Con l’arrivo alla Casa Bianca della nuova amministrazione Biden le cose cominciano a muoversi di nuovo verso un migliore rapporto tra gli USA e l’Iran, che era pesantemente peggiorato sotto la presidenza di Trump. Questa, in opposizione a quello che aveva compiuto il suo predecessore Obama, aveva fatto uscire nel 2018 il suo paese dall’accordo sul nucleare con l’Iran, noto come JPCOA, e aveva continuato, fino alla fine della sua presidenza, a imporre sanzioni all’Iran.
Come Biden aveva già annunciato nel corso della sua campagna elettorale, l’amministrazione USA sembra essere pronta ad avviare una trattativa diplomatica con l’Iran per poter quindi rientrare nell’accordo JPCOA. Gli USA hanno anche accolto un invito da parte dell’Unione Europea ad organizzare un incontro con Teheran ed altri partner dell’intesa, ossia Francia, Regno Unito, Germania, Russia e Cina.
Le cose però non procedono in maniera veloce. Bisogna tenere conto anche del fatto che nell’ambito della vita politica iraniana ci sono forze decisamente nazionaliste ed estremiste che non sono d’accordo con il bloccare l’evoluzione dell’Iran verso lo sviluppo di armi nucleari.
Inoltre esiste tra paesi come l’Arabia Saudita e gli emirati del Golfo Persico una tendenza a non appoggiare una forma di pacificazione tra USA ed Iran, proprio perché l’Iran è visto come un nemico, e quindi si cerca un appoggio americano contro Teheran. Bisogna tener conto di questo fattore, anche se vale la pena ricordare che Biden, appena insediatosi come Presidente degli USA, ha dichiarato di voler smettere l’aiuto militare all’Arabia Saudita nella guerra in Yemen.
Intanto in Iran, sulla base di una nuova legge, non dovrebbero essere espulsi gli ispettori dell’AIEA, ma si dovranno limitare i loro poteri ispettivi così revocando l’adesione volontaria del paese al Protocollo aggiuntivo del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, che include controlli senza preavviso nelle strutture nucleari nel paese.
Pochi giorni fa il direttore generale dell’AIEA è andato in visita a Teheran per trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti, compatibile con la legge iraniana, in modo che l’Agenzia possa continuare le sue essenziali attività di verifica in Iran.
Intanto continua una forma di pressione da parte delle forze conservatrici sul presidente dell’Iran Rohuani, il moderato che tra l’altro sembra destinato ad uscire di scena a partire dall’agosto di quest’anno, dopo le presidenziali del 21 giugno. Bisognerà quindi vedere se saranno i massimalisti a vincere. Il percorso potrebbe essere quindi diverso. Ed infatti la cancelliera Angela Merkel, dopo aver fatto una telefonata a Rouhani, ha detto “ora si tratta di stabilire la sequenza dei passi da fare”.
In conclusione, si può dire che anche se la situazione è molto meno tesa rispetto a quanto avveniva sotto l’amministrazione Trump, ci vorranno tempo e pazienza per vedere quali saranno i risvolti dei rapporti tra Iran e USA, insieme ad altri paesi occidentali.
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