Domenica 7 ottobre, si terranno in Brasile le elezioni presidenziali, le prime dopo la destituzione di Dilma Rousseff, avvenuta nell’estate del 2016. I favoriti per la presidenza federale sembrano essere Fernando Haddad e Jair Bolsonaro, anche se sarà sicuramente necessario il ballottaggio.
L’ESCLUSIONE DI LULA
Non si può parlare delle prossime elezioni presidenziali brasiliane senza citare innanzi tutto il caso di Luiz Inácio Lula, l’uomo che avrebbe vinto secondo tutti i sondaggi, costretto però a rinunciare alla candidatura a causa dell’accanimento giudiziario nei suoi confronti.
Il presidente operaio, che ha già guidato il Brasile dal 2003 al 2011, non potrà dunque concorrere alle prossime elezioni per il rinnovo della carica di capo di Stato nel Paese sudamericano. Tutti i sondaggi registrati dal 2016 lo davano per favorito e vincitore rispetto a qualsiasi altro candidato, ma Lula, alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca, perseguitato da quella stessa giustizia che ha fornito l’assist alla destra per la destituzione di Dilma Rousseff nell’agosto del 2016, in concomitanza – tanto per dare la maggior eco mediatica possibile – con i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro.
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Secondo la legge brasiliana, lo status di detenuto al quale è attualmente sottoposto Lula, non permette ad un cittadino di candidarsi alle elezioni, dunque il leader carismatico e fondatore del Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores, PT) non potrà prendere parte alla competizione elettorale. Come abbiamo avuto modo di sottolineare in passato, in Brasile ha avuto luogo un doppio golpe giudiziario, sia con la destituzione di Dilma Rousseff, accusata di corruzione ma sostituita con il pluri-indagato e già condannato uomo dell’élite borghese Michel Temer, che con l’arresto di Lula, privando di fatto il popolo brasiliano della possibilità di votare per l’uomo politico più amato nella storia recente del Paese. Sull’argomento si è espresso anche il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, il cui appello, però, è rimasto inascoltato: secondo il Comitato, Lula, che non ha ancora subito una condanna definitiva, dovrebbe godere pienamente dei suoi diritti politici.
Alla fine, dunque, il Partito dei Lavoratori è dovuto correre ai ripari, candidando alle presidenziali del prossimo 7 ottobre Fernando Haddad, cinquantottenne già sindaco di San Paolo (2013-2017) e ministro dell’Educazione (2005-2012), che guiderà dunque la coalizione di sinistra tra il PT ed il Partito Comunista del Brasile (Partido Comunista do Brasil, PCdoB), quello della candidata vicepresidente Manuela d’Ávila. Incassata la sconfitta giudiziaria, Lula ha passato ufficialmente il testimone ad Haddad, invitando i suoi sostenitori a votare per il candidato del PT e contro “il governo delle élite”. Le parole dell’ex presidente hanno permesso ad Haddad di guadagnare punti importanti nei sondaggi, passando in pochi giorni dal 5% al 10%, restando però ancora distante dal 35-36% attribuito in precedenza allo stesso Lula.
TUTTI I CANDIDATI ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI
In un primo momento, sono stati più di cinquanta i candidati che si sono proposti alla presidenza del Brasile. Tra rinunce e respingimenti da parte degli organi competenti, tuttavia, sono in tredici ad aver superato la prima selezione, ed i cui nomi compariranno sulle schede elettorali.
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Passiamoli in rassegna secondo l’ordine ufficiale che i brasiliani troveranno riprodotto sulle schede elettorali.
- Ciro Gomes, sessant’anni, già Ministro dell’Integrazione Nazionale (2003-2006) e Ministro delle Finanze (1994-1995), membro del Partito Democratico Laburista (Partido Democrático Trabalhista, PDT) e sostenuto anche dalla lista Avante. Kátia Abreu è la candidata alla vicepresidenza.
- Fernando Haddad, cinquantacinque anni, già sindaco di San Paolo (2013-2017) e Ministro dell’Educazione (2005-2012), membro del Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores, PT), sostenuto dal Partito Comunista del Brasile (Partido Comunista do Brasil, PCdoB) e dal Partito Repubblicano dell’Ordine Sociale (Partido Republicano da Ordem Social, PROS). Manuela d’Ávila (PcdoB) è la candidata alla vicepresidenza.
- Henrique Meirelles, settantatré anni, già Ministro dell’Economia (2016-2018) e presidente della Banca Centrale del Brasile (2003-2011), esponente del Movimento Democratico Brasiliano (Movimento Democrático Brasileiro, MDB), sostenuto dal Partito Umanista della Solidarietà (Partido Humanista da Solidariedade, PHS). Germano Rigotto (MDB) è il candidato alla vicepresidenza.
- Vera Lúcia, sindacalista, candidata per il Partito Socialista dei Lavoratori Unificato (Partido Socialista dos Trabalhadores Unificado, PSTU). Hertz Dias (PSTU) è il candidato alla vicepresidenza.
- Jair Bolsonaro, sessantatré anni, deputato federale di Rio de Janeiro dal 1991, esponente del Partito Social Liberale (Partido Social Liberal, PSL), sostenuto anche dal Partito Rinnovatore Laburista Brasiliano (Partido Renovador Trabalhista Brasileiro, PRTB). Il generale Hamilton Mourão (PRTB) è il candidato alla vicepresidenza.
- Marina Silva, sessant’anni, già Ministro dell’Ambiente (2003-2008) e candidata alle presidenziali nel 2010 e nel 2014, leader della Rete Sostenibilità (Rede Sustentabilidade, REDE) dal 2013, appoggiata anche dal Partito Verde (Partido Verde, PV). Eduardo Jorge (PV) è il candidato alla vicepresidenza.
