Quella dei senzatetto è una questione complessa dalle mille sfaccettature di tipo politico, religioso, sociale nonché di ordine e sicurezza pubblica, che in Italia sta crescendo di anno in anno, in maniera considerevole. E pensare che il nostro è uno dei Paesi con più case di proprietà al mondo. Addentrandosi nel cuore di Milano, la realtà dei senzatetto non irrompe soltanto dentro e fuori dalla Stazione Centrale, o per le vie dello shopping, si insinua anche nella maglie larghe di uno degli ospedali più grandi e importanti della città, il Policlinico.
L’andirivieni dei clochard nei corridoi, nelle parti comuni e negli ambulatori dei Padiglioni del Policlinico e della Mangiagalli di Milano è una realtà consolidata ormai da anni e continua tuttora a rappresentare, da un lato un potenziale rischio sanitario per i degenti e dall’altro una problematica di difficile gestione da parte della direzione sanitaria.
L’ultimo in ordine di tempo a essersi occupato della questione è stato Il Giornale, che in un articolo di denuncia dello scorso luglio ha sottolineato le ragioni per cui è fondamentale trovare una soluzione al problema: “In primis va salvaguardata la salute e la sicurezza del degente e di chi lo cura. Per questa ragione non devono esistere forme di contaminazione più o meno gravi ma che soprattutto si possono e si devono evitare. All’interno di una struttura come il Policlinico, quindi, la presenza dei senzatetto è inammissibile. In particolare nelle proporzioni raggiunte negli ultimi tempi“.
DA ALLORA COSA É SUCCESSO?
YOUng ha scelto di affrontare la questione a 360 gradi, dando voce da un lato alle numerose testimonianze di pazienti e visitatori del Policlinico e dall’altro cercando di ottenere il punto di vista della direzione, di coloro che all’interno della struttura ospedaliera ogni giorno, instancabilmente da anni, tentano di arginare una problematica, la cui gestione non può essere relegata al potere operativo di un ospedale, ma che deve necessariamente servirsi dell’appoggio e della collaborazione dei servizi preposti dal Comune.
Molti pazienti del Padiglione Sacco sono, loro malgrado, assidui frequentatori del reparto, poiché affetti da una patologia genetica chiamata fibrosi cistica, altri sono trapianti bipolmonari (condizione che comporta una netta riduzione delle difese immunitarie). Al Sacco però, come al Granelli, sono moltissime anche le persone che ogni giorno si presentano per svolgere esami o accertamenti clinici. Dalle testimonianze raccolte emerge un senso di inadeguatezza dei pazienti, quasi di impotenza dinanzi a una situazione, quella dei clochard, che è ancora ampiamente presente. “La sera sono scesa per prendere un caffè ai distributori automatici, non appena si sono aperte le porte dell’ascensore mi è venuto un colpo, quattro senzatetto, uno molto malato e altri tre poco riconoscibili, se non da alcuni dettagli, si erano accampati sulle sedie e persino dietro al bancone dello Slot Point. Sono andata dritta alla macchinetta, ho inserito le monetine, ma sentivo che qualcuno si stava avvicinando: era il clochard più magro, senza denti, che mi ha bussato sulla spalla per chiedermi se avevo una sigaretta. Non ho risposto temendo potesse arrabbiarsi, ho ritirato il mio caffè e son tornata al secondo piano“, ci ha raccontato Sara (nome di fantasia), una ragazza di 38 anni che in media ogni 4-5 mesi viene ricoverata in pneumologia.
Piero (nome di fantasia) invece, trapiantato di polmoni, durante il suo ricovero, un giorno ha incontrato un clochard sulle scale che fumava con un sacchetto pieno di coperte dell’ospedale, un’altra volta invece, l’ha trovato vicino ai distributori di bevande che frugava nei cestoni dell’immondizia per trovare forse qualcosa da mangiare o bere. L’ha visto anche urinare lì dentro.
Purtroppo sembra che i clochard non circolino soltanto la sera, Vera (nome di fantasia) infatti, ne ha incontrato uno che all’ora di pranzo, dormiva dietro al bancone all’ingresso del Padiglione Sacco, seduto sulla sedia del personale ospedaliero. Dietro al medesimo bancone e sempre di giorno, sembra appostarsi anche una donna, che di primo acchito potrebbe sembrare una persona qualunque, ma a uno sguardo più attento risulta chiaramente una senzatetto.
Quello che emerge con chiarezza dalle testimonianze è che del personale di vigilanza non vi è traccia alcuna, fatta eccezione per qualche sporadica ‘apparizione’.
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A questo punto YOUng ha voluto andare a fondo della questione e sentire direttamente la voce della Direzione Sanitaria del Policlinico.
“Il problema degli homeless è estremamente complicato e io in qualità di direttore sanitario di un ospedale di enormi dimensioni come il Policlinico, al cui interno circolano ogni giorno qualcosa come 20mila persone, posso dire di aver fatto il possibile. La situazione, a mio avviso, è in miglioramento, consideri solo che da 70 senzatetto stanziali, siamo passati ad averne solo una decina. Certo, poi ce ne sono sempre di nuovi che arrivano, perché il punto è che quelli che voi chiamate homeless, spesso per noi sono invece dei malati“, sono state queste le prime parole del Dott. Basilio Tiso, Direttore Sanitario di Presidio, alla presenza della Dott.ssa Graziella Ventura, Responsabile dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico e Associazioni di Volontariato.
Il direttore ha infatti spiegato che molti senzatetto vengono recuperati dalla Polizia o dai volontari in giro per la città di Milano e portati nei grandi ospedali della città, quindi un po’ al Niguarda, un po’ al Policlinico e così via, quando versano in gravi condizioni o sono particolarmente ubriachi. “Quest’inverno abbiamo anche avuto in concessione una chiesa in Via Pace, dove ogni sera, i volontari hanno portato qualche clochard. Abbiamo anche cercato di incrementare il sistema di vigilanza, in maniera che non fosse esclusivamente coercitivo, ma al contrario potesse offrire un primo aiuto a queste persone, per poi poterle allontanare. Ora ad aiutarci ci sono i City Angels e anche questa sembra essere stata una valida scelta. Certo ammetto che possiamo, ma soprattutto dobbiamo riuscire a fare di meglio“.
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É chiara la volontà e la passione con cui il direttore sanitario ha scelto di affrontare l’emergenza senzatetto e lo si evince ancor di più dai suoi occhi quando afferma di sentire sulle sue spalle un po’ il peso di due clochard che non ce l’hanno fatta, durante questo inverno.
La questione senzatetto al Policlinico è dunque ancora aperta, in miglioramento a detta della Direzione Sanitaria, ma ancora troppo presente agli occhi dei pazienti, l’altra fetta di ‘deboli’ che ha comunque diritto al massimo della tutela della propria salute e della propria incolumità all’interno della struttura ospedaliera.
“Per risolvere una problematica così complessa che oggi attanaglia tutto il Paese, ci vorrebbe maggior solidarietà, quel senso di carità verso i più deboli che nella realtà di oggi è venuto meno” ha aggiunto il Dott. Basilio Tiso.
Quando la povertà cresce non si può chiudere fuori dalla porta, ma quello che le istituzioni hanno il dovere di fare è evitare che si inneschi la lotta tra poveri: malati e homeless, due facce della medesima medaglia.
di Beatrice Elerdini
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