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Qual è il significato della vita?

Postato il Agosto 20, 2019 Attilio De Alberi 0

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Qual è il significato della vita? Questa domanda, assai vecchia, ha coinvolto per molto tempo la filosofia, la religione e la scienza. A livello individuale la risposta può essere piuttosto soggettiva. Ognuno cerca di dare un significato alla propria vita basandosi sul modo in cui è stato cresciuto, sul tipo di educazione che ha ricevuto, ed anche sulle proprie esperienze, come anche, ad un livello più profondo, sul proprio background psicologico. Ad un livello più alto però la risposta può anche essere spirituale.

Nel suo libro The Meaning of Life. When the Black Dog is Barking Up the Right (“Il significato della vita. Quando il cane nero abbaia all’albero giusto”), il visionario e uomo di affari di successo britannico Matthew H. Forrest affronta questa domanda da prospettive diverse, cercando di arrivare ad una risposta significativa ed approfondita.

L’INTERVISTA

All’inizio del tuo libro fai una lunga lista di famose celebrità che “furono morsicate dal cane nero”. Cosa intendi dire con questo?

Mi riferisco a persone che sono state vittime di depressione.

Sembra che tu veda l’aspetto positivo della depressione, nel senso che una volta che uno riesce a superarla può essere in grado di ottenere una più profonda comprensione della vita.

Sì, ci sono due cose da dire su questo e due aspetti relativi al sottotitolo “Quando il cane nero abbaia all’albero giusto”. Uno è spirituale, per cui le persone diventano più consce attraverso la loro anima. L’altro aspetto è più scientifico e materiale ed implica che le persone diventano altamente consce attraverso le loro esperienze dirette, anche se negative. C’è un nome per questo: “realismo depressivo”.

Una domanda generale: sei d’accordo sul fatto che il significato della vita tende ad essere molto soggettivo?

Direi che vedo le cose in maniera differente, in un certo senso. Ovviamente il significato della vita basato sull’esperienza personale cambia da persona a persona. In uno stato di depressione ci si trova in un mondo senza significato. Da un lato le persone che sono depresse vedrebbero questo intellettualmente. Ma forse, cosa più importante, avrebbero esperienza della mancanza di significato nel senso più fondamentale. Dall’altro lato ci sono persone che hanno esperienza del significato e si godono la vita come tale.

Sono stato colpito da un’espressione che hai usato ripetutamente nel tuo libro, per cui stai dicendo che viviamo in una bolla. Cosa intendi?

E’ un po’ in relazione al mondo di Matrix, nel quale il condizionamento delle persone è così forte che non sono consce del fatto che tutto l’input che riceviamo dall’esterno si colloca in rappresentazioni che sono alla fin fine interpretate dalla coscienza. Così, per esempio, il colore rosso del petalo di una rosa è creato dalla coscienza. Quindi, in quel senso, tutti si trovano in una bolla.

Ma siamo anche molto influenzati, non solo dall’eredità della tradizione, dell’educazione e dell’ideologia, ma anche da politici e demagoghi.

E’ vero. Se prendiamo la religione organizzata, per esempio, si prende l’essenza di ciò che si pensa come vero e viene usata come una metodologia per indurre la gente a credere in quella religione, ma poi entrano in gioco le distorsioni, e si ha a che fare con un gioco di potere.

Un altro interessante concetto espresso nel tuo libro è quello della “iper-normalizzazione”. Potresti approfondircelo?

In realtà questa terminologia pre-esiste ed è stato fatto un film su di essa, un documentario prodotto dalla BBC. L’uso di questo termine nel film ha a che fare con il caos che esiste nell’ambito di cose come il sistema finanziario. I governi non possono controllare questo caos e gli oligarchi, le grandi compagnie, portano avanti lo spettacolo, in un certo senso. Uso questo termine per voler dire che, per esempio, quando una persona compra della merce in un negozio ed usa la valuta diventa iper-normalizzato e non percepisce la realtà di quella moneta fiat, cioè a corso forzoso. Il processo di iper-normalizzazione ha luogo fin dalla nascita, il che rende molto difficile trascenderlo.

L’altro concetto molto importante è quello secondo il quale l’umore e la percezione sono molto importanti perché dobbiamo tenerli sotto controllo.

