In cui vedremo come il sistema di identità digitale barra super green pass abbia delle fortissime e inquietanti assonanze con l’uso di una avanzata tecnologia di censimento usata a suo tempo dal nazismo per organizzare meticolosamente lo sterminio di ebrei, zingari, omosessuali, dissidenti e disabili.
In questi giorni di società sempre più spaccata sullo sfondo dell’orizzonte pandemico, in cui una minoranza della popolazione, molto determinata perché consapevole di cosa è in ballo, si sta battendo contro il super green pass, e dunque soprattutto contro il progetto di identificazione digitale dei cittadini e per il ripristino dei diritti fondamentali sospesi dallo stato per esercitare una estorsione del corpo da cedere a un trattamento sanitario genico attenzione non obbligatorio de jure, fra cui persino il diritto al lavoro con cui si sostiene la vita, è accaduto che molti cittadini hanno esibito quale evidente gesto di disperata provocazione delle stelle gialle e persino abiti in foggia di prigionieri dei campi di concentramento, volendo con ciò dire, con un drammatico quanto evidente eufemismo, “guardate che tutto ciò ci potrebbe portare dritto a una cosa del genere”.
La stampa, a cui in questi mesi sono pervenuti decine di milioni di euro di finanziamenti speciali da parte del potere esecutivo per sostenere la sua versione della informazione pandemica, denari di cui avrebbe molto bisogno la sanità a pezzi di questo paese, all’unisono ha immediatamente parlato di gesti vergognosi e persino di oltraggio dal vago sapore antisemita.
Senza dare alcuna ragione logica del perché sarebbe antisemita indicare alla shoah per il terrore che possa riaccadere qualcosa di simile, ma piuttosto contando sul semplice effetto dirompente dell’accusa di antisemitismo che i media hanno il potere di diffondere e che ovviamente fa sempre il suo sporco lavoro, producendo lo stesso identico effetto che avrebbe gridare al ladro in un autobus indicando una persona invece innocente che correrebbe il rischio di essere linciata ben prima di poter dimostrare la sua innocenza.
Ascoltiamo, quale pezzo esemplare di questo atteggiamento demonizzante, un passaggio di un articolo de La Repubblica del 27 Gennaio, nel giorno della memoria, a firma di una tale Viola Giannoli.
“I volantini diffusi davanti alle scuole, sempre in Piemonte, in cui si fanno paralleli tra il Ventennio e il Green Pass.” Scrive la giornalista de La Repubblica “O il cartello che paragona le discriminazioni e lo sterminio degli ebrei alle norme anti Covid a Sesto Fiorentino, sul monumento al Partigiano. E, ancora, a Belluno le stelle di David accanto al Qr Code. L’ultimo oltraggio dei No Vax si consuma nel Giorno della Memoria. I contrari al vaccino e al Certificato verde si sono appropriati, ancora una volta, in piazza, sui social e nelle chat dei simboli, dei temi, delle parole d’ordine di ricordo dei perseguitati dal nazismo e dal fascismo”
Ora se comprendiamo perfettamente i motivi psicologici profondi che possono spingere alcuni anziani sopravvissuti, come la nostra amatissima Liliana Segre, a rivendicare possessivamente come cosa propria questa materia storica, per essi estremamente dolorosa, e non abbiamo nessun motivo di biasimarli perché ripeto: capiamo i loro meccanismi profondi, ma ben consapevoli anche che ci sono altri sopravvissuti come Vera Sharav, sopravvissuta anche lei ai campi, e oggi attivista contro alcune pratiche dell’industria biomedica, in particolare in materia di consenso dei pazienti e bambini, che invece hanno espresso una enorme angoscia per quel che sta accadendo oggi , ciò è invece del tutto esecrabile da parte degli apparati di produzione di verità del potere, la stampa mainstream soprattutto, come quella trucida e dozzinale pocanzi citata, la quale spesso, tenendosi alla larga da sopravvissuti estremamente critici con il presente distopico di questi giorni di segregazione su basi pseudo sanitarie, come la pocanzi citata Vera Sharav, cita solo alcuni sopravvissuti che si sentono depredati di qualcosa che ritengono sia solo loro, e tale stampa pratica questo esercizio per legittimare questa illegittima aggressione nei confronti di quei cittadini che usano il periodo storico del nazismo esemplarmente, come pietra di paragone per lanciare l’allarme riguardo alla direzione che sta prendendo il futuro, e sottolineo, la direzione del futuro, non il carattere letterale del presente.
Dunque ha ragione la stampa mainstream? hanno ragione coloro che tacciano di vergogna e di appropriazione indebita di temi e simboli, oppure chi rievoca nazismo e shoah ha fondati motivi per farlo?
