In nomine Mafia et Filii et Spettacolus Sancti, Cosa Nostra che sei negli schermi, sia santificato il tuo nome, sia fatta la tua volontà come in schermo cosi in terra…
MISSA SOLEMNIS PER BRUNO VESPA K588 IN C MAJOR
Povero Bruno Vespa, lapidato da una società che di mafia camorre e ndranghete ne fa ricco mercato da sempre, per aver fatto parlare il figlio vero di un Boss mafioso, invece di intervistare il suo rappresentante spettacolare presso l’onorata società dell’industria culturale ovvero il personaggio equivalente holliwoodiano, come i De Niro i Brando gli Al Pacino etc, che resi celebri dalle loro interpretazioni mondiali di personaggi mafiosi invece sono ovunque accolti dalla società moralistica sui tappeti rossi dei trionfi cinematografici, non da ultimi poi i gomorriani Salvatore Esposito, alias Genny Savastano, e Marco D’Amore, alias Ciro Esposito ormai celebri nei 130 paesi dove Murdoch di Sky, sua maestà il capitale imperiale, ha piazzato la serie. Possiamo però dire che in realtà Vespa, a fronte dell’industria culturale, la vera infaticabile produttrice di feticismo e orgoglio criminale, è un gentleman del XVIII° secolo. Un naturalista con taccuino matita e acquarelli.
Egli non ha fatto altro che recepire nella sua specialità spettacolare, il giornalismo rotocalchistico, l’intenso interesse generale e il consenso che lo spettacolo ha prodotto da oltre mezzo secolo ormai verso il mondo del crimine, soprattutto a carattere mafioso, e delle sue più efferate violenze, come materia nobile del suo immaginario, elevando lugubri figure criminali come il boss dei corleonesi, Don Vito tra i personaggi emblematici della cultura del 900, cosi come Edipo, o Aiace, o Pisistrato, lo erano stati per la cultura classica, e i cui monologhi dal film il Padrino sono appresi a memoria e recitati diligentemente da centinaia di migliaia di adolescenti e adulti in tutto il mondo.
Vespa ha fatto, una tantum, nel suo settore quello che i suoi esimi colleghi a pieno regime fanno nelle divisioni spettacolari del cinema e dei videogames che sulla Mafia, nel senso della sua accezione più ampia, hanno prodotto oltre 150 celebri film e oltre 150 videogiochi, le cui pagine di seguaci su fb -come MAFIA WAR –Mafia Wars, the world’s most popular crime game now! come recita la pagina dedicata sul famoso social– hanno milioni di followers –questa per la precisione 18 milioni e passa– e non censurate dagli standard comunitari che invece si sono accaniti su opere d’arte come “L’origine del mondo “, di Courbet, censurandole: l’industria culturale ha fatto della mafia la sua sanguinaria gallina dalle uova d’oro tanto che un quotidiano di alto profilo intellettuale, si fa per dire, Il Fatto Quotidiano, nell’articolo El Chapo, comprate la sua camicia: avrete successo , ci tiene a farci sapere, e da questo vediamo quanto sia spettacolarmente e culturalmente amata in maniera bipartisan la criminalità organizzata, – che la figlia di El Chapo, avendo ben appresa la lezione dell’industria culturale, ha recentemente registrato presso l’ istituto messicano per la proprietà industriale (Impi), allo scopo di usarlo in esclusiva per etichettare prodotti commerciali, il soprannome El Chapo del padre, come vero e proprio marchio di cui detiene d’ora in poi i diritti esclusivi e con cui inonderà gli immensi mercati del degrado sociale mondiale di magliette, cappellini e altri oggetti del feticismo spettacolare del crimine basati sul mito del padre, reo confesso di migliaia di omicidi efferati con mutilazioni e decapitazioni, e reso un’icona mondiale dalle attenzioni congiunte di calibri da 90 dell’entertainment come Sean Penn e Roberto Saviano, il griot mondiale della camorra.
