TERRORISMO OVVERO LA POLITICIZZAZIONE USA E GETTA DELLA FOLLIA CRIMINALE
Minuta dostoeveskijana sul fenomeno, le circostanze e personaggi del terrorismo “islamico” redatta nella città di Roma, da un quartiere dove ci sono tutte le condizioni per un Bataclan tutto Italiano
Roma Capitale. Mi aggiro in una San lorenzo criminalmente dominata da qualche anno da una gang di spacciatori arabi. Ormai da tutti conosciuta, sebbene i suoi membri spesso cambino . Gli spacciatori arabi di San Lorenzo sono una istituzione ormai. C’è la chiesa, la caserma dei carabinieri, quella della polizia e c’è la gang degli spacciatori.
Sono ad ogni incrocio. Assolutamente indisturbati stazionano tra via dei Latini e Via dei Sabelli, tra via dei Sabelli e Via degli Equi, a Largo degli osci, numerosi davanti alla chiesa in piazza dell’immacolata e in altri innumerevoli luoghi, ormai di loro giurisdizione che tutti gli abitanti o abituè del quartiere conoscono benissimo .
E’ come se li si volesse a bella posta lasciare agire indisturbati, mi verrebbe da pensare, quale sorgente di islamofobia. Certo non è cosi, non c’è questa volontà, ma la islamofobizzazione della società però cresce velocemente di fatto proprio grazie a questo tipo di realtà sociali, e le condizioni reali andrebbero sempre valutate. il dato reale è che nella società italiana si stimano (approssimativamente poiché ci sono molti dati abbastanza divergenti a riguardo) tra gli 800.000 mila e il milione e 2/e 3/e mezzo di persone di fede musulmana. di cui circa 10.000 cittadini italiani, circa 700.000/1 Mln/1,2 di immigrati regolari e quasi 80.00/100.000/130.000 irregolari.
IL RAZZISMO COME AGGRAVANTE DELLA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
Infondere islamofobia, ovvero non prevenirla, non contrastarla rigettando come alieni quasi un milione -un milione e mezzo di persone che vivono e lavorano in italia e i cui figli nascono e studiano come italiani e che sono quindi italiani, significa gettare le basi di uno strisciante e insidioso conflitto civile.
Non intervenire per una immediata eradicazione di gruppi criminali a connotazione islamica, come di qualsiasi altra connotazione etnica, – costituire associazioni a delinquere a base razziale (latinos, arabi, o altro) dovrebbe costituire, a mio avviso, un vero e proprio reato di associazione a delinquere di stampo razzista , come aggravante della associazione a delinquere semplice, in quanto lesivo, oltre che della società in genere, soprattutto degli interessi di integrazione della comunità di appartenenza la cui reputazione sociale viene con ciò gravemente lesa, con conseguente pesantissimo aumento di pena per chi se ne rendesse responsabile– che ostentano aggressione territoriale, significa non difendere i cittadini islamici innanzi tutto dall’essere identificati con una rappresentazione criminale della loro numerosissima minoranza invece di persone lavoratrici rette e onestissime.
E questo significa creare una gravissima ferita sociale dalla cui infezione possono poi generarsi nelle individualità più idonee degli odi feroci, assoluti, senza speranza di nessuna redenzione. Ciò significa appunto fallire il progetto di integrazione.
Lo Stato integra una comunità straniera innanzitutto difendendola dalla criminalità interna ad essa, perché una comunità straniera non ha uno Stato proprio a cui ricorrere per questo. Essere abbandonati in questo senso dallo Stato ospite significa una integrazione di fatto negata. dal cui seno poi ci si deve aspettare appunto odio sociale.
Non avere una priorità del genere in agenda politica da parte del governo -anche del governo Europeo, anzi, forse soprattutto di questo- significa gettare le fondamenta di comunità straniere residenti nel paese barbarizzate dall’assenza della legge, ovvero comunità ghetto in cui si istituirà una supplenza dello Stato di matrice criminale, sul modello delle favelas brasiliane, e che è la realtà appunto delle periferie francesi e belghe che poi hanno generato quello che stiamo vedendo.
Se fossi un persona di cultura e/o religione musulmana in via di integrazione nella vita italiana mi sentirei, visto il momento storico, gravemente minacciato in questo delicato percorso da criminali di origini arabe lasciati liberi di agire specificatamente proprio in quanto banda a connotazione razzista, i quali proprio perché appartenenti alla mia comunità, se non addirittura miei correligionari, potrebbero nel modo sommario e veloce con cui la gente associa le cose, diventare mio malgrado, nella immaginazione collettiva, il mio rappresentante generico presso la pubblica opinione del paese ospite, con conseguenze certamente drammatiche per tutta la comunità islamica ivi residente. Situazione questa che patirono , loro malgrado, gli italo americani, che dovettero combattere, e sempre combatteranno in fondo, per levarsi il marchio infamante della mafia di dosso.
Quando poi si è una minoranza, individuo per individuo, si combatte sempre in se stessi con l’ambiguo rapporto di repulsione-ammirazione che si ha all’interno della nostra stessa collettività, nei confronti di membri che si impongono a quella maggioranza che ci schiaccia in quanto minoranza con la forza violenta del crimine, soprattutto se questi criminali sembrano avere ragione dello Stato ospitante, incapace o peggio nolente a reprimere la loro azione, mentre questo stesso Stato, spesso platealmente, abusa del proprio potere con le persone rette e oneste solo perché appartenenti ad una comunità di stranieri e quindi sempre buoni strumenti di populismo istituzionale. Un rapporto questo che intimamente e segretamente, in ogni membro, può alimentare sorgenti di pericoloso orgoglio, ma che non possiamo non contemplare essere fenomeno inscritto nella più profonda materia del nostro essere sociali e nella stessa storia della psiche sociale. E’ veramente una necessità irrinunciabile per uno Stato lasciar agire i delinquenti delle minoranze per poter sempre all’occorrenza attuare una generale repressione di tutta la minoranza stessa?
