ENRICO VI PLANTAGENET
L’Avanzare della Marea
di Kathrin von Hohenstaufen
“Enrico VI Plantagenet-L’Avanzare della Marea”, è stata scritta tra Dicembre 2007 e Marzo 2008, e realizzata per la prima volta nell’Estate del 2008 a Bedford – UK (Rassegna EURipides blow).
I Regni non sono altro
che preoccupazioni,
Lo Stato è privo di pace, e
le ricchezze sono pronte
insidie che rapidamente
svaniscono.
Il piacere un segreto
pungolo che il vizio ancora
esaspera
La pompa cosa di un
attimo, la fama, una
fiamma, il potere un pigro
fumo.
Colui che vorrà rimuovere il
masso
Dal limaccioso fango
vittima ne sarà egli stesso,
e a stento sfuggirà
all’avanzare della marea.
Re Enrico VI
(1421-1471)
Piangono due mondi … il pregio loro estinto.
In Aedes si mormora “egli morì perché morir dovea,
giacché la sua virtù
giunta era a tal segno
che tra i lupi star più non potea … ”
Plenipotenza del plenilunio e Pleiades Colombe.
… Paleolinthos e pletora Pliocene …
Qual parpaglione svolazza, piegandosi in arco,
dorso di barca…
PARTE PRIMA
Si alternano la voce narrante, nostra contemporanea, del Viaggiatore, ed una voce Corale lontana. Che progredisce, esitando. Il Coro commenta, a fianco, sullo stravolgimento del tempo che anticipa l’arrivo dei defunti.
Il viaggiatore
Dovrei essere già oltre, divoro il prossimo orizzonte.
Spalancando gli stipiti della camera in cui trascorrerò la notte,
avrei potuto trovare le fenditure del monte, un’estate, lo
Scoglio Gireo trafitto da tutte le tonalità di giallo, il muro
abbagliato dalla calce all’ora del pranzo…
le stesse luci che,
anche senza Terra, ognuno potrebbe estrarre dai suoi ricordi.
L’ardore spinge ogni ora al cammino, il viaggiatore trova il suo
Paese, poi stabilisce la terra,
ma la realtà è solo un’occasione
per il suo progetto, anzi, per me, la realtà
stessa è un tirarsi indietro…
Coro
Senza grandi mezzi.
Bieticoltore.
Il viaggiatore
E’ la realtà non il pensiero, un’infrazione!
Coro
Patris recordatione fletum populo movere… commuovere il
popolo fino alle lacrime ricordando il padre… e ridar forza e
vigore alla speranza…
Coro
I pulcini sono usciti dal guscio.
Il Viaggiatore
Ruoto le pagine, in una combinazione di sillabe dettate dal
caso, e temo di scoprire la stessa strategia con cui la Vita
costruisce la sua incerta semeiosi, la vita… con infinita
meraviglia, nel labirinto di lettere qualcuno riconosce il suo
nome, ed è una linea perfetta tra i raggi spezzati.
E’ vero, c’è un tempo in cui un personaggio vale l’altro… per
ogni forma di ingiustizia, di rimpianto… sono pochi i modelli
di sorte umana, macinati ed impastati di creta una volta per
tutti. Per tutti. C’è un tempo in cui… caddi in una stretta buca e
vidi con il corpo e con orrore che nessun’altra sperequazione
può far tremare un uomo. Finire… in un bestiario umano,
slittare da un impasto di creta all’altro,
piangere amaramente in
comunanza di pianto, umiliazioni già preordinate… e non poter
tagliare, giallo rosseggiante, un nuovo modello di sventura,
che porti solo, e lo giustifichi, il proprio nome.
Coro
… rievocazione non abbastanza chiara di un ricordo del passato,
il pudore e la debolezza degli spiriti retti…
Il Viaggiatore
Nella camera in cui trascorrerò la notte…
Mi raggiungono resina e sale dalla costa. Riconosco le
fiaccole, fra i tronchi del pineto, girano intorno alla piegatura
ad angolo delle mie labbra nel sonno. In molti bivaccano
accanto alla tenda di Persefone.
Avvicinatevi insetti… ecco
l’ombra che ho scelto per contenermi
con il soprannome di
Enrico VI.
Chi
non
s’inganna?
Chi nei fatti ricomposti sente sollecitata la propria sensibilità o riconosce il suo demone
forse
non s’inganna.
Coro
Sibillianae sortes… sorteggio dei versi di Sibilla per
interrogare la sorte…
Il Viaggiatore
Torna! Torna.
Cammina dritto, in lontananza, nella luce
confusa del cielo,
finché troverai una Ginestra tutta gialla.
Plantagenet, riconoscerai la tua soglia!
Tieni d’occhio la tua proprietà: la luce, l’aria, gli accadimenti,
gli amori che ti rimangono. Approfittane! Approfittane…
Per esistere, finché c’è luce.
Coro
Piangono due mondi … il pregio loro estinto: in Aedes si
mormora egli “morì perché morir dovea , giacché la sua virtù
giunta era a tal segno che tra i lupi star più non potea..”