Avevo scritto nel lontano agosto del 2015, a seguito dell’ipocrita scandalo per i funerali dei Casamonica, un articolo, mafia spettacolo e consenso sociale , in cui enucleavo come vi sia, al netto dell’esibizionismo mediatico di scandali urlati ogni qualvolta il materiato mafioso-spettacolare tracima svasando dalle sue vaste vasche di produzione e consumo, un consolidato e inossidabile “rapporto d’amore” invece , “serrato e passionale, tra il potere criminale e le rappresentazioni che di esso producono la cultura e l’arte, da decenni unificate ormai nell’industria culturale, prodotte dalla parte legale della società, che dovrebbe esserne invece la irriducibile avversaria, con, a giustificazione di questo paradosso, la altisonante retorica del dovere di informazione, di conoscenza, del dovere della denuncia sociale e persino dell’arte” e di come “questa informazione culturalmente dissociata”,”non possa onestamente riconoscere per motivi di materialismo storico” di essere proprio lei stessa a produrre “gli specchi magici“, “ in cui bramano vedere le personalità criminali riflesse le proprie imprese , i loro omicidi, la predazione delle vite di quella società stessa che essi, sfidando leggi e istituzioni, saccheggiano spargendo disperazioni dolore e infiniti lutti: specchio , il feticismo che del crimine ne fa’ la nostra industria culturale, generatore di quella immagine del narciso criminale e di quel feroce eros mimetico che può spingere un giovane a consacrarsi alla ignobile gloria del crimine anche e sopratutto omicida.” Articolo ignorato a cui sono giunti, invece che risposte di un dibattito, solo i morsi della predazione culturale dei grandi squali che dominano il mar pubblico.
Se, come ha riconosciuto Saviano stesso alle mie riflessioni sul rapporto tra crimine e terrorismo jahdista, –pur eliminando dal presente la mia identità di autore e appropriandosene solo i contenuti, facendosene cioè l’unico che li avrebbe pensati nel presente-, ci si può fare saltare da kamikaze per la fama di restare qualche giorno in giro nel web, allora, ancora più facilmente, –strano, si fa solo per dire, che egli non unisca i punti della semplice figura- si può assassinare gli altri battezzandosi uomo e assassino di mafia nel colare il bronzo della propria immateriale sostanza morale nella fusione a cera persa, che diventa qui ad anima persa, nei modelli delle narrazioni criminali dell’industria culturale, lavorati di raffinato cesello per portare i personaggi criminali da essa rappresentati -la cinematografica del crimine a sfondo mafioso- a una intensa potenza di seduzione altamente sofisticata, facendone vere e proprie trappole estetiche per le menti disarmate dei giovani cori delle Tebi dei sud mondiali appestate dal morbo mafioso, la dove canta, a tutt’oggi invitta, la sfinge, trappole dove si impigliano le argento-sonanti ali delle gioventù tradite e abbandonate delle città, delle cittadine, dei paesini, delle contrade, dei borghi, degli agglomerati di casati tribali dove lo Stato ha fallito evaporando dalla terra ogni giustizia e lasciando nelle contrade le fenditure infernali della carestia delle legge, ma dove l’industria culturale invece trionfa: Modelli spettacolari come nuove droghe psicoculari del 21 secolo, la cui ricezione è vero e proprio doping psichico e morale per i vaganti spiriti dei deserti culturali d’Italia, soprattutto del Sud Italia e delle altre aride lande del mondo ; non a caso è proprio ad un astinenza che parla il trailer della nuova serie di Gomorra Tv, che ho messo ad esergo di questa missa solemnis, recitando esso che l’attesa è finita, e che “giovani state tranquilli”. Saviano..il Retore. Ah meglio era uomini, non sapere ! Recitava Tiresia..Ci fossero ancora i pensatori di un tempo ci chiederemmo seriamente che cosa realmente succede a un giovane galleggiante nel nulla, nel nonsenso dell’universo delle merci e di un tempo senza futuro, quando la sua psiche resta imbrigliata nelle reti letali di queste estetiche del crimine. Capiremmo come si attraversano al tempo della società dello spettacolo i momenti fatali delle scelte di certe appartenenze.
