“Non seguirai un moltitudine per fare il male” Esodo 23: 2
Nonostante io dichiari ora in prima battuta che la prima parte del titolo di questo testo sia una provocazione politica sociale e culturale, innumerevoli lettori non saranno in grado di comprendere questa cosa. il loro pregiudizio sarà scatenato e al tempo stesso cristallizzato dall’enunciato del titolo che è evidentemente un ossimoro. La literacy al 30% della nostra popolazione contro un 70 % di functional illiteracy, è una cruna dell’ago sempre più sottile, e riflette con una strabiliante esattezza geometrica le proporzioni del voto che ha amputato Senato e Parlamento di una importante quota di rappresentanti politici della sovranità popolare. La quale evidentemente si era precedentemente erosa e quindi non più bisognosa di essere rappresentata nella sua originaria ampiezza. Spero tuttavia che un sufficiente numero di cittadini-lettori capisca da subito le mie intenzioni esattamente opposte alla prima parte del titolo, tuttavia questo testo è soprattuto rivolto a chiamare all’azione il legislatore a cui spettava ben da prima impedire che simili tragedie non solo non accadessero ma che fossero addirittura propiziate dal vasto consenso sociale all’introduzione della più efferata violenza nella sfera dello sport.
ALLA ATTENZIONE DEL LEGISLATORE, DEI SINDACATI E DELLA MEDICINA SPORTIVA
Illustrissimi legislatori l’MMA è lo sport che praticavano due delle persone imputate dell’omicidio di Willy, data la enorme violenza di questo sport occorre riflettere e comprendere se tale sport possa essere stato concausa diretta nell’omicidio di Willy, come io credo.
Non dimentichiamo il dettaglio cruciale che i fratelli Bianchi secondo le testimonianze sono stati visti saltare e infierire sul corpo già a terra di Willy, l’autopsia ci ha detto devastandone ogni organo, spaccandogli il cuore con una lesione di sette centimetri.Ora poiché risse sono sempre accadute, qualcosa di nuovo caratterizza quella dove è stato assassinato Willy. Questo dettaglio indica il rapporto diretto dell’omicidio con l’addestramento al combattimento della MMA, come dimostreremo con una serie di Video eloquenti e con la ragione .
Anche lo sport infatti come qualsiasi espressione sociale o esprime valori fondamentali radicati nella società, o li contesta radicalmente con l’intenzione di sostituirli, oppure, ancora meglio, possiamo affermare che se forme di combattimento sportivo mettono in discussione i valori giuridici e morali della civiltà e si affermano come sport di massa accettati e diffusi allora vuol dire che nuovi principi stanno erodendo massicciamente i principi in cui una data civiltà crede di riflettersi e che la dovrebbero governare soprattutto giuridicamente, e stanno affermandosi, per il momento de facto, domani de jure, come le regole storiche e sociali del domani. Pasolini lo aveva capito e aveva annunciato 50 anni fa questa nuova preistoria sotto i cui colpi , annunciatori di quelli che hanno assassinato Willy, poi morì a Ostia.
Pertanto uno sport non può ritenersi sempre giustificabile semplicemente per il suo essere uno sport, ovvero, come recita la Treccani, mera “Attività intesa a sviluppare le capacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizi e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui tale attività si realizza”
Questo neutrale essere esercizio fisico dello sport, se non è accompagnato da un rigoroso riflettere i caratteri vigenti della società, significa che anche l’omicidio può diventare il momento culminante o possibile di uno sport, come infatti è stato, per diversi aspetti, dalla preistoria passando per l’antichità classica che ci ha regalato il Colosseo, fino alle soglie della modernità.
Del resto, è bene ricordare ai nostri valenti legislatori che l’omicidio può essere prescritto persino come legge di Stato se al governo dello Stato salgono dei criminali omicidi, come accadde durante il nazismo o i regimi alla pol pot.
Partendo da questo assunto vorrei argomentare che l’MMA, forma di combattimento praticato dagli imputati dell’omicidio di Willy, non è assolutamente accettabile come uno sport da combattimento rappresentativo della nostra civiltà che è insieme in gran parte, ma non solo, cristiana, umanista e illuminista, ovvero una civiltà del diritto e dell’eguaglianza, e una civiltà che ha bandito lo stato di natura dalla società, dove il più forte fisicamente dominava sottomettendo o eliminando gli altri.