Io credo che vi siano tutti gli elementi non solo per poter rievocare il nazismo ma per doverlo assolutamente chiamare in causa.
Vi sono infatti a mio avviso prove schiaccianti della spaventosa affinità dell’impianto del super green pass, sotto cui, alquanto maldestramente, si cela il tentativo di impianto della digitalizzazione della identità dei cittadini, sul modello del controllo a crediti sociali alla cinese, con alcune precise procedure della governamentalità, come direbbe Michel Foucault, del terzo reich di Adolf Hitler, e ciò una volta dimostrato, come intendo fare in maniera sintetica, dovrebbe identificare come appunto essere tale il tossico moralismo di tali apparati di produzione di verità del sistema, che rivendicano con la prepotenza del potere una sorta di esclusività sulla interpretazione di quei fatti storici e che per tanto vorrebbero togliere ai cittadini sovrani elettori e contribuenti, la possibilità di usare liberamente la storia come un serbatoio, patrimonio dell’umanità tutta e non di pochi, da cui attingere metafore per significare e spiegare il presente.
Cerchiamo di capirlo in maniera razionale e utilizzando dati oggettivi:
come recita un articolo sul sito Jewish Virtual Library dal titolo “The Nazi Party: IBM & “Death’s Calculator”, una delle grandi domande degli storici, fate molta attenzione, è stata: “come ha fatto Hitler a ottenere i nomi di tutti gli ebrei e anche delle persone di lontana ascendenza ebraica, in ogni stato e in ogni città cadute in suo potere, in tempi brevissimi?”
Dunque parliamo di problema della identificazione.
La risposta a questo interrogativo è restata sconosciuta per lunghi 56 anni dopo la fine della guerra, ed è stata trovata solo nel 2001. E tale risposta dimostra come il super green pass, ovvero in concreto la tecnologia di digitalizzazione dell’identità dei cittadini che in questi tristi giorni in Europa, e con particolare ferocia nell’ Italia draghiana, si sta portando avanti, approfittando della opportunità strategica aperta dalla pandemia per farlo , sia incredibilmente affine esattamente al processo di schedatura della popolazione usata dai nazisti a mezzo di una nuova tecnologia inventata solo pochi decenni prima dell’avvento del nazismo. Tecnologia che permise al nazismo di essere quella spietata macchina dello sterminio, fondata principalmente proprio su una capacità di censimento avanzatissima, come lo sarebbe l’identità digitale odierna, cosi come è già usata per la repressione politica nella Cina post pandemica, come ci ha raccontato un lungo articolo del New York Times del 30 gennaio 2022 dal titolo “Living by the Code: In China, Covid-Era Controls May Outlast the Virus”
Tutti siamo consapevoli che il potere nazista, fu caratterizzato dalla fusione della tecnica alla politica, della scienza al potere, e dato che ci siamo vi ricordo an passant che un noto scienziato e oggi politico italiano, dopo aver spontaneamente lasciato la ricerca civile per andare a dirigere la ricerca militare delle armi, il ministro della transizione ecologica, è arrivato alla politica proprio scrivendo un libro, insieme all’epidemiologo Paolo Vineis, che guarda caso si chiama manifesto per una tecnopolitica.
Tutti siamo consapevoli che tale caratteristica che dava al nazismo quella natura di apparato tecnologicamente avanzato rispetto alla sua epoca, fu quella intrinseca qualità che gli diede poi modo di tenere testa per molti anni nella guerra a una alleanza militare schiacciante, e insieme di razionalizzare scientificamente lo sterminio come un fatto di industria della morte.
Ciò è tanto vero che sconfitta la Germania, i vincitori si spartirono come bottino di guerra soprattutto gli scienziati nazisti, gli americani con una operazione segreta chiamata in codice paper clips, nazificando la ricerca americana, ne portarono migliaia negli USA, ad essi fu concessa una nuova vita, l’immunità dai loro crimini, la cittadinanza e stipendi spesso notevoli, a patto di lavorare per il potere militare americano.
Fra essi il più celebre fu il maggiore o Sturmbannführer delle SS W.Von Braun, inventore dei missili V1 e V2, con cui la Germania Hitleriana bombardò l’Inghilterra senza bisogno di far decollare i bombardieri, egli, che aveva commesso crimini gravissimi usando mano d’opera dei campi di concentramento per i suoi esperimenti, divenne direttore del centro di ricerche missilistiche americano, il Marshall Space Flight Center in cui oggi il visitatore può ammirare la sua statua, con la sua scienza questo criminale e scienziato nazista, che oggi ha la sua bella statua, portò gli USA sulla luna.