Saviano, che è immediatamente salito in cattedra per parlarci della puntata di Vespa come scioglitore degli enigmi linguistici della sfinge mafiosa, dimostrando di attuare uno screening semantico molto profondo delle cose –salvo sospenderlo verso la produzione di estetica del crimine di cui è sommo autore– grande autore del “cantico dei cantici” della camorra , è oggi uno dei massimi players mondiali di questo lancio delle trappole estetiche che aprono e mettono in tensione la trama della rappresentazione estetica dell’orgoglio criminale, cosa questa che pratica senza remore, senza patire dubbi, con il cinismo scientifico di chi sa perfettamente che credere veramente nel bene in questa società fallita porta solo il ridicolo, sicuramente nessun benessere materiale, e che sa anche che il bene lo si può, lo si deve non professare e praticare agostinianamente ma idolatricamente adorare come grottesca maschera d’oro nel teatro della tanatologia sociale, quella del moralista sui linguaggi degli altri, altro grande ruolo che egli interpreta magistralmente. Ma non riuscite proprio ad avere il coraggio di riconoscere come stanno le cose, l’incoerenza di questo feticcio esso stesso che è Roberto Saviano? No? Veramente? Nemmeno nella vostra più segreta intimità intellettuale? Nutro una qualche speranza di una vostra sanezza latente.
APOLOGIA DELLA WELTANSCHAUUNG CRIMINALE
Resta concreto questo; che i “tagli” della sostanza della materia narrativa di Gomorra, attraverso i vari stadi di raffinazione , da cui hanno ricavato le varie materie spettacolari per le diverse divisioni produttive, hanno prodotto infine un percolato altamente tossico che ha infiltrato le falde acquifere dello spazio della narrazione addirittura mondiale, avvelenando anche il narratore stesso, la quale ha velocemente visto trasformarsi la sua carica ancora fresca degli inizi del primissimo Gomorra- quel minimo di critica al crimine che aveva espresso all’esordio- per diventare sempre di più uno spot a cielo aperto, una propaganda plateale delle vite e soprattutto della Weltanschauung e della violenza trionfante criminali a cui la potenza industriale e il Know How della tecnica dei linguaggi cinematografici elaborati da mezzo secolo di esperienze pubblicitarie sui feedback dei mercati reali, ha donato un corredo iconografico universale perfetto e micidiale che va a costituire in modo trionfale il modello di esistenza immediatamente accessibile a tutta la gioventù dei territori di mafia e camorra e ndrangheta, e in genere di ogni orizzonte ontologico a cui è stato occluso il fluire e il pervenire del futuro, per la realizzazione del proprio se, della propria identità : Gomorra la serie televisiva è un cantico della camorra, è un inno al nihilo più feroce, allo stato di natura sociale , ” benedetta si tu camorra e frate kalasnikov e sorella coca” coca che Saviano chiama, giustamente, nel linguaggio cinico della economia “un bene” -“La cocaina è un bene rifugio. La cocaina è un bene anticiclico. La cocaina è il vero bene che non teme né la scarsità di risorse né l’inflazione dei mercati“– come recita il mantra di un suo trascorso articolo. Valore semantico, questo di bene, che si auto-rafforza poi di ulteriori significati oltre a quello in senso di merce. Ribadisco: Vespa, a confronto di ciò, a confronto della titanica produzione a cielo aperto irradiante orgoglio e epos criminali che gira, insieme ad altri fuochi simili, come una istallazione permanente della nostra rappresentazione spettacolare, intorno al brand Saviano-Gomorra, è un illuminista del XVIII° secolo. Sono Saviano e tutto il settore di quella divisione avanzata dell’industria culturale, di cui egli è punta di diamante, che ne elabora la sostanza, quelli che , con la produzione dei modelli estetici per la mimesis psichica sociale e per il transfert affettivo del pubblico verso personaggi feroci ed efferati, resi compatibili dalla macchina spettacolare ad essere ricettori dell’identificazione di ogni individuo, perché la produzione di bellezza è poiesis di verità – come ci aveva insegnato John Keats, producono intimo consenso alla mafia con la produzione di una una epica e di una bellezza spettacolare della mafia ormai senza nessuna remora di gridarsi e dichiararsi per quello che è. Ma Guardate, riguardate e riguardate ancora il trailer della nuova serie di Gomorra 2, per Dio, che in astinenza aspettano milioni di consumatori a Maggio. E fatevene un ragione, è così. Non è nessuna conoscenza né critica tutto ciò , è solo epos e mitopoietica, fondazione di mitologia criminale. Solo nella divisione del lavoro riprodotta nella divisione anche della conoscenza, che tradotto in questa messa si direbbe “che non sappia la mano destra cosa fa la sinistra” , si può cadere nella trappola delle aporie del sistema che, produttore culturale di consenso spettacolare al crimine, poi ne aggredisce le parti separate di un particolare momento della sua rappresentazione in momenti divisi dello spettacolo stesso.
