Domenica 9 settembre, i cittadini della Svezia sono stati chiamati alle urne per le elezioni legislative, il cui fine era quello di rinnovare la composizione del Riksdag, il parlamento unicamerale del Paese scandinavo. In concomitanza con le legislative, si sono tenute anche le elezioni regionali e comunali.
Come previsto dai sondaggi della vigilia, anche in Svezia abbiamo assistito ad un calo del peso elettorale delle forze moderate e filoeuropeiste, quelle rappresentanti la classe politica “tradizionale”, mentre sono cresciuti i partiti antieuropeisti, posti agli estremi opposti dello spettro politico svedese, seppur in maniera minore a quanto si poteva pensare. Come accaduto di recente in Italia ed in Slovenia, poi, i risultati elettorali non hanno incoronato un vero e proprio vincitore, sentenziando un sostanziale pareggio tra i blocchi di centro-destra e centro-sinistra. Da segnalare anche l’alta affluenza alle urne, pari all’84.4%, un dato in netta controtendenza rispetto all’astensionismo che si registra nella maggioranza dei Paesi europei.
Partiamo dalla forza politica che ha guidato il governo uscente il Partito Socialdemocratico dei Lavoratori di Svezia (Sveriges Socialdemokratiska Arbetareparti, SAP) del premier Stefan Löfven. I Socialdemocratici (Socialdemokraterna), come generalmente vengono chiamati, hanno perso due punti e mezzo rispetto alla vittoria di quattro anni fa, assestandosi sul 28.4% ed eleggendo 101 deputati, dodici in meno rispetto alla precedente legislatura. Nonostante il peggior risultato elettorale di sempre, i Socialdemocratici possono comunque consolarsi per il mantenimento del ruolo di prima forza politica del Paese.
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Il partito di Löfven si presentava inoltre all’interno dell’alleanza Rosso-Verde (De rödgröna) con il Partito Ambientalista i Verdi (Miljöpartiet de Gröna, MP) ed il Partito della Sinistra (Vänsterpartiet, V). Gli ecologisti hanno subito un netto calo, passando da venticinque a soli dieci deputati eletti (4.3%), mentre ha fatto registrare un incremento il partito di Jonas Sjöstedt, che di recente ha goduto di un aumento di popolarità proprio da quando ha deciso di schierarsi in maniera sempre più netta contro l’Unione Europea. Il Partito della Sinistra ha dunque raccolto il 7.9%, portando la sua rappresentanza da ventuno a ventotto parlamentari. Nel complesso, l’alleanza Rosso-Verde ha raggiunto il 40.7%, mantenendo una risicata maggioranza relativa con 144 seggi.
In effetti, il raggruppamento di centro-sinistra potrà vantare solo un deputato in più rispetto alla coalizione di centro-destra Alleanza (Alliansen), guidata dal Partito Moderato (Moderata samlingspartiet, M) di Ulf Kristersson, l’altro principale candidato al timone del prossimo governo. Il Partito Moderato ha a sua volta accusato un calo di tre punti e mezzo percentuali, ottenendo il 19.8% dei suffragi, equivalente di settanta seggi. Tuttavia, la perdita del partito di Kristersson è stata controbilanciata dai buoni risultati delle altre forze alleate: il Partito di Centro (Centerpartiet, C) ha ottenuto trentuno seggi con l’8.6% dei consensi, i Liberali (Liberalerna, L) hanno mantenuto i propri diciannove deputati (5.5%) ed i Democratici Cristiani (Kristdemokraterna, KD) sono saliti al 6.4%, eleggendo ventitré rappresentanti.
L’unico partito rilevante esterno alle due coalizioni principali è quello dei Democratici Svedesi (Sverigedemokraterna, SD), forza nazionalista e conservatrice, fortemente impegnata sul fronte antieuropeista. Il partito di Jimmie Åkesson, che, nel corso della campagna elettorale, si è fatto promotore di un referendum popolare sulla Swexit, ovvero l’abbandono dell’Unione Europea da parte della Svezia, è stato premiato dall’elettorato con un guadagno di quasi cinque punti percentuali, ottenendo il 17.6% dei consensi e passando da quarantanove a sessantadue deputati. Si tratta dell’incremento più netto registrato in questa tornata elettorale, anche se SD non ha raggiunto la fatidica soglia del 20% prevista da alcuni sondaggi. Considerata anche la crescita del Partito della Sinistra, si tratta comunque di un risultato importante per le due forze anti-europeiste del parlamento svedese.
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Niente da fare, infine, per le forze minori, che non hanno eletto rappresentanti: la migliore, Iniziativa Femminista (Feministiskt initiativ, FI), ha ottenuto lo 0.4%.
A questo punto, in Svezia si apre la partita per la formazione del nuovo governo. L’ipotesi più accreditata potrebbe vedere un riproporsi della medesima situazione della precedente legislatura, quando Stefan Löfven si è ritrovato alla guida di un governo di minoranza, con l’appoggio esterno da parte delle forze politiche del centro-destra. Ulf Kristersson, invece, potrebbe aspirare a soffiare all’avversario il posto di primo ministro solamente se riuscisse a convincere i Democratici Svedesi a sostenere un governo di centro-destra, che a quel punto avrebbe dalla sua la maggioranza assoluta. Fino ad ora, Jimmie Åkesson ha sempre voluto tenere il proprio partito al di fuori delle alleanze, e, dal suo ingresso in parlamento nel 2010, SD è sempre stato all’opposizione.
Dall’alto in basso: Stefan Löfven, primo ministro uscente e leader dei Socialdemocratici; Jimmie Åkesson, leader dei Democratici Svedesi.