E’ vero. Ho un incontro a settembre con un signore australiano, un esperto psicologo. Ha scritto un libro intitolato Synchronicity (“Sincronicità”). Secondo lui la sincronicità, pur essendo un concetto metafisico, è una realtà. Crede che l’aspetto della sincronicità può essere utile per migliorare la salute mentale. Abbiamo a che fare qui con la cosiddetta “psichiatria positiva”, che implica il trovare una connessione ed alterare la nostra biologia attraverso di essa. Ciò ha a che fare con quanto la nostra mente controlla la realtà che viviamo.

L’altra idea molto importante che tu sembri sottolineare è quella di vivere il momento, dato che il passato è morto ed il futuro non lo conosciamo. Quindi, possibilmente, per dare significato alla vita dobbiamo vivere momento per momento.

Penso che ci sia qualcosa che va ancora più in profondità di questo. Quando guardiamo la scienza cominciamo a renderci conto che il tempo lineare è un’illusione. Ciò vuol dire che la vita passata, quella presente e quella futura sono un paradosso, ed esistono fuori dal tempo. La coscienza può vivere il viaggio nel tempo e fa questo trascendendolo, ed è quindi uno strumento molto potente. D’altro canto conoscere il tragitto e percorrerlo si trovano su due mondi separati. Un modo di guardare questa situazione è considerare uno con un piede nel passato ed un piede nel futuro. Significa che stanno urinando su tutto il presente.

Uno degli approcci dell’istituto britannico di psicologia e psicanalisi The School of Life indica che siamo molto influenzati dalla nostra infanzia. L’idea è che siamo tutti imperfetti e ciò che ci rende tali è basato sul modo in cui siamo stati cresciuti, e su certe emozioni che in qualche maniera viviamo tuttora da adulti. Cosa ne pensi di questo?

Ha un senso. Per dare un esempio estremo, se abbiamo sofferto di un tumore al cervello, ciò avrà un’influenza sul modo in cui pensiamo e su come vediamo le cose. Fondamentalmente le influenze infantili appartengono al reame materiale. Credo che ciò che tu menzioni influenzi in maniera pesante la vita delle persone.

Puoi parlarci brevemente degli altri libri che hai scritto?

La serie The Meaning of Life (“Il significato della vita”) include quattro distinti volumi. Quello discusso in questa intervista ed un altro in versione diversa intitolato The Simple Truth (“La semplice verità”), creato per il pubblico di massa che potrebbe non voler andare troppo a fondo negli aspetti scientifici del libro parente. Il terzo s’intitola Off Grid Entrepreneur (Imprenditore fuori dalla rete) ed allena i lettori su come creare ricchezza come anche su tutti gli altri aspetti chiave della vita. Il volume finale nella quadrilogia è All the Way Up the Rabbit Hole (“Su in cima al buco del coniglio”) ed è un seguito del primo volume. Delle versioni in audiolibro sono state create dalla mia compagnia discografica ITZA Global Records. C’è anche una trilogia cinematografica fiction in produzione, che porterà i messaggi contenuti nel libro ad un pubblico mondiale. Il primo libro ed il relativo audiolibro è in vendita presso Amazon ed altri importanti rivenditori. Utilizziamo Kickstarter come uno dei veicoli di finanziamento per assicurarci che l’importante messaggio si diffonda.

Autore

  • Attilio De Alberi
    Attilio De Alberi

    Attilio L. De Alberi, studente in Gran Bretagna e negli USA, lavora in pubblicità a Milano. Emigra a New York e poi a Los Angeles, dove lavora nel cinema e come giornalista. Rientrato in patria continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo per Lettera43 e per Il Manifesto. Ultimamente collabora part-time con Don Luca Favarin, prete alternativo in un dei suoi centri di accoglienza per immigranti nel cuore del Veneto leghista.

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#Matthew H. Forrest#school of life#significato della vita

Pubblicato da

Attilio De Alberi

Attilio L. De Alberi, studente in Gran Bretagna e negli USA, lavora in pubblicità a Milano. Emigra a New York e poi a Los Angeles, dove lavora nel cinema e come giornalista. Rientrato in patria continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo per Lettera43 e per Il Manifesto. Ultimamente collabora part-time con Don Luca Favarin, prete alternativo in un dei suoi centri di accoglienza per immigranti nel cuore del Veneto leghista.


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