LA ARROGANTE PREPOTENZA DELL’INDUSTRIA CULTURALE
Con quale faccia, se non con quella della triviale tracotanza della potenza mercantile, forte del consumo di massa di volgarità, violenza e pornografia, di cui egli rappresenta il lato professorale, Saviano nel suo dire che non si è capito il linguaggio delfico del giovane mafioso, di cui solo egli stesso può, come ci ha edotti Fra Fabio Fazio, tradurne la lingua, e che la mafia è andata in televisione a parlare non a Vespa o con il pubblico di vespa, criticherebbe Vespa, che è il rappresentante di una forma di potere ormai museale e verso il tramonto storico, li li per essere sepolto da nuovi scenari della storia umana, anche antropologicamente preparati dall’allevamento della crudeltà come una realizzazione del bello dalle divisioni avanzate dello spettacolo? -Forse la stessa faccia della tracotanza con cui la potenza industriale che possiede i mezzi per produrre anche pubblica opinione ha insultato deriso ridicolizzato e umiliato con giudizi sommari e ideologici i sindaci e le municipalità che si sono opposti alle troupes di invasione cinematografica delle divisioni spettacolari del feticismo criminale e mafioso dei loro territori per girare le scene della serie televisiva di Gomorra 2 ?- Lui che sta lanciando proprio in questi ultimi giorni l’ultima creatura della sua divisione avanzata spettacolare, il modello di malafemmina criminale Scianel, partorita come una atena velenosa dalla sua mente e prodotta dalla superpotenza mondiale di Murdoch -chissa di quanto sangue umano intrise sono le sue dentiere da decrepito immortale tirannosauro Rex- a uso identificativo di tutte le adolescenti del mondo , ma specialmente di quelle che in quei territori ci sono condannate a nascere e a vivere, tradite dallo Stato che non è mai andato a salvarle, scrivendo sul suo sito, Saviano Online, queste parole di propaganda commerciale del suo personaggio di femmina camorrista, ascoltate che scrive Saviano, o cosa si assume la responsabilità di semplicemente firmare magari:”La odierete, la sentirete autentica. Saprete che è una donna reale, come una donna che in sè racchiude doti di vero capo” e ancora scrive Saviano sul suo sito “ho pensato che la storia di scianel fosse attuale e servisse a raccontare una terra dove per comandare, che tu sia uomo o donna, devi essere una iena”– degustate cari lettori questo linguaggio, linguaggio della migliore trivialità da rotocalco di massa perché ovviamente è proprio a loro, alle estetiste di tutte le Scampia e Casal de Principi del mondo che parla Saviano per spacciare la sua merce al consumo delle loro identificazioni, alle loro immedesimazioni, all’approvazione spettacolare degli unici modelli di successo esistenziale realizzabili nelle down towns e favelas del mondo, e parla cosi, alle shampiste e alle bariste dei No Fly States americani, come alle senza futuro delle favelas brasiliane, come alle disperate vite femminili dei narcostati messicani, suo vero pubblico questo, insieme alle eccitate signore della middleclass a rischio di default, e alle giovani alto borghesi infelici sognanti feroci avventure, a chi altri sennò dire del suo personaggio queste cose: “la odierete, la sentirete autentica.Saprete che è una donna reale, come una donna che in sè racchiude doti di vero capo?” per poi correre da Fazio a insegnare ontologia dell’antimafia: ma che linguaggio sarebbe mai questo? Dove è finita la penetrante sonda semantica di Saviano, illuminante da Fra Fabio Fazio le oscurità enigmatiche del linguaggio di Riina jr. , nello scrivere e promuovere tutto questo debordante feticismo spettacolare del crimine sulle pagine del suo sito ? Dott Saviano e mister Hyde mi verrebbe da dire. Dicevamo Vespa ? Ma vespa è un signore caro Dott. Saviano di fronte allo spaccio del feticismo criminale che è ormai è una materia prima della sua azienda industriale culturale. Lasciamelo dire apertamente, caro fratello.
