Permanent Record : Snowden il 17 settembre, negli USA è il giorno della costituzione americana, il Constitution Day, ha rilasciato contemporaneamente il suo libro per la pubblicazione in diversi paesi del mondo.
Il titolo originario Permanent Record, lapidario, riassume in maniera perfetta e inequivocabile contro cosa Snowden ha messo in gioco tutta la sua esistenza, ovvero la sorveglianza di massa e l’archiviazione permanente di miliardi di dossier segreti, su ogni cittadino, resa possibile dalle avanzate tecnologie, titolo che in un mondo in cui espressioni idiomatiche in inglese sono ormai familiari al grande pubblico poteva anche essere non tradotto, scelta ad esempio seguita dall’editore tedesco ma non dai francesi e nemmeno dagli italiani, per la Longanesi infatti il libro è uscito con il titolo “Errore di Sistema”.
Pur sapendo che tutti sanno chi è Snowden ricordiamo velocemente che è stato un giovanissimo agente della N.S.A. la National Security Agency, la più potente e la tecnologicamente più avanzata agenzia segreta militare americana, e che nel 2013 a 29 anni, spostatosi all’insaputa persino della sua compagna in segreto a Hong Kong, ad alcuni intrepidi giornalisti che li lo hanno raggiunto, ha fornito le prove schiaccianti in forma di documenti trafugati alla NSA, che le agenzie segrete americane, soprattutto la sua, per cui lavorava sotto copertura come tecnico della industria informatica DELL, avevano compiuto il fatale passo dalla sorveglianza mirata e motivata da giustificabili sospetti e soprattutto giustificata da un mandato, dunque regolata dai limiti imposti al potere esecutivo dal 4° emendamento della Costituzione Americana, a una sorveglianza generale senza specifici motivi verso chiunque, del tutto arbitraria e fuori da ogni mandato del potere giudiziario, ovvero avevano varato e iniziato a perseguire un raccapricciante programma di sorveglianza di massa nazionale e internazionale che andava dall’anonimo cittadino, americano o di altra nazione, fino ai capi di Stato, come ad esempio, con grave scandalo internazionale, era emerso fosse stato fatto con la cancelliera tedesca Angela Merkel il cui telefono era stato hackerato dai sistemi di sorveglianza americani.
Ciò gli è valso un mandato di cattura internazionale per il reato di spionaggio, che prevede una condanna per ogni foglio di documenti rivelati di 10 anni di reclusione, Snodwen, facendo impallidire i 7000 fogli dei Pentagons Paper fotocopiati nel 69 da Ellsberg, ne ha copiati oltre un milione.
Egli potrebbe anche essere condannato a morte ai sensi dello Espionage act del 1917, e ai sensi di questo reato non avrebbe diritto a un processo pubblico e garantito, essendo stati nel frattempo istituiti in America anche dei tribunali segreti che di fatto si configurano quasi come un sistema giudiziario parallelo segreto. Da 2013 vive rifugiato in esilio a Mosca.
Sei anni dopo dopo le rivelazioni ai mass media dalle colonne del The Guardian nel 2013, terzo giornale per ampiezza del bacino di lettori in lingua inglese, riprese da tutti i media del mondo, dopo il documentario di Laura Poitras, girato in parte proprio nelle stanze dell’albergo di Hong Kong, dal titolo Citenzfour, e dopo il grande film di Oliver Stone sulla sua impresa, ecco questo nuovo capitolo di questa travagliata vicenda, nella forma del suo primo libro. Dettagliato e ricchissimo di particolari sulla macchina segreta della sorveglianza americana nella sua declinazione di sorveglianza di massa e cosi sconvolgenti che è stato immediatamente nuovamente denunciato dallo Stato Federale americano, pur essendo già ricercato, per aver pubblicato senza sottoporre a censura delle agenzie segrete il materiale, come vorrebbero gli accordi che ogni agente deve sottoscrivere all’ingaggio, accordi che tuttavia sono evidentemente saltati sei anni or sono. La denuncia ha per scopo semplicemente quello di cercare di congelare gli incassi del libro, tagliando cosi i viveri alla resistenza di Snowden in esilio. .
