L’11 ed il 18 giugno, i cittadini francesi saranno nuovamente chiamati alle urne per eleggere i 577 membri dell’Assemblée Nationale. Le elezioni legislative avranno luogo poco più di un mese dopo l’insediamento del nuovo presidente Emmanuel Macron all’Eliseo, e rappresenteranno un primo banco di prova sia per il capo di stato che per le opposizioni.
SISTEMA ELETTORALE E COMPOSIZIONE DELL’ASSEMBLÉE NATIONALE
Il sistema elettorale utilizzato per l’elezione dei deputati è molto simile a quello delle presidenziali. Il territorio francese, compresi i dipartimenti d’oltremare (in alcuni dei quali i seggi saranno aperti in date differenti, come nel caso della Poloniesia Francese, dove si è giù votato) ed i cittadini residenti all’estero, è suddiviso in 577 circoscrizioni, ognuna delle quali elegge un deputato con uno scrutinio uninominale maggioritario a doppio turno: in parole povere, per essere eletti al primo turno, infatti, è necessario ottenere più della metà delle preferenze, altrimenti si procede al ballottaggio tra i due candidati più votati, proprio come alle presidenziali.
In base alle elezioni legislative del 2012, il centrosinistra, guidato dal Parti Socialiste possedeva 283 deputati, seguiti dai 199 di Les Républicains, la principale forza di centrodestra. L’Union des Démocrates et Indépendants, un gruppo formato da diversi parlamentari di centro-destra, era composto da ventisette elementi, mentre a sinistra troviamo diciotto deputati del Groupe Radical, Républicain, Démocrate et Progressiste e quindici della Gauche Démocrate et Républicaine. Ventisei parlamentari, infine, non erano affiliati a nessun gruppo.
Da notare che la nuova legge sul cumulo dei mandati impedisce a coloro che ricoprono già altre cariche, in particolare quella di sindaco, di candidarsi. Per questo motivo, ben 211 deputati della precedente legislatura non si sono candidati per un nuovo mandato.
EMMANUEL MACRON ALLA RICERCA DI CONFERME
Vincitore di una delle elezioni presidenziali più combattute nella storia della Quinta Repubblica Francese, Emmanuel Macron conta su queste elezioni legislative per ottenere la maggioranza all’interno dell’Assemblée Nationale. Il suo partito, En Marche! (EM!), si presenterà con la denominazione di La République En Marche!, ed ha stipulato un’alleanza con la forza centrista di François Bayrou, i MoDem (Mouvement Démocrate).
Trattandosi di un partito nato appositamente per sostenere Macron alle presidenziali, En Marche! non aveva alcun deputato nella precedente legislatura. Queste elezioni ci faranno capire se l’elezione di Emmanuel Macron sia da attribuire soprattutto alle doti carismatiche del leader, oppure se EM! è destinato a diventare stabilmente uno dei partiti protagonisti della politica francese. In passato, va detto, il neopresidente eletto ha sempre disposto di una maggioranza relativa o assoluta in parlamento.
Dopo l’insediamento all’Eliseo, Macron ha scelto Édouard Philippe per sostituire il socialista Bernard Cazeneuve al posto di primo ministro. Nel caso in cui tutto vada per il verso giusto, sarà proprio il quarantaseienne di Rouen ad essere confermato in questo ruolo, e verosimilmente resterà la stessa anche la composizione del governo.
L’OPPOSIZIONE DI DESTRA: LES RÉPUBLICAINS E FRONT NATIONAL
François Baroin, cinquantunenne parigino ed attuale senatore di Les Républicains (LR), è il candidato di punta del centro-destra, in un’alleanza che comprende anche l’Union des Démocrates et Indépendants (UDI). L’obiettivo dichiarato da parte della coalizione è quello dei 150 seggi, che rappresenterebbe una perdita relativamente limitata rispetto ai 199 della precedente legislatura, anche se il calo del centro-destra potrebbe essere ben più vistoso in base a quanto visto alle ultime presidenziali, dove François Fillon ha ottenuto il 20,01% delle preferenze.
Quanto al Front National (FN), il partito di Marine Le Pen spera di continuare il proprio processo di rafforzamento proprio a discapito dei due partiti della destra moderata. La sconfitta nel ballottaggio ha infatti rappresentato ugualmente una mezza vittoria per il FN, che comunque è riuscito ad installarsi come seconda forza politica del Paese, e dunque la prima dell’opposizione. Le Pen ha in particolare denunciato l’uso delle ordinanze da parte del presidente Emmanuel Macron, che è intenzionato a modificare la discussa Loi travail senza passare per il parlamento: “Coloro che pensano che i licenziamenti facili aumenteranno l’occupazione si sbagliano”, ha aggiunto.