Saviano- il grande produttore dell’epos mafioso di Gomorra la serie tv, che nella società bigotta e colpevole globalizzata può permettersi come nulla fosse di spacciare estetica della mafia sei giorni alla settimana per poi la domenica andare a pontificare nell’eremo affollato del suo amico Fra Fabio Fazio dell’ordine degli Endemoliani Scaltri per fare la morale su Vespa, spiegandoci i misteri teologici dei linguaggi di Riina Jr. e arrivando a farsi addirittura interprete ma suggerendole lui stesso, di presunte strategie di nuove trattative Stato Mafia –la teoria giuridica della dissociazione al posto del pentimento che starebbe preparando nella persona di riina jr. la vecchia mafia dissociantesi da quella nuova– che egli ha carpito al verbo enigmatico del dettato mafioso e tradotto per noi; tutte cose tra l’altro interessantissime se non fossero poi l’altra faccia di una medaglia di una sua ipertrofica produzione di feticismo e epos criminali . Osserviamo questo siparietto di personaggi che nel mondo analfabetizzato di ritorno del presente si spacciano senza troppe fatiche come intellettuali – un tempo gli intellettuali si chiamavano Adorno, Horkeimer, Pasolini, Sartre e via dicendo– Possibile solo perché il paese è caduto nella più bassa statura che abbia mai avuto, infestato di figurine e di nanismi culturali, magari patologicamente eruditi, ma completamente strappati dal coraggio di prendersi la responsabilità del riconoscimento del bene e del male, incapaci di questo riconoscimento e dell’assunzione della responsabilità che comporta.
ANTIGONE, LE LEGGI DEL SANGUE
A quale titolo mai il figlio di Riina, – non è mai stato in una scuola pubblica e stiamo parlando dei primi anni 90– che fu inconfutabilmente anche un bambino che lo Stato ha solennemente tradito e abbandonato a quel padre che è suo padre, pur avendo tutti gli elementi di sapere necessari a toglierne a esso la patria potestà, cosa che lo Stato fa spesso ma con i socialmente deboli, con i poveri che non hanno nemmeno i mezzi per pagare un avvocatino di provincia, mentre è vile con i mafiosi a cui i figli non osa toccarglieli; e perciò bambino, il figlio di Riina, condannato due volte al suo destino, prima dai suoi genitori e poi dallo Stato a diventare senza scampo quello è, perché di questa condanna si tratta, a quale titolo dunque avrebbe dovuto dire cose diverse da ciò che ha detto su suo padre, e sulla famiglia? Parole sulle quali Saviano, imbrattando di sofismi tutto l’etere, poi nel monastero endemoliano di Fra Fabio Fazio ha avuto un vero proprio orgasmo di piacere esegetico? Ma qualcuno ricorda forse Antigone? Che ciò che ha indelebilmente scritto nella coscienza millenaria degli uomini Sofocle, che le leggi umane non possono essere scritte senza essere connesse con le àgrapta nòmima, che sono le leggi del sangue, del γένος, –génos- , non vale forse per tutti? Cosa si intende con ciò dite voi? Si intende che lo Stato avrebbe dovuto assolutamente impedire che un bambino fosse educato da un assassino feroce quale era Riina, togliendogliene immediatamente la potestà e facendo che fosse la collettività a educarne il figlio e a prendersene cura con le sue istituzioni, crescendolo nei nostri valori, rendendo cioè impossibile che si istituisse il legame di sangue anche come legame affettivo, storico e sociale con quel padre, invece che poi irrealmente scandalizzarsi, dopo averlo fatto essere il figlio di tale padre, che egli possa dire che non sta a lui giudicare il padre.. Cosa pensavate che dovesse dire il figlio di Riina dal momento che lo Stato ha acconsentito a che fosse il figlio di Riina, da Riina allevato a pane e sangue?
