Pochi giorni fa, in un supermercato a Boulder, in Colorado, c’è stato un omicidio di massa, il settimo di questo tipo in un mese negli USA. Dieci persone, di età compresa tra i 20 e i 65 anni, sono state uccise. Tra di loro un impiegato ed un poliziotto, padre di sette figli. L’assassino, armato di un fucile, è un giovane di 21 anni, immigrato dalla Siria nel 2002 e descritto dal fratello come una persona con forti problemi di salute mentale e paranoia, spesso maltrattato a scuola per il fatto di essere mussulmano. L’assassino è stato ferito ad una gamba dalla polizia e poi portato in ospedale. Verrà processato per dieci omicidi di primo grado. Questo evento terrificante ci porta ad analizzare la problematica del controllo delle armi e della loro distribuzione tra i cittadini negli Stati Uniti.
Il nuovo Presidente degli USA Joe Biden si è espresso chiaramente sul tragico episodio di violenza a Boulder dichiarando di essere favorevole ad un sistematico controllo sulla distribuzione delle armi nel paese.
La problematica della violenza legata all’uso delle armi è decisamente preoccupante. Basti pensare che nel 2020 sono state uccise tramite armi 4000 persone in più rispetto al 2019. Purtroppo nessuna delle uccisioni di massa avvenute in tutto il Paese ha spinto verso un dibattito a livello nazionale su quello che si dovrebbe fare per prevenire questo tipo di violenza inaudita. Al tempo stesso la gente non va ad analizzare le ragioni che si celano dietro questi episodi.
La problematica non è solo tecnica, ma anche politica. I divieti imposti sulla distribuzione di fucili e i controlli portati avanti dalle forze progressiste non bastano ad evitare o, perlomeno, a diminuire le sparatorie di massa e gli omicidi che caratterizzano la situazione americana.
Gli approcci che più chiaramente cercano di salvare le vite delle persone, o anche strategie politiche relative a questo problema vengono raramente discusse ad un livello nazionale. Anche i democratici perdono la loro battaglia con i repubblicani sulle leggi per il controllo sulle armi, invece di focalizzarsi su sforzi meno partigiani per la prevenzione in merito.
L’intensa concentrazione sulla National Rifle Association (NRA – Associazione Nazionale dei Fucili) non sta raggiungendo grandi obiettivi, anche se dopo due anni di denunce la NRA non è più in gran forma. In realtà, la forte opposizione dei legislatori repubblicani al passaggio di leggi sul controllo delle armi e la profonda visione ideologica che crede nel diritto alle armi per milioni di americani non sono affatto cambiate. Esiste ancora una forte critica sulla posizione politica della NRA, ma l’attenzione dei media e gli attacchi dei democratici non fanno altro che gonfiarne l’importanza.
Esiste poi un altro aspetto. La violenza delle armi non viene discussa come l’ingiustizia razziale quale in realtà è. Più della metà delle vittime di omicidi sono afroamericani. Parlare dunque di questa realtà attraverso la lente dell’uguaglianza razziale potrebbe aiutare a discutere meglio la radice della violenza delle armi.
Il dibattito sul controllo delle armi continua, ma non produce risultati reali ed apprezzabili. L’anno scorso si è sviluppato un movimento concentrato sull’opposizione al controllo delle armi, accompagnato da un aumento delle uccisioni giornaliere che è difficile da comprendere. In realtà, più a lungo si permette a certe idee riciclate d’informarci sul modo di capire questo problema, più ci si allontana dall’affrontare il vero bilancio della violenza delle armi.
(immagine di copertina: Left.it)