Una celebre fotografia in bianco e nero degli anni 60 lo ritrae in primo piano insieme a John Fitzgerald Kennedy, nell’atto di indicare al Presidente promettendoglielo il cielo.
A fare tale definitiva chiarezza, scoperta che dà assoluta ragione alle paure contemporanee di chi rimproverato dal conformismo sociale indica al nazismo per lanciare l’allarme sui rischi del futuro, sull’ interrogativo che si ponevano gli storici di come Hitler riuscì a rintracciare ovunque tutti gli ebrei e financo coloro che avevano anche solo lontane ascendenze ebraiche, potendo così portare avanti lo sterminio in maniera implacabile, cosa altrimenti impossibile, fu un libro pubblicato solo nel 2001, ben 56 anni dopo i fatti, scritto da Edwin Black , storico ebreo americano figlio di sopravvissuti polacchi all’olocausto,.
Fu il suo libro a svelare, per la prima volta, fino a quel momento, quale era stato il mezzo fondamentale, ovvero un censimento compiuto con una nuova tecnologia, con cui i Nazisti avevano potuto organizzare e portare avanti con esattezza quasi inverosimile il loro progetto di sterminio che altrimenti non sarebbe stato mai possibile nella misura in cui fu compiuto.
Tale libro, che ho avuto la fortuna di acquistare anni fa, oggi praticamente introvabile nella sua versione italiana, è ancora facilmente acquistabile on line nella sua versione originale, di cui sono state fatte molte ristampe, l’ultima nel 2021, si intitola l’IBM e l’olocausto.
Ora il film dell’orrore, narrato in questo libro capitale, sconosciuto purtroppo alla grande massa, e che poi porta al nazismo, inizia con un salto indietro nel tempo di alcuni decenni rispetto ai fatti orribili dell’olocausto degli ebrei e insieme ad essi degli zingari e degli omosessuali e dello sterminio praticato, attenzione non da soldati ma da medici tedeschi di circa 70.000 cittadini germanici puri, prelevati dagli istituti di cura o strappati alle madri ancora in fasce, dunque individui che sebbene identificabili come di razza ariana secondo i canoni nazisti, furono comunque sterminati con un progetto di eutanasia di stato chiamato Aktion T4, perché portatrici di un qualche handicap che i nazisti, fate attenzione, per dichiarati motivi di sanità pubblica, supportati dalla scienza che ne sosteneva con le sue teorie la follia omicida, volevano eliminare dalla faccia della terra, portando avanti tale orrore proprio per bocca e mano di medici e scienziati che ne parlavano alla pubblica opinione per produrre consenso, affermandone le motivazioni scientifico sanitarie, ovvero di far ciò affinché la cosiddetta razza ariana fosse una razza esente dalle malattie che essi avrebbero continuato a trasmettere, in virtù delle conoscenze di quelli che erano gli albori della odierna genetica, ovvero della scoperta della trasmissibilità genetica di determinati caratteri fisici. La popolazione tedesca, fu indottrinata da medici e scienziati nazisti a consentire allo sterminio di portatori di Handicap per un futuro senza malattie.
Ciò dovrebbe bastare per i millenni a venire a comprendere che lo status di scienziato non determini affatto e a priori l’essere dalla parte del bene, anzi …
Cosa che ci ricorda che l’eliminazione di portatori di handicap fu legge dello stato, non un crimine, nell’Europa del XX secolo, legge che fu scritta e applicata da magistrati che forse venti anni prima avrebbero ritenuto assolutamente inverosimile di poter fare una cosa del genere, eppure giunsero a farla.
Questo fatto storico di magistrati che approvarono, avallarono ed esercitarono leggi omicide aberranti, già basta pienamente ad autorizzare qualsiasi cittadino ad avere sempre ragione di temere il male da parte del potere, e dopo tale esperienza storica, che ci ha mostrato quali terribili degenerazioni possano colpire il potere, a muoversi con grande anticipo per prevenirne il ritorno, a ogni minima avvisaglia, esattamente come ci insegna la medicina preventiva.
La scoperta fatta dallo storico Edwin Black, e che getta la sua terribile luce sul progetto di identità digitale che si vorrebbe avviare oggi in Europa, fu che lo sterminio nazista fu reso possibile nella sua devastante precisione, solo e soprattutto grazie a una tecnologia di computazione e utilizzazione dei dati, ideata e messa a punto nel 1890 da un giovane statista americano che fatalità era anche figlio di emigrati tedeschi, che si chiamava Herman Hollerit, utilizzata dai nazisti per censire al popolazione.