IL DIRITTO ALLA SICUREZZA E ALLA VITA
L’articolo 3 della dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, solo per fare un esempio, recita solennemente che “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”, tale diritto è proclamato anche nella convenzione europea per la salvaguardia dei diritti civile e politici e nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Tale diritto si inscrive fra i diritti inviolabili dell’Uomo, pertanto fa parte di diritti che appartengono all’essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana in accordo con la civiltà dei diritti inalienabili dell’uomo.
La nostra Costituzione con l’articolo 2 riconoscendo e garantendo i diritti inviolabili dell’uomo tutela il diritto inviolabile alla vita e alla sicurezza fisica e richiede ai cittadini e alle istituzioni “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” questo significa che il legislatore è chiamato dalla Costituzione, e dalla civiltà a cui essa si ispira, a questa solidarietà intervenendo per tutelare il diritto alla vita e alla sicurezza della persona, laddove essa venga via via messa in pericolo da procedure nuove ed emergenti, legiferando urgentemente per regolarle e eventualmente proibirle .
LA VIOLENZA LESIVA DEL CORPO INTRODOTTA COME PRASSI NELLO SPORT RIGUARDA ANCHE SINDACATI E MEDICINA SPORTIVA CHE SE NE DEVONO OCCUPARE RESPINGENDOLA FUORI DALLO SPORT E DALLA EDUCAZIONE MORALE
Le leggi sulla tutela del lavoro ne sono un portato chiaro a tutti, nessun lavoro oggi, secondo La legge – testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro– potrebbe ammettere procedure tali che rendessero possibili al lavoratore, nell’espletare il suo lavoro, di diventare una maschera di sangue per le ferite che tale lavoro producesse sul suo corpo. Invece ciò avviene in questo nuovo sport Gladiatorio che si chiama MMA. Allora se in uno sport ci si può ridurre in una maschera di sangue perché mai il lavoratore dovrebbe essere tutelato dal ferirsi lavorando?E perché mai un detenuto non dovrebbe essere ridotto a una maschera di sangue dai suoi custodi se ciò accade legalmente a uno sportivo? Pertanto questa cosa dovrebbe toccare anche la sensibilità politica di tutto l’arco sindacale il quale dovrebbe farsi sentire dal legislatore oltre che chiamare i legislatori ai loro doveri istituzionali che stanno omettendo, e anche della medicina sportiva che permettendo che ciò avvenga sta tradendo il giuramento di Ippocrate.
ATTENZIONE IL SEGUENTE VIDEO è AGGHIACCIANTE, CI SONO OSSA CHE ESCONO FUORI DAGLI ARTI
INAMMISSIBILI COME SPORT FORME DI COMBATTIMENTO CHE PRATICANO INTENZIONALMENTE AZIONI ESTREME E DELIBERATE CONTRO LA SICUREZZA E LA SALUTE DEGLI ATLETI
Nessuna forma di combattimento sportivo che violi il diritto alla sicurezza degli atleti, e quindi alla vita, alla loro salute, può essere considerato ammissibile nella civiltà dei diritti universali dell’uomo in quanto sport.
Per questo motivo il pugilato a livello olimpionico e in generale tutti gli sport di combattimento devono essere combattuti a livello Olimpionico esclusivamente con caschi e protezioni del corpo. Non si può ammettere platealmente e a livello mondiale, durante lo spettacolo sportivo, sebbene i legislatori permettano che si deroghi nello sport professionale che muove ingenti capitali, che scopo dello sport sia quello di danneggiare la salute dell’atleta e di infliggere volontariamente sulle parte più vulnerabili del corpo umano delle lesioni. Questa tolleranza alla deroga di questo principio della tutela della salute e della sicurezza negli sport di combattimento nel corso dei decenni, sacrificando allo spettacolo i diritti inalienabili alla sicurezza, ci ha portato alla situazione attuale, che è un limite superato da cui bisogna tornare indietro adesso o mai più.