Plenipotenza del plenilunio e pleiades colombe.
…Paleolinthos e pletora pliocene …
farfalla notturna…
Qual parpaglione svolazza, piegandosi in arco, dorso di barca.
Il Viaggiatore
sul mio dorso è un dorso di barca
Enrico VI
Sul mio dorso è un dorso di barca…
Coro
ecco ciò che rimane di colui che fu Maestro di Cortesia, ora
sorta di vela in vapore… senza vento.
Un uomo avanza nel ferreo rumore.
Richard de Beauchamp
Fui Richard de Beauchamp Conte di Warvick, Pellegrino in
Terra Santa, e, a Sigismondo piacente, fui appellato Padre
della Cortesia.
Tutore di Colui che solo ad un anno fu Sovrano di due Grandi
Regni. Enrico VI Plantagenet, il Lancaster, che della rosa rossa
testimoniò di come gli spiriti eletti sono capaci di librarsi dalle
reti della miseria umana.
Etiam praeconium facere, ora, della rosa bianca sono
banditore virtutis regis.
Seduto a teatro, nelle gradinate riservate ai cavalieri, vedrò
coloro che si lagnavano del loro destino ed un Re …
queri
indignam necem,
lamentarsi… della ingiusta uccisione,
allorquando virtutes queruntur se esse relictas, le virtù si
lamentano di essere state allontanate.
Fumo originario si renda disponibile per il delfino che avanza a
Westminster: a soli tre anni ebbe in orrore gli adulatori…
Col suo permesso mi furono concesse punizioni corporali, ed
ancor lamenta quel pizzico per indurlo a maggior attenzione
alla virtù e al sapere.
Subì
dal Duca di Borgogna,
l’onta d’esser privato della corona di Francia.
La Sua, Corona di Francia!
Portò la Corona d‘Inghilterra per quarant’anni.
Ed al par di
Folco il Buono
concepì il regno qual luogo di passaggio…
nel quale si doveva far del bene
e cercar IDDIO!
La lama,
non colpì il Re devoto e gentile, ma l’ombra di un
nome
ed il Sovrano coronato e consacrato marito di
Margherita…
Margherita… che al dominio sacrificò la vita del
marito e dell’amato figlio, al punto che …. ancor sento
mormorare
«se non avesse sposato Margherita… se non avesse sposato Margherita
mai vi sarebbe stata
guerra fra Due Rose…>>
[brusio] «…mai vi sarebbe stata
guerra tra Due Rose…>>
Il Viaggiatore
Marea di Ombre
nell’ondeggiare dei Vivi.
Sia il prosodiare degli spiriti rievocati a dar voce a quei viventi
che viaggiano sul crinale dei miti.
Richard de Beauchamp
Ecco, ecco l’anima di Enrico VI …inizia a … Ecco Sua Maestà
Re Enrico, Re Enrico, Re Enrico
inizia a parlare…
Enrico VI
In gerendis honoribus verecundissimus, nell’esercitare il
potere moderatissimo…
Fui Enrico VI Re Cristiano.
Integrità etica e mitezza del governare,
che perisce di fronte all’iniquo!
I Regni non sono altro che preoccupazioni… il potere un pigro
fumo!
Ed in versi ora, tradendo lo spasmo del pellicano che
dilania il suo stesso petto: Cristianesimo di un Re che mancò
di fermezza.
Saggezza inutile, meglio sarebbe stato
Dimenticare il vestibolo
Dall’anticamera al cuore
delle cose.
Eppure, eppure… ancora,
in spregio alle sue
lacrime
ed al calore perduto del mio stesso sangue,
ancora,
ancora
antepongo il pudore…
Lo sconforto dell’uomo che governò per render grazie a Dio
stempera la mia ira, ma solo il suono delle sua voce esitante,
incerta, lieve, mi ripugna.
Solo uno dei motti scanditi mi rende degno di ricordo, che “un
eccesso di sapienza senza pietà non è mai senza danno.”
Guardando non convinto all’Io che era: oh, fossi stato allora
con te!
Natura pervasiva, quanto fosti persuasiva, violenta, accecante.
Ora, io degenerato, impotente, leggiero, sollevo l’ancora e
comincerò a raccontarti, ma solo per sommi capi… senza la
volontà guasta, il guazzabuglio di timori… che mi fanno preferire, ad un passato misero, la libertà nella morte.
Fui aderente, qual ombra all’albero, a guardia e custodia del
Ministero della Pace, ma mi ritennero, fallosamente, parte
accessoria…
io,
ritenuto parte accessoria nel coro e nel
dramma.
Poiché è il Vivere incatenato nel presente, non può essere
anche qui, egualmente però tremo per il timore di assaporare
la gioia dell’insperata salvezza.
A coloramento di concetti su
daltonica scala cromatica…
Cercai… cercai Iddio
Allora necessitavo forse di una luce viva nella
navigazione, un “daduxòs”, si diceva il portatore di face, ma
oggi meglio capiresti se ti indicassi quel “wooo…”
sfarfallamento che senza braccia vedo ruotare col nome di faro.