- Álvaro Dias, settantatré anni, già deputato federale (1975-1983), senatore (1983-1987 e 1999-2018) e governatore (1987-1991) dello Stato di Paraná, esponente di Podemos (PODE), ex Partito Laburista Nazionale (Partido Trabalhista Nacional, PTN), sostenuto dal Partito Social Cristiano (Partido Social Cristão, PSC), dal Partito Laburista Cristiano (Partido Trabalhista Cristão, PTC) e dal Partito Repubblicano Progressista (Partido Republicano Progressista, PRP). Paulo Rabello de Castro (PSC) è il candidato alla vicepresidenza.
- José Maria Eymael, settantotto anni, deputato federale per lo Stato di San Paolo dal 1986 al 1995, già candidato alle presidenziali in quattro occasioni, presidente della Democrazia Cristiana (Democracia Cristã, DC) dal 1997, chiamata fino al 2017 Partito Social Democratico Cristiano (Partido Social Democrata Cristão, PSDC). Helvio Costa (DC) è il candidato alla vicepresidenza.
- João Amoêdo, cinquantacinque anni, candidato del Partito Nuovo (Partido Novo, NOVO). Christian Lohbauer (NOVO) concorrerà per la vicepresidenza.
- Geraldo Alckmin, sessantacinque anni, già governatore dello Stato di San Paolo dal 2001 al 2006 e poi dal 2011 al 2018, presidente del Partito della Social Democrazia Brasiliana (Partido da Social Democracia Brasileira, PSDB), sostenuto anche dai Democratici (Democratas, DEM), dai Progressisti (Progressistas, PP), dal Partito della Repubblica (Partido da República, PR), dal Partito Repubblicano Brasiliano (Partido Republicano Brasileiro, PRB), da Solidarietà (Solidariedade), dal Partito Laburista Brasiliano (Partido Trabalhista Brasileiro, PTB), dal Partito Social Democratico (Partido Social Democrático, PSD) e dal Partito Popolare Socialista (Partido Popular Socialista, PPS). Ana Amélia (PP) è la candidata alla vicepresidenza.
- Guilherme Boulos, trentasei anni, professore dell’Università di San Paolo, attivista del Partito Socialismo e Libertà (Partido Socialismo e Liberdade, PSOL), sostenuto dal Partito Comunista Brasiliano (Partido Comunista Brasileiro, PCB). Sônia Guajajara (PSOL) è la candidata alla vicepresidenza.
- Cabo Daciolo, quarantadue anni, deputato federale dello Stato di Rio de Janeiro dal 2015, esponente di Patriota (PATRI), precedentemente noto come Partito Ecologista Nazionale (Partido Ecológico Nacional, PEN). Suelene Balduino Nascimento (PATRI) è la candidata alla vicepresidenza.
- João Vicente Goulart, deputato dello Stato del Rio Grande do Sul dal 1982 al 1986, esponente del Partito Patria Libera (Partido Pátria Livre, PPL). Léo Alves (PPL) è il candidato alla vicepresidenza.
I SONDAGGI: BALLOTTAGGIO TRA BOLSONARO E HADDAD?
Secondo i sondaggi più recenti, le preferenze degli elettori si stanno polarizzando su due candidati: Jair Bolsonaro a destra e Fernando Haddad a sinistra.
Bolsonaro, ex militare fautore di un forte liberalismo economico, ed alleato con l’estrema destra nazionalista del PRTB, sarebbe attualmente in testa con il 30% dei consensi, mentre Haddad, dopo aver ricevuto l’investitura ufficiale da parte di Lula, è stato protagonista di un’impennata nelle proiezioni, fino a raggiungere il 23% delle potenziali preferenze.
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Crollo, invece, per i possibili terzi incomodi, come l’ecologista Marina Silva, già Ministro dell’Ambiente sotto Lula (2003-2008), passata nel giro di qualche settimana dal 15% al 5%, cedendo gran parte dei suoi consensi ad Haddad. Chi non dovrebbe essere un fattore nelle elezioni presidenziali è Henrique Meirelles, candidato del Movimento Democratico Brasiliano (Movimento Democrático Brasileiro, MDB), la forza politica della quale fa parte il presidente uscente Michel Temer. Per due anni ministro delle Finanze di Temer, Meirelles dovrebbe fare fatica a superare il 2-3%, pagando naturalmente i disastrosi due anni del governo liberista autoproclamatosi dopo il golpe contro Dilma Rousseff.
Difficile anche l’inserimento per gli altri candidati: al momento, il terzo sarebbe un altro ex ministro di Lula, Ciro Gomes, che si attesta attorno al 10%, comunque molto distante da Bolsonaro ed Haddad, all’incirca la stessa percentuale dell’ex governatore dello Stato di San Paolo, Geraldo Alckmin.
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Con ogni probabilità, dunque, Bolsonaro ed Haddad saranno i due candidati che si contenderanno la presidenza al ballottaggio del 28 ottobre. A quel punto, saranno i giochi delle alleanze a decidere l’esito, così come avviene di solito nel complesso e frammentato panorama politico brasiliano. I sondaggisti si sono sbizzarriti anche sul possibile secondo turno, ed al momento, secondo le stime più recenti, Haddad potrebbe vincere contro Bolsonaro per tre punti percentuali, eventualità che permetterebbe al PT di vincere le elezioni presidenziali per la quinta volta consecutiva, anche se è ancora molto presto per parlarne.
Ricordiamo che il 7 ottobre, oltre alle elezioni presidenziali, si terranno anche quelle legislative per il Congresso Nazionale (Congresso Nacional do Brasil), il parlamento bicamerale composto dal Senato Federale e dalla Camera dei Deputati, e quelle amministrative per il rinnovamento dei governatori e delle Assemblee Legislative degli stati federati.