Ma torniamo in queste strade. Oltre a praticare lo spaccio, come carne da galera in subappalto dalle mafie italiane che non si sporcano più in questo tipo di lavoro, questa gang di arabi che controlla ormai san Lorenzo ha un comportamento molto aggressivo. Normalmente lo spacciatore lo si supporrebbe stare nel suo angoletto, profilo basso, lo immaginiamo come uno che non vuole farsi vedere troppo perché potrebbe essere scoperto dalle forze dell’ordine; e invece i membri di questa banda sono quasi esibizionisti: aggrediscono verbalmente i passanti chiedendogli se vogliano fumare, sniffare coca o altro senza cautela alcuna, e se la persona cosi apostrofata non risponde, se mostra di essere infastidita può facilmente capitare che la insultino, la minaccino o a volte che la inseguano per qualche metro, fino a costringerla a rispondere, perché vogliono che gli si risponda: pretendono comunicazione, ovvero una legittimazione politica del loro potere militare in definitiva.
Ogni volta che osservo questa cosa, ovvero tutte le volte che scendo in strada, penso che è un comportamento alquanto irrazionale.
Mi dico “ma non temono di rivolgersi alla persona sbagliata? Di farsi cosi conoscere per quello che fanno dalla collettività del quartiere? Di incrociare magari agenti in borghese della squadra narcotici? Evidentemente non hanno questa paura. Il loro modo di spacciare è anche vera e propria sfida sociale.
La cosa è inquietante. Già, perché se non hanno paura, se operano lo spaccio in questo modo aggressivo e gridato vuol dire che o hanno la sicurezza di una qualche copertura che gli garantisce un ampio margine di operatività senza doversi preoccupare di mimetizzarsi, ovvero di rendersi riconoscibili solo ai consumatori con segnali che sfuggono ai non consumatori di droghe, come logicamente ci si potrebbe aspettare, oppure vuol dire che sono persone talmente depresse, dissociate e alla deriva, da non avere nulla da perdere, persone che innanzi tutto disprezzano profondamente se stesse e che quindi non attuano nessuna cautela per conservare la propria libertà personale. Questa seconda opzione, poiché ha a che fare con movimenti dell’irrazionale, è certamente la più inquietante.
Incontrando queste persone diverse volte al giorno, ormai da qualche anno, ho avuto modo di osservarle a lungo. Ho per esempio notato che sono molto narcisi. Le abbondanti gelatine fissanti con cui si impomatano i capelli, le camicie alla modsa, i giacconi firmati o comunque fac-simili di grandi marche, quel particolare genere di scarpe alla moda, rivelano questo desiderio di piacere ( e questa sarebbe una cosa buona) la cui sorgente interiore resta evidentemente vitale nonostante questo narcisismo sia destinato alla orrenda fine di queste vite disgraziate, come se questo narcisismo senza futuro in quei corpi schiavi del crimine fosse la promessa di una redenzione sempre possibile ma sempre poi da questa vita tradita.
Nonché dimostra una spiccata vocazione alla intimità feticista con la merce, al desiderio accecante di concretizzarla nel possesso reale delle cose, e comunque presa, come noi tutti lo siamo, in questo campo di forze del rapporto sociale tra individui mediato dalle immagini del desiderio (per loro poi frustrato) e che ora che ci penso è proprio la sostanza che permea totalmente il romanzo di Paul Smaïl uscito nel 2001 “Ali il magnifico”, libro molto interessante da rileggere a 15 anni di distanza dalla sua uscita.
Sembrerebbero dei feroci desideranti il consumismo a cui non è permesso l’accesso al consumo e che di questa negazione finiscano per ammalarsi di una feroce forma d’odio panico. Ora se in tutta Europa, mettiamo, di questi personaggi ce ne fossero anche solo 2-3mila e se di questi solo l’un per cento cadesse nel delirio “raskolnikoviano” del sentirsi gli straordinari esseri aventi diritto all’atroce delitto, l’Europa si risveglierebbe per molti altri giorni ancora con le proprie libertà sempre più ferite a morte. Bisognerebbe urgentemente andarli a cercare e curarli, invece di coltivarne la follia con la società dello spettacolo che delle loro gesta macabre e sanguinarie ne fa, celebrandoli come eroi, profitto mercantile, audience – e forse una audience che è anche sordida copertura a cose molto peggiori– .
I DEMONI
Davanti ai loro occhi giorno dopo giorno, anzi notte dopo notte, senza interruzione alcuna, poiché in quartieri come San Lorenzo le notti sono un eterno sabato sera , scorre la movida che essi riforniscono di sostanze stupefacenti, di una generazione loro coetanea, ma con la quale non si integrano mai.
Sono come dei Sisifo destinati alla reiterazione ossessiva della stessa azione, a spingere lo schiacciante masso delle loro vite su per una china da cui rotolerà immediatamente ogni volta verso l’inferno.
Ogni notte i loro coetanei italiani ed europei affluiscono in questo quartiere, come in altri quartieri simili in tutte le città europee, entrando ed uscendo sempre più alterati da un locale a l’altro in chiassose ridenti allegre ebbre compagnie di bellissima gioventù che dai loro coetanei arabi va senza requie ad approvvigionarsi di droghe, mentre loro da questa spensierata giostra sono tagliati fuori; emarginati-criminali non graditi in nessun luogo se non nelle loro postazioni di spaccio. Se uno di loro dovesse entrare nei locali, come diverse volte ho visto accadere, sarebbe subito isolato da una immediata reazione di apartheid e espulso. Il suo posto sociale è alla sua postazione di spaccio. Niente di più niente di meno.
La banda dello spaccio degli arabi a San Lorenzo ha sufficiente potere “militare” per stare nelle strade a spacciare ma non sufficiente potere “politico” per partecipare della vita sociale del quartiere. Il loro è un potere monco. Cosa altamente frustrante immagino. E’ padrona delle strade ma non ha in mano null’altro che questo. Non sono potenza criminale, non ne sono il soggetto, ne sono semmai l’oggetto, uno dei tanti : lo sappiamo bene infatti che se stanno in queste strade è perché sono i manovali, anche ignari e assolutamente inconsapevoli, il più delle volte, delle cosche e mafie italiane e non vogliamo dimenticarcelo.
