Il racconto dal nostro corrispondente da Atene
Cancelliamo dalla mente tutti i sondaggi, i pronostici e le ipotesi sulle alleanze di governo degli ultimi giorni. Alexis Tsipras, il leader di Syriza, ce l’ha fatta, e alla grande, nelle elezioni di ieri, ed è pronto a formare una coalizione stabile di maggioranza per i prossimi quattro anni, insieme al partitino di destra, ma comunque anti-Troika, ANEL che era stato dato per spacciato. Sì, uno Tsipras-bis, ma con uno spirito più realistico, arricchito dall’estenuante esperienza di trattative, referendum, abbandoni e scissioni.
Ieri sera, fino quasi all’ultimo, non sembrava così, mentre al tendone-gazebo di Syriza in Piazza Klafthomonos, a pochi isolati da Syntagma, scorrevano su un maxi-schermo i primi dati delle exit poll, in mezzo al circo mediatico di telecamere, giornalisti e fotografi di tutto il mondo, a cui si aggiungeva l’inevitabile folklore delle bandiere e dei canti di lotta greci, più l’immancabile “Bella Ciao”, ma anche la Patti Smith di “People have Power” e Manu Chao. Presenti, su iniziativa degli attivisti, anche due mini-bar improvvisati con super alcolici e succhi vari. Non solo per far soldi, ma forse anche per darsi coraggio.
Sparsi in mezzo alla folla ansiosa di Syriziani autoctoni, i turisti politici europei simpatizzanti: gli italiani della Brigata Kalimera, ma anche i tedeschi di Linke, i francesi della Gauche europea e i compañeros spagnoli di Podemos. No, non era, numericamente parlando, la stessa folla di fine gennaio, quando per la prima volta Syriza andò al potere, anche se l’entusiasmo non mancava. E non dimentichiamo, a questo punto, l’etimologia di ‘entusiasmo’: proprio dal greco en theos, in dio…
Ma poi il distacco tra Syriza e il grande opponente di destra Nea Demokratia è cresciuto fino a un inaspettato 35,47 contro un 28,09. Questo si tramuta, grazie al premio di maggioranza, in 145 seggi al parlamento (solo 4 in meno rispetto ai 149 di gennaio). Per poter governare ne bastano solo 5 in più e l’aiuto viene proprio dai Greci Indipendenti ANEL che riesce a superare la fatidica soglia del 3% per entrare nella legislatura, aggiudicandosi 10 seggi. Insomma, con 155 seggi in totale il nuovo governo Tsipras non ha proprio bisogno di eventuali ‘amicizie pericolose’ con corrotti dell’Ancien Regime, come i socialisti di Pasok, o addirittura con il nuovo centro destra elitista 2.0 di Potami, come i pessimisti paventavano (o forse speravano?).
L’ULTRADESTRA SUPERA IL 7%
Intanto l’economista-intellettuale Varoufakis, ex- ministro delle finanze ed ex-compagno di Tsipras (si spera non ex-amico), e la notoriamente inquieta Zoe Konstantopolou, ex-Speaker al Parlamento durante il primo governo Syriza, sembrano aver scommesso sul cavallo sbagliato. Infatti il neo-partito Unità Popolare, nato dalla scissione da Syriza di agosto ad opera dell’ex-ministro dell’Energia Lafazanis, con appena il 2,86 dei voti non entra in parlamento. L’aver insistito che l’unica soluzione per una Grecia già in ginocchio sia uscire dall’euro e accusare Tsipras di tradimento, a quanto pare, non ha pagato. I “ribelli” sono rimasti schiacciati tra i lealisti di Syriza e i vetero-comunisti del KKE, presso i quali hanno trovato rifugio non pochi esuli, delusi dal pragmatismo di Tsipras (che per loro continua a essere un mero “agente del capitalismo”).
Rimangono due dati che, per alcuni osservatori, sono inquietanti.
Da un lato una crescita (soprattutto tra i disoccupati) dei neo-nazisti di Alba Dorata, il cui leader Michalokalianos, cinque giorni fa, ha addirittura ammesso la responsabilità politica dell’omicidio del rapper di sinistra Pavlos Fissas. Con il 7,1 dei voti, questa formazione si attesta come il terzo partito ellenico. D’altra parte, come la storia c’insegna, in tempo di crisi, il populismo di destra estrema è un fenomeno quasi fisiologico.
D’altro canto cresce anche l’astensionismo per raggiungere il 45%. Non è una sorpresa, dopo la delusione di luglio, e probabilmente poteva andare anche molto peggio.
Al gazebo-tendone la folla (e i giornalisti) cominciano ad agitarsi quando vedono in TV sul grande schermo che Tsipras sta partendo dalla vicina sede di Syriza. E prevedibilmente impazzisce accalcandosi attorno a lui subito al suo trionfale arrivo, pochi minuti dopo, del leader, sempre in camicia bianca, con le maniche arrotolate, comme il faut. Questa volta, diversamente da gennaio, la location non è la piazza opposta, dove, da un podio sistemato di fronte alle colonne dell’imponente Accademia Di Atene, il leader di Syriza aveva ringraziato un’enorme folla giubilante. Un podietto di fronte al gazebo accoglie Alexis che viene a celebrare una vittoria che, alla fin fine, è stata anche molto personale. Ma come diceva il vecchio saggio (non cinese): “Chi si accontenta gode”.