Un segnale, nell’avanzare della marea.
Già, dapprima, come spuntano pallide le guance dell’aurora,
nel viaggio ardito,
riemersero le terre inondate di luce,
affioravano sospinti dalla conoscenza,
precetti ed intenzioni e
gente nuova …
“Per attorniare il trono del Signore, verità anche
opposte potrebbero aiutare la causa”.
La ricerca di alleati era
febbrile, e spianava le punte del pudore.
La memoria che tuona dall’alto…
d’improvviso venne
il mio
amore e fu…
la memoria che tuona dall’alto
accanto alle stelle
e vive a cielo scoperto.
La passione adocchia già gli astri più luminosi
da offrire alla causa della Pace.
Coro
“O splendore degli astri, rivolgimento delle stelle: già il Cane
delle Stelle Sirio, nella sua cupa serenità astrale indica il Khan
della Potenza delle disposizioni, di sacrosanto luogo di
rifugio”.
Enrico VI
Sentimenti intimi e cupi presagi e timori si disponevano l’uno
accanto all’altro come sabbia sul guscio del mare… percorrevo
con rapido legno i nuovi pensieri sulla superficie della mutata
mente, dove verità pietose dal fondo affiorarono a scaldare il
sole…
forse, allora pensavo, potrò abbandonare la paura…
Prosciugarono i rivoli, le rughe, le ombre ed i divieti che
disegnano i ricordi del futuro per descrivere la rotta ed indurre
a perseverare…
Senza scopo, senza immaginazione, rimasi in piena luce,
vigesimario,
per aver voluto comprendere a tutti i costi
E da allora in poi..
tutto è Zenit
Futuro perduto nel Faro.
PARTE SECONDA
Qui la voce dei defunti è nitida in primo piano. I rari interventi del Viaggiatore sono subliminali, non interrompono il racconto, ma mantengono un’espressione di critica e di vigilanza
Enrico VI
Mio padre fu Re d’Inghilterra!
Risposi a chi rimproverava usurpazione,
mentre ero prigioniero nella Torre di Londra, e
tenne la corona per tutto il regno, mio nonno era stato re del
medesimo Regno. Ed io, ancora in culla, fui nomato Re e tutti
i regnanti mi resero omaggio, giurandomi fedeltà, si che io
posso dir, con lo scrittor di salmi: “l’eredità è toccata alla mia
persona in tutta giustizia, si che io dico che Dio l’ha voluta”.
Il Viaggiatore
Occidere legendo, far morir di noia con la propria recitazione…
Enrico, Enrico VI, parla!
Enrico VI
Fummo persona, ora anima rievocata… Come sasso.
La voce di Margherita, mia ribelle sposa, si frammenta.
In irruzione di ricordi: teneri, violenti, pudichi, sensuali. Ma ormai
roca,
diventa infantile e lasciva.
Nei campi vuoti corrono le donne senza lasciare impronte…
e
nulla cambia i suoni della terra:
sono più o meno sempre gli stessi.
Senza senso scenico, lo zoccolo rude della sua vita fu
trapassato …
cantilene, mugugni, eccitazione,
coretti militari.
Margherita condusse dodici battaglie, nel mio cranio
ancora urla per il parto…
Sono lì, in un altro tempo, prima del parto: mi stendo sopra.
Incisioni sollevate dalla polvere, delicato equilibrio,
“spògliati e
riprenderai a vivere”…
il tuo corpo, una tessera piena di rose…
Sfrenato: vieni amore, trasportami altrove come copia su modello.
Ragione estrema, tendenza alla follia … addolcivo
il tuo piccolo foro… Eleanor!
[piccola pausa, gocce d’acqua]
[ancora sussurrato]
… opera scarna di fasti impietosi: è questa,
è questa, ora, la mia vita ricomposta.
Enrico VI
Diritto, privilegio d’incominciare, priorità.
Fu Lady Eleanor.
Fu Lady Eleanoooooooooor!!!!!!
Fu Lady Eleanor, l’amore del poeta per la musa!
Febbre e canicola.
Baldoria di palme e datteri.
Capace di abbandono…
Legno affondato, mi candidò alla vita.
In quello stato deciso a
rimanere
non avendo da sperar di essere eletto… ad altra
carica che a suo laccetto…
Per lei, che è libera di partire quando vuole?
Scommetterci la testa,
nella giostra, su un cavallo tutto calmo. “Che maestosità!”
“che pace profonda!”, “che alterigia!”…”speri sempre che si
metta a correre come tutti gli altri?”
Staffilare, scudisciare… se
messo su un piano alla pari con tutti, il cavallo non si muove…
Rido ancora… rido ancora, contandone i quadri sul tartan.
Oscura, lontana,
“dirà di essere in ognuna, dirà di amare…”
Stagione carnivora che divora e mette al mondo,
passione che smagra. Mi ammalerò?