È facile capire semplicemente osservando questo territorio quanto i giovani spacciatori arabi di questa gang siano preda di micidiali ed esplosivi cocktail di sentimenti contrastanti: innanzi tutto essi sono dei ragazzi, fatti come sono fatti i ragazzi, il loro è quel sentire totalitario e irrazionale le passioni e gli amori che possono pero rovesciarsi negli odi più feroci, e dunque da una parte ecco il bruciante desiderio di essere accolti, di essere integrati, di poter essere insieme agli altri giovani che si divertono, cosa questa che è indicata da tutti i loro segnali corporei e dal loro stile di abbigliamento, e invece d’altra parte l’odio doloroso per l’interdizione razzista per nascita e per censo da questo mondo che essi giudicano, non potendovi partecipare, da disprezzare e distruggere, mondo che li esclude in modo assoluto e anche feroce, come sa essere feroce la comunicazione giovanile, ma che non per questo smette di andare a chiedere loro droga, che ha dunque bisogno del loro ufficio, del loro lavoro, funzione sociale per adempiere al quale essi espongono al pericolo il loro miserabile rimasuglio di libertà e insieme a esso la propria persona alla vergogna di quello che fanno: ciò che resta della loro dignità è tutta una cocente ferita d’orgoglio.
Ora coloro che appartengono ad una civiltà di matrice musulmana che praticano lo spaccio e che per questo sono come tutti verso la legge dei criminali, sono verso la religione, verso Dio, soprattutto dei peccatori, ma peccatori entro una sfera e sensibilità antropologica e di un sentire religioso, quello islamico contemporaneo, che non ha il filtro o il distacco della secolarizzazione e della laicità caratterizzanti il rapporto occidentale con i precetti morali del cristianesimo (religione il cristianesimo che ha avuto 622 anni, oltre mezzo millennio, di tempo in più rispetto all’islam per attraversare e superare le proprie fasi anche di violento fanatismo che hanno portato al massacro nel medioevo di milioni di persone accusate di eresia e magia) e dunque che gli fa provare il senso di colpa di essere dei reietti verso il proprio Dio, di essersi macchiati con la propria azione, di essere stati incapaci a resistere con la propria volontà al peccato: ciò in una personalità di cultura e civiltà araba, specialmente oggi sotto la pressione immensa che porta le civiltà allo scontro, è molto potente e può indurre una dissociazione devastante nelle personalità più fragili e meno dotate di strumenti: non solo spacciano droghe e si ubriacano e si drogano pesantemente essi stessi, ma ancora di più : lo fanno nelle strade di una società cristiana e sotto agli occhi dei cristiani e quindi disonorando se stessi ma anche l’intero mondo islamico davanti al mondo cristiano.
Non vogliamo lasciarci inoltre sfuggire che anche nella nostra religione, figuriamoci in quella islamica, è paradossalmente il peccatore quel figlio perduto che Dio rivuole più di ogni altro. Ogni peccatore sa istintivamente di possedere proprio grazie alla sua perdizione la possibilità di accedere immediatamente al sacro, più di ogni devoto e zelante osservante, come con la sua profonda intelligenza ci ricordava Bataille, semplicemente ribaltando la potenza del peccato come accesso al sacro. Riusciamo a vedere quale infernale macchina psichica si costituisca entro questi termini?
Quando a notte fonda o al mattino tornano a casa dai loro mercati di droga questi ragazzi sono sconvolti di alcool e sostanze, lo dico per osservazione diretta nelle strade sotto le nostre abitazioni, e ciò avviene tra la incudine psichica dell’essersi macchiati del peccato che hanno commesso e del tradimento dell’onore dell’islam e il martello del disprezzo e dell’emarginazione sociale che ricevono dai loro coetanei occidentali a causa dei quali in definitiva, -cosi potrebbero credere come via di fuga dalla propria responsabilità- stanno perdendo se stessi . Non è certamente con queste brucianti ferite psichiche che torna a casa un qualsiasi piccolo criminale e spacciatore occidentale, la cui cristianità è ormai spesso nulla di più di che una massiccia collana dal crocefisso d’oro.
LA STAMPA IRRESPONSABILMENTE DIVENTA LA QUINTA COLONNA DEL TERRORE DIFFONDENDO I DISPACCI DI MORTE DEL VERTICE E GLORIFICANDO A LIVELLO MONDIALE LE AZIONI DEGLI PSICOPATICI SUICIDI-OMICIDI SU TUTTE LE PRIME PAGINE DEI MAGGIORI QUOTIDIANI MONDIALI
Su questi temibili focolai la grande stampa occidentale continua a gettare fiumi di “benzina” inondando la sfera pubblica della narrazione delle gesta dei loro coetanei correligionari che alla fine di questo percorso agli inferi sociali, hanno scelto fanatismo e sfida omicida-suicida all’occidente.
Quelli dei video di propaganda , diffusi dalla nostra stampa : Stampa che di fatto è una specie di “quinta colonna” addetta alle trasmissioni dell’integralismo omicida- poiché senza la diffusione da parte dei grandi media occidentali gli ordini militari e le direttive ideologiche dell’isis che muovono le cosiddette cellule autonome o i lupi solitari, –dato che gli esperti militari sulle loro riviste ben poco lette dalla pubblica opinione definiscono l’isis all’estero come un concetto, un movimento transnazionale non dotato di struttura territoriale di comando ma basato sulle spontanee adesioni ideologiche all’idea di cellule o individui completamente autonom– resterebbero fondamentalmente sconosciuti a queste stesse cellule e lupi solitari –ma soprattutto resterebbero non glorificate le loro azioni e quindi dal loro punto di vista completamente vane: senza la gloria di essere celebrati da chi hanno ucciso infatti non ha più senso la loro azione – se la società fosse capace di fare delle scelte di silenzio sugli attentati, se non facesse osceno mercato spettacolare della morte e della violenza omicida, proiettandosi invece in progetti sociali mostrandosi realmente collettività politica, forse ci avvieremmo a veloce soluzione del problema terrorismo con grossa disapprovazione di parecchi occidentali che dal terrorismo ci guadagnano vertiginosamente ricchezze e/o aumento di potere decisionale.
