Il Regno del Bhutan (o Druk Yul, in lingua dzongkha) è un piccolo stato asiatico situato sulla catena montuosa dell’Himalaya, incastonato tra due giganti come Cina ed India. Il Paese conta poco più di 750.000 abitanti distribuiti su 46.500 km², una superficie quasi doppia rispetto a quella della Lombardia, ma in gran parte inabitabile a causa delle altitudini e dei terreni impervi.
Lo scorso 20 aprile, i cittadini bhutanesi sono stati chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio Nazionale (Gyelyong Tshogde), la camera alta del Paese, composta da venticinque seggi. Gli elettori scelgono venti rappresentanti, uno per ogni collegio elettorale, con il metodo del first-past-the-post (il più votato di ogni collegio viene eletto), mentre gli ultimi cinque vengono cooptati dal sovrano, il Re Drago (o meglio, Druk Gyalpo) Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, trentottenne salito al trono nel 2006, dopo l’abdicazione del padre Jigme Singye Wangchuck, in carica da ben trentaquattro anni.
Una delle caratteristiche del sistema politico del Bhutan, seppur non unica nel suo genere (possiamo ad esempio ricordare il caso di Vanutatu, piccolo stato arcipelagico dell’Oceania), è sempre stata l’assenza di partiti politici, vietati per legge, interdetti ancora oggi, almeno per quanto riguarda il Consiglio Nazionale.
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Diverso, invece, il discorso sulla camera bassa, l’Assemblea Nazionale (Gyelyong Tshogdu), dove la formazione di partiti politici è stata concessa per la prima volta dal 2008 da parte del giovane Re Drago. L’attuale sovrano, infatti, è considerato un riformatore democratico: nel 2007, ha varato una nuova costituzione, cambiando la forma di governo da monarchia assoluta a monarchia costituzionale; nel 2008, poi, ha indetto le prime elezioni dirette per le due camere, ammettendo, appunto, la formazione di partiti politici, ma solo per l’Assemblea Nazionale. Quella di quest’anno è dunque la terza tornata elettorale nella storia del Paese.
Per la cronaca, le elezioni per la camera bassa dovrebbero svolgersi a novembre, con il Partito del Popolo Democratico (Miser Dmangsgtsoi Thogspa) che tenterà di confermare la propria maggioranza di governo, guidata dal primo ministro in carica, Tshering Tobgay. L’unica altra forza politica organizzata esistente è il Partito Pace e Prosperità (Druk Phuensum Tshogspa), dell’ex premier Jigme Thinley, che invece ha ricoperto l’incarico dal 2008 al 2013.
Per quanto riguarda la camera alta, invece, tutto è filato liscio nell’elezione dei venti rappresentanti scelti dal popolo, tutti rigorosamente candidati a titolo personale: su venti collegi elettorali, solamente cinque consiglieri hanno confermato il proprio seggio rispetto alla precedente legislatura, mentre l’affluenza alle urne è stata del 54.29%. Si attendono ancora, invece, i cinque consiglieri nominati dal monarca.