E’ piuttosto normale che in qualsiasi sistema politico o in qualsiasi democrazia possano esserci dei conflitti. Ci si riferisce qui a quelli, praticamente inevitabili, tra i partiti che sono al potere e le opposizioni che non sono al potere. Questo è automaticamente comprensibile e quindi normale. Ma quello che sta succedendo nell’ambito della politica italiana offre un’immagine un po’ diversa, laddove i conflitti non esistono solo tra quelli che governano e chi è all’opposizione, ma anche all’interno della stessa maggioranza che guida il paese.
Ci si riferisce qui a quelle che, eufemisticamente, in certi telegiornali, vengono definite “fibrillazioni” tra il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle, entrambi chiamati a sostenere il governo Conte-bis, e quindi alleati, dopo essere stati “nemici” ai tempi del primo governo Conte, laddove il M5S era addirittura alleato con la Lega di Salvini.
Prima di guardare agli esempi di litigiosità tra queste due forze in campo bisogna fare una premessa politico-storica. Mentre il Partito Democratico è erede, a modo suo, del Partito Comunista Italiano, pur essendo un partito di sinistra decisamente moderato e liberale, il Movimento Cinque Stelle è stato creato da un comico (Beppe Grillo) con i suoi ben noti “Vaffa” e si dichiara spesso un partito né di destra né di sinistra, anche se in realtà, tra i suoi seguaci ci sono sia persone di destra che di sinistra. Il M5S rimane un partito tendenzialmente populista e demagogico. Non è un caso se durante il primo governo Conte si è alleato proprio con la Lega di Salvini.
Uno degli esempi di divisione tra il PD ed il M5S si può vedere nelle imminenti elezioni regionali, laddove questi due partiti hanno deciso di avere un candidato comune solo in Liguria, mentre in tutte le altre regioni chiamate al voto propongono candidati diversi. Chiaramente questo, nonostante l’insistenza di unità nella proposta di candidati da parte del PD, rischia di aiutare l’opposizione di destra, e d’indebolire il presente governo.
Un altro elemento di “fibrillazione” si può vedere nel referendum sul taglio dei parlamentari, una delle ben note battaglie demagogiche del M5S. Anche se il PD non si è ancora espresso chiaramente su questo referendum (lo farà a breve), sappiamo che molti personaggi di rilievo nel partito sono favorevoli al “No”, quindi in chiara opposizione a quello che è il noto cavallo di battaglia dei pentastellati, ossia il “Sì” alla riduzione dei rappresentanti in parlamento.
Un altro chiaro elemento di divisione tra le due forze governative è la questione dei prestiti europei all’Italia, in particolare il MES, che pur non essendo più il MES di una volta, perché più “rilassato” per ciò che riguarda la restituzione dei fondi elargiti dalla UE, è decisamente malvisto dal M5S che si oppone alla sua accettazione da parte dell’Italia, pur potendosi rivelare molto utile di fronte alla crisi economica legata al Covid-19.
Bisogna poi esaminare la questione dei migranti. Non bisogna dimenticare che è stato proprio il M5S a mandare avanti, durante il suo governo con la Lega, i famigerati Decreti di Sicurezza, ideati proprio per rendere più difficile l’accoglienza dei migranti nel paese. E’ un caso se questi decreti non sono ancora stati riesaminati e cancellati? Ovviamente c’è discordia su questo tema tra i due partiti di governo.
Un altro elemento di divisione tra il PD ed il M5S è la ricandidatura di Virginia Raggi a sindaca di Roma. Appena ha saputo di questa ricandidatura, Nicola Zingaretti, non solo segretario del PD, ma anche governatore del Lazio, ha subito espresso la sua opposizione ad essa, accusando la Raggi di inettitudine nel gestire i problemi della capitale.
Non dimentichiamo infine che nella recente manifestazione dei negazionisti avvenuta a Roma – persone che addirittura negano l’esistenza del Covid-19, che si oppongono all’uso delle mascherine, che sono contrari all’uso dei vaccini – c’erano non solo rappresentanti della destra estrema, ma anche una rappresentante del M5S. Il Ministro della Salute Roberto Speranza, rappresentante nel governo della sinistra radicale, ha trovato la manifestazione un episodio inquietante.
Quelli citati sono gli esempi più eclatanti della litigiosità presente nell’attuale governo, anche se Conte cerca di fare il mediatore tra le due forze in campo e Zingaretti evita di attaccare duramente l’alleato di governo, ossia il M5S.
Non dimentichiamo poi la presenza nella maggioranza di governo di Italia Viva, la creazione di Matteo Renzi, che si è distaccato dal PD e che spesso mette il bastone tra le ruote proprio nelle decisioni della maggioranza. E poi, naturalmente, c’è Carlo Calenda col suo altro “partitino”.
Ci sono esempi di contrasto su certe questioni anche nell’opposizione, ma sono decisamente meno pesanti. In sostanza Berlusconi è favorevole al MES e contrario al “Sì” nel referendum sul taglio dei parlamentari. Ma non dimentichiamo che nel blocco dell’opposizione Forza Italia di Berlusconi è il partito più debole, almeno stando ai sondaggi. Ed in ogni caso questa opposizione di destra riesce a rimanere piuttosto unita.
Tornando alle “fibrillazioni” tra PD e M5S, si possono dire due cose: la loro alleanza non è solida e potrebbe portare alla caduta del governo prima della prossima scadenza elettorale, e poi un governo caratterizzato da questa litigiosità rischia comunque di non essere effettivo come potrebbe esserlo se ci fosse maggiore unità di vedute.