La vera caratteristica dello sport praticato dai fratelli Bianchi invece, cosa che dovrebbe essere valutata per loro come una attenuante in sede processuale, e per le istituzioni come una terribile aggravante in sede politico culturale, non è che tale sport sia estremamente violento perché fonde in se tutte le arti marziali, cosa questa ininfluente per definire questo nuovo sport , bensì che esso viola, e dunque mette in discussione, il tabù assoluto degli sport che rappresentano e illustrano la civiltà dei diritti universali che tutela la sicurezza e la vita personale, di non colpire un avversario per ferirlo e di non colpirlo quando è al tappeto, che è appunto caratteristica di questo sport, caratteristica che è anche il suo punto di orgasmo spettacolare, tale sport non solo permette che ciò avvenga sul ring ma addestra i combattenti a colpire ferocemente l’avversario quando l’avversario va al tappeto e per alcuni istanti è solo un corpo assolutamente incapace di difendersi.
Il Presidente del Consiglio Conte, che ho sentito proprio stasera parlare in TV della necessità di un nuovo umanesimo, non dovrebbe avere problemi a convenire con questa necessità di fermarci e tornare indietro da questo culto della violenza omicida nello sport, sono sicuro che si mobiliterà a tal proposito, stimolando il ministro della Salute, della giustizia e dello Sport, ad esempio, a delegare una commissione che si occupi di questa cosa.
WILLY COME IL SACCO A TERRA
L’atleta gladiatore della MMA, che infatti è denominato in tale sport come un soldato, bellator, viene specificatamente addestrato a colpire l’avversario quando è a terra con violentissimi calci pugni e con gomitate sferrate dall’alto verso il basso. Tale allenamento si chiama allenamento con il sacco a terra. Accompagnato da una musica disco potete apprezzarlo nel seguente video preso a random fra innumerevoli sul web
ADDESTRARE AL COLPO DI GRAZIA: INAMMISSIBILE
Il sacco da allenamento che rappresenta l’avversario viene sganciato dalla fune e gettato a terra, su di esso il bellator si esercita a colpire fulmineamente e violentemente il volto e il torace dell’avversario, come i legislatori potranno vedere nei video. Questo è un addestramento al colpo di grazia, non certo uno sport, siamo nel campo di un addestramento di violenza militare, che è una violenza finalizzata all’esito letale, non di agonismo sportivo che non può condizionare i gesti degli atleti a tale finalità. E tale addestramento viene ormai impartito a sempre più individui, a quali l’omicidio di Willy non proverà che l’efficacia omicida della disciplina che hanno scelto, individui che praticando un combattimento letale non sono però tenuti a bada da nessuna disciplina di tipo militare. Armi umane di cui si sta infestando ogni spazio sociale, specialmente quelli più periferici rispetto ai vari centri, siano essi sociologici, economici o urbani, quindi con un carico di frustrazione sociale che aggrava il carico della violenza politicizzandola come rivincita sociale e rendendo la situazione esplosiva. Tale forma di combattimento come osservava il sociologo Dal Lago è infatti praticata massicciamente nelle forze armate USA.
Il combattente di MMA, contrariamente alle pie dichiarazioni che si levano dagli istruttori dai centri di pratica di tale combattimento punti di vista condivisi da molti giornalisti, si avventa sull’avversario caduto e in stato di confusione per colpirlo ripetutamente con la massima violenza di cui è capace nel corpo e sul volto, colpendo senza controllo la testa spesso sulle tempie, sugli occhi e sulla gola, come chiunque potrà vedere in migliaia di video disponibili, che incitano con ciò a pratiche potenzialmente omicide senza nessun filtro per i minori , con il fine di metterlo definitivamente fuori gioco, ma non di rado ammazzandolo come accaduto recentemente al combattente Joao Carvalho 28enne morto in in seguito al match di Mixed Martial Arts (MMA) nello stadio di Dublino contro l’irlandese Charlie Ward.
Qui un video esemplare di cosa significhi ciò.
I video di questo sport da combattimento sono eloquenti. Nell’incontro Derek Campos vs. Brandon Girtz 3 sul canale Bellator MMA con 928.482 iscritti, vediamo uno degli atleti con la fronte spaccata da una ginocchiata al minuto 5.40 il quale viene lasciato combattere fra sangue colante e spruzzante ovunque fino alla fine del combattimento che dura fino al minuto 15,43. Alla fine del combattimento vedremo l’enorme entità della ferita lacero contusa sulla fronte.