Glorificazione mediatica di quelli che nei video si fanno vedere frantumare migliaia di bottiglie di alcoolici lapidate sulle pietre, lampante indicazione, che vista negli schermi occidentali immediatamente illumina il bersaglio semantico delle strade delle movida occidentale, specie di cloaca massima dove scorrono verso il fallimento milioni di giovanissime vite eccedenti le capacità di assorbimento del mercato del lavoro, (fenomeno, la movida, regolamentato e sociologicamente gestito che ingloba nel suo ordito anche il delitto politico contro la salute pubblica. tessuto come inganno e attentato, da parte dello Stato monopolista di alcool e fumo, nella trama del naturale istinto giovanile al ludico ) la dove da quelle bottiglie scorre il nettare del fiume d’alcool che attrae gli sciami notturni di ragazzi occidentali e limes di perdizione criminale per le tribù dei giovani islamici occidentali di seconda o terza generazione accampati sulle sue rive nei loro mercati di droga. Creazione mediatica della mitopoiesi del fondamentalismo terrorista il quale grazie allo strumento della diffusione di massa del suo mito e dei suoi ordini politicizza con ciò il terribile disagio esistenziale di questi pariah musulmani spingendolo alle spalle verso il baratro, generando un campo di forza e di induzione psichica fatto di messaggi fluttuanti e sospesi nello spazio della rappresentazione sociale grazie ai ripetitori mediatici del loro segnale, e capace di militarizzare la follia dei più psicologicamente labili in una percentuale ben sufficiente agli scopi di destabilizzazione sociale e politica: abbiamo ben visto come 10 persone hanno modificato l’assetto sociale di 500 milioni di abitanti no? Cosa questa che, al di la di chi muova realmente i fili di tutto ciò, porta molta acqua ai mulini di molteplici sfere ingaggiate nell’esercizio del potere eversivo nel mondo: dunque militarizzazione delle follie provenienti da queste realtà all’atto stesso della loro manifestazione.
Chiaro è che lo stile di scrittura con cui un giornale descrive l’atto di un massacro terroristico perpetrato in nome di un conflitto di civiltà come guerra, ha sempre come una medaglia due lati; dal lato guardato dalle nostre coscienze occidentali è minima informazione, informazione cosi mancante di ogni vera profondità, da essere assolutamente inutile come accesso ad una dimensione della conoscenza; dal lato guardato dalle esaltate coscienze delle aree islamiche fondamentaliste è la paradossale glorificazione di chi lo ha inflitto fatta da parte di chi lo ha subito, Una cosa assurda a ben pensarci. tu mi ammazzi e io ti dedico la gloria. E glorificazione, visto che si dichiara nei nostri quotidiani che si è in guerra, di un atto militare dunque e a carattere eroico portato nel cuore civile oltre le linee militari della nazione e della cultura di cui si invoca la distruzione. Quanto basta per incendiare molte personalità frustrate e fallite, covanti rancore sociale, piene di odio tramandato impercettibilmente da molto lontano, suggerendo loro di fatto uno scopo al posto della loro tossica catatonia da fallimento sociale derivante dal fallimento totale di qualsiasi vera integrazione. Il giornalista inconsapevole di ciò dovrebbe essere esonerato dalla responsabilità di istigare o psichicamente contaminare i potenziali border line, devastati dalle sostanze di cui fanno anche commercio, con il suo messaggio che invita a offrire il proprio fallimento esistenziale come un’arma di uccisione di massa agli oscuri burattinai del terrore.
Certamente tutto ciò non dice nulla alle grandi masse prese nel flusso assordante delle cose, ma è certo che vi sono delle attente intelligenze, diversamente schierate per scopi, che sanno perfettamente quanto la condizione di questi ragazzi, che non stanno ne di qua ne di la, ne occidentali ne mediorientali, sia instabile, infiammabile, esplosiva, ingovernabile. Qualcosa che si può fin troppo facilmente scatenare ma assolutamente impossibile da governare, delitti fin troppo facili da comandare ma impossibili da impedire.
Eccoli al loro ritorno a casa la notte , immaginiamo, sudici di sensi di colpa e disprezzo di se stessi, fisicamente preda di intossicazione, ecco apparire nella televisione accesa in un casermone di periferia l’immagine di uno dei parigini o belgi che hanno Massacrato quelli del Bataclan, o in una pagina di “La Repubblica” comprata apposta ecco l’altisonante titolo carico di ambigue parole positive “il sorriso di Abdel che ha beffato i servizi segreti”.
Ecco L’ignoto spacciatore arabo che si sente sporco di infamia verso la sua civiltà, sporco di peccato verso la sua stessa religione pur non ritenendosi veramente colpevole ma piuttosto una vittima, con le pagine aperte del giornale italiano al cui coetaneo che ha assassinato centinaia di persone è dedicata una intera pagina titolata in grossi caratteri il PERSONAGGIO, lo stesso format dove magari il giorno prima c’era, si fa per dire, il giovane Elkan presidente della FIAT o un attore famoso. Ecco la sua foto enorme al centro della pagina, ecco la gloria che gli è concessa proprio da coloro a cui egli ha inflitto il dolore dell’assassinio di oltre cento figli. Come non immaginare la carezzevole seduzione di questo personaggio dell’abisso nel leggere questa pagina di incarnare esso stesso un giorno quell’eroe cantato proprio dai giornali occidentali, quando questa stessa società tratta lui oggi come un essere-rifiuto?
Come non immaginare, nella melma della sua profonda e dissociante depressione, che non sprofonderà con ancora maggiore voluttà nella oscenità delle sua vita bruciata ma stavolta come sacrificio già fanaticamente connotato da cui aspettare come dalla crisalide del fallimento la muta in jihadista, lo scaturire del fatale richiamo che lo farà risorgere vendicatore e sterminatore angelo del fanatismo a cui tutti i giornali infedeli dedicheranno per giorni e giorni e giorni le proprie pagine dopo che egli avrà versato il loro sangue?
Non leggono proprio questo sui nostri giornali? essere stati questi sterminatori, proprio come loro erano , gente al termine della notte, spacciatori, piccoli criminali , abusanti di alcool e sostanze, ipnotizzati sparatori di videogames, ladruncoli, reietti dal seno della propria fede e della propria onesta comunità, insomma, esattamente come loro in questo momento, fino al momento in cui hanno barattato la morte ora per ora e giorno per giorno della loro oscena inedia per una morte spettacolare trasformandosi in armi viventi che superano in sofisticazione tutte le bombe intelligenti della supremazia tecnologica occidentale? diventando delle bombe a depressione, come potremmo chiamarli, al posto di essere bombe intelligenti?
Ecco occhiaie livide di nulla che guardano in squallide stanze delle periferie dalle scintillanti patinature di piazza pulita il filmato in cui sono chiamati alla guerra santa, alla rivincita morale, alla jihad, alla purificazione dei proprio peccati con la propria morte offerta: “ecco è a me che il fratello santo parla” mi sembra di sentirli pensare vedendo il militante, sottotitolato in perfetto italiano dai solerti tecnici de La7, dire in arabo “mi rivolgo ai miei fratelli occidentali” e “so come vi sentite in occidente, siete depressi , ma la jihad vi salva dalla depressione”.
