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Pronti alla guerra? La Svezia sì e molto

Postato il Giugno 4, 2018 Attilio De Alberi 0

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Mentre noi ci arrovelliamo di fronte alla nostra crisi politica ed economico-sociale, il governo svedese, esibendo la classica attitudine scandinava a favore di un’attenta pianificazione della società – quella che tanto ha ispirato il ‘socialista’ Bernie Sanders nella sua campagna per le primarie – ha lanciato recentemente un’iniziativa unica in Europa, distribuendo in 4,8 milioni di case un pamphlet dal titolo ‘Om krisen eller kriget kommer’ (Se arriva una crisi o una guerra).

La pubblicazione ufficiale di 20 pagine, con tanto di immagini di sirene, di aerei militari e di famiglie in fuga dalle loro case, contiene una serie di informazioni eminentemente pratiche volte a preparare la popolazione di fronte alle potenziali minacce di un conflitto ma anche di cyber attacchi, di attacchi terroristici e di gravi cambiamenti climatici. E contiene pure una pagina dedicata all’identificazione di fake news.

Il pamphlet spiega come la gente può soddisfare i propri bisogni basilari come cibo, acqua e riscaldamento, dove trovare rifugio e come può contribuire alla “totale difesa” della Svezia.

“Sebbene la Svezia è più sicura di molti altri paesi, ci sono tuttavia delle minacce alla nostra sicurezza,” recita l’opuscolo. “Se siete preparati, contribuite a migliorare l’abilità del paese a far fronte ad un serio stress”.

È da più di mezzo secolo che la Svezia non intraprende un’iniziativa del genere. Pamphlet simili furono distribuiti nel paese, allora neutrale, nel 1943, all’apice della Seconda Guerra Mondiale. Versioni aggiornate vennero pubblicate ad uso del pubblico fino al 1961, e poi alle autorità locali e nazionali fino al 1991.

“La società è vulnerabile, e quindi dobbiamo prepararci come individui,” ha dichiarato Dan Eliasson, membro dell’Agenzia per la Contingenza Civile, incaricata del progetto. “C’è anche un deficit d’informazione in termini di consigli concreti, che noi puntiamo a provvedere.”

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Chiaramente la pubblicazione avviene in un momento storico particolare. In Svezia si è ultimamente intensificato il dibattito se entrare a far parte della NATO: questo dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. A questo si aggiungono le recenti incursioni nello spazio aereo e nelle acque territoriali svedesi da parte di aerei e di sottomarini russi. Insomma, pur essendo il paese tradizionalmente neutrale – basti pensare al suo non-coinvolgimento in entrambi i conflitti mondiali del secolo scorso – la pesante atmosfera della Nuova Guerra Fredda riesce in qualche modo a farsi sentire anche qui.

Non è un caso se la Svezia ha cominciato a capovolgere la politica di tagli nella spesa militare, mentre l’anno scorso ha organizzato i più grandi esercizi militari da 25 anni. Inoltre, oltre ad aver votato il ritorno alla coscrizione, ha rivelato la nascita di piani congiunti con la vicina Danimarca per contrapporsi a cyber attacchi ed alla disinformazione provenienti dalla Russia.

Il pamphlet consiglia alla gente di cominciare a pensare a come far fronte alla mancanza di riscaldamento, alla difficoltà nel comprare, preparare ed immagazzinare cibo, alla scarsità di acqua ed all’evenienza che i bancomat, i cellulari ed internet smettano di funzionare.

Esiste una pagina con una serie di dettagliate dritte per prepararsi ad un’eventuale emergenza domestica. In pratica si consiglia alla popolazione di accumulare riserve d’acqua in bottiglia, vestiti per proteggersi dal freddo e sacchi a pelo, ed anche “cibo non deperibile che possa essere preparato velocemente, con poca acqua o che possa esser mangiato senza venir cucinato”.

Si consiglia anche di controllare la fonte di tutte le informazioni, avvisando che “stati ed organizzazioni stanno già cercando d’influenzare i nostri valori e come agiamo… e di ridurre la nostra resilienza e la nostra volontà di difenderci.”

Ed a proposito della volontà di difendersi, nel caso di conflitto armato, il pamphlet dichiara che “ognuno è obbligato a contribuire e ci sarà bisogno di tutti” per la “totale difesa della Svezia”. Chiunque tra i 16 ed i 70 anni di età “può essere richiamato ad offrire assistenza nel caso di minaccia bellica.”

svezia-esercito-Om_krisen_eller_kriget_kommer

Notare che la Svezia non è stata in guerra per più di 200 anni. Se il paese fosse attaccato, dice l’opuscolo “non ci arrenderemo mai. Tutte le informazioni secondo le quali la resistenza deve cessare sono false”.

Se da un lato, dal punto di vista pratico e soprattutto sociale, l’iniziativa può essere considerata lodevole, essa riflette e conferma in qualche modo l’attuale stato delle cose in Europa e nel mondo.

Basti pensare che le spese militari stanno crescendo vertiginosamente sul pianeta, e toccano i 1739 miliardi di dollari, equivalenti al 2,2% del PIL mondiale. L’Europa da sola, con la Francia in testa, ha impiegato in questo settore 900 miliardi, ossia il 52% dell’intera spesa mondiale. L’Italia fa la sua parte, con un aumento del 2,1%, secondo il rapporto Milex della Rete Disarmo, mentre la Germania segna un aumento del 3,5%. Nel mondo il riarmo maggiore si registra in paesi come Cina ed Arabia Saudita.

No, non c’è proprio da stare allegri.

Autore

  • Attilio De Alberi
    Attilio De Alberi

    Attilio L. De Alberi, studente in Gran Bretagna e negli USA, lavora in pubblicità a Milano. Emigra a New York e poi a Los Angeles, dove lavora nel cinema e come giornalista. Rientrato in patria continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo per Lettera43 e per Il Manifesto. Ultimamente collabora part-time con Don Luca Favarin, prete alternativo in un dei suoi centri di accoglienza per immigranti nel cuore del Veneto leghista.

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#Guerra#Om krisen eller kriget kommer#opuscolo#spesa militare#Svezia

Pubblicato da

Attilio De Alberi

Attilio L. De Alberi, studente in Gran Bretagna e negli USA, lavora in pubblicità a Milano. Emigra a New York e poi a Los Angeles, dove lavora nel cinema e come giornalista. Rientrato in patria continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo per Lettera43 e per Il Manifesto. Ultimamente collabora part-time con Don Luca Favarin, prete alternativo in un dei suoi centri di accoglienza per immigranti nel cuore del Veneto leghista.


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