L’utilità è tale solo se effettiva: assunto applicabile all’ormai nota Moovit, app gratuita lanciata in Israele nel 2012 e oggi utilizzata quotidianamente in 55 paesi del mondo da oltre 20 milioni di utenti. Non tutti sanno che un milione e mezzo di questi sono Italiani.
Dall’assoluta necessità di declinarla in chiave sostenibile, fino alla discussa figura del mobility manager, ma soprattutto del suo risvolto – o forse punto di partenza – innovativo e digitale: di mobilità si fa un gran parlare. Se è vero che in questo caotico urban millennium, i centri urbani sono chiamati a rendersi sempre più competitivi per attrarre le attività economiche, un ruolo chiave lo giocano i trasporti pubblici, che rappresentano uno dei principali fattori di competitività per le città. “The mobility opportunity: improving urban transport to drive economic growth” è il nome dello studio commissionato da Siemens e condotto dall’agenzia di consulenza Credo: ebbene, investire nei trasporti pubblici aumenterà il prodotto interno lordo dei principali centri urbani mondiali. Così c’è chi, intuitivamente, ha scelto di concentrarsi sul settore da qualche anno. Non troppi per la verità. Abbastanza, se si valuta il risultato prodotto dalla storia innovativa di tre ragazzi israeliani – un esperto di tecnologia, uno d’ingegneria e uno di trasporti pubblici – che nel 2012 sperimentano e lanciano un supporto gratuito, interamente dedicato al trasporto intelligente. Moovit, pensata per iOS, Android e Windows Phone, è oggi utilizzata quotidianamente nel mondo in 600 città di 55 paesi (statisticamente ogni giorno si aggiunge una nuova città), da oltre 20 milioni di utenti. Non tutti sanno, tra l’altro, che oltre un milione e mezzo di questi sono italiani.
La formula è presto detta: un’istantanea in tempo reale del percorso richiesto dall’utente, che evidenzia le alternative più veloci e comode tramite l’ausilio della rete di trasporto pubblica.
Moovit permette insomma di pianificare i propri spostamenti, inserendo il punto di partenza e il punto di arrivo (specificando un posto significativo della città o un indirizzo preciso), offrendo diverse possibilità di trasporto. Questa “presenza” arancione segue passo passo l’utente, lo geo-localizza, gli mostra orari e tempo previsto delle corse di autobus, tram, metropolitane, treni urbani, funivie e linee marittime. Sembra avere a cuore i suoi tempi.
Il collegamento dei dati propone anche le possibilità precedenti o successive; per coloro che conoscono il tragitto la possibilità è anche soltanto quella di consultare gli orari, selezionare l’operatore e i luoghi preferiti.
Sollevando lo sguardo dal proprio smartphone, ci si rende conto del fatto che questo strumento di supporto, data la sua utilità, può incidere positivamente sull’aumento di sistemi di mobilità alternativa rispetto all’auto privata e di conseguenza regolare l’impatto ambientale. Di certo, rappresenta un passo concreto verso l’intermodalità dei trasporti e verso una città più smart e connessa. I presupposti, dunque, sono migliorare l’ecosistema urbano così come migliorare la qualità e i comportamenti della vita di ogni giorno: un panel particolare e universale, degno dell’era di sharing e green economy.
Ora, lo scetticismo potrebbe nascondersi circa la corrispondenza veritiera di orari e passaggi: nelle città in cui la puntualità non è di casa, il gap può farsi sentire. Tuttavia l’app non presenta soltanto il timetable, ma prescinde dalle segnalazioni degli utenti, i quali diventano o dovrebbero diventare dei veri e propri gps umani. Per favorire l’apporto di informazioni scatta la gamification, che consente l’accumulo dei punti per gli utenti. Insomma per i ritardi corre ai ripari la community. Quest’app crowdsourced, può insomma trasformare le storiche lamentele in informazioni.
Del resto, l’era della condivisione sa innestarsi anche alla categoria “Mobility”, basti pensare al car sharing, al car pooling e al ride sharing.
La grafica e l’usabilità sono progressivamente ottimizzate con periodici aggiornamenti, i contenuti sono chiari. Nelle 600 città in cui è disponibile, Moovit, che ha ultimamente siglato un accordo con Musement (la nota piattaforma digitale utile per prenotare musei, tour guidati e city pass), uno sconto di 5 euro fino al 30 settembre 2015 su tutto il catalogo di 3.600 attività in 45 paesi del mondo, è utilizzata in 36 lingue, ma sempre sulla stessa interfaccia. Insomma, un giapponese a Roma può orientarsi con Moovit, ma nella sua lingua.
