Coronavirus, il raffreddore indiavolato da tenere sotto sferza. Italia, da sventurati ad avanguardia.
L’ambiguità del Coronavirus rivela che la biologia e la medicina non sono semplici, e tentare di ridurle a messaggi chiari e schematici comporta spesso il costo di aspettative incomplete, e sorprese. Il Coronavirus è un’influenza, o una malattia gravissima? Quanto è letale? Quali sono i sintomi? Ci si può proteggere? Quanto durerà? Se non bisogna creare allarmismi perché provvedimenti così drastici? L’economia ne subirà un danno difficile da recuperare?
Sappiamo che questo Coronavirus non è un’influenza, almeno per la tassonomia: il Covid-19, infatti, non appartiene alla famiglia delle Orthomyxoviridae – di cui fanno parte le influenze- ma a quella dei Coronavirus, che includono il raffreddore ed anche i virus della SARS e della MERS, che hanno causato epidemie di polmoniti in Cina e Medioriente, negli ultimi due decenni.
Le statistiche pubblicate dagli Istituti Cinesi, quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – e quanto iniziamo a verificare sulla casistica lombarda dopo una settimana dalla scoperta del primo paziente – ci dicono che circa il 40% delle persone positive al virus sono asintomatiche o paucisintomatiche (ossia con sintomi lievi), e possono rimanere a domicilio e guarire senza supporto medico. Molti invece sviluppano sintomi più simili a quelli di un’influenza, respiratori e non gastrointestinali. Molti richiedono l’ospedalizzazione. Solo dal 6 al 10% dei contagiati devono essere ricoverati in terapia intensiva, per supporto respiratorio inclusa l’intubazione o per scadimento delle condizioni generali. La percentuale di persone con sintomi di particolare gravità, è quindi più alta di quella dell’influenza stagionale, anche se la mortalità potrebbe non esserlo.
Questi dati rendono impossibile rispondere in maniera secca alla domanda: è una malattia seria o non lo è? I motivi per cui alcuni reagiscono con sintomi minimi, ed altri sviluppano una polmonite grave (e l’insufficienza respiratoria), non sono ancora ben descritti. Tuttavia, per analogia con altre infezioni, possiamo ragionevolmente affermare che la causa della diversità dei quadri clinici è da ricercarsi in caratteristiche del sistema immunitario dell’ospite, e dell’interazione tra virus ed ospite (in particolare a livello dell’enzima polmonare ACE2, sito di interazione con il virus Covid-19). Inoltre sappiamo che nelle infezioni respiratorie, ed in particolare nelle polmoniti, non è solo il paziente più fragile ed immunodepresso che può andare incontro ad un aggravamento, ma talvolta proprio un sistema immunitario particolarmente reattivo può determinare una risposta violenta contro l’agente infettante, che si esprime con un danno polmonare severo e transitorio.
Potrebbe essere per questi motivi che vediamo entrare in terapia intensiva sia casi di anziani defedati che di adulti sani. Con esito diverso: l’anziano con più malattie, o l’immunodepresso, hanno meno chances di superare la terapia intensiva. I bambini non sviluppano la malattia, almeno per quanto finora registrato nelle casistiche cinesi, ma possono essere portatori ed infettare gli adulti. Si tratta quindi di una realtà sfaccettata, che si potrebbe anche definire una “infezione banale”, se si guardasse ai numerosi paucisintomatici, ma che, se la si affronta considerando tutti i casi, richiede una gestione rigorosa. Le misure drastiche andrebbero lette in quest’ottica: un aumento rapido e diffuso dei contagi ci costringerebbe a desistere da ogni tentativo di contenimento, le persone con l’espressione grave della malattia potrebbero non trovare più spazio per un’adeguata assistenza ospedaliera, e quindi potrebbero aumentare i decessi. Guadagnare tempo al contrario aumenterebbe le possibilità di trovare un’arma terapeutica efficace, tra i farmaci già disponibili che si sta tentando di impiegare, secondo una scaletta di priorità di ricerca coordinata a livello internazionale.
Il problema dell’efficacia del contenimento, e delle misure igieniche extraospedaliere, è considerato molto serio dalla comunità scientifica internazionale. Il decalogo delle dieci regole del Ministero della Salute, tratto da quello dell’OMS e simile a quello annualmente pubblicizzato dal CDC contro l’influenza, pur apparendo di disarmante semplicità, dovrebbe essere di incoraggiamento. Se si potesse stilare una classifica di importanza tra le 10 regole io metterei al primo posto la distanza tra soggetti, che l’OMS raccomanda di almeno 1 metro da chi tossisce e starnutisce (dove la parola “almeno” è più importante del numero 1, ed ove possibile andrebbe applicata anche a chi non presenta sintomi). Personalmente richiamerei l’importanza della disinfezione di strumenti quali il telefono, e la tastiera del computer, soprattutto sulle postazioni di lavoro condivise. E’ vero infatti che nelle indicazione OMS risalta il messaggio che il virus resiste poco nell’ambiente (e sulle superfici), ma quel poco può corrispondere a diverse ore.
Diviene evidente la necessità di evitare i luoghi affollati. In un editoriale dell’autorevole New England Journal of Medicine si preannuncia che gli Stati Uniti potrebbero intraprendere le nostre stesse misure di “social distancing”, distanziamento sociale, nelle prossime settimane: quali chiusure di scuole e alcuni servizi commerciali, sviluppo del telelavoro e così via. La Milano a serrande abbassate e biglietterie chiuse potrebbe essere l’Avanguardia dello stile di vita occidentale delle prossime settimane e mesi. Anche per gli intellettuali – ed i fashion trend analyst – ci sono molte opportunità da cogliere in questa socialità forzatamente diradata. Almeno in termini di riflessione: più futuro che echi manzoniani tra Piazza Duomo e Piazza Della Scala. Un vantaggio temporale datoci dallo shock del focolaio lodigiano che ha congelato i ritmi consueti e creato lo spazio per la pianificazione e lo sviluppo di intuizioni digitali, non solo per il lavoro, ma anche per l’intrattenimento. Una svolta che anche altri Paesi europei vivranno nei prossimi giorni.
