Situata nell’Oceano Indiano, a nord-ovest delle coste del Madagascar e ad est di quelle del Mozambico, l’Unione delle Comore è uno stato arcipelagico formato da tre isole (Grande Comore, Moheli e Anjouan) che raggiunse l’indipendenza dalla Francia nel 1975. Abitato da circa 734.000 persone, per una superficie totale di poco più di duemila chilometri quadrati, questo piccolo Paese africano ha vissuto momenti difficili nella sua storia recente, con le due isole minori, Moheli e Anjouan, che a turno hanno reclamato l’indipendenza dal governo di Moroni, il quale, dal canto suo, ha risposto con interventi militari. Anche questi eventi hanno portato il Paese a modifcare la propria costituzione in senso federalista, cambiando nome nel 2002 da Repubblica Federale Islamica delle Comore all’attuale Unione delle Comore, e modificando anche la bandiera dello Stato.
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Storico uomo politico dell’arcipelago, il cinquantanovenne Azali Assoumani ha ricoperto il ruolo di presidente già del 1999 al 2011 e, interrotto da una breve presidenza ad interim di Hamada Madi Bolero, dal 2001 al 2006. Dopo due mandati quinquennali da parte degli esponenti del Movimento Baobab (MB – Mouvement Baobab), nel 2016 il leader della Convenzione per il Rinnovamento delle Comore (CRC – Convention pour le Renouveau des Comores), una forza socialdemocratica, ha ottenuto il suo terzo mandato come capo di Stato dell’Unione delle Comore.
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Secondo la Costituzione delle Comore del 2002, l’ufficio della presidenza deve rotare tra le tre isole che formano l’arcipelago, cosa che dunque non permetterebbe ad Assoumani di ottenere un nuovo mandato quinquennale prima del 2031. Il capo di Stato in carica ha invece proposto un referendum al fine di cancellare la rotazione e di eliminare ogni limite nel numero dei mandati presidenziali. Con un’affluenza alle urne del 63.9%, l’esito del referendum è stato favorevole alla proposta di Assoumani, che ha raccolto il 92.81% dei consensi.
Eletto nel 2016, Assoumani sarebbe dovuto restare in carica fino al 2021, ma, come promesso, convocherà le elezioni anticipate nel 2019, candidandosi alla sua stessa successione. Visto l’esito del referendum, c’è da pensare che non avrà problemi a confermarsi alla guida delle Comore.