l figli dei mafiosi non vi fanno pensare ai bambini soldati africani per i quali ci appassioniamo giustamente cosi tanto? Non è lo stesso crimine storico contro l’umanità che commette chi avendone i mezzi non ne impedisce la possibilità? Non è un destino simile, quello delle infanzie lasciate alla leva delle mafie? Allora lo Stato dovrebbe dimostrare cosa fa’ e cosa ha fatto e cosa intende fare perché i bambini non diventino bambini soldato delle mafie e poi mafiosi compiuti, ecco di cosa mi voglio scandalizzare, ecco di cosa si dovrebbe scandalizzare la commissione Antimafia : di quello che fa o non fa essa stessa affinché tutti i mafiosi di ogni genere e specie non allevino nel credo mafioso i propri figli come bambini soldato. quanti Riina Jr stanno crescendo in questo momento senza scampo alcuno da questo destino perché abbandonati dalla forza dello Stato, dalla Nazione? E allora davanti a questi individui io pur sapendo che sono ormai ciò che sono, stiamo parlando in nomine filii qui, ma grazie al tradimento sociale che li ha lasciati allevare in quel modo , provo una certa autentica pena interiore. Sono esseri umani di autentico spessore tragico, se vogliamo un attimo guardarli al fondo delle cose, o quanto meno con gli occhi della vera arte, e non con i morbosi ed idioti occhi del feticismo spettacolare e del perbenismo grondante colpa. Credo che molti, dannati alle mafie come destino senza redenzione delle proprie vite già ancora prima di nascere, abbiano almeno qualche volta maledetto il seme e il ventre da cui sono nati, in quei rari momenti di dissolvimento di tutte le proprie convinzioni e certezze che talvolta colpiscono tutti gli esseri senzienti. E’ plausibile? Credo di si.
Ma ovviamente era più importante coltivarla la mafia, come la grande spietata riserva paramilitare a difesa del capitale estremo e sovversivo della democrazia, come il serbatoio di sicari pronti agli stermini delle classi lavoratrici semmai avessero rischiato di raggiungere realmente e democraticamente il potere, quello vero, che è innanzi tutto il vero possesso di una cultura profonda, cosa per cui ci vogliono mezzi, e per massacrare affogando intellettuali e poeti dissidenti nel proprio sangue dopo che un debito linciaggio sociale avesse eventualmente lasciato comprendere che chiunque avesse voluto avrebbe potuto ucciderli facendo con ciò un indicibile favore al potere, che invece salvare le infanzie dall’allevamento mafioso: certo, lo capiamo, non siamo mica stupidi, capiamo le priorità: però emaniamo quanto segue: che sia maledetto il sangue di coloro che non fecero quel che avrebbero dovuto e potuto fare e sia maledetto il sangue di coloro che non faranno. Per questo avevano deportato dagli Stati Uniti e liberato in Italia il feroce Lucky Luciano, il Newton che aveva rivoluzionato il modus operandi della criminalità organizzata, e il vero inventore del narcotraffico internazionale, a ripopolare la decimata e indebolita mafia italiana post bellica. Foreigners Affaire dolcezza, cosi è la vita, che ci vuoi far..
Se fossi io il figlio di Riina, vado per paradossi estremi necessari a scorticare le ossa delle stato delle cose, incriminerei lo Stato per crimini contro la mia infanzia e gli chiederei un immenso risarcimento danni. Perché lo Stato sapeva da sempre chi era Riina e i suoi figli furono regolarmente registrati all’anagrafe, e furono lasciati educare e crescere a quella corte omicida, cosa pensava lo Stato che avrebbero appreso i figli di Riina dal Padre? Per come la vedo io umani, pieni di una tragica infinita tristezza irredimibile, seppur ormai anche irredimibilmente criminali, e consapevoli di non poter chiedere a nessuno dei pupazzi parlanti di questa società fallita di essere liberato dal proprio destino, a cui dovrà andare fino in fondo, vero ergastolo irreversibile della sua esistenza, sono gli occhi del giovane Riina, condannato già da innocente, prima ancora di nascere all’ergastolo della atroce identità di essere il figlio di Riina, dall’abbandono dei Tebani, mentre sono torbidi e opachi gli occhi infestati di tracotanza del suo coevo inquisitore, Saviano, pensiero mozzo nella canapa della giacca farisea, cosi la vedo io dal pulpito di questa missa solemnis pro Vespa, perdonatemi brava gente; poi un’altra vera pietà ho visto quella sera della trasmissione, quella del giovane tenente della Guardia di Finanza a cui il padre dell’altro ha ucciso suo padre, colmo di autentico dolore, manifestante pietà verso il destino di essere chi era dell’altro, severo nel suo contegno di non dire cose indicibili, il giovane impavido tenente, figlio della struggente piangitrice di Achille, sua madre, perdonante, o costretta al perdono, non so, in quell’arcaico video dalla remota notte della repubblica dell’assassinio di Falcone e degli uomini della sua scorta, dalla televisione di stato, gli assassini di suo marito, nella basilica di una polis gremita forse per l’ultimissima volta di una qualche umanità, il giovane Tenente portato a confronto del figlio di Riina a Porta a Porta. Cosa vedevo in questi due destini? Il destino. Il ripetersi, un ripetersi sospetto in un tempo che sembrava aver scatenato per sempre nelle promesse sintetiche della libertà televisiva, gli uomini dalle condanne fatali dei propri destini, del destino dei padri senza nessuna variazione, uomo di crimine uno e uomo di Stato l’altro. Strana gente antica in questo tempo di simulacri post moderni- . Non Saviano, che al tragico di quegli individui sostituisce in se stesso, nella sua figura ormai solo sostenuta dall’anima di fil di ferro delle consenso delle masse adoratrici di star, se criminali o letterarie o musicali poco importa loro, il pacchiano. Lui il grande costruttore e commerciante di presepi criminali per conto della Industria culturale seminanti di orgogli mafiosi gli immaginari delle adolescenze del mondo. Altro che quel gentleman di Vespa.