Per la paura avrei dovuto portare in secca la nave, ma…
dissimulavo…Conto le spighe e metto un chicco davanti
all’altro, terrò il controllo, così potrò resistere. Non così lei: “io
diluvio, lo senti, lo senti come ci apparteniamo?
Completamente”.
Crocevia di nazioni, di impellenza,
uccello notturno inclinato a guardare l’abisso…
Solo rugiada
stilla dalle crepe
sul guscio dell’uovo infranto.
Tanto… quanto può farsi sentire uno che gridi?
Quanto può farsi sentire uno che grida,
se dal regno delle ombre gridano ancora…
il grande scudo limpidissimo, per testa che combatte, riduce in
schiavitù…
Ahimè, ahimè, la passione non alberga più
in un animo così
ermetico e ribelle.
Danza sacra dei sali in tre tempi,
Danza sacra dei sali in tre tempi,
Danza sacra dei sali in tre tempi, danza di baccanti,
linguaggio
divinatorio indicante auspicio favorevole, che trassi dall’avidità
con cui mangiavano il becchime.
Stridente rimorso di un incanto passato,
ormai, privo di sensi…
Il Viaggiatore
solo tamburo, solo tamburo, suona, selvaggiamente…
Enrico VI
Tutti gli eroi, i re, i nostri avi, sono un nulla… in questo
luogo…
la nobiltà… una serie di cose
che più non sono.
La nobiltà … una serie di cose che più non
sono… come ricorda il Carcano Parashevi
Il Viaggiatore
…un catalogo di Ombre … E non è solo la nobiltà, un catalogo di ombre. Avanzano
nuovi cataloghi di poteri e di ombre. Il merito dei vivi è quello
che prevale e si stima.
Ricorda! ricorda!
Carcano Parashevi
sono colui che tu chiami Carcano Parashevi e venni al mondo
nel secolo dei lumi… Or posso dirti che di certo, se le cariche e
gli onori fossero qualcosa di reale e concreto, dovrebbero
rendere buoni coloro che li posseggono, ma noi vediamo che
i malvagi , gli scellerati, i viziosi, sono più rei , allorché essi le
dignità occupano. Dunque le dignità son niente, giacché nulla
aggiungono o tolgono alla natura di chi le ottiene .
Il Viaggiatore
alcuni filosofi tra cui Boezio… Boezio doveva parlare ma non
parlò… doveva morire ma non morì…
Boezio
Fui Boezio, ehi, ehi, fui Boezio alla corte di Enrico VIII, ma ora
senza cura del tempo, scelgo il regno di Erico VI, ed aggiungo
che nobiltà e fama, indegnità piuttosto dovrebbero chiamarsi,
perché gli indegni sono quelli che con le loro frodi e malizia
procurano di farsi maggiori e più potenti degli altri, dove al
contrario, i buoni, in una virtuosa inazione riposandosi, la
vana potenza ed immaginaria superiorità disprezzano.
Enrico VI
Senz’arte sono fazioso … senz’arte sono fazioso
e basterà da sola la preghiera a mio conforto?
Cominciai a dedicarmi alle pratiche devote e alla carità
personale.
Proteggevo i giovani dai costumi corrotti dei miei cortigiani.
Conoscevo ad uno ad uno i destinatari della mia carità e delle
mie preghiere… troppo poco, forse, per un Re, ma…
di ritorno da Sant’Albans…
di ritorno da Sant’Albans.
Giustizieri, fuori controllo stesero il
corpo di un traditore martoriato in mio nome,
per il mio nome, contro la mia volontà pendeva dalla forca…
… pendevaaa…
neanche il Re può la pietà da costoro se la implora?
Il Viaggiatore
Resiste al morso…
Enrico VI
Resisto al morso
Il Viaggiatore
ancora per poco
Enrico VI
mi rivolto
Il Viaggiatore
in ritardo
Enrico VI
Mi rivolto,
contro le redini dell’ombra…
Come fermarli … assassini….
Rivolgo i buoi e l’aratro,
lancio globi di ferro,
ruotano in aria le zolle…
Resisto, resisto al morso ma…
senza scandalo per nessuno. Cavallo inosservato, giro dentro
sfrenatamente. A nulla vale …
Il Viaggiatore
Per rendere più lieve il racconto ora che l’anima rifiuta e si
incaglia, direi così… canta così: “come Fetonte lo splendente,
figlio del Sole e di Climene, volle condurre il cocchio del Padre,
ma non lo seppe dirigere e fu fulminato da Giove”. Canta
così… canta così…
[tintinnio di filastrocca]
Enrico VI
Imparai a vivere senza rabbia e fu un’enorme sciagura…
*
Eleanor
Dimesso, inesatto, sconcertante. Fui attratta da colui che
esclamava che… “non è possibile…” e spinse a dubitare. Ma
indugiai in Lui: “non sono in grado di procedere da sola,
dinnanzi al vento a doppia fronte…vedi?”