Nel momento in cui un avversario va al tappeto esso è in stato confusionale, sta per terra, non ha il possesso ne del proprio equilibrio ne della pienezza dei propri riflessi, egli è in una condizione di assoluta inferiorità psico-fisica rispetto all’altro che è riuscito a colpirlo, cosi come lo sarebbe un prigioniero nelle mani del suo carceriere, per la nostra civiltà è impensabile colpire con la violenza qualcuno in queste condizioni e le nostre norme giuridico morali lo vietano, e lo vietano fin nella guerra. Nemmeno su un soldato nemico prigioniero, che fino a un attimo prima ci avrebbe uccisi in combattimento, noi potremmo secondo le regole della nostra civiltà infierire su di lui colpendolo con violenza una volta che catturato fosse in stato di prigionia impossibilitato a difendersi.
Invece la proceduralità dell’MMA prevede esattamente che l’avversario in piedi approfittando della momentanea disabilità dell’avversario stordito da un colpo, si getti su di lui per massacrarlo di colpi, come potete vedere in questo video antologico.
Possiamo chiamare secondo i nostri principi questi combattimenti uno Sport? Per la civiltà dei diritti inalienabili dell’uomo e della convenzione di Ginevra assolutamente no. Certamente per gli antichi romani si. Ma gli antichi romani potevano vendere i propri figli, potevano decapitare i propri avversari politici ed esibire le loro teste su pali nel campidoglio, potevano impalare migliaia di uomini sulle strade consolari e lasciarli li, e questo era morale secondo la loro morale. Siamo forse antichi romani? Sembra che ci stiamo muovendo di nuove verso questa direzione, dobbiamo quindi cominciare ad appendere nuovamente delle spade agli omeri se non vogliamo essere uccisi passeggiando?
Quando un pugile finisce al tappeto esso è inviolabile, ha dieci secondi per alzarsi dimostrando che il colpo non ha alterato le sue capacità, l’arbitro si assicura quando si è alzato che sia anche in grado di mantenere l’equilibrio, che sia lucido e presente. Solo dopo, il combattimento può riprendere. Ovviamente ci sono innumerevoli eccezioni ed effrazioni ma questo è il principio vigente, e noi stiamo rivolgendoci ai principi, più delle effrazioni qui ora ci interessano i permessi, perché legittimano ciò che era effrazione.
Persino nel Full contact disciplina della kickboxing è vietato attaccare l’avversario che è caduto al suolo o che è ancora al suolo.
Non nella MMA
Queste regole che vietano di attaccare un avversario stordito o al tappeto riflettono il principio che in una civiltà dei diritti umanista illuminista e cristiana in una gara sportiva ci si batte solo ad armi pari. Mai contro un avversario fisicamente più debole, cosa invece ammessa nell’MMA, e soprattutto mai contro un avversario in stato confusionale conseguente a un colpo ricevuto, e ancora più profondamente testimoniano che la legge regola la violenza permettendo che essa si esprima sportivamente togliendo alla violenza la sua caratteristica letale, articolandola attraverso una serie di regole. Il combattente dominato dalla legge deve dominare innanzi tutto i suoi impulsi, ritualizzando il più possibile la violenza nello sport
Certo tecnicamente le MMA sono uno sport, nessuno lo mette in dubbio nel senso di prestazione atletica professionale, ma anche una gara di decapitazioni fra Boia professionisti sarebbe uno sport nel momento in cui fosse indetta, anche essi si dovrebbero confrontare in una prestazione fisica e quindi si dovrebbero allenare per riuscire a sollevare la pesante scure, meglio degli altri e meglio degli altri decapitare quante più persone possibili in un dato tempo, cosa che certamente rappresenta prestazione sportiva in senso letterale. Ora con questa figura grottesca voglio dire che se dovessimo accettare l’idea che qualsiasi forma di combattimento solo perché implica una disciplina fisica, intenso allenamento, sacrifici per ottenere risultati sia sport e che lo sport in quanto tale sia sempre accettabile, allora a breve la società si troverà, ben più di ora, interamente immersa in arene di nuovi Colossei per assistere a combattimenti omicidi fra esseri umani esattamente come avveniva 2000 anni fa a Roma.
