Navalny e Assange i due pesi e le due misure della stampa mainstream occidentale e della sua politica dilettantesca.
La Russia ha dichiarato illegale la associazione di Navalny, a pochi giorni dal summit con Biden, con la motivazione che la associazione di Navalny avrebbe lo scopo di destabilizzare il paese.
Il messaggio russo è chiaro e limpido: a casa nostra facciamo quello che riteniamo e crediamo di fare senza problemi, non abbiamo nessuna paura di farlo, e non lasciamo margine alcuno di manovra alle rivoluzioni più o meno colorate che il deep state americano ha sponsorizzato se non manovrato negli ultimi decenni e che hanno gettato una parte di mondo in quello che la rivista Limes definisce Caoslandia in opposizione a Ordolandia.
Il messaggio della messa fuori legge della associazione di Navalny, e che ha scatenato un fuggi fuggi generale delle varie figure di vertice della associazione , dice che in Russia questa prassi non funziona, e che in Russia il prezzo da pagare per chi intende fare da Trojan a potenze avversarie, in questo tipo di geopolitica, con ambigui personaggi, alla Guaido, che si ergono a figure morali con intenti delegittimanti le figure del potere istituzionale, è diventato molto alto. E’ una nuova linea rossa tracciata dal Cremlino.
A tal proposito ricordiamo al lettore l’interessante articolo del 2017 di Manlio Dinucci uscito sul Manifesto dal titolo Navalny, un democratico «made in Usa»
La cosa è stata gioco facile per il Cremlino, se pensiamo che inoltre Navalny si è spinto ad accusare davanti al mondo intero il Presidente della Russia, senza nessuna prova, e del tutto controintuitivamente, di essere lui ad averlo fatto avvelenare. Cosa riportata con fanfare assordanti da tutti i media del mainstream occidentale.
Infatti una simile accusa è già di per se un reato, anche in Italia, come da articolo 368 del codice penale, articolo per cui se la falsa accusa ipotizza un reato per cui la pena sarebbe l’ergastolo, come l’omicidio, allora la pena può arrivare per il calunniante anche a 20 anni di reclusione, e questo nella iper garantista Italia.
Per accusare Putin di averlo fatto avvelenare, Navalny, a cui Putin, cosa contraddittoria se avesse voluto ammazzarlo, aveva concesso di essere curato all’estero, dove avrebbe potuto stare tranquillo e al sicuro, è persino tornato in Russia, vera e propria tracotante sfida pubblica al potere russo, una sorta di mitomane attacco di Hybris in piena regola. Sembra proprio che di fronte a Navalny ci troviamo davanti a un vero e proprio genio, a cui qualcuno di estremamente credibile ai suoi occhi potrebbe avergli detto “vai avanti tu che noi ti copriamo le spalle“. Come no.
La messa fuori legge della sua associazione prima del summit dunque non è certo casuale, non si fa un gesto del genere con la consapevolezza che alzerà un coro di proteste sulla stampa occidentale, senza averlo ben ponderato a tavolino, dato che si gioca in queste cose una partita importantissima sul piano della costruzione del proprio prestigio internazionale, della costruzione del consenso mondiale, ovvero del proprio soft power, ed è stata semplicemente una prova simbolica di forza geopolitica pura, con il summit già fissato, infatti la Russia si siede al tavolo irridendo ai tentativi occidentali di ingerire nella sua politica interna usando come piede di porco i diritti umani, che sono anche il pretesto con cui l’occidente scatena da decenni guerre o attacchi militari vietati dalla Carta delle nazioni, come in iraq nel 2003, o per imporre dei cambi di regime come ha fatto in Libia gettandola nel Caos delle violenze umanitarie proprio in nome dei diritti.