Egli vi racconta, finalmente in prima persona, senza mediazioni filmiche o mediatiche, fin dalla sua infanzia di figlio di un ingegnere sottoufficiale delle forze armate, e di una impiegata della stessa NSA , nonché di nipote di un ammiraglio, tutto il processo e i fatti, che attraverso eventi epocali come l’attentato dell’11 settembre e l’emersione di un sentimento di massa completamente nuovo nell’opinione pubblica che aveva trasformato anche il suo patriottismo di giovanissimo in nazionalismo, come scrive, lo hanno portato a lavorare nell’agenzia, e in essa ad avere un accesso enorme ai massimi livelli di segretezza delle informazioni, grazie alle sue competenze tecniche e alla natura del suo lavoro cui questi fatti, documenti e procedure dovevano giocoforza passare sotto gli occhi, poiché necessitavano di essere implementate nella infrastruttura informatica, in quegli anni in piena espansione ed elaborazione delle agenzie, cosi pur non avendo un corrispondente livello di potere decisionale e politico nella agenzia il suo accesso alle informazioni era più vasto di quello molti livelli gerarchici sopra il suo. Soprattutto egli per le caratteristiche del suo lavoro era uno dei pochissimi ad avere una visione integrale del funzionamento del sistema che per la gran parte degli addetti è invece diviso da impenetrabili comparti stagni per cui nessuno, per motivi di sicurezza, sa veramente e fino in fondo cosa faccia l’altro.
“Al tempo ricoprivo una posizione di virtuale onniscenza nella Intelligence Community: più in basso nella scala manageriale,ma straordinariamente in alto nell’accesso alle informazioni. E mentre ciò mi dava il fenomenale privilegio ( francamente immeritato) di osservare l’Intelligence Community nella sua sinistra pienezza mi portava a interrogarmi con sempre maggiore insistenza su quell’unico fatto che ancora mi risultava inafferrabile: quale fosse l’orizzonte estremo oltre il quale l’agenzia non poteva guardare”.(279)
Mostrandoci questo fatto e illustrandolo al mondo intero, e soprattutto ai tecnici tuttora operativi in quelle agenzie, che ora saranno già avidamente sulle pagine del suo libro, come in questo delicatissimo campo i tecnici informatici, i tecnologi come li chiama Snowden, siano in questa fase di permanente movimento di trasformazione tecnologica dei mezzi di sorveglianza della intelligence, intrinseco a tutta la tecnologia in genere, come l’aggiornamento continuo delle app dei nostri cellulari ci ricorda, figure temibili per il sistema stesso, che tuttavia non può farne a meno e non può evitarsi di esporre alla loro opera tecnologica i gangli strategici dove fluisce l’informazione e quindi l’informazione stessa.
Il loro potrebbe divenire dunque se sensibilizzato in questo senso, e garantito legislativamente, un ruolo molto importante di equilibrio e contrappeso dell’altrimenti smisurato potere dei servizi segreti, i quali possono ora accedere per esempio, come a Snowden capiterà di fare a “tutti i fatti più intimi della vita di un giudice della corte costituzionale”, senza che quegli, di cui quasi certamente esiste un dossier permanente, almeno fino a questo libro, non lo sospettasse nemmeno lontanamente.
Che è esattamente il ruolo che si è assunto Edward Snowden , in allineamento in ciò alla architettura costituzionale dello Stato che vuole poteri che divisi si sorveglino reciprocamente, evitando ognuno la deriva dell’altro, come rifletterà egli stesso in alcun pagine centrali del suo libro, fra le più alte, di un testo che ha sempre un respiro di solenne venerazione per lo Stato e la Costituzione a difesa della quale egli ha sacrificato tutti i privilegi di un uomo che giovanissimo si trovava al culmine del successo personale come agente e dirigente tecnologico di sistema della più potente agenzia segreta americana.
