IL DAIMON
Stai assistendo a un sogno, o lettore, è vero, fatto con la materia della nostra vita e per questo ogni riferimento a cose, fatti, persone o realmente esistenti o accaduti è puramente immaginario, casuale, fortuito , soprattutto onirico: ma poi siamo seri qual buon diavolo mai potrebbe essere per la stessa cosa al tempo stesso dallo stesso supremo potere condannato e premiato ?
PERSONAGGI REALI CHE HANNO DONATO I LORO SIMULACRI ALLA SOSTANZA ONIRICA DEL SOGNO E I QUALI HANNO CON QUESTI ULTIMI SOLO UN RAPPORTO CHE E’ IL RAPPORTO INTRAPSICHICO DELL’AUTORE DEL SOGNO CON LE PROPRIE DISAJECTA MEMBRA E DUNQUE, DI FATTO, UN RAPPORTO INESISTENTE, UN NON RAPPORTO. C’E UN TUTTAVIA, MA TUTTAVIA ANCHE ESSO DI CLASSE ONIRICA.
Mauro Moretti, AD Finmeccanica Leonardo donatore onirico del simulacro di Maumor o signor Emme Emme (anche M.M.) o MaMo tutti AD di fine meccanica Leonardo da Vinci e raramente Moretti AD di Finmeccanica Leonardo del sogno
Papa Francesco donatore onirico del simulacro di Papa Francesco del sogno
Antonio Spadaro Direttore di Civiltà Cattolica donatore onirico del simulacro di Antonio Spadaro o Totò Direttore di Civiltà Cattolica del sogno
Antonio Monda donatore onirico del simulacro di Antonio Monda del sogno
La Comunità di Sant’Egidio donatrice onirica del simulacro della Comunita di Sant’Egidio del sogno
Gianni Letta donatore onirico del simulacro di Gianni Letta del Sogno
Giuliano Amato donatore onirico del simulacro di Giuliano Amato del sogno
Nanni Moretti donatore onirico del simulacro di Nanni Moretti del sognno
Giuliano Ferrara donatore onirico del simulacro di Giuliano Ferrara del sogno
COMITATO FAMILIARI VITTIME donatori onirici del simulacro del COMITATO FAMILIARI VITTIME del sogno
I Fratelli Taviani donatori onirici del simulacro dei Fratelli Taviani del sogno
Antonio Pennacchi donatore onirico del simulacro di Antonio Pennacchi nel sogno
E insieme a questi maggiori simulacri altri simulacri ancora e tutti rigorosamente alter ego poi null’altro che del sognatore stesso.
ATTENZIONE IL SOGNO INIZI
Il supremo magistrato del Ministero Bifronte -detto anche MiBi-, chiama i due gemelli Dufficio al suo scranno. Il signor M.M., –per gli amici Maumor- seduto per meta sul banco degli imputati e per meta sulla poltrona delle onorificenze, una struttura apposita questa del MiBi realizzata da un celebre architetto di interni, è intento a spolverarsi molto accuratamente della forfora dalle spalle su un bellissimo gessato a bande larghe, di color petrolio, un verde scurissimo e bluastro per intenderci, firmato dalla prestigiosa sartoria palermitana Italiano, badando nel contempo, stringendo di più al torso il gomito dello stesso braccio con cui si spolvera la spalla, a non farsi cadere di sotto l’ascella una cartella satinata in cui sono i bilanci più che triplicati dell’azienda.
Nel taschino una penna d’oro a forma di missile aria-aria meteor , con l’ intaglio per fermarla sulla stoffa della tasca in una delle alette stabilizzatrici di coda, gadget questo –impossibile a farsi fino a che al missile vero, di cui è copia esatta , -un missile Beyond Visual Range purosangue, gingillino da un milione e più a pezzo al contribuente- non tolsero di alette quelle mediane, che in una prima fase di produzione aveva, e che avrebbero perciò, riportate nella penna, impedito di metterla nel taschino come anche di impugnarla per scrivere– finalmente prodotto in edizione limitata, e da dare in dono ai migliori clienti: plenipotenziari con portafoglio di vari Stati belligeranti, solitamente con il simpaticissimo consiglio e pacche sulla schiena al momento del congedo, di firmarci, oltre al lauto assegno, anche i trattati di pace, ovviamente dopo che con i prodotti appena acquistati avranno spezzato le reni agli arresi senza condizioni.
Il supremo magistrato bisbiglia qualcosa ai fratelli Dufficio. Non si percepisce cosa ma i due fratelli, cerimoniere e pubblico ministero, si guardano a ogni sua parola annuendosi.
Il magistrato ora li allontana con un gesto garbato e poi dice : “Oggi qui, signor Emme Emme , si celebra processo e condanna a suo carico per strage colposa ferroviaria donde conseguenzialmente si conferisce alla sua persona suprema fiducia come egregio nazionale beato costruttore d’ armi da guerra . Le sedute sono aperte“
SAN PIETRO
Sto volando con il solo ausilio del mio corpo su una piazza S.Pietro gremita di persone giunte da ogni luogo. Con alcuni colpi di braccia mi alzo vertiginosamente, tanto che vedo l’orizzonte di Roma curvarsi per effetto dell’altitudine, mi prende come una angoscia di non riuscire più a tornare giù, vedo le anse del Tevere sottili come quelle di un capillare sulla superficie di un organo, gli spazi delle corti dei palazzi romani sempre più piccoli. Chiudo le braccia, mi lascio cadere a peso morto per riaprile arrestando la mia caduta proprio davanti al balcone del Papa, davanti al quale riesco a restare perfettamente sospeso: Ecco il Papa sorridente ma severo al tempo stesso, con occhi sfavillanti di un amore solenne, come doveva averli avuti la sua madre terrena quando lo aveva guardato bambino, sta parlando ai fedeli che gremiscono tutta la piazza e quasi metà di via della Conciliazione, riesco a percepire distintamente questo brano del suo discorso, del resto amplificato dai microfoni:
“I corrotti, coloro che fanno la tratta degli schiavi e i fabbricanti di armi che sono mercanti di morte dovranno rendere conto a Dio. Sono sicuro che se faccio la domanda: quanti di voi siete fabbricatori di armi? Risponderete: Nessuno! Questi non vengono a sentire la parola di Dio, questi fabbricano armi e sono mercanti di morte. Che il timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio. Chi è servo del potere, chi fabbrica le armi non sarà mai felice nell’aldilà. Potere e vanità non ci promettono nulla”
Dalla infinita folla di persone con il volto rivolto in alto ad ascoltare, si leva un lungo e solenne applauso, pacato quanto possente, come il mormorio della risacca lungo una costa sterminata di un oceano tranquillo ma dalla cui potenza potrebbe scatenarsi anche la fine del mondo. D’un tratto una corrente termica, chissà forse generata dai fiati caldi delle migliaia di persone tutte li sotto, mi sospinge velocemente lontano, in alto, di nuovo verso i nembi, Roma diventa piccola come una specie di lontano gioiello che brilla sulla terra . Mentre cosi volo, improvvisamente mi addormento nel cielo.
IL SOGNATORE RIGIRANDOSI E TENTANDO UN GEMITO NEL SONNO VEDE QUESTO ESERGO SUL TESTO ONIRICO
“Lo avevo detto ad Antonio Spadaro , Padre i nodi verranno al pettine non crede?“
IL MINISTERO BIFRONTE, DETTO UFFICIO DI GIANO.
Ministero Bifronte ore 22, un giorno del settembre 2016, il signor M.M. si avvicina a passo tranquillo alla bifora di ingresso del Ministero Bifronte, ufficio di Giano. Gli vengono addetti d’ufficio due solerti alti funzionari, gemelli monozigote, come tutto il personale che qui vi lavora del resto; per cui uno ad esempio riempie e l’altro svuota, poi ce n’é chi stringe e quindi l’altro allenta, uno uccide l’altro rianima (questi ultimi due uno medico l’altro boia s’intende) , uno pulisce l’altro sporca e cosi via. In questo ministero c’è per ogni cosa un ufficio e per ogni ufficio l’ufficio del suo contrario, vi si amministra anche una legge che lo stesso atto qui lo condanna mentre la lo assolve, su uno stesso banco, dritto e rovescio.