Un chiarire senza ambiguità che la Russia va al tavolo del summit con Biden senza il minimo timore reverenziale degli USA, nazione che da canto suo versa in una profonda e gravissima crisi interna, superpotenza gravemente spaccata al proprio interno in una configurazione quasi da guerra civile. Non dimentichiamo il 6 gennaio, ne gli oltre 70 milioni di elettori di Trump. Ricordiamo anche come il presidente americano ancora in carica sia stato censurato dai social media extragiudizialmente in diretta davanti alla platea mondiale , tanto per dire.
Superpotenza, gli USA, colta, appena qualche giorno fa, nuovamente con le mani nel sacco a spiare nell’intimità i capi di Stato alleati, per arricchire di chissà quali particolari della loro vita intimissima eventuali dossier a loro carico , nella speranza di intercettare dragando nel loro privato la prova di qualche vizietto inconfessabile, con cui poi, a insaputa degli elettorati, magari esercitare pressioni nei trattati internazionali, ovvero di ricattarli, a che altro servirebbe spiarli ? Non certo a sapere cosa vogliono fare da grandi come afferma Fabbri di Limes, e ciò persino con la complicità della Shakespeareiana Danimarca cooptata in questa operazione di spionaggio.
Insomma bisogna dire che basta pochissimo a capire che la Russia ha gioco fin troppo facile in questa partita a scacchi con un occidente ormai sempre più dominato dai propri apparati profondi, più che da una politica di matrice civile sempre più approssimata e sbandata, come spesso ha spiegato, stavolta a ragione, sempre il consigliere scientifico di Limes Dario Fabbri in alcuni suoi approfondimenti, e questo riflettiamo perché il livello intellettuale dell’apparato coinvolto nella sfida geopolitica sul piano della reputazione delle super potenze e potenze, ovvero della sfida del softpower, e che comprende , come uno dei meccanismi fondamentali per la produzione di tale consenso, anche la stampa mainstream, nonché alcuni esponenti dei partiti che si dedicano solo a ossequiare la superpotenza di riferimento, è talmente basso in occidente che la partita è vinta a tavolino dalla Russia senza nemmeno essere giocata. Basti vedere come la Russia si stia occupando di vaccinare le nazioni povere ed emergenti del mondo, come l’India, dove il virus potrebbe incubare mutazioni a non finire, mentre l’occidente è tutto piegato su se stesso e sulle proprie speculazioni farmaceutiche. O si pensi alla favolosa campagna vaccinale russa in Argentina.
La stampa occidentale, infatti , che si strappa vesti e capelli per come la Russia reprimerebbe Navalny, figura a dir poco controversa, con un recentissimo passato da xenofobo di destra, di fronte a una pubblica opinione inorridita, sebbene tale pubblica opinione attiva sia solo una minoranza rispetto alle masse sempre più degradate e disinteressate di tutto d’occidente, sono decenni che volutamente e servilmente ignora e oscura la vicenda della barbarica e ferocissima persecuzione da medioevo che sta subendo il giornalista Assange, martirizzato dal potere degli apparati, nel pieno fasto del baumaniano carnevale della democrazia, vero e proprio tentativo di omicidio ad azione lenta quanto inesorabile ai suoi danni da parte del potere degli apparati profondi USA, che credo purtroppo potrebbe avere successo entro qualche anno, se non sarà liberato, e tutto ciò per aver osato denunciare quelli che la legge internazionale considera crimini di guerra degli USA e della NATO e abusi di potere di ogni tipo. Assange cittadino australiano a cui il potere USA fa di tutto, senza che nessuno alzi un dito.
Cosi la nostra stampa ( vedere servizio TG1) ci mostra la bella figlia di Navalny studentessa in California nella università di Stanford, dove si paga una retta base da 50.000 dollari annui, spottare per dire che al forum di Ginevra dove è stata premiata al posto del padre dovrebbe starci il padre, e non abbiamo nulla da eccepire nella sua prospettiva di figlia, ma la stessa stampa si guarda bene dal cogliere l’occasione per ricordarvi che i due figli di Assange resi orfani di persecuzione non se la passano cosi bene come la figlia di Navalny. E certamente il Geneva Summit for Human Rights and Democracy, che ha assegnato il ‘2021 Moral Courage Award‘ a Navalny, si guarderà bene dall’assegnarlo ad Assange. Gli svizzeri sono persone serie che hanno la testa sulle banche.