Il Country manager Italia di Moovit, Samuel Sed Piazza, è un ragazzo di 30 anni. Sorride entusiasta del proprio lavoro, e forse, di simili tempi, questa potrebbe essere già una notizia.
Con una copertura attuale di 27 città italiane (Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Cremona, Firenze, Genova, Gorizia, Massa Carrara, Matera, Milano, Napoli (città in cui ha raggiunto i 150.000 utenti), Padova, Palermo, Pisa, Potenza, Roma, Salerno, Sassari, Siena, Taranto, Torino, Trento, Trieste, Udine e Venezia) e, appunto, 1,5 milioni di utilizzatori, l’Italia rappresenta un mercato chiave per l’azienda, che negli ultimi mesi ha aperto la sua sede internazionale marketing a San Francisco e raddoppiato il numero di utenti.
Cosa vorrà dire, a suo avviso, che l’Italia è prima in Europa (davanti a Germania, Francia, Inghilterra e Spagna), quarta al mondo (preceduta solo da Stati Uniti, Brasile e Israele) per numero di utilizzatori – oltre un milione – dell’app Moovit?
Moovit è stata lanciata in Italia a gennaio 2013 e in due anni abbiamo superato 1.500.000 utenti; per un’app di trasporto pubblico sono dati incredibili. L’anno scorso, Moovit era presente in Italia in 4 città: Roma, Milano, Torino e Napoli, con circa 300.000 utenti. In un anno il boom, da 4 a 27 città. Intanto gli italiani sono degli enormi utilizzatori di Smartphone; un italiano ne cambia in media uno all’anno. Abbiamo una certa attitudine alla tecnologia. Chiaramente, è uno strumento che risponde all’esigenza di mettere ordine al flusso spesso caotico o all’assenza di informazioni precise in termini di TPL (Trasporto Pubblico Locale), con una certa inconsistenza di supporti dedicati all’infomobilità. L’Italia è senz’altro un terreno fertile, Moovit non ha grandi competitor, ed è un’app trasparente: non inserisce pubblicità, non è invasiva, cerca di avere rapporti lineari con le aziende di trasporto pubbliche e le amministrazioni. Non dimentichiamo inoltre che siamo un popolo a cui piace condividere. Le persone riescono a capire il valore di qualcosa che va oltre il costo. In più, rispetto ad altri stati del mondo, l’Italia ha un territorio molto frammentato in termini di trasporto pubblico, dunque è stata necessario un’azione localizzata e chiaramente più dedicata.
Qual è stata nell’ultimo periodo la reazione delle amministrazioni e dei TPL?
Non si può non riscontrare come le amministrazioni si siano aperte ad un progetto di innovazione. L’anno scorso contattavamo noi le aziende per presentare il nostro progetto, raccogliendo anche un certo scetticismo. A distanza di un anno, sono le aziende a trovarci…del resto basta una mail e per loro è tutto gratuito! Un esempio? L’azienda di trasporti pubblici di Cremona ci ha contattati, ci siamo messi d’accordo e in tre giorni Cremona è entrata a far parte della famiglia. Anche nelle città in cui non tutto funziona come dovrebbe e in cui ovviamente modificare le infrastrutture è dispendioso, Moovit è utile, perché migliora la percezione sul servizio agli utenti: organizza le informazioni, migliora il flusso di dati, in chiave personalizzata. Insomma, se sai che l’autobus passa a quell’ora, per te l’autobus passerà subito… e nel mentre fai altro! Questo aspetto è molto interessante per le amministrazioni.
Come prendete le informazioni e come le veicolate agli utenti?
Prendiamo informazioni fornite direttamente dai TPL dell’amministrazione locale, incluse quelle che possono ad esempio riguardare l’implementazione di alcuni servizi e le assembliamo alle informazioni date dagli utilizzatori di trasporti pubblici, in forma anonima. Il risultato che consegniamo all’utente – sia nei percorsi guidati, sia negli Avvisi – è dunque la somma di questi dati, che, insieme, equivalgono alla soluzione migliore. Quest’ultima, poi, sarà ulteriormente modellata dall’utente a seconda delle sue esigenze, dei suoi orari, delle sue preferenze.