ANTEFATTO FATTO MALFATTO E FATTO BENE
Così pare che il signor M.M. (il nostro Maumor) sia stato imputato, colposo, d’una orribile strage accorsa per errore umano, al tempo in cui egli incarnava la figura autorevole dell’Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato , mesi e mesi or sono, a causa d’un treno esploso nella stazione di Viareggio: morti, case distrutte, crolli, incendi, e quant’altro di meglio il caso abbia da mettere alla disposizione di una sciagurata sciagura di prima classe, tanto da sembrare questa la scena d’una guerra, per calzante esempio, a dir il vero, proprio di una città sotto un bombardamento assai efficiente, colpita da bombe che sanno il fatto loro (gira voce che una esclamazione “è il nostro uomo!” sia restata captata nel totale delle radiotrasmissioni terrestri proprio di quel fatal giorno, e tale restata come in loop nella ionosfera, riascoltabile persino , con sofisticatissime tecnologie beninteso, in ogni momento) insomma, e al tempo stesso, poco dopo, pare, non pare: è, che il signor M.M. sia stato prontamente incoronato Amministratore Delegato ovvero l’incarnazione del supremo potere decisionale, ovvero il Cosa (produrre) , il Perché ( produrlo ) il Quanto (produrre) , il Come (produrlo) , il Dove (produrlo) , l’A Chi (venderlo) etc. etc., della rinomata -staccheto musicale- “The One Company and its divisions (stacchetto trombe) : Leo-ooooo-naaaardo Finnnnnnn-mec-canicaaaaa !!!”
Rinomata industria d’armi nazionali, tutto per la guerra, anche mondiale all’occorrenza, prêt à porter in ogni momento e per ogni stagione, qualsiasi sia l’esigenza del cliente: venghino siori e siore… e via dicendo.
Da dire che scelta mai fu più azzeccata, il distruttor colposo della stazione di Viareggio –si badi bene solo per il primo grado del giudizio, ne mancano quindi due e s’aggira famelica sempre la iena ridente della proscrizione – doveva solo trovar il posto giusto per esprimersi nei suoi migliori talenti, e di fatti un tal via vai negli uffici d’alti ufficiali d’ogni nazione (soprattutto le belligeranti e raggiranti la 185 una sgarbata maldestra leggiucola a tutti assai antipatica) non si vedeva dai tempi: “andate a distruggere le stazioni ferroviarie altrui se proprio ne avete il talento, -et voilà- noi ve ne diamo tutti i mezzi, a voi solo di trovar l’occasione!!” parevano declamar una morale i fatti: ora essendo un conclamato ossimoro tutto ciò , diciamo il duplice fatto della promozione e della incriminazione, o, per dirla proprio alla Maumor (mister M.M.), il dualfatto, o fattodual, concetto a lui assai caro questo (del dual), per cui suo nume tutelare pare debba essere proprio Giano, certamente è di giurisdizione del ministero Bifronte, e se ne occuperanno d’ufficio i gemelli Dufficio: Matteo e Paolo per chi volesse proprio saperne i nomi da battezzati.
Il duplice fatto in se poi , a seconda da quale ufficio del MiBi dipenda, in realtà dipende sempre simultaneamente da tutti e due, e tutti e due lo giudicano sempre uno benissimo e l’altro malissimo, ma d’ufficio va detto cosi, cioè da qual fratello e da qual ufficio il tal fratello Dufficio è funzionario, se del dritto o del rovescio, del lento o dello stretto, dell’etico o del pratico, prende una tal piega.
Allora di la imputazioni, mentre di qua piovono inviti felicitazioni, congratulazioni e appena dopo la fortuita strage ( a processo non ancora celebrato e forse nemmeno in presenza di incriminazione) ecco arriva di gran carriera la nomina ad Amministratore Delegato , e dopo ancora… presto! (a imputazione fatta, condanna richiesta e in attesa imminente di sentenza) che l’ A.D. Finmeccanica Leonardo, si chiami a parlar di pace ad Assisi (siamo nel sogno non dimenticate) visto che senza il permesso della armi …chiaro no?, Eccolo qua… prego eccellenza !! Conferenziere di Pace nella beata Assisi, a parlar di nostra madre Terra, e gli si mette affianco ondivago il Fluido Bauman, alquanto distratto vista l’età, cosi è se cosi vi piace, remator delle pugnaci masse, ultimo atto , gran finale -per non parlar del fatto che conferenza di pace e richiesta di condanna vengono poi alla luce come due sorelle gemelle anche loro il 19 l’una il 20 l’altra, di settembre, vergini dunque.
I fratelli Dufficio d’ufficio dicono al signor M.M. ” prima di dividerci gli uffici dobbiamo comunicarle quanto segue : sappia che lei è nostro fratello, perché lei come noi è funzionario dello Stato, di madre ignota come tutti, non si sa se malvessazione o ingiustizia, corruzione o brama, inefficienza o incompetenza, omissione d’atti o abuso d’autorità, o insomma da qual altro nobile ventre ma certamente “Stato semper sicuro est” caro Emme Emme… e allora in quanto tale, sebbene in opposte maniere, noi rappresentiamo questo stretto legame familiare: adesso noi la salutiamo, per la messinscena ci tocca rifar, poveri noi, tutte le scale e solenni scendere, ognun per se, avversi facendo e dicendo uno il contrario dell’altro, ma lei stia qui e ci attenda”
Emme Emme compunto e comprensivo: “ma si figurino, tutto il tempo che vogliono…cari fratelli… egregi signori…”
IL CATTIVO SOGNATORE RIFLETTE SUL SUO RUOLO NEL SOGNO
L’esergo! Giusto, due parole: dunque sono un appassionato seguace di Antonio Spadaro, ormai da tempo, –una qualche informazione è pur necessaria per comprendere perché un anonimo scrittorucolo, anzi propriamemente il sottoscrittorucolo, si trovi sognato sognare questo sogno– per la precisione da quando lo sentii presentare a Roma il libro di un’altro Antonio, a me assai caro, l’americano, come tra noi lo chiamiamo al bar sport delle lettere: avevo fatto i salti mortali per starci a questa reunion dei tre Antonii, Spadaro Monda e Pennacchi, che si spartivano come al tempo di Cesare il mondo terracqueo.
Si presentava l’Indegno, il quarto romanzo americano della saga newyorkese di Monda che seguo fin dall’inizio. E ci fui, si , ero ai loro piedi, prima fila sotto al palco, ne vedevo le suole –come a tutto il mondo era capitato di vederle delle scarpe dell’ambasciatore ammazzato in Turchia– (non chiedetemi che c’entri ora, non gestisco io la materia onirica di questo sogno) da sotto la tribuna, seduto tra una folla di senatori romani, e seduto affianco a me niente di meno che quel Gianni, zio di campo avverso dell’esule nelle gallie a insegnar politica romana, il twitterato “stai sereno“.
Più in là, su altri spalti, piccolo e intenso, seduto senza amici e compagni, enigma dentro un rebus, tetragono e pensieroso, lo sguardo concentrato sui triumviri giù sul palco, ecco niente meno che Giuliano Amato, minuto quanto temibile , come lo è il punto fragile di un sistema, tocco di di saldatura malsaldato.
Accanto , ma senza alcuna relazione con lui, gli stava riverito Moretti il Nanni, girotondiere che s’èra inventato anzitempo il populismo (versione premium però, questo bisogna dirlo) nel girone di ritorno della storia post-vera, e al tempo stesso non l’aveva afferrato per i capelli davanti, accorgendosi troppo tardi che dietro è calvo. Torvo, altero, alto, un po’ incurvato, bello, ma evidentemente odiante un qualcosa di se stesso che manifestava in una smorfia di disprezzo alle genuflessioni di alcuni adoranti. I Taviani c’erano; c’èra Ferrara gioviale, sembiante un Giove. Questo per dire l’ambientino brulicante di stelle come un cielo. Io ero un italico, sconosciuto a Roma e giunto a piedi sulla Tiburtina Valeria dalla terra dei Marsi, e lontano parente di quel Quinto Silo Poppedio, misconosciuto inventore della prima vera rivoluzione politica d’occidente, la guerra sociale, da noi meglio conosciuta come Bellum Marsicum (91/88 a.C.)
Anche Gianni Letta, -oggi “princeps Urbium” dell’associata Civita- di Avezzano (Ave Janum) in terra Marsa, sulle vitree onde fucensi e virgiliane, da cui, s’intende, il bifrontismo innato di famiglia , o anfibismo che dir si voglia, a suo tempo era stato homo novus di questa classe patrizia, proveniente dalla IV Tribù Sergia, come dopo persa la guerra italica era stato denominato il distretto di nostra competenza, dal Sannio al Piceno e in mezzo noi, i Marsi, sconfitti e vincitori a un tempo ( avevamo perso la guerra ma ottenuto la cittadinanza romana, che avrebbe poi permesso a un Letta di sedere in senato tra i Romani e a un suo cugino archeologo di scavarne i resti) e un buon corredo genetico me lo stava mostrando in grado di scavalcare alcune file di sedie a gamba tesa per conquistare, affianco a me, un posto da primus inter pares nonostante i quasi 80. Gente marsa, per chi sa cosa intendo intende.