Ovviamente a combattere in questa maniera pornografica finalizzata al godimento del pubblico a Roma erano gli schiavi non certo i cittadini romani, specialmente di rango elevato, se un cittadino romano si abbassava a combattere come Gladiatore perdeva il suo status, un dettaglio cruciale , e diventava un auctorati, – Gaio Institutiones 3.146– il quale avendo locato le sue prestazione all’impresario diventava praticamente uno schiavo. E poiche le società che gestiscono i combattimenti di MMA negli USA sono società private, come gli impresari romani di ludi gladiatori, tali bellators poco assomigliano a uomini liberi che mai accetterebbero di dare spettacolo della violenza sui propri corpi inter pares.
Noi oggi in nome dei nostri principi di civiltà vietiamo persino i combattimenti fra cani e galli, ritenendoli barbarici, e la quasi totalità del giornalismo serio ormai è contrario alla corrida, ma permettiamo tranquillamente che combattimenti del genere si pratichino proprio fra umani, i giornalisti, da destra a sinistra, segno della loro unitaria mancanza di una consapevolezza storica e morale sul chi siamo e cosa vogliamo essere, nel commentare l’omicidio di Willy ci tengono a farci sapere che però l’MMA è sport e che non ha nulla a che vedere con l’omicidio.
Illustri legislatori anche voi credete, come scrivono molti giornalisti, come Lugli de La Repubblica, che non vi sia nessun rapporto di causa diretta fra l’assassinio di Willy e questo sport?
La questione è estremamente semplice e ora la vediamo.
Se assistiamo agli incontri di MMA tutti possiamo vedere che l’arbitro di questi incontri ha un ruolo fondamentale, che è quello di impedire che chi è colpito da un colpo alla faccia, che gli fa perdere conoscenza, venga ucciso dal suo avversario. Questo è il ruolo primario del terzo uomo sul ring dell’MMA.
Perché quando il combattente cade a terra, l’addestramento del lottatore MMA obbliga chi è restato in piedi a lanciarsi sull’avversario caduto possibilmente mentre cade, colpendolo per abbatterlo in modo tale da non potersi più rialzare e combattere.
MORS TUA VITA MEA: INAMMISSIBILE NELLO SPORT
Il combattente, il Bellator, sa perfettamente che se non coglierà questo momento fortuito l’altro potrebbe riprendersi e stavolta lui stesso prendendo un colpo che lo stordirà, potrà trovarsi alla totale mercé dell’assalto dell’altro. Il suo motto interiore e non simbolico non può che essere Mors tua vita mea, è l’algoritmo dei combattimenti MMA. E allora solo calci, pugni e gomitate sferrati in faccia all’avversario al tappeto garantiranno questo obbiettivo di neutralizzare l’avversario definitivamente. Nulla a che vedere con il KO del pugilato che è una azione che si compie ad armi perfettamente pari fra antagonisti in piedi, qui abbiamo un selvaggio infierire su una persona già sotto shock.
Ecco un video eloquente.
L’arbitro allora, chi abbastanza rapidamente chi dopo troppo tempo, e quindi non sempre in tempo, dopo aver permesso i primi feroci colpi sulla persona a terra stordita e impossibilitata dalla perdita del proprio equilibrio a difendersi adeguatamente, si frappone infine fra i due corpi, prima che un ultimo colpo risulti letale e uccida il combattente a terra, ma se si fa una indagine oculare su tale sport scopriamo che spesso l’arbitro non riesce facilmente a fermare la furia omicida poiché il combattente che infierisce sull’avversario a terra, addestratosi proprio a cogliere questo momento della vulnerabilità dell’altro per strappare la vittoria, il più delle volte non si riesce a controllare.
RIFLESSI CONDIZIONATI A COLPIRE AVVERSARI A TERRA E IN STATO CONFUSIONALE
Si chiamano riflessi condizionati. Gli stessi che hanno sicuramente agito sul comportamento degli assassini di Willy. I pugili di una volta, tanto tempo-morale fa, erano condizionati dalla loro disciplina al contrario. A dominare l’impulso omicida di colpire l’altro quando l’altro non era in possesso di tutte le proprie facoltà, i loro istruttori lavoravano per fare interiorizzare al combattente questo tabù, poiché violarlo avrebbe potuto compromettere la vittoria per squalifica. Ovviamente non colpire l’avversario in difficoltà aumentava il valore del combattente, diventando valore assoluto.