Proprio questa attenzione alla costituzione lo porterà a decidere che corpo intermedio delle rivelazioni al pubblico doveva essere un potere riconosciuto dalla costituzione che egli identifica nella stampa, sarebbe stato il quarto potere, difeso e dunque contemplato dalla costituzione già a partire dal primo emendamento , che avrebbe deciso cosa e come rivelare dei documenti, che egli aveva trafugato e che gli avrebbe messo a disposizione per denunciare la sovversione in atto della sorveglianza di massa, ciò avrebbe caratterizzato la sua azione di denuncia differenziandola sostanzialmente dalle pratiche di Wikileaks di Assange, che invece aveva preso da tempo, da Manning in poi, a rivelare documenti pubblicandoli in maniera diretta, pratica da cui egli nel libro politicamente si dissocia prendendo distanze politiche anche da Assange stesso, pur riconoscendogli sempre la purezza degli intenti verso la difesa della democrazia. Riflessione che emergerà questa sul suo rapporto con l’approccio di WikiLeaks in maniera carsica attraverso diversi momenti del libro. Fino a un passaggio disambiguante sulla questione quando scrive su un termine che è radice etimologica della organizzazione di Assange .
“per essere più preciso , con “leak” intendo qualcosa di più vicino a una attività di propagandistica: la divulgazione selettiva di informazioni protette al fine di influenzare l’opinione popolare e incidente sugli esiti del processo decisionale” aggiungendo che “è raro che passi un giorno un solo giorno in cui un funzionario governativo senior “non nominato” o “anonimo” non divulghi dei leak, dando indicazioni o rivelando ai giornalisti notizie su certi oggetti qualificati che promuovo i propri programmi o gli sforzi della agenzia in cui lavora o del partito in cui milita.”
Cosa che ci mostra come la stampa nel corso dei decenni da 4° potere di controllo, sia ormai diventata parte del sistema, facendo da sponda al rimbalzo di notizie immesse quotidianamente da professionisti della sorveglianza nella sfera pubblica per correggere i processi decisionali.
Nel libro racconta come egli stesso abbia contribuito con le sue competenze informatiche a questo processo di sorveglianza di massa e di conservazione permanente dei dati, perfezionando e ideando diversi sistemi di allocazione e conservazione, sincronizzazione e organizzazione dei dati come il sistema Epichshelter da lui progettato. Il lettore tenga presente che internet nel primi anni dieci del 21° secolo era ai propri albori.
E di come infine, snodo cruciale, abbia iniziato a capire che stava succedendo qualcosa di enormemente anomalo, ciò accadde per caso, durante una conferenza fra diversi rami della agenzie in cui gli fu chiesto di sostituirne il relatore che doveva parlare e che aveva come tema come contrastare e usare i tentativi della Cina di usare internet per tracciare e sorvegliare i funzionari dell’intelligence americana, sulla cui materia dovette prepararsi. Cosi egli si mise
“ a fare ricerche sul network della NSA e anche in quello della CIA (a cui Avevo ancora accesso) cercando di leggere tutti i report segreti sulla attività online della Cina, in particolare quelli che trattavano il tema dell’intrusione. Gli analisti dell’IC utilizzavano questi dati relativi alle attività di intrusione per identificare target specifici appartenenti alla cyberintelligence militare cinese o specifici hacker(…) volevo innanzi tutto fornire una sintesi derivante dai report dell’I.C. ( intelligence community nota mia) , sulle capacità di Pechino di tracciare digitalmente i funzionari americani”.. (pag 170) e quando lesse i rapporti sui “i dettagli tecnici relativi al sistema di sorveglianza messo in piedi dalla Cina – i meccanismi e i dispositivi richiesti per raccogliere, archiviare e analizzare costantemente miliardi di telefonate e comunicazioni via internet – restai a bocca aperta(…) alcuni particolari di ciò che stavo leggendo mi turbavano. Ripensai a quella che probabilmente è la regola del progresso tecnologico: se c’è qualcosa che può essere fatto , probabilmente sarà fatto. Era impossibile che gli Stati Uniti sapessero cosi tanto di quello che stava facendo la Cina senza averlo già fatto a propria volta, mentre studiavo quel materiale, mi sembrò di vedere l’America riflessa in uno specchio. Quello che la Cina stava facendo ai suoi cittadini pubblicamente, probabilmente gli Stati Uniti lo stavano facendo in segreto. (…) ma allora cercai di reprimere quella spiacevole sensazione”
Cosa questa che a latere ci spiega meglio il terrore USA dell’impianto delle infrastrutture 5G Huawei in Italia, che ha portato alla decisione USA di scollegare Huwaei dal sistema operativo Android e da Google facendo crollare le vendite dei suoi cellulari e mettendolo per il momento fuori gioco.
