Dopo ben 535 giorni di prigionia, la cooperante Silvia Romano rapita da militanti jihadisti in Kenya è stata finalmente liberata ed è rientrata in Italia, accolta all’aeroporto di Ciampino dal premier Conte e dal Ministro degli Esteri Di Maio, oltre, naturalmente, dai genitori molto emozionati. Molti nel nostro paese sono stati assai contenti per questa liberazione da tanto tempo attesa. Ma al tempo stesso sono nate tante polemiche. La prima si è concentrata sul fatto che Silvia abbia deciso, a quanto pare di sua libera volontà, di convertirsi all’Islam. La seconda ha a che fare con il riscatto pagato dal governo italiano per la sua liberazione. La terza sul fatto che sia stata accolta da Conte e Di Maio.
Le polemiche sono venute soprattutto dalla destra, ed un noto leghista ha paragonato Silvia ad un’ebrea uscita da un campo di concentramento e magari convertitasi al nazismo.
In questo contesto, bisogna in primo luogo prendere in considerazione che la libertà di scelta religiosa è sacra, e che quindi nessuno ha il diritto di attaccare Silvia per essersi convertita all’Islam. E’ stata una sua scelta, e lei stessa ha affermato di non esservi stata “costretta” dai suoi rapitori. Quindi, su questo punto, bisognerebbe lasciarla in pace. La libertà di culto, qualsiasi esso sia, è un diritto per tutti e per tutte.
Per ciò che riguarda il pagamento del riscatto, questo era inevitabile. Bisogna ricordare che altri italiani ed italiane sono stati rapiti in passato da forze jihadiste, e che l’unico modo per salvarli dalla prigionia era, appunto, pagare il riscatto richiesto dai rapitori. Quindi queste polemiche sono assolutamente inutili. Il pagamento del riscatto fa parte del normale meccanismo legato ad episodi del genere.
Per ciò che riguarda l’accoglienza all’aeroporto di Ciampino da parte del premier Conte e dal Ministro degli Esteri di Maio, questa è stata una ottima cosa. E’ stato un segnale di quanto il nostro paese fosse, anche dal punto di vista istituzionale, soddisfatto per la sua liberazione. Non dimentichiamo che quando la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena, anche lei rapita (in Iraq) venne liberata, il premier Silvio Berlusconi con tutta una serie di dignitari, andò ad accoglierla all’aeroporto.
Alla fin fine, invece di perdersi in tante polemiche fondamentalmente inutili, bisognerebbe invece concentrarsi sul fattore umano e basta.
Le centinaia di giorni passati in prigionia con rapitori che anche se non hanno usato violenza contro di lei, devono essere stati per Silvia Romano una fonte di grande preoccupazione e sofferenza psicologica. Quindi la sua liberazione è stata una grande vittoria proprio dal punto di vista umano, indipendentemente dalla sua libera conversione religiosa, dal denaro speso dallo stato italiano per ottenere il suo rientro a casa e dall’accoglienza ufficiale offertale.
[foto copertina © LaRepubblica.it]
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