Una immagine paradigmatica di questa verità è il momento del Know Out avvenuto durante l’incontro fra Muhamed Ali e George Foreman a Kinshasa nel 1974, a cui lo scrittore Norman Mailer ha dedicato un libro intitolato la Lotta: ecco che nel momento in cui Foreman inizia a cadere all’ottavo Round, Ali seguendo con una rotazione del corpo la caduta di Foreman sta per colpirlo con un ultimo gancio ma capendo che Foreman cadrà, visibilmente ripensandoci si trattiene dal colpirlo come potrebbe con un devastante colpo dall’alto verso il basso e resta invece con il braccio pronto ma senza colpire osservando il proprio avversario cadere. In un incontro di MMA Ali lo avrebbe massacrato di colpi proprio in quel momento, Foreman sarebbe stato investito da una scarica di colpi al volto appena caduto. lo potete osservare nel video che segue dal minuto 2,34 a 2,38.
Le MMA addestrano i i propri combattenti a infilarsi fulmineamente nella finestra dello stordimento dell’avversario che cade, stordimento che può avvenire anche per un caso fortuito, non necessariamente per maggior valore dell’altro, e più si è istintivi e immediati, più si è in grado di automatizzare questo attacco al combattente stordito e caduto più si portano a casa vittorie, ma soprattutto si evita di essere massacrati a propria volta. Vita Mea Mors Tua
Ora abbiamo saputo che gli assassini di Willy hanno infierito sul corpo di Willy quando Willy era a terra. Che gli hanno spaccato cuore e organi colpendolo a terra quando era ormai privo di sensi. Ebbene si sono comportati esattamente secondo le regole di combattimento dell’MMA, che addestra i combattenti a colpire l’altro quando cade a terra e quando resta a terra. Un pugile non avrebbe mai infierito per formazione professionale su un avversario a terra. Colpendo a terra essi hanno praticato il tipo di combattimento a cui sono si addestrati, purtroppo per Willy non c’era un arbitro che frapponendo il suo corpo come avviene negli incontri lo abbia potuto salvare.
Willy pesava 50 chili? Non importa perché nell’MMA non esistono categorie di peso: o meglio esse esistono sulla carta ma di fatto ognuno è libero di accettare combattimenti con avversari di peso diverso e addirittura si prevede che:
“Nei tornei classe Light e Hybrid, in mancanza di avversari della propria categoria di peso, per poter permettere a tutti di competere gli atleti iscritti verranno inseriti nella categoria immediatamente superiore. Gli atleti sono comunque liberi di rifiutare questa opzione e vincere la propria categoria a tavolino senza competere. Nel caso di competizioni a tappe (ad esempio i campionati italiani light) se accettano il risultato conseguito nella categoria superiore verrà provvisoriamente ascritto a loro merito nella categoria d’origine. Se la stessa situazione si dovesse ripetere anche nelle tappe successive l’atleta verrà invece definitivamente inserito nelle classifiche della categoria superiore”.
Come può una regola se è una regola essere derogata da ogni lottatore a proprio piacimento se non trasformando la regola in quella che si chiama una pura formalità per adeguarsi ai residui della legge che impedirebbe combattimenti fra impari?
Nella struttura morale e nella formazione dei riflessi condizionati del combattente MMA dunque non esiste un tabù che vieti di colpire un corpo di stazza inferiore al proprio come era negli sport da combattimento tradizionali e che inibisca di colpire un avversario anche a terra e in stato confusionale.
Dunque i fratelli Bianchi hanno seguito semplicemente i propri istinti condizionati dal tipo di sport da combattimento praticato. Un karateka classico abituato e capace di fermare i colpi a pochi millimetri dal corpo dell’altro nel combattimento sportivo,anzi tanto più di valore quanto più capace di dominare la propria forza, non avrebbe avuto questo tipo di istinti condizionati.
Ecco perché ai fratelli Bianchi a rigor di legge bisognerà concedere le attenuanti di aver agito in preda a istinti condizionati che la società ha permesso loro di sviluppare in nome dello sport con uno sport in cui il legislatore non è intervenuto a vietare comportamenti anticostituzionali e contro i diritti inalienabili dell’uomo fra cui quello alla sicurezza personale e alla vita, che sono gli stessi diritti per cui la tortura è un crimine.