Dolce, blando, mite e speranzoso, lamentava, ahimè … cicatrici
nella coscienza del pescatore che tira le reti, lamentava e mi
strazia più di allora. “Sono premuroso ed offro i migliori esiti
delle mie esperienze… ma ecco, mi inganno, e li spingo tutti in
errore, ormai indigesto ai sofferenti che chiedono di essere
sollevati”
Bisogna combattere contro forti rematori, pensai, contro forti
rematori, per il proprio nome. ..
in verità…sono sicura di essere caduta in un’ ingiustizia, ma
ricordare quando è ormai … tornare, fare un inutile viaggio.
Non voglio tornare…
Margherita
Troppo profondo vieni sorpassato. Henry,
Dimenticone, étourdi, oblieux ! Cedi il posto a me…
cedi il posto ad un airone!
Sono io a condurre, non ti dimenare.
L’Altro mi ricorda… l’Altro…
c’è ancora chi ricorda che suonavo il flauto durante le
libagioni, uso dello spondeo.
Serpeggia il mio suono, da sempre serpeggia il mio suono…
nei linifici di accordi, influenzo le proposte, di tregua, di pace,
le alleanze.
Guarda, nella stanza del console il tessitore di ambasciata,
sordo al povero senza pelle, si unge di essenza di rose,
dal trono gocciola abbondantemente.
“Nello stato in cui ci troviamo”, presi a parlare, unica donna con
diritto di parola nel foro, “Nello stato in cui ci troviamo…”
Da fanciulla, lo strepito di platagonio…
Cercavo foglia e petalo di papavero da far scoppiare , quale
indizio di corrispondenza d’amore…
ma alla violenza sono congiunte inimicizie e pericoli.
Si avvicina la sera e prima del
plenilunio a Westminster,
tintinnio di campanelli e sonagli vibrano sulla nube di polvere,
del colore del ranno, cinereo .
Contadesdo, piccolo inno.
Conisterio,
sollevando globi di polvere per il campo, lotta di gladiatori.
Funeste macchinazioni a lungo vorrei narrare,ma
chi, chi, mi accompagnerà nei miei ciechi passi?
La prima maniera di un pittore, mistero e primordio, ho
sconvolto il terreno, le idee di qualcuno, le tue idee, lo
sconquasso delle mie opere li ha dispersi…. tutti, vi ha
dispersi tutti, tutti, tutti, tutti, e fu la Guerra tra Due Rose, tutti…
PARTE TERZA
…gli spiriti affini…
Il Viaggiatore
Forse sono caduto a terra nella polvere prostrato… davanti ai
simulacri…tutta la concezione della poesia come atto magico
non potrebbe giustificare…
Non è un atto magico. Attraversato dalle immagini del dolore
I simulacri precipitano nel narratore, e…
non mi lasceranno mai più.
Sono mescolato ai simulacri.
Cadde la contesa tra gli dei, per estrarre tra le bocche vuote
dei pesci, chi lasciar parlare…
Gli Spiriti affini, ecco ad uno ad uno gli spiriti affini…
incuranti del tempo che li separa
Enrico VI
Incipiente canizia, grigiastro, acconciatura per la corona, sulla
testa centro dell’aia circolare. Coperto di sangue, fui lodato
come insigne, illustre, dedito alla lettura utile, alfitos
che dà molta farina, precedente la solennità, il sacrificio, il
matrimonio, consacrazione delle navi.
Predizione pragmatica indica che muoio prima del tempo.
Chi sento mormorare dal roseto?
Maria Stuarda
Qui il tempo gira ad onde nel roseto, ed io che fui Maria
Stuarda, vissi in altro secolo, ed ora… mormoro.
Rodio…produco rose. Dal roseo aspetto, dal roseo piede, dalle
rosee braccia… dal roseo… roseo.
Processo strepitoso, tamburino, larga sciabola a doppio taglio.
Con rapido moto, un colpo tagliò… solo capelli. Fu imbrattata
di polvere la testa. Sono rimescolata ed … Ah, Bilancia delle
vita! Legno prezioso, in trappola per topo!
Ancora l’animo è misto al corpo: si confondono insieme.
Insulto e copro di villania: perché sono intrise di sangue e
lacrime le vesti;
Oh, soffiavo nei crogioli, soffiavo nero sangue dalle narici,
gonfie le guance: vene gonfie, gettanti nero sangue.
Ribolliva il mare di maggior soffio, ed alterigia della
madre, quale anitra gonfia come d’aria.
Oh me, resina di pino, bollicina d’orgogliuzzo.
Così passo all’ingiusta sentenza!
Eravamo cresciute insieme completamente.
Coabitavo presso di lei, vergine compagna: compatisco e
partecipo al suo dolore ed afflizione. Ho compassione della
madre e compiango insieme.
Elisabetta I
Ecco Elisabetta….
Elisabetta!
Le venerande ed auguste dee, emettono sacre voci e
sacro canto alla maestà e santità mia, assisa su un
maestoso trono! Oh vesti splendide e sontuose!
Funebre onoranze maestose e solenne!
Fui coniata quale venerabile di fastosa gravità, alterigia, di
grave apparenza.
