Dovremmo forse sorprenderci se, nei prossimi giorni, il noto Doomsday Clock (l’Orologio dell’Apocalisse) dovesse venire spostato in avanti verso la mezzanotte dagli scienziati nucleari di Chicago che l’hanno creato a partire dal 1947, cioè dall’inizio della Guerra Fredda? La domanda nasce ovviamente dall’ultima iniziativa di “The Donald”: il presidente USA ha infatti dichiarato l’intenzione di far uscire il proprio paese dall’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty (INF), il famoso trattato stipulato da Ronald Reagan e Mikhail Gorbachev nel 1987, proprio per ridurre la tensione della Guerra Fredda. Fu questo accordo a segnare l’inizio del “disgelo” tra le due superpotenze nucleari.
La giustificazione offerta da Trump per questa iniziativa unilaterale è che la Russia non ha rispettato l’accordo. La reazione da parte del Cremlino si è fatta sentire subito: l’iniziativa trumpiana è vista come “un passo molto pericoloso” ed il vice-Ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov l’ha definita “un ultimatum” e ha denunciato “i continui tentativi di ottenere concessioni dalla Russia con le minacce”.
Non bisogna poi dimenticare che, per i russi, sarebbero invece gli americani a non rispettare l’accordo del 1987, con, per esempio, la creazione dello “Scudo” NATO in Europa Orientale.
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Non meno pesante è stata la reazione dello stesso Gorbachev che in un’intervista a Interfax domenica ha attaccato la decisione di Trump chiedendosi: “E’ veramente così difficile capire che rigettare questi accordi non è, come dice la gente, l’opera di una grande mente”. Ha poi aggiunto: “Tutti gli accordi che mirano al disarmo nucleare e a limitare le armi nucleari devono essere preservati onde preservare la vita sulla Terra. Veramente non capiscono ciò a Washington?”
Interessante notare che mentre il Ministro della Difesa britannico Gavin Williamson si è subito schierato a fianco di Trump, il governo tedesco invece invita alla calma. Il capo della diplomazia tedesca Heiko Maas ha definito il Trattato INF un pilastro della sicurezza europea, esortando gli USA a considerare le possibili conseguenze di un ritiro unilaterale dall’accordo.
Intanto, il noto guerrafondaio John Bolton, Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA, è volato a Mosca per discutere la questione con le massime autorità russe, Putin incluso. Secondo The Guardian, sarebbe stato proprio lui a suggerire a Trump di uscire dal trattato di 31 anni fa.
Putin ha espresso con Bolton la sua sorpresa per l’uscita di Trump, che però non si è ancora tramutata in una rottura formale del Trattato INF, e si è anche augurato di poter discutere la faccenda con lui in un meeting previsto tra un mese, durante un evento per la commemorazione della fine della Prima Guerra Mondiale.
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Bisogna però tenere a mente che dietro l’iniziativa di “The Donald” c’è anche una latente preoccupazione per il “fattore Cina”: la crescente militarizzazione della superpotenza asiatica, che, tra l’altro, diversamente dalla Russia, non ha ancora firmato alcun accordo, è vista da Trump come una minaccia, e ciò lo spingerebbe a rinforzare, invece che a diminuire l’arsenale nucleare USA.
Discute con YOUng di questa delicata situazione Stefano Silvestri, consulente scientifico per lo IAI (Istituto di Affari Internazionali) con sede a Roma.
L’INTERVISTA
Qual è stata la sua prima reazione a quest’ultima uscita di “The Donald”?
Diciamo che questa cosa era già annunciata, ed è un altro errore perché cade in una trappola di Putin. Invece di denunciare il trattato, poteva lanciare un’offensiva, magari anche politica, per una maggiore controllo degli armamenti che avrebbe potuto mettere in difficoltà Putin.
Cosa intende per “trappola di Putin”?
Da un po’ di tempo la Russia vuole l’abrogazione del trattato senza però dirlo. Bisogna tenere a mente che questo trattato protegge essenzialmente gli equilibri europei. E’ chiaro che se la Russia lo viola, questi equilibri rimangono comunque minacciati, però si può rispondere, tecnicamente parlando: per esempio non sono controllabili gli armamenti navali. E poi si può semplicemente dire alla Russia che viola il trattato, senza però uscirne.
Violazioni ce ne sono state comunque da entrambe le parti…
Le accuse sono reciproche. I russi accusano gli USA per lo “Scudo” NATO in Europa Orientale: secondo loro, questo potrebbe consentire la presenza di missili che possono facilmente diventare armi di attacco, anche se ciò non è ancora avvenuto operativamente parlando.
E l’accusa specifica americana?
Gli americani sostengono che un missile che stanno costruendo i russi, in pratica l’evoluzione di un missile a breve raggio, l’Iskandr, esistente da anni, avrebbe un raggio fino a 1000 chilometri, e quindi sarebbe in violazione del trattato INF.
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Un dubbio: la mossa di Trump non potrebbe avere un fine domestico, nel senso specifico quello di controbattere la vecchia accusa della sua “amicizia” con Putin?
