
Internet, Google, Wikipedia e compagnia bella, si dice, distruggano o quanto meno minaccino la cultura, nonostante l’incredibile quantità di informazione che offrono o forse a causa di tale profluvio di informazioni. È una questione complessa, che va affrontata senza catastrofiche e nostalgiche condanne della nequizia dei tempi e senza passiva e giuliva acquiescenza ad alcun andazzo generale. Non è strano che la cultura possa essere indebolita da un eccesso di informazione che impedisce di selezionare e di riflettere e mette in difficoltà i tempi dell’autentica cultura, che non è cumulo di nozioni bensì capacità di critica e autocritica, passione e distanza. “Cultura”, diceva Lin Yutang, “è amare e odiare con fondamento. È strano invece che a impoverirsi paurosamente sino al ridicolo sia l’informazione, anche la pura e semplice informazione priva di riflessione.”

Umberto Eco, ricordava come nei quiz, trasmessi in tv in prima serata, alcune persone, indicate con nome e cognome, dimostravano di credere che Mussolini fosse ancora vivo alla fine degli anni Ottanta o Novanta.