Il mio tutor così volea circondarmi di gravità, affinché
riservatezza riscuotesse pubblico onore.
Mi glorio ancora… Ancora tremano le schiave addette al
recinto sacro di casa.
Guardiane del sacro recinto: il letto quale tempietto.
Recinto e cella di un’anima. Sotto il tronco di un ulivo sacro,
ancora da giovinetta, il fato diede segni luttuosi!
Segnali e presagi funesti nella celeste costellazione, segno di
contrappeso della fama.
“Elisabetta Regina perfetta!” “Elisabetta regina perfetta!”
recitavano in coro, e la madre fu corda, laccio della morte,
della vittoria e della estrema sventura!
Maria Stuarda
Il padre, incantatore, la rese obbediente al freno, e mentre
pettina le chiome degli eventi, si accosta e lavora per l’ascia.
Si mette in movimento per scuotere, e gravemente si duole per
infelici nozze. A gran forza la commozione e poi il sangue. Ma è
ben qualcosa
l’essere madre…
Elisabetta
inseguo i cervi e non amo affatto che la madre mia mi dia delle
guide. La madre non ha reso però ingloriosa la stirpe, ed io
mi dò pensier per lei, venero e onoro le spoglie opine.
Ne rispettavo gli ordini e ne temevo l’ira,
quando il mio animo era in bollore.
Anche ella come te, oh Maria, soffiò nero sangue dalle narici,
dalle gonfie guancia, mentre ne ribolliva il mare.
Enrico VI
O me, o me che non sono nulla ora, a cui non si
può ascrivere nulla a colpa d’essere terrestre .
Avanzavo modesto con calzari di pelle di capra o di feltro.
Pianta di stelle, palpita, si agita il cuore
Perché venire in questo sotterraneo, ove il colatoio ……
spurgò tutto il resto…
Jeanne d’Arc
Mi ridesti
dal sopito spasimo,
ma posso sol dirti
che non aver fede è come metter grosse pietre nei campi,
per impedirne minacciosamente la coltivazione.
La fede è custode della vedetta, ed è a guardia dell’esito.
Soprintendente, osserva dall’alto, non fallisce lo scopo.
Chi n’è privo,
vive nell’oscurità: apportatore di tenebre. Né gode: brama e
commercia nell’ombra, abbarbagliamento della vista,
va nell’Ades…
ancora in vita.
Enrico VI
Sei Tu? Sei tu …..la pulzella d’Orleans?
Jeanne d’Arc
Si, oh si, Jeanne d’Arc, pollone di Ginestra, ma per tutti lattuga
selvatica. Tarlo del buon legno…per il Delfino di Francia ed
Enrico V, color a cui invano parlai degli anni di silenzio cui
eran tenuti le pietre di selce …lapis silex, a cospetto delle
pietre dure di diamante…
La Storia tace sul fior di farina, e parla
ancora del plebeius panis, silvifragis , colei che schiantava
le
selve.
Vissi similis patri,
all’ombra della fonte.
Ma spesso sprizza una scintilla da pietra focaia … che acceca
il diamante.
Or son qui, al cospetto del Delfino, di chi accese il rogo e
codesto riposo…oh non dà ancor requie alle mie pene .
La lira di Orfeo odo, mentre venero la celeste Madre e
l’Arcangelo Michele. Fò rassegna delle torme dei cavalieri,
raccolgo i lembi della stola, mentre l’esercito reclama il
vendicar dell’offesa. Il discorso trascrivo a memoria, riacquisto
la giovinezza e placo l’animo indignato accanto al delfino
Enrico il Sesto, che più della forza cercò la pietas.
Fu processo in malafede, e guardata fin nell’utero: me che ero
la vera delfina discendente di Uther il Dragone, il vero Re di
Bretagne e d’Inghilterra, seme di Ginestra.
A tal scopo fui risparmiata alla tortura, ma non alle fiamme e
agli sguardi d’abbandono di color che furono amici …
Fui dazio
di passaggio,
dopo sommario giudizio,
ove passai per fallace
seduzione,
ma il rogo fu colmo di rose che mandarono in
rovina la maledizione che tutti sanno.
Nell’Ade un coro va
salmodiando
che Enrico V, tuo padre, fu più vil di Giuda che
almen per scorno s’impiccò!
Uno spiritello vagante
A fatica colui che nacque a Londra sotto il segno dell’Aquario
va a nuoto incontro all’Isola di nessun luogo, il cui nome più
non c’è.
A sera gioca con l’ombra di un furetto, una donnola e
una volpe e al suo desco è l’Erasmo che balla al suon di
cornamuse,
per consiglio del Consiglio del Consiglio
del Gran Saggio.
PARTE QUARTA
…Henry ed Eleanor…
Eleanor
Me, Me, follow me, follow me, fool of me, follow me, fool of me,
me…
Enrico VI
Ricevo in sorte, senza gioia
la corona: nei giorni che ho speso, nei giorni che mi restano, a
teatro tra gli attori e il giorno dopo nello scritto abbandonato,
in tutto ciò che fui, un pungolo, era scritto che tu non fossi
con me.