Il cambiamento delle condizioni climatiche, con l’arrivo della stagione primaverile, avrà probabilmente un impatto positivo sul virus: è ampiamente dimostrato che temperatura, umidità, raggi ultravioletti del Sole, possono contribuire all’estinguersi delle epidemie virali. Difficile dire però se la risoluzione di questo virus sia da attendersi in primavera come accade per l’influenza o per l’estate, in analogia a quanto accaduto per altri Coronaviruses. Quindi “prenderla con filosofia”, e mettersi nell’ottica di dover gestire anche più di un mese di riorganizzazione, potrebbe essere un atteggiamento virtuoso. Potremmo essere sorpresi positivamente dalla rapida risoluzione della crisi, o scoprire che la riorganizzazione affrontata con calma, razionalità e pianificazione, consente di trovare nuove soluzioni, diventare più produttivi, e prevenire situazioni ansiogene.
Cosa aspettarsi dagli operatori sanitari e dalle strutture sanitarie? Potrebbe essere difficile decodificare l’atteggiamento dei sanitari se non si conoscono le linee guida ministeriali. Fraintesi, attese deluse o l’impressione di non aver ricevuto attenzione da parte dei medici sono da prevenire. Le diverse Circolari del Ministero della Salute, emesse tra il 22 ed il 27 Febbraio, non prevedono il tampone per tutte le persone con sintomi respiratori, ma solo per coloro che hanno una combinazione di sintomi ed esposizione a situazioni considerate a rischio di contagio. Credo sarebbe proficuo rendere l’utenza consapevole delle direttive a cui gli ospedali ed i medici si attengono, diffondendo al pubblico aggiornamenti comprensibili, ufficiali ed univoci sulle circolari ministeriali destinate agli operatori.
Ai medici, agli infermieri, agli amministrativi a contatto con il pubblico, ai paramedici, “chi glielo fa fare”? L’intercalare romanaccio non deve far credere che il dubbio sia tutto italiano. La possibilità che gli operatori sanitari siano tentati di tirarsi indietro preoccupa anche altri. In questi giorni infatti uno psichiatra dell’Università di Kyoto ha pubblicato i risultati di un suo studio condotto nel 2009 durante l’epidemia di influenza H1N1, per aiutare ad individuare i fattori che possono rinforzare la disponibilità dei medici a lavorare durante l’attuale epidemia. Ne è emerso che la convinzione di essere protetti dal Governo e dall’Ospedale era l’elemento più importante.
Quanto verrà danneggiata l’economia dal Covid-19? Ad Hong Kong l’epidemia di SARS del 2003 aveva fatto intravvedere scenari catastrofici agli economisti. Tuttavia alla riduzione degli introiti del turismo e dei consumi locali, non corrispose una deflessione delle esportazioni, con il risultato che il danno all’economia fu temporaneo e compensato dal rimbalzo positivo nei mesi immediatamente successivi alla risoluzione dell’epidemia. Per quanto si possa essere tentati di nutrire soggezione per i tempi di risposta e l’efficienza Cinese, bisogna dire che solo il pregiudizio verso noi stessi potrebbe farci dubitare della nostra capacità di ripresa dopo questa epidemia, quando creatività, attrattiva culturale e richiamo turistico saranno protagoniste
Covid-19 -Frequently asked questions answered by the World Health Organization
https://www.who.int/news-room/q-a-detail/q-a-coronaviruses
Some reference:
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OMS Coronavirus disease 2019 (COVID-19): situation report — 36. Geneva: World Health Organization, February 25, 2020
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Wei-jie Guan et al. Clinical Characteristics of Coronavirus Disease 2019 in China. The New England Journal of Medicine. Feb 2020
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Ministero della Salute 0006337-27/02/2020-DGPRE-DGPRE-P Documento relativo ai criteri per sottoporre soggetti clinicamente asintomatici alla ricerca d’infezione da SARS-CoV-2 attraverso tampone rino-faringeo e test diagnostic
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Anthony S. Fauci, H. Clifford Lane, Robert R. Redfield Covid-19 — Navigating the Uncharted. The New England Journal of Medicine. 28.02.2020
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Fong MW, Gao H, Wong JY, et al. Nonpharmaceutical measures for pandemic influenza in nonhealthcare settings — social distancing measures. Emerging Infect Dis 2020;26(5)
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Hissei Imai, Trust is a key factor in the willingness of health professionals to work during the COVID-19 outbreak: Experience from the H1N1 pandemic in Japan 2009. Psychiatry Clin Neurosci. 2020 Feb 27
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Alan Siu – Y. C. Richard Wong. Economic Impact of SARS: The Case of Hong Kong. Asian Economic Papers. 2004 The Earth Institute at Columbia University and the Massachusetts Institute of Technology.
Kathrin von Hohenstaufen, autrice del pezzo,è medico chirurgo specializzato in ematologia oncologica nel 2009 presso l’Università degli Studi di Milano. Ha lavorato in Centri di Eccellenza Internazionale per la Cura e la Ricerca sulle malattie oncoematologiche in Milano, Svizzera e Regno Unito. E’ pittrice, autore di numerosi brani musicali, testi di narrativa, poesia e Storia Medievale.
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