Laureato in statistica al Census Bureau of United States of America, egli in quel periodo si trovava a gestire il problema di quasi impossibile soluzione della incommensurabile mole di dati, del censimento della popolazione per conto del governo federale americano.
Preso nei pensieri di tali problemi il geniale giovane, mentre era in viaggio su un treno all’entrata nel suo scompartimento del controllore, che si mise a punzonare i biglietti dei viaggiatori, ebbe una fulminante intuizione.
Ovvero che anche i dati socio anagrafici del censimento avrebbero potuto essere organizzati esattamente come un biglietto ferroviario, in cui il controllore punzonava alcune caselle, su una griglia generale corrispondente a orario, giorno, destinazione, scompartimento, prezzo, e via dicendo, proprio su delle schede come il biglietto dei treni, perforabili.
Nella sua mente stava nascendo l’elaboratore a schede perforate.
Ideati e realizzati dei primi prototipi Hollerit riuscì ad elaborare con essi in soli due anni una mole di dati che normalmente avrebbe richiesto 10 anni di lavoro dell’ufficio statistico, ottenendo per tale successo una grande fama che gli permise licenziatosi di brevettare la sua invenzione e di trasformarsi in industriale, fondando la società di elaboratori a schede perforate Tabulating Machine Company, che fu ufficialmente registrata alla camera di commercio nel 1896, Hitler aveva appena 7 anni, e mancavano appena 37 anni all’avvento dell’incubo nazista che edificò la sua efficienza nello sterminio proprio grazie agli elaboratori a schede perforate dell’IBM che è il nome finale che prese la sua originaria industria nel 1914, quando ormai mancava pochissimo all’avvento di Hitler al potere, dopo una serie di peripezie e di passaggi di proprietà del brevetto che Hollerit non altrettanto abile nel business quanto nella statistica vendette dopo breve tempo.
Prima di vendere il brevetto al cinico Thomas J Watson, che diede il nome alla IBM, e che offri assistenza al nazismo fino agli ultimi giorni del terzo reich, hollerit aveva anche dato licenza a una industria tedesca di produrre in Germania tali macchine, tale industria fu poi acquistata da Watson e accorpata alla IBM. L’azienda si chiamava Deutsche Hollerith Maschinen Gesellschaft (DeHoMaG).
Il manifesto tedesco apparso nel 1925 che pubblicizzava la ditta tedesca di elaboratori di scheda perforate era già intriso dei segni distopici del miglior Orwell, tale manifesto rappresentava infatti in una grafica di grande impatto un grande occhio librato nella tenebra notturna del cielo da cui partiva un raggio piramidale che includeva nella sua base l’orizzonte di una citta notturna dai palazzi scuri sullo sfondo che li sovrastava di una gigantesca scheda perforata bianca che, come fosse il negativo dei palazzi, aveva le sue forature rettangolari come finestre buie.
Questo manifesto inviava senza ombra di dubbio alcuno un messaggio pubblicitario che era già un messaggio politico perfettamente cosciente al potere, che ne sarebbe stato il cliente, e che il nazismo recepì perfettamente.
Il messaggio era che tale tecnologia avrebbe fornito a chi doveva amministrare le masse un potere soprannaturale di sapere tutto su di esse e di poter governare quei dati in un batter d’occhio, così che nulla più sarebbe potuto sfuggire al suo controllo.
La terrificante scoperta storica di Edwin Black spiega meglio l’uso dei numeri tatuati sul braccio dei prigionieri, i quali, attenzione all’impianto concettuale di questa cosa, non avevano nessuna possibilità di conoscere le informazioni di cui erano portatori con il tatuaggio e che facevano capo al loro codice numerico gestito attraverso il censimento a schede perforate.
Ora fate attenzione , tale impianto di informazioni portate obbligatoriamente dal soggetto che non le può leggere e di cui non si può più liberare, e di cui il tatuaggio ai reclusi nel campo di concentramento ne è il paradigma concettuale fondativo, e che concettualmente e anche in sostanza è come il marchio che si mette alle bestie, poiché solo le bestie non sanno e non possono leggere il significato del marchio, è assolutamente inaccettabile da parte di uomini liberi e sovrani.
L’identità digitale in quanto segno intrinseco al portatore che non è in grado di leggerlo ma che non può fare a meno di esibire a un terzo che lo decodifica, è un marchio. E’ il segno della bestia.
Ora rispetto a questa tecnologia marchiante, finché si tratta di evasione fiscale se la cosa potrebbe anche sembrare positiva a qualche distratto, comprendiamo tutti che se a uno scopo buono se ne sostituisce uno estremamente cattivo, come il desiderio di sterminare una data categoria di cittadini tale potere basato sul censimento diventa semplicemente agghiacciante, tale potere raggiungerebbe proprio ai nostri giorni il suo massimo grado con l’identità digitale.
