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La messa in scena della legge Minniti-Orlando sui migranti

Postato il Aprile 1, 2017 Attilio De Alberi 0

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Non dobbiamo sorprenderci più di tanto se a Don Luca Favarin, il Don Gallo veneto, che gestisce con la sua onlus Percorso Vita ben 12 centri di accoglienza per rifugiati (per lo più africani) nella vandea leghista di Padova e dintorni, il nuovo decreto legge Minniti-Orlando sui migranti, non sia andato giù.

Il suddetto decreto introduce un “diritto speciale” per i richiedenti asilo, in pratica eliminando la possibilità di ricorrere in appello. Inoltre istituisce centri per i rimpatri in tutte le regioni. Il decreto è passato in senato con l’appoggio del PD (93 su 99) e del MDP (11 su 13). Tra quelli che non l’hanno votato vale la pena menzionare Luigi Manconi e Walter Tocci. Notare l’assenza in aula di buona parte dei pentastellati: un caso, conoscendo la posizione un po’ “ambigua” dei grillini sul tema immigrazione?

Secondo l’ARCI e Caritas questo decreto criminalizza l’immigrazione, mentre secondo il CSM si tratta di una pericolosa compressione delle garanzie.

Ed ora sentiamo cosa ha da dire a YOUng Don Luca Favarin su quest’ultima uscita del governo Gentiloni, reduce da un tentativo di accordo con la Libia di al-Serraj per bloccare l’arrivo dei migranti sulle coste italiane, potenzialmente condannandoli agli orrendi centri di detenzione per cui va famoso il paese nord-africano.

migranti-minniti-orlando-1

L’INTERVISTA:

Quindi il punto chiave di questo nuovo decreto è l’eliminazione del diritto di appello per i richiedenti asilo?

Sì, da un lato è questo. L’altro è l’istituzione diffusa di nuovi centri per i rimpatri. Ed entrambi questi aspetti sembrano essere poco lungimiranti e per nulla risolutivi.

Qual è il nodo problematico?

E’ che l’approccio nei confronti dell’immigrazione rischia di essere quello da accalappiacani: un approccio da stato di polizia, non di stato di diritto. In nome della sicurezza e dell’ordine si fanno delle scelte veramente di corto respiro. Come del resto di corto respiro è lo stesso accordo con la Libia di al-Serraj. A suon di quattrini ributtare nel caos libico migliaia di disgraziati, condannandoli a sevizie e spesso a morte. Jeep, motovedette, armi, satellitari, elicotteri, gommoni per un’azione di squadristi. 800 milioni di euro per vomitare il problema in faccia ad altri.

Guardando l’iniziativa dal punto di vista prettamente politico è interessante vedere il largo appoggio del PD e una forma di defezione del M5S…

Beh, è comunque una soluzione che va in direzione populista: è una posizione molto razzista e discriminatoria, che permette di fare il “lavoro sporco” a poche persone e che al tempo stesso soddisfa la gente, sempre in nome dell’ordine. Ma in realtà questa scelta esacerberà il problema.

Perché?

Perché renderà ancora più difficile l’integrazione.

In che senso?

Se una persona viene giudicata senza appello e senza possibilità di chiarire la sua posizione, questo aumenterà i suoi problemi invece di risolverli. Invece un decreto ministeriale dovrebbe andare nella strada della risoluzione e della comprensione dei problemi.

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Stai dicendo che aumenterebbe il numero di clandestini che circolano per il paese?

Sì, questo è il rischio: il decreto Minnitti-Orlando non è nella logica di aiutare i poveri e nemmeno nella logica di una politica d’integrazione. Se troverà attuazione rischia di essere pericoloso e offensivo della dignità umana. E po è più che altro una specie di spot.

E’ quindi un po’ un ammiccare alla tendenza populistica nella società e nella politica da parte di forze che si definiscono “di sinistra”…

Certo, è un’attitudine perversa: in nome del decoro e della sicurezza apriamo delle prigioni. In realtà, nessuna persona che si occupa d’immigrazione dice che questo è un buon decreto. E’ una mossa che va bene alla destra xenofoba e che potrebbe aiutare il PD a raggiungere il fatidico 40%.

Cosa intendi specificatamente con “attitudine perversa”?

Intendo l’equazione dietro il decreto: povero uguale a delinquente e migrante uguale a criminale.

Quindi, in pratica, la famosa legge Bossi-Fini sul reato di clandestinità non viene abolita?

Questo è uno scimmiottare della Bossi-Fini: i politici non hanno nemmeno il coraggio di fare una nuova legge.

Ma la giustificazione dietro tutto questo è quella di accelerare il processo di certificazione dei clandestini…

Sì, come si fa nei canili con i cani. Sarebbe più onesto chiamare le cose con il loro nome: questa è un’operazione di schedatura e di polizia. Ma non credo si possa fare politica, per giunta a fini elettorali, sulla pelle di gente che fugge dalla guerra e dalla fame.

Al tempo stesso un po’ di “good news”: una delibera passata alla Camera con una forte maggioranza per la tutela dei minori stranieri non accompagnati.

Sì, è una buona legge perché coerente con i principi della nostra costituzione per la difesa dei diritti dell’uomo e dell’infanzia e perché considera un minore come un essere vulnerabile, indipendentemente dal fatto che chieda asilo. Non importa se è siriano, pachistano, gambiano o senegalese: quello che conta è che è un minore e in quanto tale va tutelato.

Si è appena celebrato il 60mo anniversario della creazione di un’Europa unita, ma in realtà quest’Europa non sta facendo molto per i migranti.

Questa è un’Europa ancora zoppa che fa fatica a parlarsi e a capirsi. Un’Europa che su punti cruciali come appunto integrazione e immigrazione non presenta unità.

[newsletter]

Infatti subito dopo questa riunione a Roma, stati come Ungheria e Austria hanno alzato nuovamente l’asticella per ciò che riguarda l’accoglienza.

Sì, a dimostrazione che ci troviamo davanti a un’accozzaglia di stati con fini diversi che alla fin fine non si parlano tra loro e che così continuando non potranno trovarsi d’accordo sugli stessi obiettivi.

Autore

  • Attilio De Alberi
    Attilio De Alberi

    Attilio L. De Alberi, studente in Gran Bretagna e negli USA, lavora in pubblicità a Milano. Emigra a New York e poi a Los Angeles, dove lavora nel cinema e come giornalista. Rientrato in patria continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo per Lettera43 e per Il Manifesto. Ultimamente collabora part-time con Don Luca Favarin, prete alternativo in un dei suoi centri di accoglienza per immigranti nel cuore del Veneto leghista.

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#Don Luca Favarin#immigrazione#migranti#Minniti#Orlando

Pubblicato da

Attilio De Alberi

Attilio L. De Alberi, studente in Gran Bretagna e negli USA, lavora in pubblicità a Milano. Emigra a New York e poi a Los Angeles, dove lavora nel cinema e come giornalista. Rientrato in patria continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo per Lettera43 e per Il Manifesto. Ultimamente collabora part-time con Don Luca Favarin, prete alternativo in un dei suoi centri di accoglienza per immigranti nel cuore del Veneto leghista.


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