Tuttavia per un certo tempo pur di fronte alla agnizione della verità egli aveva continuato a avere fede in un uso legittimo di questo immenso potere “Ritenevo che venissero sorvegliati solo coloro che visitassero siti jiadhisti o piattaforme per malware, e che per questo erano ritenuti sospetti. Vista in questo modo, la sorveglianza attuata dagli stati uniti mi appariva del tutto leggittima. Anzi la sostenevo in quanto agiva da sistema di difesa: un firewall che agiva letteralmente come un muro tagliafuoco, che non lasciava fuori nessuno ma bruciava i colpevoli. Tuttavia, dopo vari giorni e notti in cui non riuscii a dormire, quel sospetto non intendeva abbandonarmi. E, qualche tempo dopo il mio briefing sulla Cina, comincia a indagare”
E cosi da quella fortuita supplenza alla conferenza che mettendo fuori gioco la regola del need to know, che regolava il livello di accesso alle conoscenze dei vari addetti nella agenzia, lo mise a contatto con questa rivelazione della capacità cinesi , con un lungo processo di verifiche personali della propria intuizione, rischiando di essere scoperto, unendo a ciò il ricordo di alcune notizie controverse a cui non aveva dato troppa importanza ma che evidentemente si erano annidate nell’inconscio, che erano emerse in passato grazie ai giornalisti a cui erano state passate da alcuni coraggiosi informatori interni alla NSA riguardo a un certo President’s Surveillance Program, in cui erano emerse nel 2005, -quattro anni prima- notizie di tribunali segreti speciali, e altre anomalie di sistema che racconta nel corso del libro, egli inizia a prendere sempre più consapevolezza di ciò che la NSA stessa faceva sulle basi di queste capacità tecnologiche e competenze, tracciando e spiando a sua volta chiunque in America e nel mondo e che ciò fosse un crimine contro la Costituzione americana e la libertà dei cittadini contro cui ignari si stava rivolgendo la macchina che li avrebbe dovuti proteggere, e proteggendoli garantire loro quella sfera sacra della propria privacy che è il possedersi sovranamente di ognuno, che è il senso dell’esistenza democratica, per quanto male si possa usare questo possesso, che invece violavano penetrandola, a insaputa degli individui, schedando in dossier permanenti persone che non avevano e non avrebbero mai fatto assolutamente nulla contro lo Stato e il proprio paese.
Snowden racconta il processo logico che lo portò a non credere alle conseguenze del rapporto seguito a quella fuga di informazioni anni prima intitolato Unclassied Report on the President’s Surveillance Programm scritta dalle cinque agenzie congiunte più importanti dello stato federale, fra cui il DoD. La CIA, la NSA, la Giustizia e il direttore delle Intelligence nazionale, per cui il programma sarebbe stato infine abolito e dunque a scavare fino a scoprire quelle verità, che poi il mondo ebbe rivelate dalla sua denuncia una prima volta nel 2013 e e di nuovo oggi su un livello politico e filosofico di eccezionale caratura con questa pubblicazione di Errore di Sistema.