Poiché nessuna scienza è in grado di assicurarci che simili scopi omicidi o di sterminio di massa di tanto in tanto non arrivino nella sala dei bottoni, allora, capiamo bene tutti che farà una differenza sostanziale per il compimento di tali scopi infernali, quali bottoni nel frattempo saranno stati lasciati , come armi incustodite, a disposizione del potere che verrà, quale che sia.
Ecco che la lezione del passato diventa l’istruzione fondamentale per evitare quelle che il Poeta Josip Brodskj, sfuggito ai gulag sovietici, nel suo discorso di accettazione del premio Nobel, pubblicato in Italia da Adelphi, ebbe a chiamare le trappole del passato, le tautologie della storia.
Questo è esattamente il messaggio di allarme che tutti i cittadini, che hanno utilizzato il paragone storico con il nazismo, quale struttura, non identica al presente, ma come modello necessario per illustrarne un’altra affine, stanno lanciando al presente, affinché non trasformi il futuro nell’incubo che è stato il passato.
Accusare di antisemitismo chi usa la vicenda della Shoah per avvertire di un nuovo pericolo che percepisce nella immanenza dell’impianto di controllo totale che si sta allestendo , installando nuove e migliori condizioni di possibilità che simili orrori si riproducano, è un disgustoso atto di miserabile e cinica mistificazione, esso si e oltraggioso di questa tragedia immane.
Dunque ascoltando la lezione della storia, che le voci del regime vorrebbero non farci ascoltare con i suoi latranti diffamatori a mezzo stampa, davanti a questo feroce tentativo di impianto della identità digitale attuato in coppia a una azione di estorsione che produce di fatto un regime di segregazione generando una classe di cittadini colpevoli, e che chiede corpi in cambio dei nuovi privilegi in cui la segregazione ha trasformato i diritti che ha soppresso come tali, che il potere sta portando avanti a varie intensità in tutta Europa, anzi in tutto l’occidente, noi dobbiamo avere tutti estremamente paura, e opporre una resistenza assoluta, radicale, non negoziabile, se non nel senso di essere messa sul tavolo del negoziato solo per far recedere questa intenzione.
E dobbiamo spiegare bene il perché.
Noi ricordiamo sempre quegli eroi che durante il nazismo hanno salvato migliaia di persone dal finire negli ingranaggi della industria della morte nazista.
Due fra di essi hanno un posto immortale ormai nel pantheon moderno, sono Schindler, di cui tutti abbiamo appreso le gesta attraverso il capolavoro di Spielberg Schindler’s list, e Giorgio Perlasca, lo Schindler italiano che esattamente come quello, ha salvato migliaia di individui.
Ebbene è pacifico che queste persone riuscirono a salvare migliaia di persone proprio in quanto, diciamo, si sono trovate ad agire in un momento in cui la tecnologia del potere non era sufficiente a contrastare l’opera della loro astuzia liberatrice e salvifica, per cui Perlasca potette spacciarsi per un ambasciatore quale non era, portando in salvo migliaia di persone di fede ebraica, sottratte agli artigli nazisti dello sterminio.
Ovviamente capiamo bene tutti che in un orizzonte di Identità digitale al netto delle attuali capacità tecnologiche, nessun Perlasca e nessuno Schindler avrebbero mai potuto mettere in salvo nessuno.
Questo che cosa significa?
Dobbiamo spiegarlo ai conformisti e agli ottusi, soprattutto a quelli che siedono sotto a delle belle lauree appese ai chiodi, o che vanno a guadagnarsi la giornata con degli articoli dozzinali come quello sopracitato de La Repubblica.
Significa che noi avremmo dovuto apprendere dalla vicenda nazista nella storia una lezione fondamentale, ovverossia che la società è come un edificio in cui in qualsiasi momento potrebbe scoppiare un incendio, incendio che è una metafora per indicare una sempre possibile deriva totalitaria del potere, edificio a cui per tanto dobbiamo lasciare, sulla base di questa esperienza, e per usare un titolo di Ignazio Silone, delle uscite di sicurezza, delle scale antincendio; queste uscite di sicurezza, è vero, hanno un prezzo, rendono più vulnerabile l’accessibilità dall’esterno verso l’interno, ovvero nella nostra metafora sta a significare che rendono il potere meno certo, l’amministrazione meno totalmente efficente, ma tali uscite di sicurezza sono irrinunciabili perché nulla sarebbe più pericoloso di ritrovarsi rinchiusi in un luogo senza accessi e uscite, perché tale edificio diventerebbe una trappola per topi.
