Tomaso De Mattia cantante e chitarrista, Emanuele Randon chitarrista e corista, Marco Salvatici bassista, Nicola Marangon batterista, Marco Piccioni sassofonista tenore, Andrea Barin trombettista. Questi sono i Talco, uno dei gruppi “punk-chanka” (così si definiscono) più bravi e famosi d’Europa. Da tempo si parla di fuga di cervelli nostrani, ecco, loro fanno parte di quela schiera che , per emergere, ha avuto bisogno di uscire dallo stivale.
Il primo album è nato nel 2004 ma l’idea di questo progetto quando è partita? E chi ha deciso il nome?
Siamo partiti nel 2001 facendo sia qualche pezzo demenziale che qualche cover, abbiamo iniziato con concerti studenteschi ed auto organizzati, fino a quando in maniera naturale c’è stata una svolta più impegnata. Il nome l’avevo deciso io, anche in base allo stile appunto demenziale, ed essendoci affezionati è rimasto fino ad oggi tale e quale!
Quando avete capito che per fare successo bisognava uscire dall’Italia? Anche voi in fin dei conti siete di cervelli in fuga
Da subito, non si riusciva a trovare spazio, la scena italiana era in crisi e ti permettevano di suonare solo se eri del giro, nonostante quel “giro” ormai stesse perdendo tutto il proprio seguito e appeal. Ci è stato offerto di suonare in tre date nel 2004 e a Berlino nel 2005. Di lì è cominciato tutto, un po’ alla volta le date organizzate da noi sono diventati tour, abbiamo trovato collaborazioni importanti e abbiamo capito sempre più che il lavoro all’estero ti gratificava maggiormente. Così ci siamo fatti strada lavorando sodo, in un clima dove il giudizio della gente, non il contatto o il “giro”, erano le cose importanti. Ci è andata bene, abbiamo avuto la fortuna di piacere ed eccoci qui!!!
Ora dovrò farvi una domanda banale, a chi vi ispirate e come mai proprio questo genere di musica?
Ci piace definirci punk-chanka, con chiaro riferimento alla Mano Negra che rappresenta il nostro punto di partenza, con una base più punk sicuramente, poi ci piace molto il punk melodico californiano, il folk, il metal, il cantautoriato italiano, tutte cose che fanno parte della nostra musica. Unire questi generi musicali e personalizzare un nostro stile musicale, pur sempre all’interno del punk, il genere che amiamo da sempre, è naturale per noi.
Prima di un concerto e/o durante un tour, avete dei riti scaramantici?
Mah se si può dire io vado al bagno perché me la faccio sotto dalla paura sempre (ride)….o forse perché sono vecchio…in generale no, cerchiamo di concentrarci il più possibile e scioglierci un po’, naturalmente riscaldandoci, consci di avere una bella maratona di un’ora e quaranta di musica senza pause.
I vostri obiettivi nel breve/medio periodo?
Stiamo partendo per il tour di “Silent Town” che toccherà molti paesi, per un totale di più di 100 date nel 2016. consideriamo Silent Town come il nostro disco per eccellenza, ogni gruppo ha un disco della “svolta”. Credo che, al di là di tutte le soddisfazioni che abbiamo avuto fino ad ora e di cui siamo molto fieri, Silent Town possa avere una marcia in più e siamo qui pronti per promuoverlo il più possibile suonando, suonando e suonando!
Escluso il gruppo o il cantante a cui vi ispirate, con quale gruppo o cantante vorreste suonare o fare un tour?
Come cantante purtroppo non potremmo più farlo perché sia De Andre che Gaber purtroppo non ci sono più, come gruppo gli Iron Maiden!
Ora una domanda per Dema, oltre al cantante fai pure lo scrittore? Come ti è venuta l’idea del libro?
Non è un’idea, è un azzardo e ne pagherò le conseguenze, crocefisso in sala mensa…scherzi a parte, lo faccio per passione e per gioco, mi è stata data una possibilità di assecondare appunto questa passione e ho preso due piccioni con una fava, scrivendo una trama che poi mi sarebbe servita per il concept album. Non sono uno scrittore, e non so nemmeno se ne sono all’altezza, ma mi sto divertendo molto e questa è la cosa più importante. Lo faccio con dedizione e rispetto, perché conosco il valore e l’importanza della scrittura e non voglio sporcare questo suo aspetto con goliardate, ci sto mettendo tutto l’impegno possibile, scrivendo anche in base ai miei modelli, come faccio per le canzoni dei talco. Spero ne esca qualcosa di buono!
Cosa vi aspettate dal tour che sta per partire?
Molta gente ai nostri concerti, come negli anni passati e di più! Più che un’aspettativa per me è una speranza, abbiamo investito molto di noi stessi, in questo progetto e fino ad ora la gente ci ha ripagati…ogni anno è sempre stato fatto un gradino più in alto e la cosa non si ferma…speriamo di andare avanti così.
Come mai, secondo voi, in Italia un gruppo, per sfondare (non sempre) deve andare ad un talent?
Perché c’è un sistema che costruisce un cantante: deve cantare come e deve scrivere canzoni come, insomma un robot senza personalità. Un circuito, ormai ahimè, collaudato di conduttori che hanno in mano il mondo dello spettacolo italiano, costruendo e modellando anche il pubblico. Insomma una mancanza di personalità da una parte e di giudizio slegato dall’altro, manovrato da pochi potenti, rovinando la musica e facendo emergere finti artisti.
Visto che parlate di problematiche sociali, culturali, e politiche nelle vostre canzoni, voi cosa cambiereste dell’Italia?
La mentalità mascalzona, egoista, opportunista, sgradevolmente immorale e amorale, corrotta, revisionista, intollerante, razzista: si potrebbe riassumere in una parola, mafia.
Grazie ai Talco per aver concesso l’intervista. Complimenti e in bocca al lupo da tutto lo staff di YOUng per il tour.