Questo sport è uno sport si ma che che non appartiene alla nostra civiltà e non può manifestarsi come sport nel nostro habitat giuridico e morale senza intossicarlo erodendone la legittimità.
GABBIE E BELVE – LA DAMNATIO AD BESTIAS
Il combattimento di MMA avviene in una gabbia di metallo altra circa 2 metri che viene richiusa alle spalle dei combattenti, intorno alla quale si assiepa il pubblico assetato di violenza. Questa cosa è insieme a una mera cosa un orribile e sinistro simbolo tanatologico.
Nelle gabbie infatti si chiudono notoriamente le belve feroci, e al limite criminali feroci come belve. Alle belve feroci nell’antichità, che aveva principi morali diversi dalla civiltà cristiana umanista e illuminista e dei diritti inalienabili dell’uomo, si davano in pasto nemici vinti e fatti schiavi. Si chiamava Damnatio ad Bestias. Era la punizione per i nemici dello Stato, le vittime si chiamavano Bestiarii.
Nel momento in cui in questa gabbia della MMA si chiude intorno ai combattenti lasciando fuori di essa tutta la nostra civiltà della vita, uno dei due combattenti riceverà un colpo che gli farà perdere equilibrio e lucidità, questo combattente perdente la sua abilità al combattimento, si trasformerà per certo lasso di tempo esattamente in un essere umano inerme davanti alla ferocia animale dell’avversario.
Ovvero si riprodurranno esattamente le condizioni della Damnatio ad Bestias, dove uno dei due combattenti seppur umani si comporterà esattamente come una bestia, attaccando l’altro quando è inerme.
La nostra civiltà non può riconoscere a tale pratica la qualifica di Sport.
L’MMA è espressione di nuove relazioni sociali che si sono affacciate all’orizzonte della civiltà illuminista e cristiana in fase di evidente declino, ormai da molti decenni? Nuovi rapporti sociali stanno seppellendo lo stato di diritto e la civiltà dei diritti universali inalienabili? Parrebbe proprio di si.
Beccaria e l’MMA non possono convivere sotto lo stesso cielo.
Il divieto di tortura e l’MMA non possono vivere sotto lo stesso cielo.
Il diritto alla salute e l’MMA non possono vivere sotto lo stesso cielo.
Le pari opportunità e l’MMA non possono vivere sotto lo stesso cielo.
La sacralità della vita e l’MMA non possono vivere sotto lo stesso cielo.
L’aberrazione della crudeltà e l’MMA non possono vivere sotto lo stesso cielo.
L’MMA e tutto ciò che ne discende come ratio e conseguenza logica nei principi sociali, soprattutto le conseguenze formative che ha sui giovani il fatto che la società ammetta queste cose, ha enormi implicazioni socio politiche che chiamano direttamente in causa i legislatori, perché questa forma di combattimento marziale spettacolarizzato viola i principi basilari e fondamentali della nostra civiltà, e li viola dichiarandolo palesemente, lo dichiara fin da quando chiama i suoi membri bellators invece di atleti, e così l’artwork di una delle maggiori organizzazioni americane di tale sport la Bellator Fighting Chamnpionship, si ispira direttamente, come fosse un manifesto politico, di fatto lo è visto che si arroga il diritto a esercitare violenza nello sport contro le leggi dei diritti universali, alla cultura dell’impero romano, una cultura che insieme ai grandi poeti latini, praticava l’impalamento, la crocefissione di prigionieri vivi e i giochi mortali dei gladiatori.
QUELLO CHE DEVONO FARE I LEGISLATORI: VIETARE IN MANIERA SEVERISSIMA ADDESTRAMENTO A COLPIRE E COLPI A CHI E’ AL TAPPETO NEGLI SPORT DA COMBATTIMENTO, VIETARE COMBATTIMENTI QUANDO IL CORPO VIENE LESO E SANGUINA.
I legislatori non possono non intervenire sulla struttura di questi sport incoerenti con la nostra civiltà giuridica e morale, gravissima incoerenza che getta il cittadino in una schizogenica condizione di doppio vincolo batesoniano, distruttiva del suo io sociale , essi devono modificare questi sport e correggendoli riaffermare perentoriamente i principi vigenti regolatori del nostro universo storico , o saranno guai molto seri .
Come?