Nell’attesa che precedette l’intenso dibattito degli antonii girovagai tra file di poltrone, per vedere più quante possibili celebrità, sarei tornato tra i miei selvatici marsi , tra cui nacque quell’esule Ignazio da Fontamara, nonché il fedele amico di San Francesco, Tommaso da Celano, per raccontare quanto più potevo di ROMA; da una poltrona all’altra del Teatro Piccolo Eliseo, era tutto un bisbigliarsi a bassa voce dello straordinario e maraviglioso accadimento che in sala vi fossero presenti al tempo stesso in tregua quelli sia di Mario che di Silla, per l’ecumenico Monda. Per Bi-tri-quater partisan che era, quasi un augusto.
Le fazioni della ferocissima ed eterna guerra civile italica, mai cessata e non si sa bene quando cominciata, ma che aveva visto a Modena stesse armi romane alla mano, un figlio pugnar contro il padre e riconoscerlo solo quand’era ormai morente, come tristemente Tacito volette ricordare, fino a veder la patria dilaniata tra fratelli, fascio uno l’altro partigiano, per dirne la portata, poi ognuna a Monda andava riferendo che gli altri erano, si, qui, ma solo per segreto auspicio della sua rovina: “Antonio, quelli aspettano solo di vederti fuggire travestito tre volte da schiavo, mi intendi no? “, andavano a turno a dirgli all’orecchio, citando a buon intenditor Plutarco, e ovviamente quello manco li sentiva i satrapi, ricambiandoli egualmente tutti con un congedante sorriso.
Ma tutto ciò ben poco c’entra, era solo per dire: dire perché Spadaro e come entrò nella mia vita questa figura, convertendomi poi a Civiltà Cattolica. Donde l’esergo nel sogno.
EURISTICA DEL SOGNO O DELLA RISULTANZA EMPIRICA IMPREVISTA : TRIAL AND ERROR
Le scarpe dell’ambasciatore erano umane , una delle cose più umane che avessi mai visto… avevo pensato: su quelle scarpe era stata la potenza di una ambasciatore di Russia ma poi, caduto morto, tutto il mondo aveva visto che le sue scarpe erano consumate, logore, con uno di quei buchi da cui trasuda pioggia ai calzini, insomma le scarpe di una vera brava persona, di un vero uomo buono, una anima cattiva non avrebbe mai potuto, avendone facoltà come lui l’aveva di averne di nuovissime e fiammanti, portarne di simili, segno di una grande umiltà nascosta: non vi era il benché minimo dubbio, mentre l’assassino, il giovane turco, ne aveva di nuove sicuramente scricchiolanti, probabilmente maleodoranti di vernice, feticistiche sembrando quelle di un Jonh Belusci, scomode, taglienti il piede, ma tanto anche lui sarebbe morto, c’era da sopportarle poco quelle scarpe da sbirro. L’ambasciatore incredulo durante i due tempi del suo dolore, uno: ricezione del proiettile. Due comprensione d’essere finito per sempre. Il primo attimo della percezione di qualcosa di terribile alla schiena poteva trattarsi anche d’un colpo della strega, il secondo era invece la ineludibile comprensione d’essere stato assassinato in quel luogo di inaudita bruttezza, tra quelle oscene foto. Avevo visto e rivisto la moviola dello spegnersi di quell’uomo infinite volte su infiniti canali You Tube, cercando di apprendere più cose possibili. A chi non toccherà morire un giorno? Meglio imparare.
L’ambasciatore che aveva certamente amato Pasternack, Acmatova, Mandel’stam, Puskin e certamente il gigantesco e mite Turgenev, aveva capito d’essere stato ucciso ed era morto, con grande dignità, come tra le pagine di un libro, senza nemmeno spargere di sangue la scena, visto che in letteratura un tempo se ne faceva ben poco uso. L’ambasciatore ucciso, caduto, assassinato dunque, a causa della sua grande pancia, anche quella bonaria, parve, sdraiato come era, che avessero gettato sul Bosforo un solido ponte, o ancor più presagio parve che presto ne sarebbe stato gettato uno tra sponde ben più lontane…
Aggiungo che, sempre in sogno, avevo notato come la disperazione si fosse appollaiata fulminea come un condor sull’osceno assassino. Cosi il giovane e il suo dito ritto e roteante nell’allahldilà “mio dio che ho fatto? cosa faccio qui? dove è la mia ragazza, il suo sesso caldo bagnato e santo? sono finito, perchè sto qui?” questo pareva volesse dire da un momento all’altro, in attesa del fuoco che lo avrebbe ucciso a sua volta, al posto del proclama che urlava al mondo accanto al cadavere di una brava persona a cui aveva tolto la vita. bang! bang ! baa-bang!! Finita. Equazione autorisolta. Terrorista usa e getta messo nell’apposito contenitore, la sua bara d’origine. In tutto ciò i cellulari del pubblico terrorizzato di quella oscena mostra di orride fotografie erano restati accesi senza indietreggiare a filmare tutto. Un teorema quasi.
PSEUDOMORFOSI DEI CRISTALLI ONIRICI
Mi restavano in mente però, da tutto ciò, come un cesto di mele di un problema di scuola elementare, ma oniricamente insolubile , gli elicotteri d’assalto Westland Augusta che Leonardo da Vinci fin meccanico, anzi finissimo, come egli soleva appellar se stesso, avea ceduto all’ottomano poco prima del pugnar di Lepanto, –il cui giovan condottiero vincitor finì avvelenato dal sognar l’amore della impossibile Stuarda e con esso l’impero da cui con ciò gli fecer metter giù la mano- come filamenti onirici che alle immagini dissolventesi di quel tragico atto (l’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia) restavano appesi; groviglio evanescente di altri mondi oscuramente fatti di uno stesso mistero.
Il cerchio, quadratissimo, mi riportava con il suo ciaspicare sui suoi lati quadrati al nostro onirico signor Moretti, il prode Maumor, che ecco si riforma dalla materia di altre immagini di nuovo in questo sognare di scrivere questo sogno. E insieme vedo imperturbabile il limpido volto del mio maestro gesuita, ma lui ovviamente non lo sa. Anzi a proposito per chi abbia pazienza e tempo da perdere ecco quanto segue come appendice onirica strategica :
BEATUS POPULUS CUIUS DOMINUS DEUS EIUS
Folgorato dai lumi spirituali e culturali del gesuita, dalla sua finezza d’argomento e vastità d’ingegno, seduto come lo vedo nella pala che vorrei dipingere se fossi pittore, alla sinistra di Francesco Pontefice, divenni suo seguace. Civiltà Cattolica e il suo motto, in breve il mio oriente, la mia loggia. De Loyola ispirazione ai miei incerti passi terreni, cercavo guida. :”Fai come se tutto dipendesse da te, spera come se tutto dipendesse da Dio“.
E per onor di questo motto del fondatore dei Gesuiti, proprio a lui, all’Antonio gesuita, chiesi di essere rassicurato, nel sognar questo sogno, quando, nell’ebrezza del mondo d’avere un Padre Santo che aveva finalmente alzato la voce contro i mercanti di morte, “quelli che fabbricano le armi” , per cacciarli fuori dal tempio, vidi chiamato a parlar di Pace ad Assisi, il signor Moretti di Finmeccanica Leonardo dai beati fratelli della Comunità di Sant’Egidio, curatori certo dell’invito ma soprattutto, cosi pensai nel sonno, custodi di quel discorso di pace voluto da San Giovanni Paolo II, –quante volte stetti davanti alla loro fortezza romana, a bere caffè tra i Barabba a trastevere, vedendovi davanti parcheggiate scure berline scintillanti e piene di mistero e talora cardinali dai corpi possenti camminare inclinati contro il vento che scende freddo d’estate da Gianicolo e poi si infila veloce in via della scala , una mano a schiacciare la papalina sulla nuca, un risvolto purpureo della veste a schiaffo sul volto, entrare in quei cancelli?–
Proprio il signor Emme Emme? MaMo in persona, come penso lo chiamerebbe la sua giovane amante se realmente esistesse un Maumor e se, di amante, ne avesse una? Maumor? l’Amministratore Delegato di Leonardeschi ordigni, fin meccanici marchingegni, missili, elicotteri d’assalto sputati dalle lave dell’inferno all’attacco dei nemici, senza però disdegnare nel grand guignol ovviamente pietanza di donne e bambini al morso vorace delle bombe, e quant’altro Lucifero ne sappia in fatto di morte dolore guerra devastazione, a parlar di Pace ad Assisi? Non mi capacitavo, stavo ulteriormente sognando in un sogno che s’era già fatto triplice, quadruplice?
