Si è appena concluso in maniera positiva il caso Sea Watch che è stato al centro dell’attenzione pubblica, mediatica e politica nelle scorse settimane. La comandante della nave Carola Rackete, dopo esser stata arrestata, è stata rimessa in libertà grazie alla decisione della Gip di Agrigento Alessandra Vella. E’ stato stabilito che non ha commesso alcun atto di violenza nei confronti della guardia di finanza, perché la motovedetta non è una nave da guerra, e neppure resistenza a pubblico ufficiale, perché ha solo compiuto il proprio dovere. Carola Rackete, insomma, non doveva essere arrestata ed è stata rimessa in libertà perché ha semplicemente portato a termine la sua missione, quella di salvare vite umane.
E’ stata riconosciuta la necessità di portare a terra 40 persone ormai allo stremo delle proprie forze dopo quindici giorni passati in mare ed alcune delle quali sembravano quasi pronte a suicidarsi gettandosi in acqua.
Inoltre la giudice ha confermato che questi migranti non potevano essere riportati in Libia o in Tunisia, perché questi due paesi nordafricani non offrono porti sicuri. In particolare l’insicurezza della Libia, tuttora coinvolta in una guerra civile, è confermata dalla recentissima morte di 40 ospiti di un centro di detenzione non lontano da Tripoli a causa di un raid aereo.
Quindi la scelta di fare rotta su Lampedusa, nonostante il chiaro divieto del Viminale, è stata corretta perché, contrariamente a quanto affermava l’accusa, c’era la necessità di far sbarcare le persone a bordo.
Inoltre è stato respinto il divieto per Carola Rackete di dimorare in provincia di Agrigento e nei porti di sbarco, una misura cautelare proposta dal PM.
Rimane in ballo la possibilità che Carola venga espulsa dall’Italia e rimandata in Germania. La misura è già stata avanzata dal prefetto di Agrigento, chiaramente su suggerimento del Ministro degli Interni Matteo Salvini che ha ripetutamente bollato la capitana della Sea Watch come una “criminale”. Ma intanto Carola dovrà comunque rimanere ad Agrigento fino al 9 luglio, quando ci sarà una nuova udienza in tribunale per valutare l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Ma anche in questo caso esiste la possibilità che quest’accusa cada, visto che lo stesso Procuratore Patronaggio, ascoltato ieri dalle commissioni riunite Affari costituzionali e giustizia della Camera, ha dichiarato “non è stato fino ad ora provato il preventivo accordo tra trafficanti di esseri umani e ONG, che – ha argomentato il pm – non deve essere limitato a un semplice contatto, tipo una telefonata, ma deve esserci una comunicazione del tipo: ‘stiamo facendo partire migranti, avvicinatevi e prelevateli’”.
Come era prevedibile, la reazione del cosiddetto “Ministro della Propaganda” Salvini alla scarcerazione della Rackete è stata molto dura. Il “Capitano” si è scagliato contro la stessa giustizia, ed ha dichiarato “Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della guardia di finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera”. Ha poi aggiunto: “Quanto è urgente la riforma della giustizia, cambiare i criteri di assunzione, selezione e promozione di chi amministra la giustizia in Italia: questa non è la giustizia che serve a un Paese che vuole crescere”. Un simile attacco contro la magistratura è stato scagliato dalla sua grande amica Giorgia Meloni, proprio quella che da tempo auspica l’affondamento delle navi gestite dalle ONG che si occupano del salvataggio dei migranti in mare.
E poi, naturalmente, Salvini, che dice di far tutto questo per l’Italia, si sta godendo la prospettiva che la Rackete venga rispedita in Germania “perché pericolosa per la sicurezza nazionale”. Ma bisogna ricordare che, al di là dell’editto prefettizio, la decisione finale su questa espulsione rimane, di nuovo, nelle mani della magistratura.
Quello che appare chiaro è l’inizio di un nuovo pesante conflitto tra il potere esecutivo e quello giudiziario, poteri che da Montesquieu in poi, ed anche secondo la costituzione italiana, devono rimanere separati.
Il M5S nella sua componente governativa si è accodato alla posizione salviniana, anche se con toni meno duri e demagogici.
Completamente opposta la reazione di molte persone che, anche in piazza, hanno manifestato per la liberazione di Carola Rackete. E addirittura il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ha annunciato ad una folla guidata dalla rete anti-razzista la liberazione di Carola, ha detto: “Adesso aspettiamo Carola a Palermo con l’intero equipaggio della nave per ritirare la cittadinanza onoraria della nostra città.” Il sindaco ha anche chiamato il portavoce di Sea Watch, Ruben Neugebauer, che gli ha detto in tedesco: “Grazie mille, arrivederci a Palermo Leoluca”.
E che dire della posizione del Partito Democratico? Da un lato è stato positiva la visita a bordo della nave Sea Watch di Graziano Delrio, Davide Faraone, Matteo Orfini, insieme a Nicola Fratoianni (La Sinistra) e Riccardo Magi (+Europa), tipicamente descritta dai media di destra come una “sfilata rossa di buonisti”. Gli ospiti sono anche stati coinvolti nel fare guardia notturna per impedire la possibilità di suicidi da parte dei migranti.
Zingaretti, il nuovo segretario PD, si è dichiarato soddisfatto della liberazione di Carola Rackete, mantenendo un tono pacato e facendo anche notare che la farsa Sea Watch, è un modo per distrarre l’opinione pubblica dai problemi più pressanti del Paese, che, tra l’altro, ha appena subito un taglio di 7,5 miliardi in spese per Sanità, Scuola e Servizi.
Al di là di tutto questo però c’è il solito problema nell’opposizione PD: il partito è spaccato tra quelli che, coerentemente con la politica di Minniti, l’ex Ministro degli Interni, vogliono continuare un rapporto di collaborazione con la Guardia Costiera libica, e quelli che invece vogliono romperlo. La questione è grave, visto che se la Guardia Costiera libica fosse regolarmente impegnata a riportare i migranti nel paese nordafricano, questi sarebbero poi condannati automaticamente a ritornare nei noti centri di detenzione dove si praticano tortura, stupri e fenomeni di schiavismo.
Quanto tutta questa storia della nave Sea Watch si possa dimostrare una farsa ed una messa in scena strumentalizzata dal “Ministro della Propaganda” è dimostrato dal fatto ironico che, mentre il dramma è andato avanti, centinaia di migranti sono tranquillamente sbarcati a Lampedusa dopo aver viaggiato su varie imbarcazioni assai più piccole.
C’è da notare anche un’altra “farsa”, ossia quella della politica dell’”aiutiamoli a casa loro”. La OXFAM ha puntato il dito sulle contraddizioni di questa politica. Infatti, in una sua relazione, la OXFAM osserva che c’è stato un crollo dell’APS (Aiuto Pubblico allo Sviluppo): dallo 0,30% del 2017 si è scesi ad un misero 0,24% nel 2018, insieme alla distanza abissale tra le previsioni di stanziamento di 5,02 miliardi (nella legge di bilancio del 2018) e i 4,2 miliardi che risultano. In pratica mancano all’appello ben 860 milioni di euro.
S’impongono quindi nuove politiche di coordinazione nazionale ed europea per il problema della migrazione. Questo tenendo conto della pesante accusa dell’ONU nei confronti di Salvini di qualche settimana fa. Secondo l’ONU costui, con il suo decreto, “viola le norme e promuove la xenofobia”. Ed è sempre l’ONU che ha invitato il Ministro degli Interni italiano a “indicare quali passi intenda compiere il governo italiani per allineare le politiche migratorie con gli obblighi sul rispetto dei diritti umani”.