Eleanor
mi consegnai, diedi in custodia l’anima a Dio, perché alla tua la
mescolasse insieme. Ogni interpretazione è indegna
dell’accaduto. Fratelli,
fratelli gemelli, cilindri accoppiati per volgere l’elica.
Enrico VI
Avevo orrore della tua sofferenza, ma così volle il destino,
amore: consorte e sposa del principio della notte che portò a
questo riposo.
Meditando rovina mi stavano addosso in attesa di tracollarmi
a terra, e così stramazzare il vigneto con i denti. Sorse a
soffiare il vento, strisciando, sollevò fino alla mia finestra ali
nerastre e chiazzate di nero.
Eleanor
Ora mi assale il ricordo… ora, mi assale.
Indugiando
mollemente. Grano macinato e cotto nell’acqua e nel latte
… mollemente, col suo candido collo…
Controvoglia,
traboccanti e circondati d’estate. Il Sole
abbandonato,
lasciato libero di cadere dall’alto
sulla lamina
d’acqua e di terra, produceva più che una luce… un suono
acutissimo.
Senza fiatare, meditavi una vita errabonda.
A stento ti tenevi a galla tra quei pensieri.
Enrico VI
…che raggiunsi la letizia, senza poter far mostra del come…
passavo ogni misura nella speranza, e dovetti intimarmi di
lasciar andare la sua bocca, credendo fosse fino all’indomani.
Per alcune ore prima della notte, scrissi discorsi d’apparato,
pomposi e magnifici.
Nel cocchio rannicchiata in un mucchio di coperte, svaniva
Eleanor. In aggiunta, come dono accessorio, d’istinto mi trovai
a pronunciare: Addio Eleanor, non ti manchi nulla dei riguardi
che ti si devono.
Questo mi agitò variamente l’animo, minacciato dalla punta di
una lama.
Eleanor
Il ponte immenso stridette sui suoi cardini…
d’improvviso…l’ombra della morte mi passò accanto.
Nell’inghirlandarsi dell’estate: il tempo non lascerà crescere
l’erba sotto i nostri piedi…
Della morte di Re Enrico, nella Torre di Londra, in mille forme
si sentì narrare, né con i nemici, né con le esequie, ma in
segreto mi avvilì.
Ed ora squamo e solo ora urlo e mi manca… mi manca…
Henry, Henry.
Sul muro bello cristallizzata, come zucchero in grani, una
donna comparì… Me, Me forsake me, forsake me…
[Il suono di flauto dissolve la scena. A seguire voci fuori campo]
Il Servo
Ma Eleanor, lei?
L’altro Servo
si, lei, la strega
Il Servo
ma credi che… che… proprio lei… lo amasse veramente?
L’altro Servo
non so: un travestimento, forse.
PARTE QUINTA
Per la prima volta Enrico VI si rivolge al viaggiatore.
Ed è la voce del Viaggiatore a diventare fioca
Enrico VI
Tu, che ti fai chiamare il Viaggiatore, scrivi rettamente ciò che
articolo,
se ti è ormai chiaro, che non sono io un fantoccio ad uso dei tuoi ricordi,
ma la tua vita a servizio dei miei. E…
racconta di me con la mente e le membra intere, intatte.
Vendica il ratto e gli affanni.
Titani sulle onde
scovarono il cerbiatto dalla tana…
Descrivi i sospiri, e giacché
tu vuoi provare … non ti trattenere.
Scendente dall’Ida, “si avanzi la luce”.
La poesia mira ai cantori delle Muse, germinazione erompente,
canterà di me nell’avanzare della marea.
Si arrostiscono i pesci sul fuoco tenuto vivo, dopo la marea, al
limitar della pozzanghera, canale, cloaca di tortura per il
naso… che ferisce l’odorato. Sfinito, sono abbandonato in stato
compassionevole, rattrappito, danzo con contorcimenti
indecorosi.
Il Viaggiatore
Confesso che rifiuto il disincanto, la sconfitta, l’arida estate, e
macchino ricordi… macchino ricordi dal nulla.
Soffro di malinconia, nella stanza in cui trascorrerò l’ultima
notte, lo sguardo liquido sul finire della vita…
danza
circolare…
Ora che il tempo è ammorbidito abbraccia il filo,
volume e svolgimento, e foggia figure…
Figure…
di uomini pratichi dell’arco, del volo degli uccelli, e lunghe
fronde sulla testa… moltitudini di agricoltori, amanti della terra,
tanti canti assorbiti con la pioggia.
Il vecchio proferì alcune parole, ho emesso, con voce
carezzevole, ansimante, le note di un vecchio motivo…
“i bambini amano quello che conoscono…”
Questo lungo controscena è ciò che mi immetteva al mio passato ma …
ormai, dovrei essere ormai oltre.
Il corpo evaporato cade come foglia, offerta… acquaio
Sul margine inferiore dei miei occhi, dove stagna e scioglie la neve.
Mentre il suolo degrada verso il mare….
