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L’incredibile vicenda del Robinson Crusoe volontario

Postato il Settembre 22, 2018 Attilio De Alberi 0

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Abituati come siamo ai vantaggi della civiltà moderna, e dipendenti come siamo diventati da internet, forse troveremmo inconcepibile scoprire che ci sono individui, i quali, pur non essendo necessariamente monaci zen, o semplicemente naufraghi, scelgono di vivere in totale solitudine in qualche isola deserta.

E’ il caso di Masafumi Nagasaki, giapponese, 82 anni, che per quasi 30 anni è vissuto da solo sull’isola di Sotobanari, nell’arcipelago di Yaeyama, nella parte sud-occidentale della prefettura di Okinawa (Giappone meridionale, ndr). Si tratta di una delle poche isole deserte rimaste nel paese del Sol Levante, ed anche i pescatori raramente vi fanno sosta.

Ma ora Masafumi non vive più su quell’isola: è stato portato via dalle autorità e non può più tornarci.

Poco si sa della biografia di quest’uomo prima della sua decisione di trasferirsi sull’isola. A quanto pare era sposato e si sospetta che abbia due figli. Ma a quest’uomo non piace parlare molto del proprio passato.

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Sappiamo che lavorava in una fabbrica a Osaka quando un giorno un collega gli raccontò di un arcipelago misterioso. Da quel momento in poi, Masarumi cominciò a sognare una fuga dalla civiltà, pur essendo fondamentalmente un uomo “urbanizzato”, con nessuna esperienza di vita in mezzo alla natura.

Quello che lo fece esplodere fu un viaggio in aereo, nel quale ebbe modo di vedere dal finestrino il grande livello d’inquinamento nel mare sotto di lui. Inorridito e sconvolto da quell’inquietante spettacolo, decise di fare le valige, e lasciare il proprio lavoro. L’idea era di rimanere sull’isola deserta al massimo per due anni, ma finì appunto per rimanerci 30.

[sostieni]

A parte i dettagli della sua vita, ecco cosa ha confessato ad Alvaro Cerezo, un documentarista specializzato nello studio di personaggi come lui, e che ha passato cinque giorni in sua compagnia sull’isola: “Nella civiltà la gente mi trattava come un idiota e mi faceva sentire tale. Su quest’isola non mi sento così”. Ha poi aggiunto: “Qui, sull’isola, non faccio quello che la gente mi dice di fare: seguo solo le regole della natura. Non si può dominare la natura, quindi bisogna obbedire totalmente ad essa”.

Masafumi passò i primi anni sull’isola vestito, ma poi un tifone spazzò l’isola e distrusse le poche cose che si era portato dietro. Da quel momento si rese conto che “indossare vestiti qui era completamente fuori luogo”, e da quel momento scelse la totale nudità. Grazie a questo, si guadagnò più tardi un nome particolare: “l’eremita nudo”.

“Andare in giro nudi non va bene in una normale società, ma qui sull’isola la senti come una cosa giusta, come indossare un’uniforme”, dichiarò alla Reuters nel 2012. “Se ti metti dei vestiti addosso, ti senti completamente fuori posto”.

Pur essendo totalmente solo, Masafumi finì per trovare amici in strani posti. Ad un certo punto smise di mangiare carne o pesce, come anche il grosso numero di uova di tartaruga lasciate dalle madri sulle spiagge.

Nelle sue parole: “Ho visto quelle piccole tartarughe nascere e strisciare verso il mare. Mi viene la pelle d’oca ogni volta che vedo questo. Mi fa pensare quanto meravigliosa sia la vita”, per poi aggiungere: “Questo ambiente mi fa sentire che quest’isola mi ha veramente cambiato. No so se sia un bene o un male, ma non ho alcun problema”.

Nonostante la vasta libertà a disposizione in questo paradiso tropicale, la vita dell’”eremita nudo” col tempo è diventata sempre più disciplinata: una sessione di ginnastica ogni mattina, seguita da ore passate a ripulire la spiaggia, armato di guanti bianchi e di un rastrello.

Ed infatti, Cerezo, il documentarista in visita, ha commentato: “Non ho mai visto una spiaggia pulita come la sua, nemmeno nei più lussuosi villaggi turistici”.

[Masafumi Nagasaki e Alvaro Cerezo]

Era molto forte la determinazione da parte di Masafumi a non lasciare l’isola. Sempre a Cerezo ha dichiarato: “Non voglio muovermi da qui, proteggerò quest’isola. Rischierò la mia vita per proteggere quest’isola. Non troverò mai un paradiso come questo”, aggiungendo poi: ”Qui non mi sono mai sentito triste, non posso sopravvivere se ho questo tipo di sentimenti. Qui le cose sono più realistiche. Non me ne andrò via da qui anche se il mondo cambiasse… anche se qualcuno mi dicesse che c’è un posto migliore. Tutto ciò che voglio lo posso trovare qui. Non ho bisogno di altro”.

Aveva anche espresso il desiderio di morire sull’isola: “Non ho opzioni. Ho già detto alla mia famiglia che voglio morire qui. Il mio desiderio è di morire qui senza dar fastidio a nessuno: ecco perché non voglio ammalarmi o ferirmi. Voglio essere ucciso da un tifone, così nessuno può cercare di salvarmi. Morire qui è la cosa migliore, la cosa perfetta per me”.

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Ma purtroppo le cose non sono andate così. Pochi mesi fa, in aprile, il signor Nagasaki è stato portato via dalle autorità. Secondo Cerezo ciò è avvenuto dopo che qualcuno l’ha visto in uno stato di debolezza. “Hanno chiamato la polizia e l’hanno riportato alla civiltà e basta. Non ha nemmeno potuto opporsi a causa della sua debolezza. Non gli permetteranno di tornare”.

Ora Masafumi vive a Ishigaki, la città più vicina, a 60 km di distanza. Conclude Cerezo: “La sua salute è OK, probabilmente era solo un po’ malato o aveva l’influenza, ma non può più tornare lì sull’isola. E’ finita”.

Non ci sarebbe da meravigliarsi, forse, se Masafumi tra non molto morirà.

Qui di seguito il video-documentario, di cui è autore Alvaro Cerezo, su Masafumi Nagasaki.

Autore

  • Attilio De Alberi
    Attilio De Alberi

    Attilio L. De Alberi, studente in Gran Bretagna e negli USA, lavora in pubblicità a Milano. Emigra a New York e poi a Los Angeles, dove lavora nel cinema e come giornalista. Rientrato in patria continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo per Lettera43 e per Il Manifesto. Ultimamente collabora part-time con Don Luca Favarin, prete alternativo in un dei suoi centri di accoglienza per immigranti nel cuore del Veneto leghista.

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#Alvaro Cerezo#eremita nudo#Masafumi Nagasaki

Pubblicato da

Attilio De Alberi

Attilio L. De Alberi, studente in Gran Bretagna e negli USA, lavora in pubblicità a Milano. Emigra a New York e poi a Los Angeles, dove lavora nel cinema e come giornalista. Rientrato in patria continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo per Lettera43 e per Il Manifesto. Ultimamente collabora part-time con Don Luca Favarin, prete alternativo in un dei suoi centri di accoglienza per immigranti nel cuore del Veneto leghista.

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