MA E’ NORMALE TUTTO CIO?
Ma è normale questa cosa ? è normale che la stampa occidentale diffonda dei veri e propri messaggi militari contenenti ordini puri come “ avvelenate il loro cibo e la loro acqua” o “adesso uccideteli” e via dicendo spacciando questa divulgazione funzionale al terrore per informazione eppoi se un artista o un intellettuale chiede a questa stessa stampa di informare il pubblico del suo lavoro, del suo pensiero, delle sue ricerche con cui vorrebbe arricchire la società di cultura , unico vero antidoto alla barbarie, lo ignorano fino alla morte? È normale?
Queste anime dannate sicuramente torturate da strazianti sensi di colpa e atroci conflitti interiori, per certo in molti momenti proveranno un orrore di se stessi insostenibile, soffocante, nessuno del resto parte con l’obiettivo di essere un reietto nella vita, o di uccidere suicidandosi qualcuno credo: le loro pomate gel, le loro meticolose scrinature ai capelli, le loro camice alla moda, i profumi dozzinali di cui si irrorano, questi fiochi segni e barlumi di speranza che possa cadere anche su di loro il piacere dell’amore di una coetanea, magari bellissima come le donne delle copertine, sono le fossili tracce di una anima nata perfettamente umana: immaginiamo i deliranti e febbrili monologhi interiori, peggio di quelli di cui ammorbò se stesso l’uxoricida Raskolnikov, di riscatto nella reiterazione della loro caduta quotidiana, quando sciamano a prendere possesso delle strade dove insensibili al gelo che rende le loro mani cianotiche o al caldo afoso che spezza le gambe spaccerano per ore e ore a dei coetanei che al tempo stesso li disprezzano e li emarginano.
MOVIDA E DIS-INTEGRAZIONE
Così gli spacciatori arabi della gang di San Lorenzo sono aggressivi, lividi, pieni di cupo e tragico risentimento i loro sguardi gravidi di odio quasi omicida sembrano voler fulminare chiunque colpiscano con la carica dell’ essere dannati all’inferno proprio per colpa sua, cioè di chi gli chiede di essere quello che sono ora, degli spacciatori, e non altro, immondi specialmente agli occhi del proprio dio, e per colpa di chi non li abbraccia come fratelli e figli assorbendoli in quel mondo di effusioni e calore, cosi potrebbero sentire, che invece quasi orgiasticamente è manifestato ovunque nei luoghi come San Lorenzo consacrati alla movida grazie alle sostanze disinibenti tra cui prima di tutte l’alcool.
Sono restato parecchie volte fermo per strada a guardare questi ragazzi, guardare a loro volta, dalla lontananza irraggiungibile della loro schiavitù criminale, le ragazze italiane pieni di furiosa e dolorosa invidia per quella vita-dolce-vita per statuto a loro negata.
In quartieri di movida come questo si assiste a un particolare fenomeno che è rappresentato dal fatto che nel giro di poche ore praticamente tutta la massa circolante dei giovani e giovanissimi, come uno sciame tra le varie celle dell’alveare rappresentate dai vari locali che stanno uno dietro l’altro senza soluzione di continuità porta dopo porta, entra collettivamente in uno stato di ebrezza via via sempre più accentuato. Tra l’orario del primo aperitivo verso le sei del pomeriggio agli ultimi cocktails delle due notturne per poi finire alle ultime birre on the road dell’alba, si ascolta un brusio in continuo crescendo dalle nostre strade, è la marea dell’ebrezza collettiva che monta, poi il brusio diventa un clamore di voci, poi diventa un fracasso di schiamazzi, di risate via via sempre più oscene e gutturali, poi si alzano in volo le prima grida, al cominciare della notte fonda, che possono virare, come voli di stormo, dallo scherzo alla tragedia di improvvise risse i cui attori sono in stato di pesante alterazione, ovvero in quello stato che è lo stato in cui sono commessi oltre il 50 per cento degli omicidi cosi come recitano le statistiche.
Si ubriacano e usano sostanze, è un mero dato di fatto, non una questione morale, i ragazzi e le ragazze italiane e altrettanto fanno gli arabi di seconda e terza generazione, non integrati, nelle loro imboscate di droga agli incroci delle strade dove fanno i loro mercati senza pudore, e sovente capitano tra di loro feroci scontri sanguinari a colli di bottiglia, a notte fonda, finito il lavoro.
Chiarimenti sulle loro questioni dei loro territori, o semplice sfogo di rabbie altrimenti intraducibili. Tutto ciò lo si sente dalle finestre alte sulle strade. Giù a terra invece oltre a sentire si vede: si vedono proprio i comportamenti che vanno via via surriscaldandosi, in un affettività-feticcio fatta di freni inibitori che cadono in abbracci e baci ed effusioni anche tra sconosciuti, più che di veri motivi morali al bene.
Fenomeno da cui sono ovviamente esclusi i giovani arabi della gang dello spaccio. Ma fenomeno a cui assistono, senza ombra di dubbio con bruciante rancore e aggressivo sarcasmo, a volte fatto anche di mani addosso alle donne che passano in mezzo ai loro manipoli anche se sono accompagnate.
Questi ragazzi, questi giovani uomini, hanno un volto a cui è stato strappato senza anestesia il sorriso per impiantarvi un ghigno atroce. Sono come tizzoni ardenti in un bagno di liquido incendiario. Ogni tanto poi ecco un lupo grigio, arabo anche lui, viene in bicicletta, sembrerebbe un vecchio giovane delle prime immigrazioni degli anni 90 il cui volto magari è noto nel quartiere alle lunghe memorie. Ha l’indistinguibile eleganza di chi ha fatto parecchi anni di carcere. Arriva fluido sulle due ruote, affianca il capogruppo di turno all’incrocio, parla, va, torna, va di nuovo via, deve essere il sovraintendente territoriale e chissà forse ufficiale di collegamento con i piani bassi della piramide mafiosa italiana. Intanto l’addetto allo stock delle dosi nascoste sotto i parafanghi di una qualche macchina o vecchia ape torna per darle all’addetto allo spaccio, una protodivisione del lavoro rudimentale ed efficace. Ma ripeto: il tutto senza nessuna cautela, tutto fatto in chiaro, senza nessuna preoccupazione di essere osservati, scoperti, un irrazionale correre inutili rischi, una orgogliosa arroganza la cui logica sfugge se non nei sensi di cui ho già detto prima di essere anche sfida sociale di una assai confusa condizione interiore che deve governare le loro esistenze.