Atroci dubbi morali m’aveano attanagliato il cor, terribili dubbi, come crampi dell’anima strazianti e dolorosi, e per questo, in sogno, a lui mi rivolsi: “Padre! Padre Spadaro! Ascolti !! Non è forse uno scandalo? il Santo padre . ..ma non aveva detto ?” Cinguettai al suo indirizzo personale , s’intende nel sogno, e nel sogno s’intende che non ricevetti alcuna risposta, aveva del resto ben altro da cinguettare, cose capitali, solenni, sottile teologia, allo stormir colto dei fedeli, sognai allora di mandare una mail dopo aver dialogato nel limbo nebbioso di twitter anche con un fraticel della redazione di Civiltà Cattolica, a cui, divina provvidenza, si possono mandare cinguettii, si, ma anche veri e propri messaggi, il quale dopo la mia prima nota che così recitava :
“Vorrei che leggeste questo articolo Zygmunt Bauman Liquido ; appunti apocrifi e vicoli ciechi sulla presenza alla conferenza di Pace di Assisi del 2016 dove è stato invitato come relatore l’Amministratore Delegato di Leonardo Finmeccanica Mauro MOretti, La Leonardo Finmeccanica è tra i maggiori produttori mondiali di Armi come da rapporto SIPRI, ora le parole del Santo Padre sul mercato delle armi sono state inequivocabili perchè ad Assisi è stato chiamato a parlare il rappresentante del mercato delle armi? Spero in una vostra illuminante risposta”
me ne diede consiglio a questo modo
Buongiorno. Crediamo debba porre la sua domanda agli organizzatori di quell’evento, ossia chi ha fatto gli inviti
Ora, tutti sapete come sono certi sogni febbrili, non si risolvono, si ricominciano di nuovo e di nuovo, donde il tormento, dunque nel sonno assai agitato io sognai a mia volta cosi di rispondergli
Buongiorno e grazie per l’apertura di questo dialogo, carissimi padri e fratelli. Nel porre a Civiltà cattolica, il mio quesito io non interrogo per avere delle giustificazioni, che giustamente potrebbero venire solo da chi ha pensato di invitare determinate persone piuttosto che altre, ma per essere illuminato come un fratello minore dal maggiore sul mio stesso pensiero –Factus eram ipse mihi magna quaestio-: vorrei sapere rivolgendomi a voi innanzi tutto se il mio pensiero, se il mio scandalo, è secondo voi giusto. Se potessi ovviamente chiederei al Santo Padre, il quale tuttavia ha espresso a riguardo di certe figure o di certe attività parole inequivocabili, e non è detto che nella grandiosità delle provvidenza non sia possibile un giorno arrivare a domandarglielo, ma nel frattempo mi rivolgo a voi, se avrete il buon cuore di rispondere. la Domanda che vi ho rivolto in realtà è stata formulata scorrettamente e ve ne chiedo perdono: non perché è stato chiamato a parlare, ma cosa ne pensa Civiltà Cattolica di questo invito. Grazie di cuore,
il fraticel di redazione, evidente smosso da un qualcosa, essendo il sogno poi null’altro che materia fatta di se stessi, una mia autoindulgenza insomma, a quel punto sentì di dovermi una minima risposta e tiratasi su la veste, per meglio porre un piede sotto allo scrittoio, diede di piglio al suo divin computer scrivendo, immagino, con pezzetto di lingua tra i denti stretto, di lato alla bocca, fuor di labbra, per meglio prenderci sui tasti, quanto segue:
Gentile David. Questo è un colloquio che eventualmente è difficile continuare su Twitter e chi risponde non può su queste cose assumersi la responsabilità di parlare a nome di tutta la rivista, né tanto meno del direttore o del collegio degli scrittori. La invito a porre questa questione per email: direzione@laciviltacattolica.it. Continuo però senza polemica ad invitarla a chiedere direttamente a chi ha organizzato. Una loro risposta sarebbe sicuramente più chiarificatrice (nel ben o nel male), rispetto a qualsiasi valutazione esterna e ridurrebbe il campo delle ipotesi. Grazie a lei.
pieno d’affetto, e commosso, risposi a mia volta
Gentilissimi Padri -non sapendo a chi scrivo -in persona- continuerò con un plurale- concordo assolutamente con quanto mi consigliate e vi ringrazio assolutamente nell’avermi correttamente indirizzato alla vostra direzione, cosa assolutamente giusta. Sono assolutamente d’accordo sulla necessità di chiedere il perché di quell’invito ai curatori dell’evento, ma senza nessuna polemica ritengo legittimo , in quanto noi siamo una comunità oltre che dei singoli, e siamo una Civiltà Cattolica soprattutto, chiedere un giudizio su dei fatti che una volta compiuti non appartengono soltanto più a chi li ha fatti ma anche a chi ne è stato testimone, ecco perché mi sta cosi a cuore il vostro intervento, ecco perché comunque io intendo bussare alla porta di una realtà spirituale e di pensiero come la vostra, che è certamente una guida spirituale e culturale importantissima nel mondo cristiano. Se fosse Civiltà Cattolica a sollevare la questione ? Se Civiltà Cattolica dicesse: ci è stato chiesto questo e noi lo chiediamo a voi perché anche noi vogliamo sapere? Non che io non sia consapevole che anche nella Chiesa non ci siano problematiche “politiche” per cui ovviamente facile a dirsi difficilissimo a farsi, ma disperare senza tentare sarebbe immorale credo, e credo che la nostra Civiltà Cattolica sia chiamata qualche volta a passare a prendersi carico e ad emendarsi delle proprie vergogne. o la Chiesa muore. In ogni modo grazie, ora scriverò alla direzione. Pace e bene
Di poi, come accade nei sogni, mi ritrovai nuovamente alle prese con il signor MM , una voce narrante onirica infischiandosene di ogni consecutio temporum cosi riprendeva il suo lemma: Il signor Mauro M. Giunse al grande ufficio del ministero bifronte. Due uscieri gli vennero incontro uno urlando e inveendo “assassino, delinquente” e l’altro “genio ! mio dio che genio lei è nato con il talento del distruttore addosso” e l’altro “lei ha fatto morire per inadempienza, in un inferno di fiamme, -Cuore Santo di Padre!-, 33 anime umane , come i 33 grani della corona del discepolo, -mio Creatore, accoglili !- accendendo l’incendio con il fuoco dell’irresponsabilità lei ne spense le vite” e l’altro “assolutamente grandioso questo uomo! Questo uomo deve guidare la nostra industria: del felice caso distruttore ne faccia un’arte al servizio dello Stato caro Moretti, mi dia retta, per me lei è nato armaiuolo, e se lo lasci dire con questo –napoletanismo-” e tutti e due gli uscieri del ministero bifronte urlarono all’unisono ” sette anni !!! sette anni!!!” ma poi subito si divisero sulla subordinata ” di galera” disse uno “al comando” disse l’altro.
Il signor Emme Emme li guardava imperturbabile , un po’ di sudore, che comunque aveva iniziato a sgorgare da pori molto visibili, veniva drenato in una fitta rete di rughe collettrici che sprofondavano seguendo le massime anatomiche di un volto scolpito, volitivo –livore e volere !- esclama proprio ora una voce interiore nel sogno: livore e volere!-, e come libidinoso di intensa passione di potenza, entro le mura micenee del colletto inamidato di una camicia bianchissima , immacolata, anzi accecante, come affamata di sangue per il troppo candore che sembrava essere una sete di guerra. Ai cui lati, tangenti due opposti punti della circonferenza del collo, pulsavano a 78 battiti al minuto di un ritmo postprandiale due grosse vene che si gonfiavano e si sgonfiavano alle parole che egli rivolge ai due uscieri del Ministero Bifronte -MiBi- (attenzione lettore : i fratelli Dufficio saranno incontrati nel poi di prima, questi sono solo gli uscieri, incontrati nel prima del dopo di prima solo adesso, bada a non perdete il filo o resti fesso, che tuttavia, come è in certi regni, detti del male, dove per oscure quanto comprensibilissime ragioni, l’alto è basso e il basso è alto, potrebbero essere sospettati esser loro di maggior grado e potere di quelli, pur non dandolo a vedere) e prendendoli amabilmente sotto braccio Emme Emme dice, ora rivolto a uno ora all’altro “Signori… ma signori miei… allegri!, vedranno che si trova un modo“…
INTER HOMINES ESSE
Mi agitavo ansimando nel letto rischiando di attorcigliarmi al collo con le lenzuola, spalancando gli occhi nel sogno vidi padre Antonio Spadaro, era li che mi teneva per le spalle , “figliolo… non ti agitare, calmati…è solo un sogno“. Mi svegliai appisolato al computer, volevo scrivere questo sogno che stavo sognando, per non scordarlo, ma stavo solo sognando il sogno di scriverlo e quello che hai letto finora, lettore, dunque, a rigor di onirica , non dovrebbe esistere, io ancora stare dormendo.