Il nazismo questo fece, riuscendoci perfettamente proprio con la ratio della scienza applicata ai suoi scopi ben meglio del fascismo, suo folkloristico modello, riuscendo a chiudere quasi del tutto le uscite di sicurezza che la società ha e che si attivano automaticamente, come in un corpo si attivano gli anticorpi, nel momento in cui si crea la situazione di un regime dispotico quando non totalitario, che preso il potere, volesse fare del male a quella parte della popolazione restia a obbedire ciecamente ai suoi diktat o ancor peggio venga designata come colpevole sacrificale dei mali sociali -oggi, per esempio, gli oppositori al potere identificati genericamente come quei no-vax che impedirebbero ai cittadini per bene di godere della pubblica sanità, sanità in realtà devastata da anni di tagli e corruzione, allora gli ebrei accusati di essere colpevoli della crisi economica, in realtà tale a causa della sconfitta della prima guerra mondiale e dei durissimi trattati di pace- che è una precisa e nota tecnica per condensare il potere, tale funzione catalizzatrice del potere la ebbero gli ebrei rispetto al potere nazista, come ha dettagliatamente spiegato Hannah Arendt in Origini del Totalitarismo.
Ecco che il potere, che oggi in Italia e altrove scarica la colpa della malasanità, il fallimento dello stato, su una classe di cittadini, classe generata in forza di un apparato di discriminazione instaurato dal potere esecutivo, sta usando la stessa identica struttura catalizzatrice del consenso che usò il nazismo.
Nella seconda guerra mondiale, alla cui lezione in questi giorni molti giustamente stanno indicando per avvisare del pericolo di cui stiamo allestendo le condizioni, magari anche se mossi solo da intuizioni di pancia poi non elaborate con lucide analisi, mettendo in essere delle performance che potrebbero anche sembrare di cattivo gusto, come quelle di esibire le stelle gialle o di manifestare in foggia di prigionieri dei campi di concentramento, noi abbiamo visto che la resistenza riusciva ad essere tale proprio perché passava attraverso le maglie della capacità che il potere aveva di controllare l’azione della resistenza, che in Germania appunto fu pressocché una capacità appena meno che totale, a differenza dell’Italia, dove le maglie della rete restarono molto ampie.
In Germania, infatti, proprio in virtù dell’uso politico della tecnologia avanzata, la resistenza fu quasi insignificante, impossibile da praticare per il livello di tecnologia di mezzi di controllo e della solerzia di applicazione della razionalità scientifica applicata alla repressione, possiamo ricordare i ragazzi eroici della rosa bianca, composta da eroici studenti, i due fratelli Hans e Sophie Scholl , Alexander Schmorell , Christoph Probst , Willi Graf e il professore universitario Kurt Huber, essi furono tutti impiccati.
Ma altrove la resistenza potette fare molto passando attraverso maglie ancora larghe della rete.
Tante partigiane per esempio si fingevano contadine che portavano i prodotti al mercato e magari avevano nel fondo delle loro borse volantini quando non armi, le famose staffette partigiane, che furono fondamentali alla resistenza, ecco la resistenza ha potuto combattere contro il nazifascismo, e in unione sovietica la dissidenza il comunismo, grazie al fatto che appunto il potere non era fornito di una tecnologia tale da riuscire a controllare la resistenza. Comprendiamo bene che in un orizzonte di identità digitale esse non avrebbero avuto alcuna chance di riuscire nella loro cruciale funzione di rifornimento e di collegamento dei vari reparti partigiani.
Oggi noi ci troviamo in un momento in cui il potere si trova fra le mani una tecnologia, che dunque definiamo marchiante, e che ha il suo genius loci proprio nel campo di concentramento, che, qualora l’impianto della programma di identità digitale superasse indenne gli anticorpi della democrazia, chiuderebbe per sempre e completamente qualsiasi buco nella rete, la rete con la tecnologia digitale non sarebbe più una rete, che per quanto piccoli possano essere ha pur sempre dei varchi attraverso cui passare, ma la rete diverrebbe una sorta di campana di vetro assolutamente stagna, attraverso cui non passerebbe più nulla, nemmeno i soli sogni e desideri della libertà, come già ci ha spiegato bene Foucault, e quindi sarebbe capace di trasformare l’impianto storico dello stato totalitario in quello ancora non del tutto edito dello stato super totalitario.