CINEASTI ITALIANI NO VIDEO TERRORISTI SI
Nel servizio della sette “isis, nascita di un format” del 17 nov 2015 dove hanno proiettato con grande orgoglio giornalistico il famoso film di propaganda del terrorismo, in studio c’era Freccero e un altro illustre ospite, mr. Luttwack. Mandarono in onda tutto il parecchio lungo filmato dell’Isis sottotitolato in italiano. Quanti cineasti italiani non saranno mai degnati di tanto onore e quindi la cui esistenza e il cui lavoro , la cui opera saranno sottratti alla nazione?
Ricordando Brodskij che aveva scritto che la mancata pubblicazione dei romanzi di platonov per causa dello stalinismo aveva ritardato lo sviluppo della psiche della nazione per cinquanta anni, sappiamo quanto gravi siano queste omissioni, queste segregazioni culturali, questi ergastoli dati all’arte agli artisti e alla cultura dalla nostra grande stampa che invece non esita a diffondere con ridicole motivazioni di informazione l’oscenità di un filmato dell’isis che istiga, anzi che ordina militarmente di perpetrare stragi rivolgendosi ai border line musulmani occidentali di seconda generazione caduti nella depressione (di vite bruciate per non essere stati debitamente integrati dalle ex potenze coloniali che devastarono le loro terre di origine, beh ora non è che possiamo proprio dimenticare la storia no? non ci chiederete anche questo in nome dello stato di emergenza vero?) e istiga a gravissimi conflitti titaniche civiltà quali quella cristiana e quella musulmana.
Non sapremo mai quanti artisti sono stati silenziati in questo modo dall’ostracismo della stampa, però sappiamo il numero delle vittime degli attentati sul cui fuoco essa ha certamente gettato barili di benzina per scopi di mercificazione della tragedia, certo, senza vera cattiveria politica, i cui prodotti pero, le loro narrazioni tossiche , entrando nella scia dei vortici caotici del reale diventano fattori di conseguenze politiche devastanti, perché le letali uova delle nidiate di suicidi assassini vengono covate anche dal calore di questo mercificazione mediatica che genera il senso del gesto di terrorismo producendo la gloria di quei delitti. Forse qualche impavido intellettuale ha ancora una goccia di coraggio per affermare questa banale verità? Non credo. Non in questo paese, in questo pollaio come lo definiva lo scrittore Aldo Rosselli.
STRANI “PERSONAGGI” RESIDENTI NEI PAESI ARABI RICCHI
E Sappiamo anche , sempre grazie a questo tipo di giornalismo, cosa ordinano i colonnelli del terrore alle menti plagiabili dei senza futuro delle banlieu occidentali di origine islamica. “sei depresso ? lo stato dell’isis ti aiuta ad uscire dalla depressione”. Chi aveva prodotto questo filmato ora distribuito in tutta Italia, e chissà in quante altre nazioni, integralmente e perfettamente sottotitolato , come un qualsiasi oggetto della perfetta macchina della industria culturale, anzi potremmo candidarlo a venezia magari, confezionato chissà in quale studio occidentale o in quale studio di ricchissimi paesi arabi dove vivono molti strani occidentali, tra cui il manager di compagnie di mercenari di altissimo livello come l’ex navy seal Erik Prince, fondatore ed ex proprietario dell’esercito mercenario black water, per esempio -i cui membri si sono macchiati di delitti gravi in vari scenari come in iraq uccidendo donne e civili- offrendo a uno strano mercato le loro strane prestazioni e consulenze completamente fuori dai radar della legalità e del controllo democratici, aveva una esatta conoscenza sociologica del target antropologico da colpire, sapeva perfettamente quali menti poteva catturare con lo strascico lanciato nelle nostre società proprio grazie al tipo di servizio che stavo guardando, e la cui giustificazione di essere necessaria analisi e informazione, che faceva grondare Freccero di sofismi, ha un qualche valore di verità solo in quel 70 per cento di pubblico ormai analfabeta di ritorno di cui è composta la nazione, che non ha nemmeno i minimi strumenti culturali per navigare nella minima complessità delle istruzioni di un medicinale , tipo di pubblico senza il quale questo tipi di format non avrebbero in Italia la massiccia diffusione che invece hanno.
E che produce anche, questa gloria mediatica, quel valore aggiunto, criminalmente eccitante le fragili menti che cadranno nella trappola, del sapere che questa dichiarazione di morte, trasmessa dai media stessi delle potenziali vittime, la stanno vedendo tutti gli occidentali che a loro volta sanno che lo stanno vedendo anche degli arabi che vivono tra di loro pronti a recepire la chiamata, e che quindi è una informazione altamente tossica che articola una geometria variabile e infernale di paure, fobie e istigazioni ad appropriarsi di questo terrore come arma di rivincita sociale.
IL PROSSIMO BATACLAN SARA’ A SAN LORENZO ? A TESTACCIO? A TRASTEVERE?
Quando ho visto le foto e ho letto le storie degli assassini del Bataclan e ora quelli dell’attentato di Bruxelles li ho sociologicamente e psicologicamente riconosciuti in questi ragazzi che vedo tutte le sere spacciare a San Lorenzo. Come essi stessi scopriranno da queste stesse pagine essere antropologicamente e socialmente simili in tutto e per tutto a quelli già celebrati in tutto il mondo, e vi si specchieranno dicendosi che è cosi anche per loro che deve andare. La macchina per produrre kamikaze a costo zero è fatta anche di questo. Tutti coloro che hanno compiuto la stragi di Parigi e Bruxelles, come ci ha ben raccontato la grande stampa, non erano infatti algidi asceti venuti a purificare il mondo, figure di bruciante spiritualità quali ci aspetteremmo in figure che si vorrebbero spacciare per fanatici religiosi, no, niente affatto: ma degli sballati fatti di droghe e alcolizzati,, videogamers microcriminali con le fedine penali macchiate di reati di spaccio , furti, rapine e violenze.
