Da giorni, sul tema dell’immigrazione, qualcuno cerca di far emergere un’altra verità nel mare magnum di propaganda elettorale perpetua, bufale, cattivismo e ossessione collettiva anti-immigrati.
Del resto, come abbiamo visto, il Ministro dell’Interno ha usato persino la tragedia ed i morti (ancora “caldi”) di Genova per parlare di migranti respinti e vantarsene, citando poi dati sui crimini violenti in discesa che si riferiscono al 2016-2017, quando lui non era certo in carica e per i quali quindi non ha alcun merito.
Poi, di Genova e di tutte le altre innumerevoli e gravi questioni sia contingenti che ataviche di cui pur si dovrebbe occupare il leader leghista, non v’è stata più traccia. Zero totale: la pagina di Salvini è un tripudio di selfie in costume al mare, di bufale razziste diffuse e di auto-esaltazioni. In alcun
[sostieni]
Sparite quasi del tutto dal dibattito politico cose come:
– Abolizione accise sulla benzina (dicono si aboliranno entro l’anno)
– Blocco aumento dell’Iva
– Reddito di cittadinanza
– Flat Tax (in aiuto dei redditi più alti)
– Cancellazione Legge Fornero
– Cancellazione Jobs Act
– Legge sul conflitto d’interessi (sarebbe un problema per Casaleggio)
E varie altre bandiere della campagna elettorale. Attenzione: non si pretende certo la risoluzione di ognuno dei punti elencati in pochi mesi, per niente. Il problema è che, come detto, di quei temi non si sente più parlare, presi esclusivamente dall’ossessione per un’emergenza migranti che non esiste già dalla gestione Minniti e che comunque di sicuro non dovrebbe essere l’unica priorità del nostro governo.
RIFORMA PATTO DI DUBLINO? LA LEGA SI ASTENNE
Inoltre, nulla si sa del promesso “immediato rimpatrio” dei circa 600.000 irregolari citati da Salvini. Anche quel provvedimento, facilissimo a promettersi e difficilissimo ad attuarsi, non c’è più traccia sui social del “capitano”.
L’elemento però più lampante e per certi versi agghiacciante, riguarda il tanto citato e (anche giustamente) criticato Regolamento di Dublino. Come noto, la parte più contestata del regolamento è quella che obbliga gli immigrati a fare richiesta d’asilo nel paese di prima accoglienza, che in molti casi è proprio l’Italia. Per questo motivo, l’eurodeputata Elly Schlein aveva proposto una revisione importante di tale trattato, sostenuta da altri colleghi e colleghe europarlamentari.
[citazione cit=”Lega assente a tutte e 22 le riunioni sulla riforma di Dublino” fonte=”Elly Schlein”]
Ma cosa prevedeva in estrema sintesi la revisione e perché era così importante votarla? Come cita una nota del Parlamento europeo, “Le modifiche proposte mirano a porre rimedio alle carenze dell’attuale sistema e a garantire che tutti gli Stati membri accettino la propria parte di responsabilità per l’accoglienza dei richiedenti asilo”. In altri termini, come si legge anche sul Fatto Quotidiano: “I richiedenti dovrebbero invece essere distribuiti in tutti gli Stati dell’Ue e sarebbero ricollocati in un altro Stato membro rapidamente e in maniera automatica. In base al testo della relatrice, la liberale svedese Cecilia Wikstrom, gli Stati membri che non accetteranno la loro quota di richiedenti asilo correrebbero il rischio di veder ridotto l’accesso ai fondi Ue”.
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IL M5S CONTRARIO E LA SOLUZIONE IGNORATA
Insomma: si trattava di una soluzione molto simile, per non dire identica, a quella che il governo gialloverde ora esige, almeno a parole, per risolvere la questione connessa ai flussi migratori senza far annegare persone in mare e/o respingerle nei campi di concentramento libici.