La millenarietà sognata da Hitler per il suo terzo reich, e che egli quasi sfiorò, con le sue armi ultra tecnologiche che la Germania nazista aveva iniziato a produrre, fortunatamente, troppo tardi, sembra scientificamente quasi essere a portata di mano del potere, la digitalizzazione dell’identità gliela potrebbe porgere definitivamente su un piatto d’argento.
Ovviamente noi non ci troviamo ancora in questa conclamata situazione super totalitaria, ma certamente con l’installazione della identità digitale, non so dire con quanta incoscienza o con quanta strategica consapevolezza, ma poco importa, prepareremmo inesorabilmente le condizioni per il suo avvento. Il reich, quale che sia, avrebbe a portata di mano l’immortalità, ovvero una durata senza scadenze, il sogno che il potere sogna dalla notte dei tempi.
Se domani in uno scenario in cui si fosse impiantato una situazione di controllo digitale dell’identità della popolazione effettivo e legittimo, processo in avanzato stato di sviluppo, di cui persone come Edward Snowden ci hanno avvisato ormai da quasi un decennio, arrivasse al potere un folle omicida come lo fu Hitler, troverebbe una macchina di controllo perfetta, chiavi in mano, con tale macchina di controllo totale istituire una feroce macchina di sterminio sarebbe uno scherzo, e poiché nella storia umana tali orrori sono accaduti ben più di una volta con una frequenza che nel 900 è divenuta altissima, non vi è alcun elemento razionale per cui l’umanità dovrebbe pensare che ciò non possa più accadere, irrazionale è credere il contrario.
E lo possiamo immaginare guardando alla Cina, dove non esiste praticamente più traccia di dissidenza, dove persino dei multimiliardari come il ticoon di ali baba possono scomparire inghiottiti nel nulla dall’oggi al domani nella più assoluta impassibilità delle masse pur oceaniche, cosa che dovrebbe far riflettere e rabbrividire anche i nostri grandi capitalisti, che, stolti, erroneamente ancora credono che la loro ricchezza li terrebbe al riparo, e invece ormai questo tipo di futuro prossimo simil cinese, ormai già riguarda anche loro, come ci ha insegnato il destino del ticoon di Ali baba, e ricordo il recente articolo del Corriere della Sera Che fine ha fatto Jack Ma? Il fondatore di Alibaba scomparso da oltre due mesi.
Se infatti in Cina anche solo lo 0,1 % di un miliardo e mezzo di persone si opponesse seriamente al regime, la dittatura, ormai sempre più virante al totalitarismo, non sarebbe sostenibile, il potere si troverebbe davanti a un enorme problema, per questo la Cina attraverso le tecnologie digitali ha prodotto un meccanismo di controllo a crediti sociali in cui riesce a controllare, come farebbero dei sensori antincendio con il fumo, qualsiasi potenziale focolaio di rivolta, ben prima che essa si sviluppi in maniera seria, ciò le permette di intervenire fulmineamente.
Esattamente come, grazie al censimento gestito con gli elaboratori della IBM, che approfittò del nazismo come grande laboratorio per il proprio sviluppo, i nazisti riuscivano a piombare sulle loro vittime ovunque arrivassero senza che esse avessero il minimo scampo.
Ricordiamo che gli elaboratori a schede perforate della IBM, oltre che in tutta la rete amministrativa euro nazista, si trovavano installati anche in tutti i campi di sterminio, e, scandalo immenso, uomini della americana IBM, nonostante gli USA fossero in guerra contro la Germania, si occuparono della loro delicata manutenzione, attraverso degli espedienti per non far apparire la cosa, fino agli ultimi giorni del terzo reich, come, citando il libro di Edwin Black, osservava in una recente intervista, proprio esprimendo le sue angosce rispetto all’orizzonte della politica della pandemia, la sopravvissuta e attivista Vera Sharav.
Il riconoscimento facciale dell’identificazione digitale, per cui un miliardo e mezzo di volti non sono che un misero numero di bit che l’intelligenza artificiale può processare in pochi nanosecondi, non offrirebbe nessun minimo scampo a nessun Perlasca o Schindler.
CONCLUSIONE
La società non può assolutamente permettersi di andare a testa bassa verso questa trappola per topi della identificazione digitale.
Nessun gioco del genere vale nessuna candela. Il rapporto rischio beneficio è assolutamente e tragicamente sbilanciato sul versante rischio.
Non possiamo permettere all’apparato di potere di installare uno strumento di controllo totalitario, basato su una tecnologia marchiante, veicolante informazioni ignote al portatore, quali che siano le misere migliorie che potrebbe portare nella pubblica amministrazione, tecnologia che nelle mani sbagliate si trasformerebbe, come lo fu l’elaboratore a schede perforate per il censimento della popolazione da parte del regime nazista, come lo strumento principale per l’identificazione delle vittime dei programmi di sterminio nazista.