Tutto ciò, quando si inerpica nei meandri istituzionali, teatro dell’avvento di questa immensa deriva di potere fra personaggi del calibro del vicepresidente USA Dick Cheney o del procuratore generale Johnn Ashcroft, se non dello stesso Obama o Bush, vi sarà chiarito leggendo con molta attenzione il libro che è avvincente.
Racconta come sia caduto infine in una profonda crisi , in un vero e proprio conflitto di sistema interiore fra la lealtà a una organizzazione che in nome dello Stato stava commettendo crimini contro la libertà e la costituzione , e la propria coscienza democratica e patriottica, la stessa che dopo la tragedia dell’11 settembre lo aveva fatto correre ad arruolarsi nei marines. Conflitto interiore che lo ha portato fino alla malattia e come infine abbia trovato la strada della redenzione ma soprattutto della azione.
Un libro che è una vera e propria bomba istituzionale e geopolitica e che dovrebbe avere enormi conseguenze sul dibattito mondiale , ma anche su quello della politica nazionale di ogni paese democratico. Un libro con cui la comunità mondiale delle classi di governo e gli esponenti della stampa, i giornalisti, chiamati in causa in un capitolo loro dedicato intitolato 4 potere, dovrebbero fare i conti: usiamo il condizionale consapevoli del grave stato di coma del tessuto sociale e di una cultura e di una politica ormai ipostatizzate in stantii rituali, come fossero ormai solo funzioni e istituzioni onorarie, e forse lo sono. Di fatto in cima ai trend dei media di questi giorni c’è la sindrome di Greta Thunberg, ma nessuna traccia di questo libro e questa è una tragica notizia.
Ma soprattutto questo è un libro fornito al citizen, al cittadino come formidabile strumento di condivisione di saperi sullo Stato e il potere nelle nostre democrazie e denuncia di immensi abusi istituzionali che non devono essere solo mera informazione ma riflessione e spiegazione e che il cittadino dovrebbe utilizzare per fare pressione sui propri eletti per riportare sotto controllo questo potere impazzito. Questa sarebbe la missione da portare a termine. Come chiaramente spiega quando scrive che
“i tecnici che tentano di riferire di abusi sistemici della tecnologia devono fare qualcosa di più che semplicemente riferire le loro scoperte al pubblico , se il significato di queste scoperte deve essere compreso, essi hanno il dovere di contestualizzare e spiegare, insomma di demistificare” (p 242)
Libro che a mio avviso riferito ai nuovi scenari materiali della tecnologia che dominerà il futuro, condizionando la sovrastruttura politica, si presenta come un vero e proprio testo di scienza politica sebbene maturata di prima istanza non da studi teorici di livello superiore, che sono evidentemente poi seguiti però, in questi sei anni di esilio, e contribuiscono chiaramente alla scrittura, ma a partire da una esperienza empirica dell’esercizio del potere attraverso i nuovi mezzi di chi lo ha scritto e del conflitto scaturito da questo esercizio con i principi della legge. “inconsapevole di come questa mia intensa attività informatica, a livello così profondo, stesse influenzando le mie convinzioni politiche” (114)
Altra cruciale questione che qualsiasi lettore dovrebbe tenere a mente leggendo questo libro, poiché questa condizione è immanenza del suo stesso materiale letterario, è che la vita di Snowden è una vita appesa a un filo e che sulla sua testa pende il mandato di cattura internazionale del governo degli Stati Uniti d’America.
Questo libro è perciò anche una nuova azione politica di Snowden, e insieme una speranza , vero e proprio atto, mirato a precise conseguenze, illuminare la cittadinanza attivandola a occuparsi della propria libertà politica difendendo innanzi tutto la sovranità e la proprietà sul proprio passato, ovvero difendendo la privacy come uno spazio massimamente politico della democrazia, e a parlare ai poteri legittimi dello stato che egli ha inteso difendere con il suo gesto, in questa partita a scacchi ad altissima tensione che egli sta giocando come campione della democrazia contro potentissimi poteri deviati nello stato e la cui influenza sui poteri legittimi ottenuta “facendo leva sulla minaccia del terrorismo” come recita un passaggio a pagina 87, è immensa. Scrive: “la guerra scatenata dall’11 settembre era una guerra fatta di eccezioni”.
