Siamo abituati a vedere e vivere il tempo in modo lineare. Ogni cosa ha un inizio e una fine. Qualunque cosa, anche noi, rispettiamo questo postulato. Ci sono delle premesse, poi c’è un inizio, c’è uno svolgimento e c’è una fine. Punto. Poi… altro. Altre premesse, altro inizio, altro svolgimento, altra fine. Tutto ciò che ci circonda rispetta questa regola. Ed anche quando stiamo vivendo quel tempo in cui l’inizio è in lotta con la fine per stabilire cosa è uno e cosa è l’altro, difficilmente ci godiamo il viaggio. Siamo sempre lì, attenti, a guardare dove arriveremo o da dove siamo partiti. Sempre lì: tra l’inizio e la fine.
Questo modo di fare ci viene da un approccio alla vita ragionato per parti. Via via le giornate, gli impegni, il nostro quotidiano si scompone in, parti dettate dal tempo, sempre più piccole, sempre più semplici, sempre più «affrontabili». E, così, una giornata – che ha, pur, un suo inizio ed una sua fine – diviene un insieme di tempi che hanno un loro inizio ed una loro fine. Ed, allora, una splendida giornata, vissuta appieno diviene una giornata in cui si è fatto questo e quello e quell’altro ed ogni cosa, a modo suo, è andata bene. Ogni cosa, singolarmente, per quello che è. La soddisfazione complessiva si perde nella somma delle soddisfazioni delle singole parti che ci hanno visto affrontare ogni cosa, a suo modo, nel pieno di quello che siamo.
Il desiderio che ci appare istantaneamente, quando ci apprestiamo a vivere un momento di felicità di soddisfazione, è legato alla sua durata. Pur incastrati nel sistema inizio/fine, vorremmo che quell’istante superasse ogni tempo e durasse «per sempre». Due paroline, quasi una formula magica, che talvolta si perdono in una illusione… e spesso fanno paura perché, pur nel sogno, stabiliscono i termini di un contratto che, volente o nolente, non intravede una fine perché non ne ha una. Oppure, più semplicemente, non ne vorrebbe.
«Per sempre». Siamo sinceri, quanti di noi non vorrebbero, davvero, che ciò che lo rende felice duri per sempre. «Non esiste amore che non abbia la pretesa di essere eterno» scriveva Karol Wojtyla nel suo La bottega dell’orefice. Ed è vero. La felicità dell’amore, del sentimento forte, anche della passione (parliamone senza ipocrisie) è qualcosa che vorremmo allungare oltre ogni limite di noi e farla durare, senza altre parole, per sempre.
Quando si ama, ogni notte è troppo corta, ogni giorno è troppo corto, ogni ora è troppo corta, ogni bacio, ogni abbraccio, ogni mano stretta tra le mani, ogni istante vissuto insieme è troppo corto. E così, noi che siamo incastrai tra un inizio e una fine, iniziamo a sperare che non esista più fine alcuna e, tutto ciò che duri e che abbia un valore, sia solo uno svolgersi infinito, una durata estesa, senza scaglioni intermedi, di eternità in continua lotta con se stessa. L’amore è tale perché vuol sempre amare, perché non sarà mai completo come desidera e dovrà tendere sempre, e per sempre, verso l’amato. Non gli importa della sua fine, perché non è programmato per averne. Ma, anzi, fa tesoro del suo inizio e ne ha perenne memoria. Un amore inizia ogni giorno e non finisce mai.
Quanto fa paura il «per sempre»? Perché, diciamocelo, per sempre non è uno scherzo. È p-e-r-s-e-m-p-r-e, da qui fino ad oltre la mia durata. È qualcosa che ci sarà, che sarà raccontato anche quando non ci sarò più io. Per sempre non è solo una speranza, un desiderio, un auspicio. Per sempre è anche un impegno, un sigillo, una garanzia di presenza, sostegno, cura, attenzione che, pur iniziando, non smette mai di declinarsi in ogni modo. E non può smettere. Per sempre spaventa, mette ansia, mette i brividi. Eppure, non vi è promessa più bella di quella che non vorrebbe finire mai. È ironico ma meraviglioso, a pensarci bene, spendere un istante per promettere e permettere che quell’istante, pur definito, non finisca mai.
Il per sempre dell’amore passa per quel raggio di Sole rubato al cielo e forgiato in forma d’oro attorno ad un dito. La forma, forse, più alta possibile di promessa. Una promessa violabile, certamente, ma che non ha la sua violazione tra le premesse. Tutti possono sbagliare, ma l’errore non è una previsione. E sarebbe bene ricordarselo.
Dire «per sempre» è fare una scelta. Non è una di quelle promesse che si buttano lì, dove capita. Ci si arriva lentamente, poco alla volta, partendo da una constatazione ancora più complessa: «è lei» o «è lui». Perché il per sempre non esiste se non in misura di una relazione e del sogno di una relazione sempre più grande, sempre più importante, sempre più bella. C’è dietro una scommessa e la considerazione che quella scommessa sia la più importante della nostra vita al punto di valere, dopotutto, una vita intera. Una scommessa che, a pensarci bene, si muove attorno a un monosillabo: «sì».
Il viaggio senza fine è un viaggio da percorrere in due. Un viaggio in cui la compagnia è la cosa più importante. Qualunque siano le considerazioni,le valutazioni, le premesse, un viaggio «per sempre» dà poca importanza alla meta. È importante viaggiare, avere il coraggio di intraprendere il viaggio e portarlo avanti, con tutte le difficoltà ed i problemi del caso. Forse una vita intera non basta per scoprirne il vero valore. Forse non basterebbero nemmeno due o più vite insieme. Quella destinata a durare per sempre è una di quelle promesse che non hanno fine, che rendono complicata anche solo la possibilità di verificare un’attinenza alla promessa. Un amore per sempre è un’esperienza dalla quale si è destinati ad imparare ogni giorno senza mai intravedere la fine del programma, anzi sperando che quella fine sia sempre infinitamente più in là.
Talvolta troviamo «per tutta la vita» usato, indistintamente, in amore, come sinonimo di «per sempre». Nessuno di noi è infinito e non è un errore considerare per eternità la propria eternità. Chiedetelo alle nonne se è davvero così. Ai nonni, ai parenti, a tutti coloro che sono sopravvissuti, in un qualche modo, al proprio compagno «di viaggio». Oppure chiedetelo a quelle famiglie dove in genitori non ci sono più. Chiedetelo a loro se per tutta la vita vale quanto un per sempre. Vi risponderanno di no. Un amore che ha deciso di tener fede a una promessa continuerà per sempre nel cuore di chi l’ha conosciuto. È questa la strana ironia dell’amore: sopravvivere ai suoi stessi amanti.
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