In seguito al primo turno di domenica 7 ottobre, saranno, come previsto, Jair Bolsonaro e Fernando Haddad a contendersi la presidenza del Brasile al ballottaggio del 28 ottobre. L’affluenza alle urne è stata del 79.7%.
PRESIDENZIALI: SFIDA TRA BOLSONARO E HADDAD
Quinto Paese al mondo tanto per superficie quanto per abitanti, con oltre duecento milioni di persone, il Brasile è oramai da tempo divenuto un attore geopolitico di primo piano, e ricopre un ruolo fondamentale soprattutto nell’orientare le politiche del continente latino-americano. Proprio per questo, le elezioni generali di domenica 7 ottobre non sono passate inosservate, ma anzi hanno catalizzato l’attenzione di gran parte degli addetti ai lavori.
Partiamo dalle elezioni presidenziali, sicuramente quelle maggiormente mediatizzate, le prime dopo la destituzione di Dilma Rousseff, avvenuta nell’estate del 2016, e l’instaurazione del discusso (per non dire “golpista”) governo di Michel Temer. Come da pronostico, i due candidati più votati sono stati Jair Bolsonaro e Fernando Haddad, che dunque si sfideranno al ballottaggio del prossimo 28 ottobre.
[coupon id=”21950″]
Per qualche istante, si è temuto addirittura che Bolsonaro potesse vincere al primo turno, in caso di superamento della soglia del 50%. Il sessantatreenne, ex militare e deputato federale di Rio de Janeiro dal 1991, si presentava come candidato del Partito Social Liberale (Partido Social Liberal, PSL), sostenuto anche dal Partito Rinnovatore Laburista Brasiliano (Partido Renovador Trabalhista Brasileiro, PRTB), e spalleggiato dal generale Hamilton Mourão (PRTB) come candidato alla vicepresidenza. Una candidatura prettamente di destra, che ha raccolto i consensi dei sostenitori delusi da Temer, portando Bolsonaro al 46.03% dei consensi, superando nettamente i dati dei sondaggi della vigilia.
Fernando Haddad ha invece pagato la sua investitura tardiva, arrivata dopo l’estromissione dall’agone elettorale di Luiz Inácio “Lula”, che, dopo aver guidato il Brasile dal 2003 al 2011, veniva dato come grande favorito. Nel giro di poche settimane, ed anche grazie all’investitura “ufficiale” dello stesso Lula, Haddad, è passato da pochi punti percentuali al 29.28% ottenuto domenica, in qualità di candidato del Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores, PT), sostenuto dal Partito Comunista del Brasile (Partido Comunista do Brasil, PCdoB) e dal Partito Repubblicano dell’Ordine Sociale (Partido Republicano da Ordem Social, PROS), con la comunista Manuela d’Ávila come candidata alla vicepresidenza.
[sostieni]
Il cinquantacinquenne Haddad, già sindaco di San Paolo (2013-2017) e Ministro dell’Educazione (2005-2012), avrà dunque vita dura al ballottaggio, dove dovrà rimontare parecchi punti percentuali per sperare di battere il militarista Bolsonaro. Tuttavia, già in passato il PT si è dimostrato in grado di stringere le alleanze giuste per vincere i ballottaggi, e non è un caso che i candidati del Partito dei Lavoratori, Lula e Rousseff, abbiano vinto le ultime quattro elezioni presidenziali consecutive. Secondo i sondaggi, i due potrebbero essere divisi da pochi punti percentuali al ballottaggio, e decisivi risulteranno sia il 20% di elettori che si è astenuto in questo primo turno che le indicazioni di voto degli altri candidati.
Una mano importante per Haddad potrebbe arrivare da parte di Ciro Gomes, il candidato del Partito Democratico Laburista (Partido Democrático Trabalhista, PDT), che vanta un passato da Ministro dell’Integrazione Nazionale (2003-2006) sotto Lula, e che in questo primo turno si è classificato terzo con un buon 12.5%. Tutti gli altri candidati, invece, si sono fermati a percentuali inferiori, perdendo consensi con il polarizzarsi della sfida tra Bolsonaro ed Haddad: Geraldo Alckmin, presidente del Partito della Social Democrazia Brasiliana (Partido da Social Democracia Brasileira, PSDB), nonostante una coalizione formata da nove partiti a proprio sostegno, non è andato oltre il 4.8%, mentre João Amoêdo, candidato del Partito Nuovo (Partido Novo, NOVO), ha chiuso quinto con il 2.5%.
Malissimo è andato Henrique Meirelles, candidato del Movimento Democratico Brasiliano (Movimento Democrático Brasileiro, MDB), la forza politica della quale fa parte il presidente uscente Michel Temer. Per due anni ministro delle Finanze di Temer, Meirelles ha pagato i fallimenti ed il discontento nei confronti del governo di cui ha fatto parte, arrestandosi all’1.2%.
LEGISLATIVE FEDERALI: SITUAZIONE FRAMMENTARIA IN PARLAMENTO
L’election day brasiliano, però, non si è fermato alle sole elezioni presidenziali. Domenica, infatti, sono stati rinnovati i due terzi degli 81 seggi del Senato Federale (Senado Federal), così come tutti i 513 seggi della Camera dei Deputati (Câmara dos Deputados). Le due camere formano insieme il il Congresso Nazionale (Congresso Nacional do Brasil).