Che egli è oggi quello che fu Daniel Ellsberg negli anni 70, quando Kissinger disse a Nixon che quel figlio di puttana, che aveva dato alla stampa i Pentagons Paper, era diventato l’uomo più pericoloso d’America.
Egli stesso ci chiarirà in questo senso che lo pseudonimo Citizen four –quarto cittadino- scelto per contattare i giornalisti per condurli all’incontro super segreto ad Hong Kong, era stato scelto da egli proprio per mettersi in diretta sequenza dietro alle storiche azioni di disobbedienza civile e denuncia che a suo tempo avevano compiuto altri citizens: l’insider Daniel Ellsberg insieme al suo collega Anthony Russo, entrambi analisti alla Rand e distaccati agli ordini del segretario alla difesa McNamara, in piena guerra fredda e in pieno Vietnam, e anni dopo di Thomas Drake che aveva rivelato alla stampa l’esistenza di TRAILBLAZER.
Allora dopo che innumerevoli senatori del congresso a cui Ellsberg aveva fatto pervenire le 7000 pagine che aveva trafugato al pentagono si erano tirati indietro a una azione politica di inchiesta , era stato il New York Times a lanciare la sfida in difesa della legge pubblicandoli in prima pagina il 13 giugno 1971: immediatamente bloccata la pubblicazione da una ingiunzione della procura generale seguita a enormi pressioni militari, contro cui il NYT si era appellato alla corte costituzionale, aveva continuato la pubblicazione il Post, come recentemente raccontato nell’ ultimo splendido film di Spielberg “The Post“, e a cui si erano uniti infine i maggiori altri giornali americani, sfidando il potere del pentagono e ottenendo una vittoria epica e leggendaria della legge, della democrazia e della libertà a cui era seguita la sentenza finale della corte costituzionale che recitava che nessuno poteva impedire di pubblicare quei documenti perché la Stampa “lavora per i rappresentati e non per i rappresentanti” e infine a cui era seguito l’impeachment dello stesso Nixon per lo scandalo watergates e con esso la non intenzione a procedere della giustizia contro Ellsberg.
Riflettiamo an passant che Nixon subi l’impeachment perché aveva inviato uomini della CIA, i famosi idraulici, commettendo gravissime effrazioni a cercare in vari luoghi fisici informazioni per distruggere la reputazione di Ellsberg, con ciò intendendo dire che al tempo odierno della NSA egli non avrebbe più avuto bisogno di mandare uomini fisici a commettere effrazioni fisiche in violazione della legge che gli sono valse la perdita della presidenza, ciò ci dice immediatamente quanto grave fosse questo tentativo fallito di appropriarsi di contenuti privati della vita di un uomo per utilizzarli al fine di distruggerne la reputazione el’azione politica. Nel 1970 ciò fu sufficiente a far cadere un presidente, oggi è prassi esercitata a livello di massa. Misurate voi di quanto si è ritirata la libertà in questi 40 anni. Il fatto che l’estrema ratio del potere sotto scacco allora fosse stata quella della ricerca di materiali privati in vista della distruzione della reputazione di Ellsberg ci dice quanto la privacy abbia valore politico. Essa nelle mani della manipolazione costituisce il materiale politico per la formazione di un razzismo sociale ad personam e con cui si scollega da ogni legittimità politica e da ogni diritto di cittadinanza l’individuo eventualmente ostile al sistema ed eventualmente lo si rende artificialmente compatibile con il circuito repressivo.