Vietando in modo assoluto che in un combattimento sportivo uno dei combattenti possa infierire anche una sola volta sull’avversario nel momento in cui tale avversario è a terra , o in stato confusionale. Vietando assolutamente, con pesanti sanzioni sugli allenatori e sulle società sportive, che nell’allenamento con il sacco a terra, siano insegnati colpi cinetici sul corpo atterrato potenzialmente letali invece che semplici tecniche di immobilizzazione come per la lotta greco romano e altre discipline, e con cui attualmente l’allievo combattente è addestrato a scaricare al meglio energia cinetica su una persona per terra per fare male.
Il legislatore deve intervenire urgentemente a far valere i diritti universali, il ripudio della violenza e della tortura, il diritto alla vita in questo sport di neo gladiatori perché questo sport è una delle varie minacce che stanno seriamente minando la civiltà di Beccaria.
LA LEGGE WILLY
Tale legge andrebbe dedicata a Willy che è intervenuto a sedare la rissa fidando nei principi regolatori della nostra civiltà, istintivamente certo che degli energumeni non lo avrebbero colpito perché di una categoria fisica enormemente maggiore e che soprattutto non avrebbero mai infierito sul suo corpo a terra. Questa legge darà alla sua morte un senso proteggendo altri giovani dal’essere assassinati nello stesso modo come uomini divorati da bestie.
Come ai tempi della abolizione della pena di morte in cui l’Italia fu assoluta avanguardia storica e mondiale , sia l’Italia oggi il paese che vieta con una legge severissima che in un qualsiasi sport un avversario a terra o stordito possa essere colpito con colpi da combattimento.
Poiché il legislatore non si è occupato di fare questo prima, gli assassini di Willy sono stati legittimamente addestrati in palestre regolari dello Stato Italiano a colpire un avversario anche svenuto, e tutta la stampa sportiva non è insorta contro questa barbarie, quindi i fratelli BIanchi hanno potuto in piena legittimità e legalità formarsi dei riflessi condizionati che, amplificati da adrenaline della rissa, quanto assasi probabilmente da droghe e alcool, ne hanno guidato automaticamente le azioni, i colpi con cui hanno ucciso facevano parte di un addestramento preciso. Il poterli sferrare in quel modo su un corpo inerme soprattutto era, anzi è, parte di un ethos sdoganato nello sport dalla società dello spettacolo e condiviso socialmente da milioni di individui, e questo perché il legislatore lo ha permesso.
JE ACCUSE
Erano stati addestrati a uccidere Willy con il bene placito di legislatori troppo impegnati a strapparsi reciprocamente poltrone parlamentari invece di legiferare per governarne la società secondo i principi della civiltà dei diritti inalienabili e universali. I legislatori che hanno permesso che in Italia in uno sport si possa colpire ferocemente un avversario caduto e in stato confusionale, e combattere inzuppati di sangue, hanno moralmente e politicamente sulla loro coscienza sia la morte di Willy sia la rovina dei suoi assassini, e in generale il degrado sociale che fa da cornice a questo tragico gruppo laoocontiano scolpito nella materia della cronaca nera.
ORA BASTA, O I VOSTRI FIGLI INVECE DI VIVERE O MORIRANNO GIOVANI O UCCIDERANNO GIOVANI
Questa violenza nello sport deve essere vietata per sempre. Se voi cittadini non farete pressione per questo questo sui legislatori che sono i vostri rappresentanti, allora la probabilità che i vostri figli potranno essere uccisi come Willy, o che uccidano come i fratelli Bianchi, aumenterà esponenzialmente giorno dopo giorno. Fate Vobis.
LA CORTE DEI DIRITTI DELL’UOMO- EDU
Qualsiasi cittadino può rivolgersi senza ausilio di avvocati alla corte europea dei diritti umani, dove io stesso a breve presenterò un appello per vietare che negli sport in Europa sia permesso combattere in un lago di sangue e insegnare ai giovani combattenti a colpire un avversario caduto e stordito con colpi feroci e pericolosi , a questo link le istruzione per appellarsi alla corte dei diritti dell’uomo europea. Tutto è nelle nostre mani.
fine
STUDI SCIENTIFICI DI SUPPORTO
L’epidemiologia delle lesioni nelle arti marziali miste – in inglese
Trauma cranico nelle arti marziali miste– in inglese
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