[coupon id=”20986″]
Nonostante la flessione, il Partito dei Lavoratori ha conservato il primo posto alla Camera dei Deputati, con 56 seggi, tredici in meno rispetto alla precedente legislatura, ai quali vanno aggiunti i nove seggi degli alleati del Partito Comunista del Brasile. Tra le forze con la maggior rappresentazione, il PT è seguito dal Partito Social Liberale con 52. Crolla, invece, il Movimento Democratico Brasiliano, che praticamente dimezza la propria rappresentanza, passando da 66 a 34 deputati, scavalcato anche dai Progressisti (Progressistas, PP), partito che sosteneva Alckmin alle presidenziali, ma che ha avuto decisamente più successo alle legislative con 37 seggi. Come il MDB, anche il Partito Social Democratico (Partido Social Democrático, PSD), altra forza che appoggiava Alckmin, avrà 34 rappresentanti nella camera bassa.
In tutto, saranno ben trenta i partiti rappresentanti nella Camera dei Deputati, mentre venti saranno quelli presenti in Senato. Nella camera alta, anche grazie al rinnovamento della sua composizione per soli due terzi, il Movimento Democratico Brasiliano conserva il primo posto con undici seggi, perdendo però ben sette senatori, e precedendo i Democratici (Democratas, DEM) ed il Partito della Social Democrazia Brasiliana (Partido da Social Democracia Brasileira, PSDB), con sette senatori. Avranno invece sei senatori il Partito dei Lavoratori, i Progressisti, il Partito Social Democratico ed il Partito Democratico Laburista di Gomes.
Da questi dati emerge chiaramente la frammentazione dello spettro politico brasiliano e, indipendentemente dal nome del prossimo presidente, sarà il compromesso a farla da padrone per la formazione di una maggioranza in entrambe le camere.
ELEZIONI STATALI: I RISULTATI PRINCIPALI
Per concludere la panoramica sulle elezioni brasiliane, domenica si sono svolte anche quelle amministrative statali (eleições estaduais) per il rinnovamento dei governatori e delle Assemblee Legislative degli stati federati.
Tra le più attese c’erano quelle dello Stato di San Paolo, il più popolato dei ventisei con i suoi oltre 45 milioni di abitanti, praticamente pari all’intera popolazione dell’Argentina. Governatore uscente, Márcio França, esponente del Partito Socialista Brasiliano (Partido Socialista Brasileiro, PSB), ha ottenuto solamente il 21.53% delle preferenze, e partirà in una posizione di svantaggio nel ballottaggio contro João Doria (31.77%) del PSDB.
Per quanto riguarda Rio de Janeiro, Wilson Witzel si trova in un’ottima posizione per ottenere la carica di governatore. Il candidato del Partito Social Cristiano (Partido Social Cristão – PSC) ha infatti ottenuto un clamoroso 41.28%, battendo il favorito della vigilia, Eduardo Paes dei DEM, che si è fermato al 19.56%. I due se la vedranno comunque al ballottaggio, dove non ci sarà invece l’ex fuoriclasse del calcio Romário, che ha ottenuto l’8.7% per Podemos. Non si era ricandidato il governatore uscente, Luiz Fernando Pezão (MDB).
[newsletter]
Altro Stato importante, quello del Minas Gerais, secondo solamente a San Paolo per popolazione, ha visto la cocente sconfitta di Fernando Pimentel, che quattro anni fa aveva vinto in quota al Partito dei Lavoratori. Il candidato trabalhista non sarà al ballottaggio, avendo chiuso solamente terzo con il 23.12% dei consensi, battuto sia da Antonio Anastasia (PSDB, 29.04%) che soprattutto da Romeu Zema (NOVO, 42.76%), ora grande favorito per il successo.
Dove il Partito dei Lavoratori continua a stravincere senza patemi è invece lo Stato di Bahia, nel quale, per la seconda volta consecutiva, Rui Costa ha ottenuto il successo al primo turno, fatto più unico che raro. Il cinquantacinquenne economista ha addirittura raggiunto il 75.50% dei consensi nel quarto Stato più popoloso del Paese, con oltre tredici milioni di abitanti. Meglio, addirittura, ha fatto il suo collega di partito Camilo Santana, che nel Ceará ha ottenuto la riconferma con il 79.96% delle preferenze.
Per quanto riguarda lo Stato di Maranhão, è stato il candidato del Partito Comunista del Brasile, Flávio Dino, ad ottenere un secondo mandato consecutivo (59.29%). Conferma anche per Paulo Câmara nel Pernambuco, dove il candidato del PSB ha superato di poco la maggioranza assoluta (50.70%), e per Mauro Carlesse del Partito Umanista della Solidarietà (Partido Humanista da Solidariedade – PHS) nel Tocantins.
Tra le novità, João Azevêdo (PDT) si è assicurato il governo del Paraíba con il 58.18% dei consensi, mentre Ratinho Júnior (PSD) ha inflitto una pesante sconfitta a Cida Borghetti (PP), governatrice uscente del Paraná, battuta nettamente al primo turno (59.99% contro 15.53%).
Sarà ballottaggio, infine, nel Distretto Federale di Brasilia, dove però Ibaneis Rocha (MDB) partirà dal 41.97% del primo turno contro il 13.94% di Rodrigo Rollemberg (PSB), e nel Mato Grosso do Sul, tra Reinaldo Azambuja (PSDB, 44.61%) e Odilon de Oliveira (PDT, 31.62%).