E questo solo come ciliegia sulla grassa torta di atroci violazioni di ogni genere dei diritti umani da parte occidentale , dalle torture di Abu Ghraib, alle Guantanamo delle sistematiche violazione della convenzione di Ginevra, alle extraordinary rendition eseguite da agenti della CIA di individui rapiti nelle strade di paesi terzi e deportati illegalmente per essere torturati da tortutatori addestrati proprio dalla CIA proprio nella stessa prigione dove sta marcendo Patrik e nello stesso Egitto dove è stato ammazzato Regeni, e altrove, agenti condannati in Italia ma graziati dal presidente Napolitano, per passare poi alle migliaia di atroci omicidi extragiudiziali con i Droni della Dispositon matrix, con cui da decenni si maciullano e terrorizzano le popolazioni civili di paesi sovrani violati con i Droni, come denunciato da documentari come Unmanned: America’s Drone War di Robert Greenwald, o Drone della regista Tonje Hessen Schei o National Bird di Sonia Kennebeck, e narrata da film come Good Kill o il Diritto di Uccidere. E via discorrendo.
Insomma l’orrore a piene mani .
L’orrore declamato liricamente dal Colonnello Kurtz in Apocalipse Now di Coppola. E lo scandalo della nostra stampa mainstream che evita accuratamente di toccare questi bubboni putrescenti delle nostre democrazie ma si strappa i capelli per Navalny è esattamente della stessa natura dello scandalo che Coppola faceva ridicolizzare tragicamente dai monologhi del colonnello Kurzt al prigioniero capitano Willard, e che era espresso da parte di coloro che si scandalizzavano se i piloti che bombardavano i villaggi del Vietnam poi scrivevano la parola cazzo sulle carlinghe dei loro aerei con cui loro li mandavano a compiere crimini di guerra.
Di fronte a un osceno quanto sanguinario Re Nudo del genere, che incessantemente indica alla pagliuzza altrui con la trave Assange piantata nel proprio occhio suppurante e infetto di cattiva fede, la Russia non deve fare semplicemente nulla per vincere la partita internazionale del Softpower , della reputazione internazionale a livello globale. La vittoria come in ogni partita di scacchi che si rispetti viene sempre servita dagli errori strategici altrui.
Solo i giornalisti da velina occidentali non si rendono conto del grottesco in cui sono impiastricciati fino al collo nel loro tacere sugli orrori occidentali per starnazzare come polli affamati non appena l’allevatore mostra essi, insieme al mangime, la foto di Navalny.
Una stampa che non ha difeso a spada tratta il martirizzato Assange non potrà mai avere nessun peso reale di moral suasion nei confronti di nessuno quando poi si mette a starnazzare di diritti negati a Navalny persino ingerendo nelle decisioni della magistratura russa, fa semplicemente ridere.
Se un giorno i nostri giornalisti vorranno occuparsi di diritti umani sappiano che possono rimboccarsi le mani e ficcarle nella merda in cui siamo immersi qui in occidente fino al collo, e in qualsiasi momento iniziare a lottare per essi, ovviamente mettendo a rischio i proprio bei stipendi, e quando avranno reso i nostri paesi coerenti ai diritti umani, allora potranno rivolgersi efficacemente a fare i maestri degli altri. Fino a che non giunga questo momento invece ogni volta che starnazzano come oche del campidoglio non appena sentono il nome di Navalny non faranno che coprirsi di ridicolo davanti a ogni persona capace di intendere e di volere, regalando partita vinta al soft power russo.
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