Persone emarginate e fallite, condannate ancora prima di nascere da una civiltà che non ha saputo ( che non ha voluto) costruire integrazione, borderline, alcolisti e abusanti droghe, depressi cronici senza nessuna speranza, dediti allo spaccio e all’abuso ma pieni di un accecante e letale dolore situato in un feroce orgoglio umiliato. Ovvero La fotocopia esatta di questi ragazzi acquartierati nei villaggi dei balocchi delle movide europee, come la San Lorenzo del 2016, dove con grande metodo ormai si alcolizza la massa dei giovani ogni santa sera (i cartelli dei produttori dei super alcoolici e delle birre sono tutte aziende ormai da anni con trionfanti crescite costanti annuali dei profitti che non sentono crisi e che hanno ampiamente finanziato la stampa con pagine e pagine di pubblicità)
Camminando per queste strade sanlorenzine, sobillata dalla nostra stampa glorificante le gesta sanguinarie degli psicolabili/sucidi/assassini -invece che condannarle come dovrebbe logicamente farsi, alla damnatio memoriae per isolarne la virulenza ed evitare contagi psichici, cosa politicamente praticata dagli antichi- mi chiedo quando si accenderà anche in qualcuno di questa banda , l’idea di trasformarsi nel prossimo “personaggio” celebrato sulle prime pagine dei giornali mondiali per aver trucidato centinaia di coetanei, decidendo cosi di uscire dalla sua grigia esistenza del fallimento e dell’emarginazione purificato dai propri peccati grazie gli ideologi della guerra santa diffusi dalla nostra stampa per entrare come una stella del male nella Storia Mondiale dalla porta lasciata aperta dalla società dello spettacolo del prossimo Bataclan magari sanlorenzino, o di Testaccio o di Trastevere. Quando? Credo sia solo una questione di tempo.
-inoltre non trovo nessun manuale di strategia militare che suggerisca di consigliare ai propri nemici come meglio colpire o quali obbiettivi sono più vulnerabili, come quotidianamente fa la grande stampa occidentale-
Lo sanno i servizi segreti, le intelligence occidentali , il Viminale , che sono queste bande arabe di spacciatori abusanti sostanze e alcool, lasciate platealmente libere di agire, accampate per esempio a San Lorenzo, i nidi delle vulnerabili e fragilissime menti a rischio di diventare assassini dei propri coetanei? Menti manovrate dai messaggi lanciati come esche psichiche esplosive ad hoc nello spazio pubblico del mondo dallo sporchissimo gioco di false religioni che mascherano invece verissime feroci lotte dei potentadi mondiali per il dominio tout court del futuro ? Lo sa la nostra stampa che divulga continuamente le performance criminali del terrorismo incensando di andywaroliana celebrità gli assassini con intere pagine di giornale loro dedicate, di essere l’ultimo anello necessario della diffusione di massa della chiamata alle armi di queste vite senza senso a cui commettere queste stragi si presenta cosi, grazie proprio a queste gloria regalata alle loro follie omicide a piene mani, come una redenzione delle loro vite maledette? Lo sa Mario Calabresi che afferma che “Solo l’europa ci salverà“ che il suo giornale, come tante altre prestigiose testate giornalistiche e televisive, di fatto soffia sul fuoco dell’incendio della militarizzazione della follia criminale glorificando questi miserabili demoni del sottosuolo manovrati non sappiamo ancora da chi?
Per me è una cosa limpida e chiara, lo so senza ombra di dubbio. E so che lo sanno perfettamente anche i proprietari della grande stampa, le grandi firme di un giornalismo a mio modo di vedere assolutamente irresponsabile e nichilista, ma non hanno la forza morale di cambiare passo perché temono che altrimenti il mondo spettacolare andrebbe distrutto e con esso le loro posizioni sociali e le certezze economiche della riproduzione della loro nuda vita, e dunque sentono solo l’imperativo mercantilistico di vendere vendere e vendere tutto a costo di tutto- se non per motivi anche peggiori che nemmeno voglio pensare.
Cosi come so che i burattinai di questo teatro della strage hanno inventato di politicizzare la follia dei diseredati, perché genera lo tsunami devastante della risposta xenofoba, ovvero delle forme di panico collettivo, capace di scoperchiare le tane dei demoni dormienti del male e funzionale a tacere ogni altra domande che la società avrebbe certamente vorrebbe e dovrebbe porsi sul proprio presente e futuro se non fosse sepolta viva dallo stato di emergenza e perché che genera il consenso a nuovi poteri in via di incubazione che vorrebbero affacciarsi sull’orizzonte della storia prossima.
PREMONIZIONE
Stasera rientrando a casa è successo che ho sentito urla bestiali a via degli Equi, via via più nitide, mentre preoccupati spuntavano i volti dei negozianti skrilankesi, lavoratori musulmani indefessi, che già avevano capito cosa stava accadendo, fino a rendermi conto che è successo che uno di questi ragazzi di cui ho appena scritto deve aver dato fuori di testa, eccolo lo vedevo con la coda dell’occhio girare per le strade del quartiere urlando in un francese magrebino contro la gente, contro il mondo, contro le donne puttane , contro la vita puttana ed era fuori di se e inveiva a fantasmi che vedeva solo lui: era agghiacciante, faceva paura. La sua voce pareva venire da uno sprofondo abissale, e si sentiva che la sua mente e anche la nostra mente ormai non possono non impigliarsi in questa maledetta trappola semantica e immaginativa della doppia lama del terrorista suicida assassino in ogni personaggio di origine islamica a cui vacilli la mente.