Che peso ha l’interazione nel mondo Moovit?
Enorme. Intanto tra stiamo lavorando per implementare quella tra utenti. Alla base di Moovit c’è l’interazione. Porto spesso l’esempio della Metro C a Roma: abbiamo avuto per primi il tragitto, perché gli utenti stessi l’hanno mappata. E andata così persino con una città, Palermo! Ancor prima che prendessimo accordi con le Amministrazioni, utenti volenterosi avevano già mappato la città. L’interazione è importante anche secondo il fine delle nostre collaborazioni, come quella che abbiamo avviato con Metro, il quotidiano leader per chi utilizza trasporti pubblici tutti i giorni.
Com’è venuto tutto ciò in mente a questi tre ragazzi israeliani?
Moovit nasce in Israele perché è un paese che permette alle startup di crescere, ci sono tanti finanziamenti per i giovani innovatori. Inoltre quello d’Israele è un territorio relativamente ristretto, è grande quanto il Lazio. Se l’idea funzionava sul locale, perché non replicarla all’estero? Per lo sviluppo del progetto, l’azienda ha raccolto 28 milioni di dollari dal fondo di Venture Capital Sequoia Capital, che si sono aggiunti ai 3,5 milioni di dollari ottenuti in precedenza dai fondi Gemini Israele, BRM Group. Quando ho iniziato a lavorare per Moovit, un anno e mezzo fa, il progetto era agli albori. Io lavoravo in un’agenzia di comunicazione, mi occupavo di social media; osservavo con interesse il mondo delle startup, in particolar modo Waze. Poi ho scoperto Moovit e di conseguenza un mondo. Mi sono letteralmente proposto, è andata bene e adesso so che il mondo delle startup prevede che tu non faccia mai per due giorni di fila le stesse attività. Rispetto ad un’azione che compi, il giorno dopo puoi verificarne e valutarne l’utilità!
Quest’anno Moovit ha annunciato di aver ottenuto 50 milioni di dollari, con un finanziamento di Serie C, dalle società di Venture Capital Nokia Growth Partners, BMW i Ventures, Keolis, Bernard Arnault Group, e Vaizra Investments. Hanno partecipato anche BRM Group, Gemini Partners e Sequoia Capital, che già prima avevano finanziato l’azienda.
Cosa sta accadendo con questi finanziamenti?
Questi investimenti permettono di crescere velocemente. Prima noi dipendenti eravamo 20, ora siamo 70 in 7 paesi differenti. Quando puoi permetterti 10 sviluppatori sei nella posizione di offrire un servizio sempre migliore. Ad esempio, nella nuova versione di Moovit, modificheremo la sezione Preferiti, che sarà molto più integrata agli Avvisi. Adesso non abbiamo bisogno di monetizzare. Il prossimo step sarà vendere biglietti elettronici ai singoli cittadini. E poi immaginiamo pubblicità contestuale, geo-localizzata, non vogliamo offrire servizi non inerenti al riferimento territoriale. Ad ogni modo il resto avverrà naturalmente e nei prossimi anni, adesso il goal è diventare la migliore app per il trasporto pubblico al mondo.
La nuova versione di Moovit è ottimizzata per lo smartwatch di Cupertino…
Sì, Moovit è stata una delle prime app disponibili, fin dal lancio, sull’Apple Watch. Abbiamo cercato di rendere l’esperienza il meno invasiva possibile, fornendo le informazioni giuste al momento giusto: al polso puoi consultare la linea preferita o attivare notifiche mirate.
Altri progetti imminenti?
Abbiamo in mente l’espansione nei territori asiatici, non ancora mappati. A breve andremo a integrare il bike sharing, indicando dove prendere la bicicletta, magari integrandola ad altri mezzi. Il futuro del resto corre nella direzione intermodale, anche integrando servizi come il taxi o il car sharing. Negli Stati Uniti, da circa un anno, Moovit ha iniziato a lavorare anche con Lyft, il sistema di ridesharing peer-to-peer, diretto concorrente di Uber.
Quando i tragitti tra le città?
Noi inizialmente siamo nati per il trasporto locale, ma stiamo cercando di sviluppare i tragitti. Non carichiamo informazioni incomplete. Entro quest’anno vogliamo avere tutti i principali capoluoghi di provincia… il resto verrà!