Ma cosa votarono in primis i paesi Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca)? Ovviamente contro, volendo solo godere dei fondi europei senza caricarsi sulle spalle la gestione degli immigrati. Contrario anche il Movimento 5 Stelle, che in quel caso accusò la Lega di “non voler pestare i piedi al padrone Berlusconi” (che con FI votò a favore).
E la Lega di Salvini? Oltre ad essere assente a tutte le ben 22 riunioni collegate proprio alla riforma, si limitò ad un’ambigua astensione, rilasciando confuse dichiarazioni cerchiobottiste per bocca del suo segretario, che accusò i pentastellati di essere schiavi del no senza proposte alternative.
Al netto di dichiarazioni di facciata, scaramucce ed opportunismi politici vecchia maniera, però, né Lega né Cinque Stelle furono in grado di partecipare ai dibattiti europei sul tema e di proporre soluzioni alternative a quelle avanzate dai loro ben più solerti colleghi.
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IL DUBBIO: IMMIGRATI UTILI PER DISTRARRE LE MASSE
A questo punto il dubbio è più che lecito: a Salvini ed ai suoi alleati non interessa risolvere il problema (ammesso esista nella misura in cui viene raccontata) alla radice. Almeno non interessava risolverlo l’anno scorso, quando poteva essere utilissimo (come è stato) in campagna elettorale. Non interessa, a quanto pare, neppure ora, che è utile comunque a polarizzare l’attenzione per nascondere contraddizioni e ritardi già emerse sulle tabella di marcia generale. Tra l’altro, la vicenda appare ancora più grottesca se si pensa ai commenti entusiasti del post-summit, dove il premier Conte riuscì a strappare a malapena una “ricollocazione su base volontaria” dei richiedenti asilo. Astenuti e contrari per una riforma concreta e cruciale, felici di un accordo su base volontaria.
SALVINI NON CITA MAI ORBAN
Altro dettaglio: Salvini si guarda bene dal coinvolgere l’amico Orban sulla questione della “redistribuzione” dei migranti e continua a chiedere vaghi e non ben definiti interventi da parte degli altri Stati membri, in molti casi con già più immigrati ospitati in proporzione rispetto all’Italia.
Del resto il ragionamento è semplice: senza l’ossessione per gli immigrati e le patetiche ronde (illegali) per scacciare gli ambulanti dalle spiagge, al Ministro toccherebbe governare sul serio un paese in oggettive condizioni critiche, dettando un’agenda politica meno monotematica e molto più complessa ed articolata.
Ma per quanto ancora si potranno usare i disperati arrivati via mare, che come detto già con Minniti hanno smesso di arrivare?
PRIMA GLI ITALIANI O PRIMA SALVINI E DI MAIO?
Probabilmente i mesi cruciali per mettere l’attuale governo spalle al muro saranno proprio quelli di settembre ed ottobre. A quel punto non ci sarà marchetta in pescheria o commento razzista che possa tenere alle varie scadenze, tre le quali ci sono quelle (fondamentali) legate a bilanci e finanza.
A quel punto, forse, qualche giornalista degno di questo nome nei salotti televisivi e sui giornali che contano farà qualche domanda seria al duo di Vice-Premier.
Chiederà, ad esempio, il perché dell’assenteismo totale in sede di dibattito europeo sulla questione migranti, delle eventuali contro-proposte fornite in alternativa alla riforma della Schlein per la quale ci si è divisi tra voto contrario ed astensione (con tanto di accuse reciproche). Qualche elettore, svegliatosi dall’ipnosi estiva e post elettorale, magari inizierà a chiedere conto delle numerose e generose promesse fatte in campagna elettorale, ricordando agli eletti che tale campagna è finita da oltre 6 mesi e che il paese ha disperatamente bisogno di qualcosa in più rispetto alla chiusura dei porti (via twitter) ed ai selfie in spiaggia.
Altrimenti si inizierà legittimamente a pensare che, dal “prima gli italiani”, si sia passati al “prima i Salvini ed i Di Maio con le loro propagande”.
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