Fare questo significa fare della società una trappola per topi allo stato puro. Dopo le esperienza del 900 la società ha il dovere di tenere in perfetta manutenzione le uscite di sicurezza, che consistono nel non permettere alla struttura della amministrazioni di superare un certo limite nel suo potere di controllo dei dati della popolazione, ovvero di creare un apparato di controllo che sarebbe intrinsecamente già arma di sterminio qualora mani sbagliate arrivassero nella stanza di bottoni, mani che ripetiamo possono arrivare in qualsiasi momento nella stanza dei comandi esattamente come un incendio si può sempre innescare in un palazzo che pertanto non può rinunciare alla scale antincendio.
La cosiddetta inviolabilità della privacy, che si vuole distruggere mettendo a disposizione del potere in una forma monocratica, ovvero sguarnita del meccanismo del reciproco controllo dei poteri indipendenti, quale si sta concretizzando con lo stato di emergenza che oggi li vede de facto fusi nelle mani del primo ministro, tutti i dati vitali della identità dei cittadini, non è un vezzo della democrazia, è una vitale scala antiincendio, tolta la quale si è dentro la trappola per topi.
Ecco per cosa si batte chi si batte contro il green pass, esattamente per le scale antincendio che qualcuno oggi sta tentando di eliminare.
Per chi ha questa consapevolezza, la questione vaccinale è assolutamente secondaria, e si ha perfetta chiarezza che tale questione sia usata come il trojan con cui scaricare questo malware e installarlo nella democrazia liberale per distruggerla, anche se chi vuole impiantare questo sistema di controllo ultra panoptico, cerca con tutti i mezzi, attraverso la mistificazione a mezzo stampa mainstream, di deviare la pubblica opinione sulla interpretazione della resistenza al progetto di tecnologia marchiante della identità digitale, come una resistenza al vaccino, balle.
Noi pensiamo solo ai rischi di futuri stermini. Noi, come ogni persona cosciente, pensiamo agli incendi, intesi come metafore di devastanti derive super totalitarie del potere, sempre possibili, storicamente attestate, che potrebbero sempre scoppiare nell’edificio sociale.
Solo dei pazzi potrebbero distruggere le scale antincendio in un edificio in cui abitano giustificando tale atto come un gesto di sicurezza necessario a scongiurare il pericolo di ladri d’appartamento, che, spieghiamolo agli stolti e ai malevoli, sta come una metafora di chi vorrebbe ottimizzare la pubblica amministrazione al costo di un incubo distopico.
Il potere segue sempre la sua natura intrinseca, la sua immanenza, che non è mai perfettamente coincidente con le persone anagrafiche che via via lo incarnano o lo rappresentano, esso segue il movimento intrinseco alla macchina, all’apparato, all’immanenza, che via via esprime le sue figure anagrafiche, persone che appunto oltre che dalla propria volontà vengono inconsapevolmente mosse anche dai movimenti immanenti della struttura del potere, movimenti che tendono al sempre maggior perfezionamento della sua azione di controllo assoluto dell’esistente. Il potere inteso come immanenza della organizzazione sociale cerca sempre di ottimizzare le sue capacità di controllo delle masse che intende governare, le quali sono la sorgente della sua energia, e questo è un movimento fisiologico e intrinseco del potere fin da quando si è costituito come dominio di pochi sui molti, già dalla notte della preistoria delle caverne
A coloro che cagnescamente latrano contro chi chiama in causa la storia, occorre ricordare ciò che ebbe a scrivere Noam Chomski, uno dei più famosi intellettuali viventi il quale spiegò in modo limpido che “L’istruzione non è memorizzare che Hitler ha ucciso sei milioni di Ebrei. L’istruzione è capire come è stato possibile che milioni di persone comuni fossero convinte che fosse necessario farlo. L’istruzione è anche imparare a riconoscere i segni della storia, se si ripete“.
Dunque nessuna ragione da parte di chi latrando accusa coloro che fanno appello alla storia.
Il cittadino imputato di abuso di storia per aver evocato nazismo e campi di concentramento è prosciolto con formula piena, l’accusa si rivela pura diffamazione e agnosia, infine e soprattutto, la società si batta senza requie, senza darsi nessuna opzione di resa a questo tentativo di trasformare il condominio sociale in una trappola per topi per futuri stermini.
David Colantoni.
Allievo, collaboratore e amico personale per 25 anni di Aldo Rosselli, figlio e nipote dei Fratelli Rosselli, allievi di Gaetano Salvemini.
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