Lui ormai sapeva, sapere inculcatogli dall’ambiente tossico , in questo momento entropico di viaggio umano verso disordine e distruzione, acceso dal potere caduto ad oriente come ad occidente, a Sud come a Nord, in mano a uomini e donne pericolosamente stupidi e senza visioni, sapeva quali demoni il suo essere l’identità che è andava sollevando nelle paure della gente che era colpita dal suo grido. E questo lo ubriacava di orgoglio. Ecco, mi sono detto, un buon candidato a celebrare la prossima festa di morte invitato a ciò da persone che forse, volto bianco, giacca e cravatta e ufficio in qualche città importante del mondo, pensavo, ci sono più vicine di quanto crediamo. Basterebbe un angelo della morte che lo affiancasse regalandogli un Kalasnikov…
ALCUNE IMMEDIATE INDEROGABILI NECESSITA’
A) sottrarre le droghe leggere come fonte di finanziamento di mafia e terrorismo liberalizzandole, cosa che è stata ormai fatta in molti stati americani, droghe sulla cui economia si imperniano le bande dei non integrati islamici di seconda e terza generazione, riforniti dalle occidentalissime mafie – anche di armi all’occorrenza con le quali si possono poi fare le cose che sappiamo, come ho già scritto qui
B) disinnescare con vaste profonde e imponenti strategie sociali di integrazione l’ordigno della paura e dell’odio sociale nel cui meccanismo sono implicate sia le fragili menti generanti follie criminali di questi creature del sottosuolo sia le vittime fisiche dei loro suicidi-stragi. Abbiamo un milione e mezzo di musulmani in Italia.O li integriamo, difendendoli innanzi tutto dal loro crimine interno, cosa che loro desiderano ardentemente, come cittadini a tutti gli effetti o ne facciamo un esercito straniero di invasione con cui combattere una sanguinaria guerra. Non ci sono vie di mezzo a meno di quella del razzismo politico che termina nello sterminio fisico di stampo nazista o loro o nostro o di tutti, cosa che ho ultimamente affrontato in “razzismo e incesto“
C) decisioni politiche di non tollerare assolutamente , ad esempio, la violenza di questa gang criminale araba per adesso incredibilmente ora lasciata agire in assoluta libertà in un ruolo di aggressiva potenza criminale territoriale, gang che potrebbe , il rischio è evidente visto l’esacerbarsi dello scenario generale, esprimere dal suo seno con altissima probabilità alcuni protagonisti delle prossime militarizzazioni della follia e che troverebbero nella affollata movida del quartiere un potenziale carnaio colpibile senza nessuna fatica E’ anche altamente probabile che se è vero che i terroristi/psicolabili francobelgi degli attentati di Parigi e Bruxelles hanno frequentato Roma, è qui che sono passati, hanno frequentato questo tipo di ambienti, perché sono del tutto simili e affini ai loro in Belgio e Francia cosi come li abbiamo conosciuti dai fatti. Dunque massima allerta.
D) Cessazione immediata del culto mediatico delle personalità degli psicopatici suicidi/omicidi perchè questo culto mediatico è istigazione alla emulazione. E’ produzione del senso del terrorismo stesso. E’ glorificazione delle loro azioni a livello globale. I media che giustificano con la audience la diffusione dei messaggi e degli ordini jiadhisti di fatto diventano un momento della divisione del lavoro del reparto trasmissioni del terrore e se non è una cosa voluta da non sappiamo chi, se è solo una cosa meramente mercantilistica è cosa da appurare, ma le conseguenze sono sempre le stesse : l’incrementare vertiginosamente le condizioni di possibilità di eventi come il Bataclan o l’aeroporto di Bruxelles, suggerendo una fine almeno gloriosa a chi già sprofonda nell’insensatezza delle vite allo sbaraglio dei non integrati di origine musulmana nelle suburre occidentali dedite ad abuso spaccio crimine e violenza.
CONCLUDENDO
Penso all’aeroporto La Guardia di NYC , dedicato a Fiorello La Guardia, sindaco italoamericano di New York dal 1934 al 1945, e ad altri sindaci di New York di origini italiane, penso a Scorsese, De Niro, Di Caprio, Nicolas Cage, Frank Capra, Michael Cimino, Francis Ford Coppola, Sofia Coppola, Brian De Palma, Danny DeVito, Al Pacino, Quentin Tarantino, etc, tutti questi italoamericani i cui nonni o genitori furono ritenuti ai tempi dell’immigrazione nell’America dell’apartheid persone da segregare e discriminare. Penso a Sonia Ghandi, italiana, che è stata Premier dell’India. So che un giorno questo paese avrà magari un capo di stato, un presidente del consiglio, o sindaci delle più importanti città o dei più sperduti paesini perfettamente italiani ma dal cognome indiano o arabo o cinese o rumeno o albanese o della luna: not important from where. Sarà il mio presidente della repubblica, il mio primo ministro, il mio sindaco, il mio regista preferito o il più grande attore o scrittore italiano o direttore d’orchestra italiano e oggi voglio proteggere la famiglia in cui sta crescendo, dandogli l’opportunità di diventare esattamente queste cose invece che respingerlo nella sfera della non cittadinanza, della non esistenza sociale, e pervertendo con ciò il suo cocente desiderio di eguaglianza e di essere integrato, nell’istinto terminale di disintegrarsi annientandoci in un attentato suicida omicida.
Allora bisogna difendere e tutelare le nostre comunità straniere, e in questo momento specialmente quelle islamiche di migliaia e migliaia di persone che vogliono integrarsi per diventare cittadinanze italiane a tutti gli effetti, difenderle dai loro esponenti criminali , difendendole con ciò dall’essere identificate con la sovraesposizione della violenza microcriminale esercitata da questi emarginati nel seno delle loro stesse comunità come forza supplente dello Stato assente, branchi di ragazzi smarriti altamente manovrabili la cui azione aggressiva nei confronti dei territorio potrebbe degenerare in follie omicide-belligeranti e dall’altro alimentare il vento dell’islamofobia e l’incendio mondiale. Perché le istituzioni lasciano correre?
Volete altre stragi ? Se non si agisce urgentemente su questo tipo di realtà, come il quartiere belga o le periferie francesi, lasciate a se stesse e in mano dunque solo al potere dei soggetti criminali, o come quella del quartiere romano di San Lorenzo, con strumenti sociali di forte integrazione congiunti a intolleranza assoluta alla presenza di bande, ovvero con l’azione di forze dell’ordine che non facciano finta come sembrerebbe ora di non vedere quello che avviene tutti i giorni, lasciando che questa gang militarizzi criminalmente il quartiere, allora queste cose prima o poi accadranno.
Scrivono oggi i quotidiani che il Belgio conosceva i kamikaze. Anche noi sappiamo da dove dobbiamo aspettarci le prossime follie. Lo sappiamo benissimo. Solo gli incompetenti e gli irresponsabili e le coscienze sporche o non lo sanno o fanno finta di non saperlo, perché preferiscono raccogliere i frutti del dopo piuttosto che prevenire il prima. Guardiamo in faccia la realtà. Lo stato delle cose. Quello che non sappiamo invece veramente è chi sono i burattinai. Scoprirlo è urgenza estrema.
Dopo questa minuta dostoevskijana redatta dal territorio, scritta per strada, in queste strade, non avrete scuse e non potrete dire che non sia stato detto. Spero, mi auguro vivamente , di non doverla rinfacciare a nessuno.
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