Poco prima una Syriziana ci spiega questa vittoria: “La gente ha capito che Tsipras, nonostante tutto, sta dalla parte dei deboli contro la corruzione”.
Il discorso di Tsipras, con un sorriso a quasi 32 denti, è conciso. Dopo un ringraziamento “dal profondo del cuore per la vittoria, una vittoria del popolo”, il neo-eletto Primo Ministro (stasera alle 20.00, riceverà ufficialmente dal Presidente Prokopis Pavlopoulos la nomina ufficiale), descrive il proprio mandato come destinato a “scartare quelle forze che finora ci hanno tenuto indietro”. Un messaggio di resistenza patriotica diretto all’Europa del diktat: ”Oggi la Grecia e il popolo greco sono sinonimi di orgoglio e di perseveranza”. E per reiterare il concetto insiste su un punto: Syriza non si farà intimidire. “La vittoria appartiene alla classe lavoratrice.”
La solita vuota retorica dei politici che si sono assicurati il potere, o la determinazione sincera di un uomo determinato a difendere i propri ideali? Non è il caso di dire: ai posteri l’eterna sentenza. La risposta a questo comprensibile quesito arriverà molto presto e si vedrà se Tsipras è la versione Made in Greece di Renzi, come azzardano certi.
Prima di lasciare i fan indigeni e no, e la stampa affamata di news, Tsipras invita sul palco il pasciuto leader dei Greci Indipendenti, Panos Kammenos, Ministro della Difesa negli ultimi mesi, con il quale dichiara di voler continuare il lavoro interrotto. Anche Kammenos adotta in parte il dress code del partner: semplice camicia blu, ma niente maniche arrotolate. I due si stringono amichevolmente la mano davanti al pubblico. Non assistiamo all’abbraccio caloroso offerto spontaneamente a Pablo Iglesias due sere prima a Syntagma. Esistono, ovviamente, dei paletti.
I due escono di scena e la folla soddisfatta, dopo gli ultimi canti, si disperde nella notte di Atene.
LA (NUOVA) PROMESSA DI SYRIZA
Al ritorno verso casa, passando vicino a Syntagma, intervistina a un manipolo di poliziotti assembrati di lato al parlamento. Tutto tranquillo. Niente gas lacrimogeni stasera. Sorveglianza di routine. Ragazzi in divisa che chiaccherano e fumano. Qual è la loro reazione al risultato elettorale? Come cittadini, precisiamo, non come poliziotti. Si consultano in greco e il “portavoce” dichiara con un sorriso: “Siamo neutrali”. Antropo-sociologicamente interessante.
Puntuale come un treno svizzero l’estate in Grecia sembra finita, stamattina 21 di settembre. Un temporalone all’alba ha rinfrescato l’aria e probabilmente Tsipras dovrà indossare una giacca, ma anche cominciare a “lavorare sodo per la classe lavoratrice”, come ha promesso la sera prima.
Intanto ieri, George Stathakis, il consulente economico di Syriza, ha dichiarato che se da un lato verranno approvate le riforme promesse ai responsabili del famigerato diktat, si faranno “investimenti per bilanciare l’austerità contenuta nel Memorandum.” Il match si sposta quindi da Atene a Bruxelles/Berlino e, pur senza la drammaticità del primo tempo, potremmo vederne delle belle. E’ innegabile che, in questa lotta impari, Tsipras dopo la vittoria si presenta in campo decisamente rafforzato, e più sicuro di sé, mentre la Grecia ha nel frattempo ottenuto almeno un minimo di stabilità finanziaria.
C’è da sperare che, se non proprio Herr Schauble, almeno qualcun altro nella Troika, a cominciare da Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario Internazionale (più ragionevole, e fondamentalmente a favore del famoso, dannato hair-cut, il taglio al massiccio debito greco) capisca che esiste un limite al feroce dogmatismo germanico a cui il mondo intero (compreso un irritato Obama) ha assistito fino a ieri.
Intanto, mentre piovono tweet di complimenti e di incoraggiamento dalla tedesca verde Keller, da Laurent de la Gauche e, dall’irlandese Gerry Adams di Sein Féinn, e, ça va sans dire, da Pablo ‘Colita’ Iglesias, arriva anche un augurio ufficiale dal presidente “socialista” Hollande che si ripromette una salto ad Atene assai presto. Forse che il rafforzamento di Tsipras gli permetterà di sfidare un attimino l’egemonia incontrastata di Frau Merkel?
Per la cronaca: Varoufakis, solitamente ultra-comunicativo, non rilascia alcuna dichiarazione né cinguetta, mentre il notorio twittaro Matteo Renzi non spende una parola a riguardo del risultato elettorale in Grecia. Forse il regalo di una cravatta a Tsipras mesi fa è il massimo che è riescito a fare.