Era il 59 esimo minuto del primo febbraio 2017, e chissà adesso che tempo è, o lettore, mentre sogno i tuoi occhi scorrere le righe sognate di questo sogno, comunque mi trovavo in Abruzzo per alcuni giorni. Mi ero semplicemente appisolato davanti a un notiziario della Sette che dava questa notizia che avevano condannato, in primo grado, mi parve capire, un certo signor Mauro Moretti, ma chi era mai?, a servir lo Stato coi suoi talenti di Beato Distruttore…per sette volte sette anni!
Chi ero io per giudicarne?, “Padre Antonio, mi aiuti , mi aiuti lei”, gridai nel sonno. Bocca impastata. Ripeto come in un delirio ” la vita del signor Emme..la doppia vita del signor Emme, Emme Emme, Emme Emme….padre” dissi a Spadaro che mi teneva la testa sulle ginocchia ora, accarezzandomi la fronte ma distrattamente, come pensando ad altro, “non ha un qualcosa della maschera d’Agamennone? Lo guardi bene.. guardi quelle occhiaie… non sono come pritanei scolpiti nella pietra, non la fanno pensare una duplice reggia micenea d’omicidi e intrighi feroci, assassina e invitta di misteriose ragion di Stato, duale, ambigua, come il mistero bifronte? (il sogno ha detto proprio mistero adesso non ministero Nota del Sognante) Guarda quella bocca” penso convinto di poter comunicare telepaticamente grazie al contatto della sua mano sulla mia fronte “… Antonio, fratello mio, non ti sembra come quella d’un mascherone, strappato dal muro di una cruda caserma di gladiatori? Una terrificante obscura di una cattedrale gotica? Una tragica bouche de la vérité in cui dover, per forza di qualcosa, immergervi la mano con un brivido che di là ..zac..un qualche demone te la mozzi di netto?”
Alzandomi sul busto con un grido e sudato, mi svegliai di nuovo. La pagina del programma word per scrivere questo racconto davanti a cui stavo dormendo immaginando di scrivere era assolutamente vuota, tuttora vuota, e il taglio nero del cursore delle parole che immagino di scrivere pulsa in questa lattiginosa vertigine dello schermo come il taglio anemico di un esperimento chirurgico fatto con un bisturi cauterizzante. Ma stavo dormendo? Ero sveglio? sognavo? Sognavo ad occhi aperti?
Per un attimo mi sembra di essere seduto con la fronte appoggiata al vetro di un tram da cui aprendo gli occhi per un secondo ho il tempo di vedere una signora con un giornale aperto alla fermata, per strada , sulla pagina c’è in foto il volto del signor Emme Emme, e tutta la questione della strage della Ferrovia, ma alla fotografia si muove la bocca e pare che mastichi e che dagli angoli della bocca cadano… ossa ! Ossa umane frantumate!! Mio dio!!! Grido ma non esce suono alcuno dalla mia bocca, batto le mani sul vetro ma non esce nessun suono nemmeno dal vetro percosso, nella mia mente sento solo amplificato mostruosamente il mio gemente ansimo.
Richiudo gli occhi. Il tram, in assoluta mancanza di suoni, riparte con un scossone, mi giro e mi accorgo che dentro il tram hanno tutti quel giornale aperto a quella pagina e tutte quelle bocche si muovono , il tram si riempie di ossa umane che cadono dagli angoli della bocca delle foto di Moretti, tra le ossa che arrivano ormai al soffitto vedo la Piramide Cestia, sono arrivato e dovrei scendere ma non so come fare.
“Avrà twitter?” penso tra me: “padre Spadaro lei ha un account twitter?” bofonchio nel sonno. Antonio Spadaro è dritto davanti a me, ma come più in basso, e il collarino ecclesiastico sulla sua camicia di seta grigio antracite, acquistato in quel grande negozio di articoli ecclesiastici dopo largo delle Stimmate , sulla sinistra, andando giù verso il Pantheon, inizia ora ad allargarsi a dismisura velocemente trasformandosi sotto i miei occhi nella cavea di un anfiteatro romano e ora lui è nudo al centro dell’arena, un angelo di fuoco sospeso nel cielo perpendicolarmente al pulvinar dell’anfiteatro, con il volto di Wim Wenders ha l’indice teso, puntato come una spada, verso il fuori dell’universo; Spadaro si avvia verso i vomitoria, sembra una cacciata. Infatti prova vergogna delle sue vergogne e (attenzione nel sogno c’è proprio questo “compra” al posto di copre, un lapsus confermato dunque ufficialmente dal direttorio onirico) si compra il sesso con le mani. Mah…che dire? Totò ora è girato con il volto rivolto all’angelo e il torso ritorto all’uscita dal mondo, le mani congiunte sul ventre a coprirsi la natura. Come il corpo sofferente dello sforzo dei prigioni di Michelangelo. Anche se tutta questa scena qui nel sogno pare dipinta da Masaccio.
“Ma figlio mio… come puoi pensare diversamente? Certo che ho twitter, sarebbe solo vanità, disprezzo, camminare lontano dal gregge, alterigia non averlo, non essere tra la gente...”
Ancora zuppo di sudore, apro gli occhi. Sono le 1 e 59 del 1 febbraio. Sto solo sognando di svegliarmi. Dicono che c’ è stata una tragedia gente che passa fuori del paese, ho i vetri aperti con le persiane chiuse, come sempre. L’aria ha un odore pazzesco in montagna. Se adesso è il primo febbraio tra due giorni un aereo militare trancerà la funivia del Cermis. “no ..non salite..non salite…” mi agito…mi sveglia mio padre e mi dice che stavo gemendo nel sonno. “Va bene, va bene” , annuisco, mi riaddormento.,
“Allora Antonio noi cinguetteremo con twitter” dico “come Totò e Ninetto in uccellacci uccellini, e se la cattiva coscienza gracchiante ci dovesse saltellare intorno anche a noi, come è molto probabile che accada, oggi come oggi però possiamo bloccarle l’account, comodissimo no? Che ne dici Totò?, Invece tra l’altro di mangiarcela che sarebbe indigesto, tossico e senza nemmeno doverla prima ammazzare no?, Che ne pensi? Una cosa pulita senza delitto e senza indizio”
“Fusaro…Spadaroooo… Fusaro Spadarooooo… Fusaro Spadaroooo” mi ritrovo in un chiostro di pietra diroccato dove trovo un girotondo di bambini insanguinati e mutilati, dalle cluster bomb, chi di una gamba, chi di un piede chi di una mano , i quali sbeffeggiano e canzonano con crudeltà, con questo coretto malvagio, un vecchio corvo zoppo, incatenato e sbattente le ali nel tentativo patetico di liberarsi, affetto da congiuntivite, per cui sembra oscenamente piangente, e mio padre mi sveglia di nuovo “stai gracchiando come un corvo nel sonno maledizione a te, non riesco a sentire la televisione, c’è Affari tuoi, ma mica sei pazzo per caso?” mi dice.
Mi riaddormento. Gli azionisti di Fine Meccanica Da Vinci sono a un pranzo in un ristorante e io sono diventato un cameriere che li serve
Primo azionista : “ma come si fa ? Come si fa? Come si fa? come si fa? si -fa siiii -faaaa là là làlà, cooo-meeee? cò cò cò là là là …ditemi voi, si può forse perdere un talento simile? Noooo certo che no! Guardate da voi stessi, ecco!”
Apre la cartellina satinata che aveva il signor Emme Emme sott’ascella al MiBi e ne passa alcuni fogli ai commensali
Secondo azionista legge alcuni dei fogli che gli sono stati passati : “piu piú piu più più più ….” smette di leggere e alza le spalle “Noooo signori non sto cinguettando..leggo il bilancio che il nostro talentuoso Maumor ha moltiplicato, altro che pani e pesci fratelli cari !! Ecco qua: piu più più più piu..”
Terzo azionista : “giovanotto” rivolto a me ” si si, proprio lei giovanotto, su si svegli…abbiamo delle belle bistecche collateral damage ? belle al sangue per favore, tranciate, ma vada , vada, ma cosa mi guarda vada insomma…” inizia a scuotermi
“Insomma basta! basta!” urla mio padre, “il concorrente è in finale con 200 mila euro e il pacco blu –pranzo col notaio– e tu gemi nel sonno! Ma per Dio!” Mio padre mi sta scuotendo violentemente e violentemente urlandomi in faccia ” n-o-n-s-e-n-t-o non sento capisci? Ti caccio di casa, attento che non scherzo” Dice puntando il telecomando sul mostruoso schermo samsung da 48 pollici per alzare fino a 100 il volume
“Deve essere una intossicazione” penso, anzi vedo pensato e queste parole “deve essere una intossicazione” nella mia mente si riflettono scritte come con un filo di neon, giallo, nella imago di due specchi contrapposti e cosi dando vita a due riflessi di infiniti curvi e nauseanti: leggo “deve essere una intossicazione” precipitando di ricominciamento in ricominciamento in un tempo senza tempo, con una nausea oscena che mi soffoca le interiora” fino a trovare scritto in ulteriori specchi contrapposti, con questo filo di neon che mi ferisce gli occhi, quanto segue : “non c’è nessun Affari Tuoi alle 2 di notte, non sono a casa di mio padre, non mi sono svegliato, sto sognando, con questo umido qui dentro casa di mio padre e i termosifoni sempre al massimo ..si …devono aver fatto la muffa … ho mangiato i biscotti di segale, adesso mi passa, ora mi passa, devo resistere, respira…no no no no non sono da mio padre, non sono qui, sono le due, Affari tuoi è alle otto…”
Riprendo a sognare di sognare questo sogno di una notte di mezzo inverno..