Beh, ci sono state già altre mosse in questa direzione, per esempio la conferma delle sanzioni commerciali. Secondo me quest’iniziativa coincide più con le posizioni del nuovo Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton, che ha sempre sostenuto l’inutilità di questi trattati di controllo degli armamenti.
Perché?
Essenzialmente poiché rendono più difficile agli USA di mantenere la propria superiorità strategica. E quindi avrà senz’altro incoraggiato il presidente Trump a uscirne, anche se il caso di quest’accordo è diverso dato che elimina sistemi d’arma che interessano molto i russi (missili basati a terra) e non tocca quelli di cui si servono gli americani (missili navali e aerei)
Qualche commento sulla visita di Bolton a Mosca, in questo contesto?
Mi sembra che abbia confermato le intenzioni del suo Presidente. L’unica novità è che l’argomento missili sarebbe stato aggiunto all’ordine del giorno del prossimo incontro tra Trump e Putin. Logica vorrebbe che nulla venisse deciso sono ad allora. Ma Trump non è noto per la sua pazienza, o per la sua logica.
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Non è comunque un caso che, nel 2017, proprio l’amministrazione Trump, ancora prima che Bolton venisse incaricato, aveva lanciato la Nuclear Posture Review, dando nuova centralità alle armi nucleari.
Sì, comunque non c’è un problema da parte americana per armi a medio raggio. Le vere nuove armi sono quelle supersoniche, i nuovi sistemi di precisione a livello intercontinentale, sono i nuovi tipi di testate, a cui si aggiunge il nuovo campo di sviluppo cibernetico. Queste invece sono armi che sta sviluppando soprattutto la Russia. Fondamentalmente l’interruzione dei trattati è anche un grosso colpo all’Europa.
In che senso?
L’Europa era in qualche modo protetta dal trattato. Qualora venisse ufficialmente revocato essa dovrà chiedersi: cosa facciamo? Dobbiamo rispondere oppure no? Ora abbiamo degli americani molto più difficili rispetto all’epoca di Carter e di Reagan, ossia meno disponibili nei confronti dell’Europa. Come sappiamo, a parte la problematica dei trattati commerciali, Trump vuole che l’Europa spenda di più per la difesa. E Putin sa che l’Europa non è disponibile ad una nuova corsa agli armamenti. Quindi l’Europa rischia o di essere più accomodante nei confronti di Putin o più distante dagli USA. Entrambi queste posizioni a Putin vanno benissimo.
Al di là di tutte queste beghe nel 2017 l’ONU aveva votato, con 122 voti, il Nuclear Ban Treaty, proprio per la messa al bando delle armi nucleari.
Sì, trattato al quale gli USA non hanno sottoscritto.
Ma neanche la Russia l’ha fatto.
Infatti il Nuclear Ban Treaty è una posizione di principio, in polemica con il Trattato di Non-Proliferazione, perché vuol far notare che quest’ultimo non è stato rispettato dalle superpotenze nucleari che dovevano arrivare ad un maggiore disarmo. Questa polemica, secondo certi, nasce anche dalla volontà di liberarsi dal Trattato di Non-Proliferazione. Quindi il Nuclear Ban Treaty esprime da un lato il desiderio legittimo di liberarsi di tutte le armi nucleari, ma anche di disfarsi del Trattato di Non-Proliferazione, che, a modo suo, ha portato ad una diminuzione di esse.
Si osserva che al di là della dialettica con Putin, c’è anche una preoccupazione da parte di Trump per la Cina.
Giusta osservazione. Notare che anche Putin ha espresso una simile preoccupazione. E questo fa pensare che Trump speri quasi di aprire un contenzioso tra Russia e Cina, il che creerebbe un ostacolo a questa specie di nuova alleanza che si è creata tra i due paesi. A me sembra una pia illusione.
Poche settimane fa ci sono state addirittura delle grandi manovre militari congiunte russo-cinesi in Siberia, e questo fa pensare che i due paesi sono molto più vicini che in passato.
Senz’altro molto più vicine, e poi non dimentichiamo che la Russia è entrata nella Shangai Cooperation Organization (ndr. organismo di cooperazione economica e di sicurezza eurasiatica creato nel 2001). Pensare, come fa Trump, che la Cina dia fastidio alla Russia è una follia.
E’ stata piuttosto divertente, a parte il fatto che sia stato proprio lui il co-firmatario del Trattato INF, la reazione di Gorbachev all’iniziativa di Trump, il quale ha detto “non è l’opera di una grande mente”.
Sono abbastanza d’accordo. Alla fin fine questa uscita di “The Donald” rientra nel quadro di questa campagna di “America First”, e non guarda tanto alla sostanza delle cose, quanto all’impatto mediatico, ed è un’altra mossa che mette in seria difficoltà gli europei. E’ comunque a vantaggio di Putin perché rafforza quelli che gli sono amici, mentre rende più fragile il campo di quelli che vorrebbero mantenere un’alleanza con gli USA.