Il mondo politico del Marocco sta vivendo momenti importanti in questi giorni. I principali partiti si sono infatti sfidati in una tornata di elezioni locali, importante banco di prova in vista delle elezioni generali dell’anno prossimo, mentre il governo sembra essere intenzionato ad aprire alle trattative con il Sahara Occidentale, il territorio a sud del Marocco occupato dal governo di Rabat.
ELEZIONI LOCALI
Secondo i dati comunicati dal ministro degli Interni Mohamed Hassad, le elezioni vedrebbero un risultato favorevole ai liberal-conservatori del PAM (Parti authenticité et modernité – Hizb al-asaleh wal-hadatheh) di Mustapha Bakkoury, che nei risultati preliminari è accreditato di 20.7 punti percentuali. Soddisfatto anche il primo ministro Abdelillah Benkirane, visti i buon risultati del suo partito islamista, il PJD (Parti de la justice et du développement – Hizb al-εadala wa at-tanmia), che nonostante il prevedibile calo rispetto alle elezioni generali del 2011 si attesta comunque attorno al 17.1%. Nel complesso, si sono recati alle urne il 52.3% degli aventi diritto, un dato in linea con quello delle precedenti consultazioni.
La soddisfazione del PJD può essere compresa analizzando più a fondo il risultato elettorale: se il partito di Benkirane ha perso dieci punti percentuali rispetto alle elezioni politiche del 2011 (allora ottenne il 27.08% dei suffragi), questo ha fatto registrare un netto incremento rispetto alle elezioni locali del 2009, quando ottenne solamente il 5.4% delle preferenze. Dunque il PJD potrà conquistare nuove posizioni di potere a livello regionale e comunale che prima spettavano alle forze avversarie, come ha sottolineato il premier del Paese nordafricano: “Questi risultati confermano la fiducia del popolo marocchino nel lavoro del governo. Il nostro obiettivo era quello di ottenere un risultato politicamente significativo, ed è quello che abbiamo fatto”. Va ricordato, inoltre, che per la prima volta 678 consiglieri regionali sono stati eletti con il suffragio universale diretto, come previsto dalla nuova costituzione varata dal sovrano Mohammed VI dopo le proteste della “Primavera Araba”. rendendo ancora più importante il risultato del partito di governo. Il PAM, invece, resta stabile rispetto al 21% di sei anni fa.
NUOVO DIALOGO CON IL SAHARA OCCIDENTALE
Dopo anni di gelo, il governo di Rabat sembra avere intenzione di riprendere le trattative con il Sahara Occidentale, vasto territorio a sud del Marocco occupato dal Paese di re Mohammed VI ma abitato dal popolo Ṣaḥrāwī, e che sin dal 1976 ha dichiarato la propria indipendenza sotto il nome di Repubblica Araba Sahrawi Democratica (RASD). Ai lunghi conflitti, che hanno visto anche la partecipazione dell’Algeria in appoggio alla RASD ed al Fronte Polisario (Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro), sembra oggi fare seguito un piccolo spiraglio di luce dopo che Rabat ha deciso di rendere legale l’attività di una organizzazione non governativa per i diritti umani nel Sahara Occidentale.
Come comunicato da Human Rights Watch, lo scorso 24 agosto il governo marocchino ha autorizzato l’attività dell’Associazione Sahrawi delle vittime delle violazioni gravi dei diritti umani commesse dallo Stato del Marocco (ASVDH), dopo dieci anni nei quali questa stessa associazione era stata costretta ad operare nell’illegalità. Tra i primi obiettivi di questa associazione fondata da ex prigionieri politici ci sarà quello di annullare il divieto di riunioni in pubblico e manifestazioni imposto da Rabat sul territorio del Sahara Occidentale, ma anche quello di permettere ad altre associazioni “sorelle” di potersi registrare legalmente e di non dover dunque temere per l’incolumità degli attivisti.
“Il Marocco ha rotto un vecchio tabù riconoscendo legalmente un’associazione il cui nome fa riferimento a delle gravi violazioni commesse dallo stato marocchino nei confronti dei Ṣaḥrāwī“, si legge nel comunicato di Human Rights Watch. “Ma la vera prova di cambiamento ci sarà se questa organizzazione, così come le decine di altre organizzazioni che sono tutt’ora in un vuoto giuridico, godranno di una maggiore libertà per condurre le loro attività pacifiche legalmente e senza restrizioni“. La repressione nei confronti del popolo Ṣaḥrāwī è infatti ben lungi dall’essere interrotta, con numerosi attivisti pro-indipendenza che continuano ad essere imprigionati e lo sfruttamento illegale delle ricche risorse di fosfati del territorio che viene perpetrato dal governo di Rabat, ma certamente la legalizzazione dell’ASVDH rappresenta un passo avanti in un conflitto di cui si parla poco, ma che dura oramai da decenni. Il fatto stesso di rendere l’associazione legale, infatti, implica quanto meno un’ammissione parziale da parte del Marocco della presenza di violazioni dei diritti umani nel territorio del Sahara Occidentale.