città ribelli, di autonomie locali, perseguendo comunque una visione transnazionale. Il coinvolgimento della municipalità di Napoli è coerente con tutto questo.
Esiste la possibilità di una partecipazione di altre forze politiche italiane al progetto, oltre a De Magistris?
Pensiamo che, soprattutto dopo l’esito di queste ultime elezioni, esista il bisogno di uno spazio politico nuovo, credibile, che sia in grado di unire una visione anti-establishment, con un programma dettagliato in grado di affrontare le grandi crisi economiche, sociali ed ecologiche del nostro tempo. Questo spazio ora come ora non esiste e noi ci prefiggiamo di crearlo. Non basta DiEM25 e non basta DemA di De Magistris e cercheremo di aggregare altri movimenti politici e municipalisti, evitando la riedizione di schemi passati.
Quindi quello che vi contraddistingue, rispetto alle forze politiche tradizionali, è il rapporto diretto con la cittadinanza.
Sì, notare che in DIEM25 tutte e le cariche sono votate direttamente dagli iscritti. Abbiamo appena eletto 12 coordinatori nazionali e nelle prossime settimane eleggeremo i coordinatori regionali. Al tempo stesso il programma politico viene elaborato, emendato più volte e poi votato con la partecipazione diretta della base.
Questo non potrebbe ricordare in qualche modo il M5S?
Il M5S ha dei meccanismi partecipativi di questo tipo, ma sappiamo che essi sono molto opachi, e spesso pilotati dall’alto. Noi abbiamo un sistema open source assolutamente trasparente.
Cosa dire sulle recenti elezioni politiche italiane?
Queste elezioni dimostrano innanzitutto il collasso dei partiti politici tradizionali, con due stelle cadenti che precipitano contemporaneamente: Renzi e Berlusconi. La crisi del PD è speculare a quella di Forza Italia. Questo ci dice che è finito il tempo del “business as usual”, ma la morte del vecchio non porta necessariamente alla nascita del nuovo in positivo.
Che dire allora dei vincitori?
Da un lato abbiamo una Lega come partito nazionalista e xenofobico, parte di un trend diffuso in tutta Europa. Mentre dall’altro c’è il M5S che è una forma molto innovativa di “populismo di centro”: una forza che a parole si propone come anti-sistema, ma che in realtà sposa politiche spesso in continuità con un modello economico che ci sta portando alla catastrofe sociale ed ecologica. Si vogliono sostituire delle guardie corrotte con delle guardie oneste, ma il problema non sono le guardie, è il sistema che queste proteggono.
Indicativo che sia Boccia, il presidente della Confindustria, che lo stesso Marchionne, si siano espressi positivamente sul M5S.
Giusto, e questo significa che pur avendo l’Italia non particolarmente brillato alle Olimpiadi Invernali, la nostra classe dirigente si aggiudica sempre la medaglia d’oro nel salto sul carro del vincitore.
Notare che Steve Bannon, noto per il suo cruciale contributo all’elezione di Trump, ha pubblicamente espresso il suo entusiasmo non solo per l’affermazione di Salvini, ma è molto positivo verso il M5S, suggerendo un’alleanza tra i due.
Steve Bannon nota il disfacimento dei partiti tradizionali. dell’establishment, del centro politico, nella speranza della nascita di una nuova maggioranza nazionalista, razzista e xenofoba, come è avvenuto negli USA.
Sarà possibile quest’alleanza che Bannon auspica?
Non credo che il M5S voglia farsi schiacciare su questo tipo di posizioni di destra estrema, cercando invece di posizionarsi come una Democrazia Cristiana 2.0.
Il M5S ha recentemente attenuato il suo atteggiamento euroscettico, o anche questa è una forma di opportunismo politico?
Certamente questa moderazione dei toni euroscettici fa parte di un riposizionamento più centrista e rientra in una modalità opportunistica. Non c’è nulla di male in questo, ma non risolve i problemi.
Voi di DIEM25 come vi differenziate in questo contesto?
Noi crediamo che né il mantenimento dello status quo, né il ritorno a barriere nazionali che possano distruggere la UE, siano delle scelte giuste. Il M5S si muove un po’ tra queste due posizioni, come se fosse tra il martello e l’incudine. In contrasto noi agiamo per un programma serio, credibile ed articolato per la trasformazione della zona euro. Questo tipo di programma manca al M5S.
Quindi, se andassero al potere, cosa potrà succedere?
Potrebbe accadere quello che è accaduto a Renzi: andare a Bruxelles a chiedere scampoli di flessibilità nei vincoli di bilancio, ma questo non serve a nulla.
In un’intervista a “La Stampa”, Varoufakis si è espresso positivamente sul reddito di cittadinanza proposto dal M5S, ma una delle critiche è che questo comunque costringe a cercare ed accettare un lavoro qualsiasi, magari anche precario o pagato male.
In realtà si tratta di un reddito minimo garantito condizionato, ed è uno strumento classico del capitalismo avanzato che esiste in gran parte dei Paesi europei. Significa ottenere un sussidio mensile a patto di essere iscritto ad un centro di collocamento e pronto ad accettare un lavoro qualsiasi, anche lontano da casa, possibilmente non all’altezza delle qualifiche per cui ci si è formati. Come questo funzioni si vede molto bene nel film I, Daniel Blake, di Ken Loach, vincitore della Palma D’Oro a Cannes. Comunque in un paese come l’Italia, con un welfare stato al lumicino, questo meccanismo, anche se in fondo autoritario, è meglio di nulla.
Voi cosa proponete?
Un piano anti-povertà e poi un sistema di supporto più radicale – e complementare al reddito garantito – slegato dalla ricerca compulsiva del lavoro e finanziato da una ripartizione dei dividendi delle multinazionali: lo chiamiamo dividendo universale di base.
Le altre forze alternative al renzismo, da LeU a Potere al Popolo, vi sono vicine?
Ci sono molti amici di DIEM25 in queste forze di sinistra. Detto questo crediamo che si debba mettere in campo, insieme, un progetto nuovo che sia radicale e credibile, con una linea non riconducibile al recente passato politico, a personaggi non responsabili della precarizzazione del lavoro e della svendita del patrimonio pubblico negli anni ’90. Quello che non ci interessa è semplicemente salvaguardare quello che resta di un certo ceto politico.
A cosa è dovuto il risultato penoso delle forze a sinistra del PD nelle recenti elezioni?
Penso che LeU avesse delle proposte valide, come la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali, o la tassazione progressiva. Il problema è che queste proposte sono state avanzate nei media da persone in qualche modo colluse col passato, nel senso che esse stesse hanno contribuito alla creazione dell’attuale sistema da parlamentari, da ministri o addirittura da premier. Ma questi tempi ci chiedono discontinuità, coerenza e credibilità.
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