Non solo conservazione, ma anche lotta all’ignoranza superstiziosa e conquiste di una guerra medica e biotecnologica contro un destino segnato. Hope è il suo nome.
di Loredana de Michelis
Oramai non ci sono giorni a sufficienza in un anno per farne il: “… Day” e ci sono molte cose importanti a cui dedicare le giornate mondiali. Il “Rinoceronte Day” non è probabilmente tra queste. Però la giornata di oggi è anche dedicata a loro, e lei è Hope, un rinoceronte che sta diventando un’icona globale di resilienza, e che ha innescato processi i cui effetti arrivano a toccare l’umanità sotto vari aspetti, non solo quello della salvaguardia degli animali.
Hope, come accade a molti rinoceronti, è stata presa a fucilate dai bracconieri e lasciata a morire dopo che le era stato asportato il corno con un machete. Con il muso distrutto, è stata recuperata in fin di vita da Saving the Survivors, un’organizzazione sudafricana privata che si occupa della cura e della salvaguardia degli animali delle riserve. Contrariamente alle aspettative, Hope è ancora viva, nonostante la ferita sul muso sia aperta da più di un anno, i rischi d’infezione per lei siano altissimi, le sue possibilità di respirare ridotte, e abbia subito decine di anestesie potenzialmente mortali e decine di operazioni estremamente complesse e spesso fatte per la prima volta nella storia veterinaria.
Vale la pena investire così tante risorse per salvare un’animale insalvabile quando ci sono tanti umani da aiutare nel mondo?
Questo quesito morale è legittimo, ma è semplicistico e rischia di essere fuorviante. La domanda forse più proficua è: quanti esseri umani questo animale sta involontariamente aiutando, direttamente e indirettamente? La risposta potrebbe essere inaspettata: centinaia di migliaia.
Proprio perché si tratta di un rinoceronte, un animale a rischio estinzione, per giunta un caso disperato, case farmaceutiche e aziende di biotecnologia stanno cercando di salvarla sperimentando nuove soluzioni per impedire infezioni e infestazioni di una ferita che in climi tropicali uccide praticamente qualunque essere vivente. Nuove “colle biotecnologiche” per la chiusura e la rimarginazione di ferite vaste sono state applicate, fino a metterne a punto una che funziona meglio di altre. Nuove tecniche di ricostruzione ossea si stanno sviluppando. La resistenza al dolore e la pazienza di Hope hanno permesso di fissarle sul muso innumerevoli “maschere” di diverso materiale che le consentissero di respirare e di guarire proteggendo la ferita e che lei ha regolarmente rimosso, a volte in pochi giorni, fino ad “approvare” quella meno fastidiosa. Decine di chirurghi veterinari e studiosi di comportamento animale stanno facendo un’esperienza unica che potrà avere soltanto ricadute positive.
Infine, migliaia di persone traggono ispirazione e conforto da questa storia, sentendo di contribuire non solo alla salvaguardia di una specie minacciata, ma anche al mondo “buono”, quello che sta con i più deboli, chiunque essi siano.
Hope ha aiutato e continua ad aiutare persone e animali; ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla conservazione e sulla lotta all’ignoranza superstiziosa come mai era successo in passato. Regala speranza, è non è poco. Le sue immagini sono impressionanti, ma la sua storia lo è ancora di più.
Saving the Survivors sito. Storia di Hope in video https://www.youtube.com/watch?v=RpuHXqb8gb4