APOLOGIA DI MORETTI
“abbiamo clienti desiderosi di rimpiazzare le loro armi della generazione corrente, vetusta, inefficace ormai, e noi proponiamo prodotti che vanno incontro ai loro bisogni pensati per i complessi futuri scenari “
Il signor Emme Emme di ritorno dal MiBi, condannato per Viareggio in primo grado e insieme, con la fiducia ottenuta e rinnovata nella sua opera di fine meccanica, titolato per costruire una nuova messe di armi che avrebbero arato e mietuto dei suoi virgulti nostra madre terra, la casa comune (come recitava e come ora capivo, il titolo del suo panel ad Assisi 2016, e su cui sognai di aver scritto un ulteriore pezzo, intitolato Spirito di Assisi 2016: la parola sulla pace ai fabbricanti di armi anche questo svanito al risveglio ), adesso parlava sciolto agli azionisti, snocciolando dati e mostrando slide.
“Ma signori, datemi un attimo della vostra attenzione morale adesso, per favore” esclama improvvisamente il signor Maumor alzando una mano per schioccare le dita due tre volte per attirare l’attenzione di alcuni distratti “Grazie, ecco voglio dire al di la di tutto che è immorale, si veramente è immorale, e ingiusto, lasciatemelo dire, che mi si attribuisca colpa per non aver sganciato a Viareggio una nostra bomba di ultima generazione insomma, piuttosto che aver lasciato per sola distrazione, e si sa’ io già allora pensavo a voi signori, ai grandiosi mercati dei nostri commerci odierni, e non ne potevo più di treni e treni e treni e treni -mio dio li odio i treni e le loro maledette stazioni fin da bambino- che sia stato un vagone di propano liquido a far il lavoro preciso d’un missile, ecco allora innanzi tutto, prima cosa, io voglio dire che un vero virtuoso sa usare al meglio ogni mezzo per dimostrare al mondo il suo talento”
applauso fragoroso e risate in sala
” grazie , siete gentilissimi…e non era certo mia intenzione, anche se cosi è accaduto, far vedere ai nostri clienti che spendono trilioni nei nostri finleonardeschi marchingegni che ciò che fanno le nostre meraviglie possono farlo anche degli stupidi incidenti ferroviari, incidenti, signori questa è una solenne promessa, che non ci toglieranno il lavoro state certi, di rifornire al signore lissù il paradiso di quante più anime possibile, giusto?, Ovvio, del resto signori, parliamoci chiaro: punto forte è che ogni nostra arma ha uno scopo dual, ti può ammazzare un quartiere ma non prima… ripeto non prima di curarne il raffreddore a tutti i suoi abitanti che verranno quindi sterminati in perfette condizioni di salute, non è splendido? ora, secondo, è cosa nota che i vasi comunicanti si scambiano fluidi in tutte due i sensi no? Dual lo è anche un incidente allora e sa fare perfettamente il lavoro di un’arma di ultima generazione, mi seguite? Ma questa è proprio la prova del 9 che siamo sulla strada giusta: prevenire terremoti con la nostra tecnologia militare dual satellitare per scatenarne subito dopo di mostruosamente più devastanti altrove, con l’aggiunta spettacolare, omaggio della ditta, di piogge di fuoco, fosfori ustionanti, biglie osso-fracassanti, schegge incandescenti, frammenti-pelle-laceranti, liquefacenti onde d’urto e quant’altro si possa desiderare con i nostri ordigni senza pari, strappando senza dubbio con ciò a qualsiasi stupido Dio o stupida fottuta Natura arroganti, lo scettro del potere assoluto sulla vita, la morte e la distruzione di qualsiasi vivente e cosa su questo pianeta e si spera in futuro della intera galassia che prima o poi popoleremo e a cui forniremo tutto il meglio per sterminarsi vicendevolmente, o meglio: per vicendevolmente sterminarsi ognun dell’altro i deboli e gli indifesi, e sennò la pacchia ovvio durerebbe ben poco!”
Applausi Fragorosi e interminabili tanto che Moretti e costretto a rivolgere i palmi alla platea degli azionisti per un ringraziante chiedere silenzio; continua a parlare in piedi in mezzo ai tavoli “e dunque voi sentite quegli inconsapevoli che li fuori urlano qualcosa verso di me? ” gli azionisti corrono a guardare dalle finestre da dove vedono un gruppuscolo di gente con dei cartelli “FAMILIARI VITTIME” che urlano “Di-mis-sio-ni! Di-mis-sio-ni! Di-mis-sio-ni! Moretti non puoi restare a servire lo Stato”
Moretti, superando gli azionisti, raggiunge e chiude con un gesto deciso, avvitando con forza la maniglia fino al fondo della sua corsa, le ante della grande finestra a doppi vetri aperta sul comitato dei Familiari Vittime fuori del ristorante, facendone scomparire il loro vocio. La sala torna silenziosa, ovattata, Moretti , con passi felpati e decisi, torna verso i tavoli a cui gli azionisti si risiedono riprendendo a mangiare e ad ascoltare.
“Ora comprenderei e proverei orrore di me e di voi, se essi gridassero non contro me per l’incidente avvenuto a guisa di fatal caso, in fondo per divina volontà, -che diamine, che se la prendano con il loro Dio per questo no?- ma contro me per il nostro attuale ufficio di costruir armi e venderle a rifornir le guerre e massacri nel mondo di quanti più morti ammazzati possibile: se pretendessero d’aver avuta, dall’incidente che gli ha ucciso i cari, svegliata la coscienza che la guerra proprio di quella morte che li ha orbati acceca gli occhi del mondo, dilaniando, sembra, senza guardar in faccia a nessuno, chiunque, colpevole o innocente che sia, e che noi facciam di tutto per servirla, e soprattutto gli forniam copiosi gli arnesi che sono necessari alla sua macelleria… ecco ! Che avessero preteso aver preso atto, grazie all’incidente che li ha funestati, che nelle mie mortali carni vi è deposta la larva carnivora d’un osceno paradosso: ovvero d’essere imputato per 33 morti che non avrei mai voluto, che non ho desiderato, ne minimamente auspicato, e per cui, non ci crederete, lo so, ma è cosi , provo persino un barlume di dolore, e che nessuno invece mi vuol tradurre in ferri o condannare moralmente, o ritenermi appena appena, che dico, un puntina ignobile non per accidentale caso ma per fin meccanica volontà: mi spiego : per essere proprio io l’uomo all’orrida testa d’Idra d’una immensa industria di morte, costruttor e venditor d’armi nel mondo e di questo dirsi, loro, gli illuminati dalla tragedia di Viareggio, i familiari delle vittime, irriducibilmente avversari …..e che in virtù dell’aver compreso il dolore osceno che sparge nel mondo questo fuoco distruttore, grazie alla somiglianza che ebbero le devastanti esplosioni ferroviarie con ciò che commettono agli uomini gli ordigni bellici, e che come da un disegno divino si potrebbe dire, per rendere evidente agli uomini l’oltraggio che ciò rappresenta, dell’uno e dell’altro mi furono messe nelle mani le appaiate briglie come di uno stesso morso, cosi che a tutti evidente fosse , illuminato dai fuochi della fatale strage civile l’orrore volontario invece della strage bellica, e che per ciò chiedessero, anzi, pretendessero assolutamente che mai più lo Stato costruendo armi, a nome di un intero popolo poi, commetta d’essere omicida e compagno d’affari di sua maestà la morte…, d’essere industria della morte, d’essere mercante di morte, come dice Francesco, il Papa, mica che non sappia no? Che siamo forse sordi noi? E io sono io, si , e voi siete voi, ma rappresento (come da dettato) , e voi pure, anche lo Stato, uno Stato assai confuso a quanto pare..uno Stato confusionale… Ne convenite? Ecco… se li avessi sentiti a tal guisa ragionare allora, forse, e dico forse perché sono un positivista mica un metafisico, mi pentirei di tutta la mia vita, e farei ammenda.
Voci di azionisti: “Braaaavoooo!” Grande!“, “Sei un grande MaMo !“, “Sapevamo chi abbiamo scelto quando abbiamo detto te!!“
“Ma cosi… amici miei cosi… no e no! Non ci posso stare !! Cosi io mi incazzo, anzi io mi arrapo come un cinghiale depravato, capite?”
