C’era una volta un re che viveva in una terra lontana lontana lontana, in un paese fatato, dove tutto era splendido e tutti vivevano in pace tra loro. Il regno era florido ed il re era amato e stimato dai suoi sudditi.
Gioia del re, della regina e dell’intero regno era il principe, futuro erede al trono. Il principe Azzurro era bello tanto da potersi mettere in gara col Sole, per il suo splendore, forte quanto un esercito, premuroso e la sua voce era in grado di scaldare ogni cuore. Era colto, attento a tutti i particolari più belli, strenuo difensore dei più deboli ed i suoi baci – oh! i suoi baci! – i sui baci avevano il tepore di un mattino di primavera e la dolcezza di un pasticcino appena sfornato.
Chi sposerà il principe? Chi saprà amarlo e renderlo fiero della donna al suo fianco? Soprattutto – visto che abita in un posto assolutamente sperduto – chi saprà trovarlo e rapire il suo cuore (invece di lamentarsi dello poco di buono trovato con poca fatica sotto casa)?
A parte il fatto che il principe Azzurro (e la principessa Fucsia, per non voler essere da meno noi maschietti) non è il massimo della comodità. Immaginate di ritrovarvi sotto casa uno tutto vestito azzurro, col cavallo bianco, col cappello con la piuma, il parlare forbito… Cioè, sinceramente, io non me lo immagino uno che gira per strada vestito azzurro, col cavallo bianco, col cappello con la piuma e che parla tipo: «madama, non sa qual piacere è star qui con lei in codesta soleggiata giornata…». Potrà essere anche il più bello e dolce e tutto quello che volete del mondo… ma suppongo che la risposta sia «no».
Tornando ad un’atmosfera un po’ più seria, è, praticamente, standard il riferimento di ognuno ad un ideale di uomo (o donna) diciamo perfetto, che abbia le caratteristiche desiderate e che possa consolare un cuore deluso, magari semplicemente stufo dell’essere trattato sempre sempre male. O, magari, stufo di deludersi ancor prima che l’amore abbia inizio, causa doppi giochi o poca chiarezza che fanno cadere il castello dei sogni e dei desideri ancor prima che se ne siano gettate le fondamenta.
È una comune verità che chiedendo a qualche cuore solitario cosa cerchi in una persona da amare, quali siano le caratteristiche in un compagno (o compagna) di vita si condividano sempre gli stessi punti. Serietà, sincerità, dolcezza, cura, premura, affetto e quel pizzico di «pazzia» che non può non far bene ad un amore. Tutti cercano le stesse caratteristiche (con l’ammissione che «anche l’occhio vuole la sua parte») ma, volenti o nolenti, tutti assegnano le stesse caratteristiche. E tutti sono disposti ad «offrire», diciamo così, quanto cercato. Tutti.
Insomma, volendo proprio proprio semplificare, tutti quanti si cercano tra loro. Se vogliamo parlare in termini economici, domanda ed offerta si trovano sugli stessi punti. Il mercato è comune… ma c’è qualcosa che blocca il sistema e fa intrecciare le curve di domanda/offerta entro arzigogoli che nemmeno le agenzie di rating internazionali più accreditate sarebbero in grado di sbrogliare efficacemente.
Ogni volta che ho approfondito con qualche «cercatore» il perché, nonostante ci siano tutte le buone intenzioni, non riesca a trovare nessuno che sia in grado di essere tutto quello che cerca mi sono ritrovato ad una risposta standard almeno quanto quella data alla domanda «cosa cerchi?». Mi veniva risposto che, con quanti potenziali amanti si siano confrontati, tutti cercavano qualcosa di banale, un’avventura puramente edonistica, un divertimento, una cosa da «una notte e via», magari solo un interesse economico. Oppure, davanti alle buone intenzioni, scattava istantaneamente la noia ed, allora, meglio un’avventura, terribile ma affascinante. Salvo, poi, farsi standardamente male e tornare (tristi e mesti) al punto di partenza.
Allora, è tutta una finzione, siamo tutti bugiardi – che offrono promesse che non mantengono – o il principe azzurro (e la principessa fucsia) esiste? Io ritengo che il principe azzurro esista. E ne esistano abbastanza per fare ogni cuore degno di esser tale. Esiste, ma non lo troverete mai, fatevene una ragione. E sapete perché? Perché l’avete nascosto, l’avete messo da parte, l’avete classificato (in una sorta di gioco di apartheid mentale) in quella categoria di persone di cui ammettete «è soltanto un amico». Nessuno neghi, perché è vero, che nelle amicizie profonde che si hanno intorno c’è davvero quel principe azzurro (o principessa fucsia) che tanto si sogna e che potrebbe rendere davvero felici. E che, magari, si scopre in ritardo, quando qualcun altro ha appena deciso di cogliere quel fiore raro.
Cosa manca, allora? Manca il coraggio o, meglio, la decisione. Anche perché quel principe azzurro sarà pieno di ma: «sì, potrebbe essere lui, ma è troppo timido, ma non si espone con me, ma non è proprio il tipo affascinante che desidero, ma forse non sono io il suo primo pensiero…». Ma quanti cavolo di ma costa la nostra felicità? Ma, ma, ma, ma… se si vendessero al kilo, potrebbero essere il primo prodotto di esportazione di qualunque paese al mondo. Se si potesse ricavare energia dai ma, avremmo risolto ogni problema di fonti esauribili e rinnovabili. Ma.
Quello che manca, che manca davvero, è la capacità, la volontà, il desiderio di scegliere. Perché? Per un fatto di coscienza: meglio essere scelti e restare delusi che scegliere e restare delusi. È più facile, più pratico, meno dispendioso. Ed anche più affascinante. E, poi? Se va male è esperienza. No, non è esperienza. A parte il fatto che farsi male standard non è esperienza, è esperienza mettersi in gioco, decidere e provare anche a giocarsi la carta della felicità. Agendo in prima persona. Questo è esperienza, esperire e sperare insieme, esserci e guardare avanti. Non star fermi ed aspettare che accada qualcosa. Altrimenti tutto quello che arriverà sarà frutto del caso. Potrebbe anche andar bene, eh. Ma è pur sempre frutto del caso.
In ogni caso (tanto per ritornarci su), va sempre corrisposto il rischio. Ma è la cura e la premura che, nella dose di coraggio, dà al rischio il premio della felicità che permette di salvare tutto. Anche un’eventuale piccola catastrofe. Quando ci si mette in gioco con l’obiettivo di essere e di rendere, soprattutto, felici allora non c’è pericolo da correre. E se si corre e qualcosa va male, non ci saranno recriminazioni: si è fatto tutto il possibile ed il rifiuto non è un giudizio contro di noi. Forse è una mancanza di altrettanto coraggio e, comunque, di «no» non è morto mai nessuno. Basta farsi una piccola premessa: vale la pena coltivare un sentimento che si può almeno immaginare possa essere coerentemente corrisposto.
Allora, piuttosto che continuare a vivere nell’ipotesi che un fantomatico e misterioso principe azzurro (o principessa fucsia) sia raggiungibile in qualche magico modo o che decida di passare da queste parti, perché non andare a pescare quel principe, quello vero e sincero, che sta a due passi da noi? Un po’ di coraggio in più, qualche passo, e il desiderio sincero di dare qualcosa di importante possono anche bastare, all’inizio. Poi, un passettino alla volta. Gli amori più grandi possono anche nascere in un giorno ma, per costruirli, serve tutta un’eternità.