#Zelensky si rivela preda di una hybris mitomane totalmente irresponsabile verso milioni e milioni di ucraini e anche di europei a questo punto che aspettano la pace da ormai troppo tempo.
Il presidente #Trump, al contrario, si rivela figura umana e saggia, paziente, per nulla borioso come invece viene descritto, e con occhi che rivelano una fulminea e profonda intelligenza; se così non fosse, non sarebbe mai tornato nella Casa Bianca con tutto l’apparato contro.
Trump è uno che a volte dice cose orrende, ma fa cose giuste; la politica che si sente quasi razzialmente superiore a Trump, invece, sta attenta a dire cose molto belle, ma con l’altra mano fa continuamente cose orrende: questa è la mia formula per fare questo ritratto.
In questa lunga intervista, che ho appena finito di vedere qui da Mosca e che ho sottotitolato con un traduttore automatico – per cui mi scuso di alcune incongruenze, ma chi conosce un minimo di inglese con l’aiuto della traduzione potrà capire bene –, Trump è stato provocato dall’analfabetismo politico assoluto di Zelensky più di una volta, e ha sempre fatto finta di non sentire le provocazioni, per non rovinare la prospettiva di un negoziato di pace.
Non ha mai risposto alle provocazioni e agli atteggiamenti completamente sballati di Zelensky che, essendo un attore, pensa di dover recitare la parte di Zelensky come lui immagina che vogliano i suoi occulti sponsor – cioè l’ala guerrafondaia del Pentagono e gli apparati afferenti –, quindi comportandosi come in una versione cinematografica completamente dissociata dalla realtà che, come gli ha ricordato Trump, o passa attraverso i compromessi o non è, e che è completamente diversa dalla parte che Zelensky, politico reale di un paese distrutto dalla guerra, con enormi cimiteri di guerra, dovrebbe mettere in scena.
Quando poi Zelensky si è messo a fare il duro alla “Servant of the People”, come ha recitato nella serie televisiva progettata apposta per portarlo al potere, da coatto oligarchetto di provincia, attaccando a brutto muso Vance, solo allora Trump, essendo un vero leader, è esploso, non tollerando l’aggressione al suo vice.
E lo ha ridotto in polvere davanti al mondo, decretando la fine politica di Zelensky, soprattutto in patria, dato che Zelensky esce da questo incontro con il target del bersaglio addosso, soprattutto per la gioia dei suoi nemici interni, per esempio il ferocissimo Poroshenko, che vorrebbe bere il vino nel suo cranio.
Quando il presidente Trump si è trovato a parlare di Putin, ha adoperato un registro di totale lealtà nei confronti del presidente della Federazione Russa, come è giusto che abbia fatto nei confronti della pace mondiale, perché solo se i due presidenti delle due superpotenze nucleari della terra costruiscono un rapporto di credibilità e rispetto reciproco il mondo potrà essere salvato.
Trump questa cosa l’ha sottolineata chiaramente, rispondendo a una domanda: “Io non sono allineato con nessuno, né con Putin né con Zelensky; io sono allineato con gli Stati Uniti e, soprattutto, sono allineato con il mondo per la pace, e sarebbe bello se potessi essere ricordato come un pacificatore”.
Per quanto mi riguarda, osservando profondamente questi due uomini, sono rimasto assolutamente convinto della verità delle intenzioni di pace di Trump.
Trump, che è un uomo di affari, un businessman, è un uomo assolutamente intelligente, come dimostra la sua capacità di aver dato scacco matto a chi lo ha boicottato in tutti i modi, tornando alla Casa Bianca, e tornandoci con un oceano di consenso popolare che lo mette al sicuro da qualsiasi cosa, perché, se toccassero Trump con il mare di consenso che ha in America, si solleverebbe senza meno una guerra civile, conosce perfettamente la storia della guerra in Ucraina, sa perfettamente che la Russia è assolutamente innocente e che si è semplicemente difesa da 30 anni di aggressione politico-militare da parte dell’organismo militare occidentale, che ha trascinato l’Ucraina in questa situazione solo per perseguire i propri scopi di espansione del proprio potere e di accaparramento di sempre maggiori quote di ricchezza pubblica per i propri interessi.
Come sa chiunque studi le cose, cose che diceva anche George Kennan prima di morire a in una intervista del 2 maggio 1998 a Friedman sul New York Time.
In questa situazione, il presidente degli Stati Uniti d’America può stare dalla parte della Russia soltanto perché consapevole che significa stare dalla parte giusta; per null’altro al mondo potrebbe reggere questo sbilanciamento di Trump, questo rovesciamento della narrazione occidentale che, anti-kantianamente, per anni e anni ha coltivato la mostrificazione dell’avversario, un avversario che è la prima potenza nucleare della terra.
Quando infine Trump non ne ha potuto più delle provocazioni di Zelensky, che fra l’altro ha fatto delle affermazioni contro Putin molto pesanti, assolutamente controproducenti a qualsiasi ipotesi di negoziato, da cui Trump si è dovuto dissociare proprio per evitare che il suo silenzio potesse essere valutato come assenso alle cose che diceva Zelensky – il quale, o non conosce minimamente la storia di questa guerra oppure, da navigato attore di cabaret, mentiva spudoratamente, indicando la Russia come l’impero del male e Putin come il mostro e se stesso come il bene e l’Ucraina come l’impero del bene –, allora Trump ha guardato il cabarettista ucraino e gli ha detto: “Tu stai giocando con la terza guerra mondiale”, utilizzando il verbo “gambling”, che è un verbo del gioco d’azzardo.
Trump ha meditato davanti alla stampa, e quindi davanti al mondo che avrebbe guardato quello che siamo adesso commentando, che con questi atteggiamenti le trattative di pace saranno molto difficili.
Ma la sua capacità di uomo d’affari – “Ho fatto affari per tutta la vita, sono un uomo d’affari, fare accordi è il mio lavoro” – di tirarsi nettamente fuori da qualsiasi connivenza di bassa lega con il tentativo di Zelensky di portare Trump a sposare le sue descrizioni di Putin come un mostro, un assassino e un criminale – parole che Zelensky ha usato dentro la Casa Bianca e che suonano come una provocazione per boicottare deliberatamente il ruolo di mediazione di Trump, e da cui Trump, come mediatore, non poteva che dissociarsi per non sacrificare la possibilità della mediazione, esattamente ciò che non hanno fatto tutte le cancellerie europee, che adesso piagnucolano un posto al tavolo della storia che non avranno – ha messo in salvo e, anzi, ha capitalizzato ancora più attendibilità nei confronti della Russia il che rende la pace meno improbabile di come lo è nella stupida ferocia delle cancellerie europee che sono la quinta colonna dell’ala guerrafondaia del Pentagono restate senza istruzioni sul domani e che è chiara intenzione di questa amministrazione spazzare via in cooperazione con la Russia.
Cosa verso cui il mondo dovrebbe tifare a reti unificate.
FINE
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