Nelle giornate del 22 ottobre e del 12 novembre, i cittadini della Slovenia sono stati chiamati alle urne per assegnare il nuovo mandato presidenziale. Le elezioni sono però state caratterizzate soprattutto dall’affluenza alle urne, la più bassa mai registrata nel Paese sin dall’indipendenza del 1991: 44.24% al primo turno, 41.84% al secondo.
SISTEMA ELETTORALE E CANDIDATI
Le elezioni presidenziali slovene si svolgono secondo il modello noto come “francese”, ovvero quello del doppio turno con ballottaggio nel caso in cui nessun candidato raggiunga il 50% più uno dei voti al primo.
Primo Ministro dal 2008 al 2012, e poi eletto alla presidenza cinque anni fa, il cinquantaquattrenne Borut Pahor si è presentato per un secondo mandato. Come da tradizione, il presidente uscente si è presentato come candidato indipendente, poiché il capo di stato è considerato come il rappresentante dell’intero Paese e non può essere affiliato a nessun partito. Una formalità che comunque non può nascondere il lungo passato di Pahor tra le fila del Partito Socialdemocratico (SD – Socialni demokrati), erede della Lega dei Comunisti della Slovenia (ZKS – Zveza komunistov Slovenije), branca del Partito Comunista egemone in Jugoslavia fino al 1991.
Considerato come il principale avversario di Pahor, il sindaco della città di Kamnik, Marjan Šarec, sostenuto dal partito da lui stesso fondato per ottenere i suoi due mandati da primo cittadino della sua città, la Lista Marjana Šarca – Naprej Kamnik.
Il partito di centro-destra Nuova Slovenia – Cristiano-democratici (NSi – Nova Slovenija – Krščanski demokrati) ha candidato l’ex europarlamentare Ljudmila Novak, ma tra le donne che hanno concorso per la carica di capo di stato annoveriamo anche Maja Makovec Brenčič, Ministro dell’Istruzione, candidata per il Partito del Centro Moderno (SMC – Stranka modernega centra), l’europarlamentare Romana Tomc, del Partito Democratico Sloveno, (SDS – Slovenska demokratska stranka), Angelca Likovič, per il partito della destra conservatrice Voce per i Bambini e le Famiglie (Glas za otroke in družine – ZA OTROKE!), e Suzana Lara Krause, del Partito Popolare Sloveno (SLS – Slovenska ljudska stranka).
Completavano il quadro dei candidati alla presidenza Boris Popovič, sindaco di Koper e candidato per il suo partito Slovenia Forever, lo scrittore nazionalista Zmago Jelinčič Plemeniti, l’accademico Milan Jazbec, il poeta Andrej Rozman ed Andrej Šiško, noto capo ultrà della tifoseria del Maribor, in passato anche arrestato per un anno e dieci mesi.
BORUT PAHOR CONFERMATO AL SECONDO TURNO
Il primo turno elettorale ha visto il presidente in carica Borut Pahor confermare i risultati dei sondaggi, che lo vedevano favorito per la successione a sé stesso. Il capo di stato uscente ha infatti ottenuto il 47.21% dei consensi, non raggiungendo la soglia del 50%, ma mettendo comunque una seria ipoteca sulla vittoria al secondo turno. Il suo principale rivale, che come previsto si è rivelato essere Marjan Šarec, si è fermato al 24.76%.
Per quanto riguarda gli altri candidati, Romana Tomc è stata l’unica a superare la soglia dei 100.000 voti favorevoli, pari al 13.68%. Ljudmila Novak si è fermata al 7.24%, Andrej Šiško al 2.21%, mentre gli altri hanno ottenuto percentuali inferiori ai due punti.
Dopo una nuova campagna elettorale, la sfida tra Pahor e Šarec si è risolta, come previsto, con la vittoria del primo. Il presidente in carica è riuscito a raggiungere quota 52.98% delle preferenze, ma, a causa della scarsa affluenza alle urne, le schede in suo favore sono state solamente 375.000. Lo sfidante, invece, ha ottenuto 332.000 voti, pari al 47.02%.
Il secondo mandato di Pahor inizierà ufficialmente nel mese di dicembre, visto che quello ottenuto nel 2012 scadrà il 21 dicembre. Da notare che, dall’indipendenza del Paese, solamente il primo presidente, Milan Kučan, era riuscito ad ottenere più di un mandato. Qualora dovesse portare a termine il secondo quinquennato di presidenza, inoltre, Pahor diventerebbe il presidente più longevo nella storia della Slovenia: in epoca comunista, infatti, Josip Vidmar era rimasto in carica per nove anni e cinque mesi, dall’ottobre 1943 al marzo 1953, mentre Miha Marinko era stato presidente per nove anni dal 1953 al 1962.
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