Voci dalla sala: “E’ giusto” “Non fa una piega” “ a Morèee questi non c’hanno capito n’cazzo” , “Stai in supremazia aerea Mauro …vai in scioltezza“
Moretti riprende “sentite qui” prende un quotidiano e legge “-Le associazioni delle vittime della strage chiedono le immediate dimissioni di Moretti da Finmeccanica, società della difesa di rango mondiale, wow!, e si lamentano che Finmeccanica non adotti la direttiva Saccomanni, sulla onorabilità dei Manager, che prevede dimissioni se si è condannati in primo grado-… insomma…amici miei ..allora ..ragioniamo di fino come siamo avvezzi fare….questi mi dicono, mi stanno dicendo, correggetemi se sbaglio, che per decenza non posso restare a ricoprire la carica di Amministratore Delegato di una industria di armi giusto? E che ci vuole onorabilità per far commercio di morte? Perché di questo si tratta secondo il Santo Padre, no? Commercio di Morte, è stato chiaro no? Chi costruisce armi è un mercante di morte no?, Non ha forse detto cosi o ho sognato? Beh!… ebbeh e mi pare di si che l’abbia proprio detto e davanti a qualche milioncino di personcine e dunque ci siamo, si parlava proprio di noi ragazzi, no? Si le costruiamo le armi, è allora? Epperò, guarda guarda guarda guarda !!!, zitti zitti, anche loro -fare armi- ( e soprattutto venderle a chi-che-sia) lo chiamano industria della Difesa, ma come? Loro? Loro a cui sono andati in pezzi i parenti esattamente come in pezzi vanno coloro che si trovano sotto al fuoco distruttore delle nostre armi, che come orrende levatrici di incubo noi diamo alla luce affinché la luce sia divorata e fatta tenebra? E quegli altri poi? I giudici della terrena giustizia, persino loro , ci dicono senza batter ciglio “omicidio questo, quest’altro invece ufficio”… di morte si, come no! Mah! .. Che io chiami Difesa il commercio delle armi e la guerra, mezzadra insanguinata e mai stanca falciatrice d’umanità sui i campi arati dalla morte assassina e padrona della funebre terra degli eccidi , perché questa parola Difesa è la squallida foglia di fico che dobbiamo indossare sui nostri missili drizzati, la fuori per nascondere la vergogna di cui siamo levatori ha un senso, ovvio!, Ma che la chiamino anche loro cosi …Difesa ? e di che mio buon Dio? E che poi vengano sotto sdegnati a dirmi che più non merito di esserne di questa chiesa di morte il massimo pontefice… ma per carità signori… ma come ? …… o Signore…Signore ti prego…. allontana da me questi malvagi…questi malvagi e questi stupidi! Capre! Capre! Capre! Capreee!!“
Il signor MM si è fatto rosso e le vene del collo sono cosi turgide da fargli scricchiolare la cravatta stretta a strozzo nella sala in cui in assoluto e religioso silenzio gli azionisti seguono con la massima attenzione il suo discorso.
“Ora o Signore” riprende il signor Emme Emme, nel frattempo salito su un tavolo per poter guardare in basso oltre le finestre chiuse il comitato dei parenti sotto la pioggia “Se solo una delle armi che noi abbiamo inventato e poi costruito e poi venduta, a chi ce ne ha chiesto per i propri bisogni , avesse per errore ucciso o fosse stata dai nostri deliziosi clienti volutamente usata contro la vita di un solo bambino sulla terra, o contro sua madre persino, che ancora lo porta in grembo, impedendogli persino di nascere… allora quelle si tanto delicate anime con i cartelli -Familiari Vittime-, poiché lo Stato sono anche loro, sebbene non ne abbiano la più pallida percezione, sarebbero i veri orridi assassini …i veri mandanti, orridi perché oscenamente inconsapevoli che è dalle loro mani che riceviamo la potenza di questa distruzione, mentre io -in verità fratelli- insieme voi, sono solo il sicario! E mi stanno parlando di onorabilità del manager….di dimissioni dall’incarico di produttore di armi perché essendo restati uccisi i loro parenti in un incidente di cui sarei responsabile solo per lontana ascendenza burocratica, per un semplice cavillo, mentre le armi io le costruisco con assoluta consapevolezza di quel che sono e di quel che faranno, lo sterminio umano, avrei….. ” Moretti si porta due dita a ogni tempia, con tutte e due le mani, come fossero due pistole, e si tira la pelle degli occhi all’indietro, a dare sollievo ai bulbi arrossati dall’eccitazione, facendoli diventare sottili come fessure ” io avrei perso l’onorabilità …per…” stringe gli occhi ancora di più quasi chiudendoli come per capire qualcosa di incomprensibile “per …nutrire… scientemente…. di sangue umano, anche assolutamente innocente … la morte ?…Finalmente…dico….avete finalmente idea, fratelli, perché dobbiamo purificare questo mondo con il nostro fuoco vero? ”
In sala cala un silenzio assoluto in cui si sentono solo alcune mandibole masticare timidamente, Maumor, o MaMo per la segretaria , il signor M.M. o anche Emme Emme per il MiBi, Moretti, e tutte queste cose insieme nel mio sogno, lancia in aria la cartellina satinata la quale, volteggiando come in una densa materia , al rallentatore , pianissimo e senza accennare a cadere (potenza dei sogni), vomita migliaia di banconote sporche di sangue che svolazzano come coriandoli sopra gli azionisti, poi, sputando bave, con una voce possente e solenne esclama:
“Che il signor abbia pietà di loro!…” allargando le braccia rivolto al soffitto, mentre dalla radice dei suoi corti, ispidi, africanidi cappelli brizzolati colano sudori caldi, cammina lentamente sulla lunga tavolata la cui bianca tovaglia è arrossata di sugo e suppurante di salse, quasi camminasse su un lungo e macroscopico bendaggio srotolato dalle carni maciullate e sierose di un ferito di guerra, ed evitando con delle lente rotazioni della caviglia che le sue scarpe si macchino toccando piatti e coppe piene di rimasugli e tranci di carni rosicchiate e unte, ovunque sparse sulla tavola tra le teste degli azionisti che lo guardano dal basso in alto, e inspiegabilmente riuscendoci senza guardare, poiché i suoi occhi sono rovesciati all’indietro, bianchi fuori, come in estasi, Moretti poi fermandosi esclama : ” poiché essi non sanno ciò che fanno..e poiché non sanno che…” Come tornando in sé dall’estasi guarda improvvisamente gli azionisti ai suoi piedi, con un sottile beffardo sorriso delle sue sottili labbra violacee, e mi pare che nel sogno ora io qui ci abbia messo Gian Marià Volontè, cosi declamante, nei suoi panni, Moretti dice “… che io sono Leonardo…poiché non sanno che Noi siamo Leonardo… poiché non sanno che Loro… sono Leonardo: Poiché non sanno che Leonardo è uno… ed è trino !”
Boato in sala di risa oscene, come di una diga che salta e travolge tutto nel fango, gli azionisti, gonfi come otri di cibo, lordi di sughi e salse che gli scolano dietro le orecchie, alcuni con gli occhi sul punto di esplodere per la pressione altissima, tra rutti e scoregge che lacerano il cielo e se potessero lo illuminerebbero di lampi, applaudono ansimanti come forsennati, uno ne muore di infarto sotto ai tavoli e viene calpestato dai colleghi che battono i piedi in preda al delirio orgiastico e all’ebbrezza del cibo, rilasciando materia cerebrale subito lordata sotto le suole che ne hanno fracassato il cranio, nonostante ciò , come se animato da gangli nervosi non centralizzati , come succede in certi arcaici invertebrati, il suo corpo decapitato continua, a battere le mani.
M.M con un”hoplà” salta giù dal tavolo completamente scaricato , e asciugandosi con il dorso peloso della mano la fronte per poi guardarne con attenzione e leccare il salso liquido del sudore restatovi impresso. “ahhh.. coooome se me ne foooossi venuuuuto nel culo di un bagaaaaasciooone!” dice facendo la caricatura della parlata reggino calabrese ad un azionista che, ricambiato, lo abbraccia e lo bacia.