La discesa durò solo due ore.
Ora corre la fama, s’è già cominciato a dire …
dell’avanzar della marea….
Brama, desiderio intenso di poter seguitare, grave, disperato,
disposto a tutto, pericoloso, le parole non bastano a descrivere
la scena…
Rimanere senz’acqua, si esaurirono le scorte,
doversi arrangiare, commetterei qualsiasi crimine,
sogno di
…esigere rimedio alla deriva…
Improbabile, indecente errato, così non potrò tornare.
Eleanor
brillo lievemente… socchiudendo gli occhi
Il viaggiatore
Vieni amore, trasportami altrove,
come copia su modello…
Sarà stato da stupidi venire fin qui?
Il frutteto cosi… esposto ai venti!
Il frutteto così,
esposto ai venti…
Ho visto solo un abbozzo della nuova statua,
pronipote,
giovinastro,
scavezzacollo,
erba lunga su un terreno accidentato,
che conia nuovi desideri
e pronuncia frasi brevi e chiare.
Senza passato.
FINE
Re Enrico VI della Casa dei Lancaster, ramo dei Plantageneti, a solo un anno Sovrano di Inghilterra e Francia per la morte del Padre e del Nonno, fu affidato al tutore Richard di Beauchamp, che a lui impartì le lezioni di cortesia e la pietà religiosa, con facoltà, concessagli dal piccolo Re, di punizioni corporali per rendere più incisivi i propri insegnamenti.
Alla morte dello zio Bedford, reggente di Francia, anche in seguito all’azione di Giovanna d’Arco, Re Enrico perse la corona di Francia.
La Duchessa di Gloucester, Eleanor Cobham, moglie del fratello di Bedford, fu ritenuta colpevole di essere a capo di una congiura contro Enrico VI, ed imprigionata con l’accusa di stregoneria ai suoi danni: si trattava, secondo la condanna, di una serie di rituali per affievolire nel tempo la salute fisica e mentale del Sovrano.
A vent’anni Re Enrico iniziò la costruzione del collegio di Eton e del King’s College. Papa Eugenio IV lo insignì della Rosa d’Oro per la devozione Cattolica. Il Re vestiva senza lusso e sollecitava personalmente i giovani di Eton alla vita devota, ed a tenersi lontani dai cortigiani. Quando fu imprigionato da Edoardo IV, rispose ai suoi accusatori “La mia forza viene da Dio che preserva coloro che sono puri di cuore”.
A ventitré anni sposò l’adolescente, passionale ed astuta Margherita d’Angiò, che in nome del marito condusse la guerra dei Lancaster contro gli York, anteponendo il suo spirito ambizioso a quello pacifico di Enrico, e guidando ella stessa l’esercito in dodici battaglie. Da Enrico ebbe un figlio in seguito morto in battaglia contro gli Yorkisti di Edoardo IV.
Enrico fu fatto prigioniero dagli York nella Torre di Londra per due volte, la prima volta dal 1465 al 1470, e poi di nuovo nel 1471, quando nella Torre venne assassinato.
Passato alla storia per l’insuccesso politico e la malattia mentale che gli induceva debilitanti “stati catatonici”, ai più sono ignoti i suoi rari scritti, e le testimonianze dei suoi contemporanei, che descrivono un uomo coltissimo, saggio e consapevole. Fondò i maggiori ed ancora esistenti College Universitari d’Inghilterra: Eton, Cambridge, All Souls Oxford, King’s College. Fu mecenate di artisti ed architetti, di lui si riportano innumerevoli gesti di carità personale, anche verso i suoi traditori, ad alcuni dei quali fece salva la vita revocandone le condanne a morte. Nulla lascia pensare che Enrico possa mai avere avuto una relazione amorosa con Eleanor di Cobham. La figura di Eleanor come riportata nel testo, amore reale, immaginario o illusorio, rappresentato con l’inganno o con la magia per imbonire il sovrano, è un’invenzione dell’Autore.
Fu scritta da Enrico VI la Preghiera “Domine Jesu Christe”, in seguito posta in musica e cantata tutt’oggi dagli studenti del Coro del Collegio Universitario di Eton e del King’s College
Domine,
Jesu Christe,
qui me creasti, redemisti,
et preordinasti ad hoc quod sum;
tu scis quæ de me facere vis;
fac de me secundum voluntatem tuam
cum misericordia.
Amen.
Signore
Gesù Cristo
Che mi hai creato, Redento
E preordinato a ciò che sono
Tu sai ciò che desideri fare di me.
Fai di me secondo la tua volontà
Con misericordia
Amen
Kathrin von Hohenstaufen, autrice del pezzo, è medico chirurgo specializzato in ematologia oncologica nel 2009 presso l’Università degli Studi di Milano. Ha lavorato in Centri di Eccellenza Internazionale per la Cura e la Ricerca sulle malattie oncoematologiche in Milano, Svizzera e Regno Unito. E’ pittrice, autore di numerosi brani musicali, testi di narrativa, poesia e Storia Medievale.