L’OPPOSIZIONE DI SINISTRA: LA FRANCE INSOUMISE E PARTI SOCIALISTE
La France Insoumise (FI), la coalizione di sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, ha certamente rappresentato la sorpresa delle elezioni presidenziali. Tutti i candidati del partito di Mélenchon sono sottoposti alla firma di una carta deontologica anti-corruzione, riguardante la trasparenza finanziaria ed il conflitto d’interessi. Il programma elettorale, denominato L’Avenir en commun, ricalca quello presentato da Mélenchon nella corsa all’Eliseo.
Ad indebolire le posizioni della FI potrebbe essere il mancato accordo con il PCF (Parti Communiste Français) di Pierre Laurent. In molte circoscrizioni, infatti, i candidati delle due forze politiche si affronteranno, con il rischio di togliersi voti a vicenda, visto che entrambi i partiti fanno appello allo stesso tipo di elettorato e si posizionano a sinistra dei socialisti.
Veniamo proprio al Parti Socialiste (PS), che ha condotto una campagna elettorale sotto la guida dell’ormai ex primo ministro Bernard Cazeneuve. Il PS è reduce dal disastro delle presidenziali, dove il candidato Benoît Hamon è stato solamente il quinto per ordine di preferenze al primo turno. La maggioranza della precedente legislatura resta un’utopia per la forza storica del centro-sinistra francese, che è costretta a raccogliere i cocci dopo i disastrosi anni della presidenza di François Hollande. Staremo a vedere se i socialisti riusciranno quanto meno a fermare l’emorragia di voti.
I CANDIDATI DEI PARTITI MINORI
Tra i partiti che potrebbero eleggere qualche deputato ci sono Europe Écologie Les Verts, che in alcune circoscrizioni è riuscita ad incassare il sostegno di socialisti e comunisti per presentare un candidato unico, ma anche Debout la France, forza di destra che invece ha stretto accordi con il Front National, dopo un incontro tra Marine Le Pen ed il leader Nicolas Dupont-Aignan.
Vi sono poi altri ventisette partiti che presentano candidati quanto meno in alcune circoscrizioni: tra questi, Lutte Ouvrière (LO), il Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA) e l’Union Populaire Républicaine (UPR) sono quelli che hanno concorso anche alle presidenziali, ottenendo però preferenze attorno o inferiori all’1%.
I SONDAGGI: EM! IN TESTA, PHILIPPE FIDUCIOSO
Secondo tutti i sondaggi effettuati nelle ultime settimane, La République en marche! è destinata ad ottenere almeno la maggioranza relativa all’Assemblée Nationale, con buone possibilità di raggiungere anche la maggioranza assoluta. Ciò permetterebbe ad Édouard Philippe di conservare la carica di primo ministro e di lasciare pressappoco invariata la struttura del governo, con alcune possibili modifiche: sei attuali ministri, infatti, sono candidati anche alle legislative e, nel caso di sconfitta, saranno costretti alle dimissioni, come indicato dallo stesso Philippe. Considerando i sondaggi effettuati nel mese di giugno, comunque, il partito del presidente dovrebbe ottenere una percentuale a livello nazionale attorno al 30-31%, con la possibilità di eleggere tra 330 e 360 deputati grazie al secondo turno.
L’alleanza di centro-destra LR-UDI è accreditata del primo posto tra le forze di opposizione, con una percentuale che si attesta tra il 20% ed il 23% e la possibilità di ottenere tra 135 e 165 seggi. Il Front National, invece, è segnalato attorno al 17-18% , ma rischia di avere solamente dagli otto ai ventidue deputati eletti, con molti che sembrano essere destinati a sonore sconfitte al secondo turno, proprio come accaduto alle presidenziali.
Passando all’opposizione di sinistra, la France Insoumise ed il Parti Communiste Français dovrebbero ottenere circa il 14-15% delle preferenze (con una media rispettivamente del 12,5% e del 2,5%), eleggendo da 15 ai 31 rappresentanti nell’Assemblée Nationale. Nonostante una percentuale molto bassa di preferenze al primo turno (8-9%), il Parti Socialiste potrebbe approfittare del secondo turno per ottenere dai 20 ai 44 deputati.
Da cinque a dieci, invece, i seggi che dovrebbero essere destinati alle forze politiche minori.
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