Sogno come su un grande schermo cinematografico, in primissimo piano il fondo di un gigantesco bicchiere di cristallo visto in diagonale dall’alto, si direbbe sterminato come un oceano. Sopra di esso vola una formazione di bombardieri B51, a tratti il fondo del bicchiere sembra essere lo schermo della miniatura sovraimpressa della topografia di una citta vista da diecimila piedi, gli aerei sono quelli della seconda guerra mondiale. E’ una visione macro-panoramica. Perpendicolarmente al volo dei bombardieri sull’acqua cristallina del bicchiere, incandescente come se prendesse la luce di una faro al quarzo, ritmicamente cadono in acqua, come bombe sganciate dagli aerei, delle gocce di Benzodiazepina, le quali cadendo e sprofondando in essa alzano, fatto del loro più denso e viscoso liquido , benché anche trasparente come acqua , un lento fungo cristallino benzodiazepinico in tutto simile alla miniatura di un fungo atomico. A ogni fungo di benzodiazepina che si alza nell’acqua segue una sequenza di terrificanti immagini, nello schermo totale dell’immaginazione, di rovine di rovine di prospettive di strade urbane con scheletri di orrendi palazzi divorati e carbonizzati dai bombardamenti, tragiche nere figure contro un cielo bruciato, bianco e nero, completamente sovraesposto. Nessun suono, se non quello di un respiro profondo, come di un dormiente il sonno di un coma e il lontano rombo dei bombardieri.
RACCORDO ONIRICO USCITA EST
Sono in un limbo di luce lattiginosa, il sogno si è lentamente svuotato della sua materia, è agli ultimi sgoccioli, un limbo in cui nulla ha una forma, quando apparendo lentamente dalla accecante foschia ecco che arriva Totò, Totò Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, nel suo completo antracite. Le lenti degli occhiali tersissime come se le avesse appena pulite con un daino nuovo, sorridente.
“Anto‘..!” dico io un po stupito di vederlo.
“Figlio mio hai peccato, su , ammettilo, ti farà benissimo… hai peccato, sei perdonato ma rassegnati …non puoi sondare l’imperscrutabile volontà divina, né puoi giudicare tuo fratello il signor MM, e che egli torni a Cristo, che forse addirittura non se ne sia mai allontanato, perché il disegno divino è mistero. Dopo aver nuotato nel sangue pensi? Cosa che nessun può dire ma possibile,
“Ma come ho sbagliato?” dico io “me lo dici proprio tu che sei cosi vicino al Papà, Antonio scusa non dovresti… proprio tu … quoque tu …” dico io
“Certo” dice Antonio Spadaro , facendosi prossimo al mio volto con il suo e con voce soave, quasi come quella di Pier Paolo Pasolini “Certo che dovranno rispondere, ma a Dio. Non a noi! Non hai capito.. non hai afferrato fino in fondo il senso delle parole del Santo Padre: -a Dio- , non ad Antonio Spadaro dovranno risponderne, se avesse voluto dire che gli uomini giudicheranno non avrebbe detto -essi risponderanno a Dio-, ma avrebbe detto essi risponderanno all’uomo: Egli intendeva dire mostrando un cosi grande peccato come nonostante la grandezza del peccato resti solo a Dio la facoltà del giudicarne il peccatore: egli, l’uomo, può si riconoscere l’oggetto del peccato, ma non è in grado di conoscerne le ragioni profonde, l’uomo nella sua fede deve astenersi dal peccato e dalla presunzione piuttosto, questi si gravissimi, di comprendere il disegno divino da cui non resta fuori nemmeno ciò che sembra a noi incomprensibile..”
“ma io ….” cerco di dire qualcosa..ma lo sguardo fisso e sorridente di Spadaro mi offusca il pensiero
Spadaro sorridente e luminoso danzando un valzer sulle punte con un immaginario partner, scompare nella fosca lattiginosità onirica… sento, mentre dice qualcosa sul ruolo del tradimento come chiave di volta nel mistero del cristianesimo, come disegno divino e non come accidente, la sua voce affievolirsi nel nulla luminescente, senza che io abbia veramente afferrato il senso delle sue ultime parole.
SCEMAZIONE DEL SOGNO DELLO SCEMO SOGNANTE
Ora nell’apprestarmi a risvegliarmi lentamente dal sogno, nel dormiveglia, parlo come me stesso, e mi dico, con una certa stantia intellettualità, evidente resto di intossicazione alimentare, che il mio maestro gesuita, solo il più illustre tra gli interrogati dai miei dubbi, e potrei sciorinare una lista infinita dei tacenti a cui, nel sogno, mi sono rivolto, per un amore cristiano la cui grandezza sfugge alla mia capacità di misura, suppongo, non ha mai risposto alla mia domanda ( in forma di Mail e di cinguettio) ne alla mia voce, indirizzata a lui come Direttore di Civiltà Cattolica, come Uomo e come Padre spirituale, e alla Comunità di Sant’Egidio, sulla questione del signor M.M. invitato ad Assisi. Né la Comunità di Sant’Egidio si è sentita impegnata a farlo, ma non nutrivo verso loro le stesse speranze che avevo per Totò insomma, per una serie di oniriche ragioni evidentemente.
Né si è riflettuto sulla questione, di cui avevo scritto nei miei articoli, sognati, e che lo avevo pregato di leggere, se non sia scandaloso lo scandalo per la responsabilità colposa della strage di Viareggio verso un uomo di Stato, che, “in hoc signo vinces” , in definitiva di questo si tratta, in veste di massimo potere decisionale di una delle maggiori industrie di armi da guerra del mondo, fa’ della concretezza delle conseguenze concrete di incidenti del genere di quello ferroviario di Viareggio, di cui ci siamo tanto scandalizzati, una onesta vita activa, un lavoro, una scienza e una tecnologia esatte da scatenare su ogni luogo del mondo anche su degli innocenti, peggio per loro, a cura delle esigenze del cliente che ne ha comprato il prometeico fuoco distruttore, e dunque un mercato anche, cosa questa che invece riteniamo un normale lavorare per lo Stato e di cui però non sarebbe eventualmente più degno per la condanna ricevuta di colposità nella morte di 33 persone, come egli stesso, in questo sogno , ha ben meglio di me detto parlando ai suoi azionisti, prova questa che il talento quando c’è evidentemente si manifesta in tutte le dimensioni.
E tutto ciò accadde, accadde nonostante le parole di Papa Francesco.
Non ha cosi espresso nessun giudizio sul fatto che in seno alla Chiesa il signor Moretti sia stato invitato non ad esprimere pentimento, ammenda, espiazione, e a pregare, illuminato da una qualche grazia, chiedendo che Santa Madre Chiesa interceda con tutta la sua autorità morale affinché lo Stato, che cosi ci rende tutti inconsapevoli complici di questo ufficio e industria di morte di cui seminiamo il mondo, e che è la causa, producendo e rendendo massimamente distruttivi gli inferni delle guerre con il frutto del nostro lavoro e del nostro ingegno, dei panici che lanciano milioni di esseri umani come mandrie terrorizzate in una corsa che travolge tutte le nazioni e tutto getta nel caos il mondo, non faccia più della morte una industria: ma bensì che fu invitato come nulla fosse a parlar di come, a differenza dell’uso mortale che a loro discrezione ne faranno i nostri clienti, noi possiamo magari andarci con queste armi anche qualche volta andare a salvare qualcuno… ( come (non) è avvenuto a Rigopiano? Per esempio? Verrebbe da dire..)
Totò, Padre Spadaro in questo sogno, con grande candore, bisogna riconoscerglielo, semplicemente non ha aperto la porta del suo cuore gesùita a chi gli ha bussato. Pace.
Sorrido nel sonno, un po amaro a dirmi queste cose terribili banali e noiose quasi quanto la realtà. Finché svegliandomi del tutto davanti a queste parole medito che, meno male, non si è trattato che di un brutto sogno.
Postilla : Impalpabili traccie come questa qui sopra in foto, fotografata da un laboratorio di fisica quantistica eseguita con un interferometro spirituale durante una singolarità dello Spirito Santo, qui in forma di una mail ai santi padri di Civiltà Cattolica e della Comunità di Sant’Egidio, che in questo sogno sono esistiti come enti perfettamente imperscrutabili della pura immaginazione, e se hanno riscontro in un qualche universo parallelo si tratta di altrettanta divina imperscrutabilità, caso, coincidenza, materiato onirico- proverebbero comunque una qualche dimensione oltre le dimensioni a noi conosciute. Una forza oscura, la materia buia dello spirito.
Siamo forse noi il brutto sogno che sognano i sogni?
MEMENTO MORI
“I corrotti, coloro che fanno la tratta degli schiavi e i fabbricanti di armi che sono mercanti di morte dovranno rendere conto a Dio. Sono sicuro che se faccio la domanda: quanti di voi siete fabbricatori di armi? Risponderete: Nessuno! Questi non vengono a sentire la parola di Dio, questi fabbricano armi e sono mercanti di morte. Che il timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio. Chi è servo del potere, chi fabbrica le armi non sarà mai felice nell’aldilà. Potere e vanità non ci promettono nulla”
(Papa Francesco)
FINE
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Tutte le immagini (©tutti i diritti riservati) sono opere digitali di David Colantoni, della serie “Aleturgie- Dialettica delle Immagini“, presentate nel giugno 2015 al Moscow Museum Of Modern Art, con Testo critico di Renato Barilli.
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