Con l’incontro di Taormina ormai alle spalle, mentre la Merkel mette in dubbio il rapporto preferenziale con gli USA, The Donald ritorna a casa dove dovrà inevitabilmente tornare a confrontarsi con l’irrisolto RussiaGate.
Intanto un approfondito articolo del New York Times, firmato dal noto giornalista politico Jason Horowitz, avanza un’ipotesi che forse non dovrebbe sorprenderci più di tanto, ma sulla quale vale la pena riflettere: il Bel Paese, “trascurato” dagli USA, sta entrando sempre di più nella sfera d’influenza russa.
Una cosa sembra certa, secondo quest’analisi: la diplomazia russa si sta muovendo molto affinché, quello che è considerato da molti “il ventre molle” della UE, vada in questa direzione. E un assist viene non più solo dal “solito sospetto”, ossia il russofilo Matteo Salvini (nemmeno menzionato nell’articolo) ma da quella forza politica che potrebbe forse arrivare, tra non molto, a Palazzo Chigi: il Movimento Cinque Stelle.
Il prestigioso quotidiano USA innanzitutto sembra criticare l’amministrazione Trump per la sua negligenza verso l’Italia, che la recente visita del presidente non ha operativamente compensato. Si fa notare, per esempio, che Trump è ripartito lasciando un’ambasciata senza ambasciatore a Roma.
Nel frattempo, ormai da un po’, la Russia approfitta di questa disattenzione USA, non soltanto trattando molto bene sia il presidente Mattarella in visita a Mosca che il Primo Ministro Gentiloni, invitato a Sochi, ma sguinzagliando quello che viene descritto come un abile e acuto diplomatico di carriera: Sergey Razov, l’ambasciatore russo in Italia.
Costui non solo si è dato da fare organizzando concerti per i sopravvissuti del recente terremoto, ma ha anche fatto visita a vari amministratori regionali che si sono lamentati per le “ingiuste” sanzioni commerciali verso il suo paese. Intanto fervono i preparativi per un sontuoso buffet che verrà offerto il mese prossimo a Villa Abamelek, la sua residenza romana, in occasione del Russia Day.
E poi, appunto, c’è il cambiamento nell’attitudine del M5S nei confronti della Russia di Putin, originariamente criticata per la mancanza di rispetto vero i diritti umani.
Prima di tutto, fa notare il NYT, Grillo se ne uscì con un apprezzamento verso il neo-eletto Trump proprio per la sua “amicizia” con Putin. Un altro recente sviluppo è la diffusione, grazie all’eminenza grigia del movimento, Davide Casaleggio, di Sputnik Italia, versione nostrana del noto organo statale russo.
Ma l’articolo si concentra anche sulla posizione ufficiale del M5S, contrario alle sanzioni, facendo al tempo stesso notare che Di Battista predica la fine della subordinazione italiana agli USA, in favore di un’equidistanza tra le due potenze.
Grande attenzione viene anche data alle posizioni del pentastellato Manlio Di Stefano, capo del comitato per gli affari esteri del movimento, che, tra l’altro, si è incontrato proprio con l’ambasciatore Razov. Di Stefano comincia a prendere le distanze da Trump, facendo notare che il suo tanto discusso attacco aereo in Siria è un po’ un voltafaccia rispetto al rapporto speciale con Putin, protettore di Assad.
Nella battaglia senza esclusioni di colpi tra M5S e Renzi, non arriva come una sorpresa l’attacco di quest’ultimo, che accusa la Russia d’impicciarsi negli affari italiani appoggiando le forze anti-establishment. E infatti l’articolo menziona la possibilità che il M5S riceva dei finanziamenti dalla Russia, ipotesi categoricamente smentita da Di Battista.
Ma alla fin fine business is business e non bisogna dimenticare che, viste le non indifferenti perdite a livello commerciale causate dalle sanzioni verso la Russia a seguito del “pasticcio” Ucraino, fu lo stesso Renzi a dichiarare l’anno scorso a San Pietroburgo, in occasione dell’International Economic Forum, la sua contrarietà al rinnovo di queste. Gli fa buona compagnia il vecchio amico di Putin, Silvio Berlusconi.
L’articolo del NYT si conclude con un’interessante osservazione: anche il Vaticano ci mette lo zampino attraverso le dichiarazioni fatte da Paul Gallagher, il Ministro degli Esteri della Santa Sede, al Senatore democratico della Virginia Tim Kaine. Secondo Gallagher, racconta Kaine in un’intervista, il vuoto lasciato dagli USA in Italia non può essere riempito da qualcuno e quel qualcuno, in questo momento storico, è soprattutto Mosca.