A pane e epos mafioso spettacolare ci hanno fatto crescere da quando mi ricordo di ricordare Ora si riunisce il collettivo della commissione antimafia per sanzionare Vespa? Il presidente Grasso, di cui sono un ammiratore da sempre, non si indegna anche dello spettacolo feticista della epica mafiosa di Gomorra la serie TV? Non ne recepisce il valore formativo piuttosto che informativo, letale per i valori culturali dell’umanesimo, dello stato di diritto, della giustizia sostituita come accesso alla realizzazione e al successo esistenziale , dalla violenza mafiosa, ma soprattutto una condanna capitale alle molteplici immaginazioni indifese delle gioventù a questa dimensione unica della bellezza spettacolare come feticismo criminale : “la odierete, la sentirete autentica. Saprete che è una donna reale, come una donna che in sè racchiude doti di vero capo“ – e dei valori morali che infondono la stessa Costituzione? Se no, allora la sua offesa per la misera e fin troppo umana intervista di Vespa è faziosa, e demagogica. Mi dispiace.
Che sia stato chiamato a parlare il figlio di Toto Riina in una trasmissione del primo canale di Stato, finanziato con il denaro pubblico, tramite la tassazione, che rappresenta il diritto di cittadinanza politica alla vita della società è certamente una cosa gravissima. Ma isolare solo questo concetto e farne il vulnus della legalità repubblicana significa praticare l’ostensione della sindone dell’ipocrisia. Aprite Bene le orecchie : pericolo per la democrazia e quindi anche spazio vero alle mafie è molto di più costituito da ciò che non vien fatto vedere, da ciò che viene eliminato con gli assassini culturali e sociali dalla versione ufficiale del presente, come ci hanno insegnato i dissidenti di ogni totalitarismo chiedendoci di non dimenticarlo mai: –chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro, come aveva condensato questo sapere Orwell stesso-, che da ciò che ci è fatto vedere. E’ su ciò che manca dalla versione ufficiale del presente che si dovrebbe esser allarmati e sempre vigilare.
Le uniche pietre su Vespa, semmai si volessero scagliare, cosa che riteniamo assai insensata, le potrebbero scagliare solo quelli che , una vasta fratria , sono senza peccato per essere i desaparecidos culturalmente assassinati dalla sfera pubblica, gli eliminati dalle versioni ufficiali dal presente (ma non fatevi troppe illusioni, sono più duri a essere eliminati di quanto crediate e molto spesso si sono infine ripresi la Storia), non certo quelli che la riempiono ipertroficamente di se stessi con la produzione dell’orgoglio e del feticismo spettacolare criminali o che investiti di pieni poteri repubblicani hanno tradito la nazione lasciandone troppe sue infanzie in mano alla morte ad allevare anime mafiose.
…In nomine Mafia et Filii et Spettacolus Sancti….
La messa è finita andate in pace.
————————————————————————————————————————————————————————————————–
DELLO STESSO AUTORE SULLA QUESTIONE
mafia spettacolo e consenso sociale
Saviano sul Letto del el chapo bufala mondiale
I rimorsi di coscienza di Roberto Saviano
Le nostre domande a Roberto Saviano
Controllo del presente omicidi psichici sociali e culturali