Purtroppo 40 anni dopo il New York Times non assomiglia più a se stesso , come non si assomiglia la stessa società americana,e Snowden racconterà nel suo libro che a farlo desistere dal rivolgersi al New York Times era stato un fatto che a lui non era sfuggito quando al giornale qualche anno prima era arrivato del materiale da altri funzionari in preda a crisi di coscienza sui primi programmi di sorveglianza di massa: i giornalisti Eric Lichblau e James Risen stavano lavorando “sul programma di intercettazioni illecite da parte del Governo.” e “Combinando le informazioni ricevute dai Whisteblower del dipartimento di giustizia con loro report, questi due giornalisti erano riusciti a scoprire un aspetto di STELLARWIND – la ricetta originale dell’iniziativa di sorveglianza della NSA post 11 Settembre – e ne avevano tratto un articolo completo, basato su un accurato controllo dei fatti, pronto ad andare in Stampa per la metà del 2004.” Ma inaspettatamente “Fu a questo punto che il capo redattore del giornale, Bill Keller, aveva passato l’articolo al governo come gesto di cortesia” per farglielo valutare prima della pubblicazione. “L’amministrazione Bush aveva risposto a keller e all’editore del NYT Arthur Sulzberger, che se il NYT avesse pubblicato l’informazione che il governo svolgeva intercettazioni telefoniche di cittadini americani senza garanzie, avrebbe incoraggiato i nemici dell’America e favorito il terrorismo”. Il NYT bloccò l’articolo. Snowden osserva che la sua pubblicazione avrebbe potuto influire sulle elezioni presidenziali.
Snowden ci mette al corrente anche di come la stampa americana non si fosse resa conto di due eventi accaduti nella sfera pubblica eccezionalmente rivelatori sulla questione della sorveglianza di massa, cosa che da agente della NSA lo lasciò “sbalordito”. Nel libro ne troverete la sconvolgente descrizione. Scoprendo come la rivelazione dei segreti per cui Snowden è incriminato è invece una prassi anomica delle stesse agenzie per influenzare o le proprie carriere o momenti del processo decisionale politico. Egli definisce ciò “approccio situazionale al segreto della agenzia” (p 239)
Tutto ciò ci dice come gli Stati Uniti oggi abbiamo quelle che ieri erano state le sue formidabili barriere immunitarie agli attacchi alla propria democrazia, spaventosamente abbassate.
Snowden è oggi per un certo potere deviato nel potere americano, l’uomo più pericoloso d’America, tanto che Oliver Stone, uno dei maggiori registi americani viventi, non ha ricevuto dai produttori americani un solo centesimo per fare il film sulla vita dell’ex analista della NSA, film che gli è stato infine prodotto dagli europei a cui è andato a bussare porta per porta, come ha raccontato egli stesso il 14 ottobre del 2016, portato a Roma dal direttore Antonio Monda in una lunga conferenza alla festa del cinema. Dunque Ostracismo totale. Questo ci da il polso della tensione dell’impero americano rispetto allo scacco subito da Snowden.
A differenza di Assange, il quale compiendo l’errore strategico più grave della sua vita, da cui probabilmente non riuscirà a salvarsi, è finito in trappola chiudendosi romanticamente nella ambasciata di un piccolo paese assolutamente impotente e insignificante economicamente politicamente e militarmente , rispetto al potere del suo vicino di casa americano, che è stato capace, obbligando nella democratica Europa Francia Italia Germania e altri stati a vietare lo spazio aereo a un volo di Stato proveniente da Mosca, e di dirottarlo poi un a Vienna per ispezionarlo semmai vi fosse a bordo Snowden, per dire del suo immenso potere di eccezione anche di fronte agli stati europei, Snowden, che ad Assange deve moltissimo per l’aiuto da questi fornito, è riuscito invece rispetto alla sua situazione di public enemy dei poteri deviati americani , ironia della sorte, proprio grazie agli USA che gli hanno annullato il passaporto mentre era a Mosca in transito verso il Sudamerica, a trovarsi, in definitiva, cosi proprio nel posto per lui più sicuro sotto ogni punto di vista dalle brame americane, ovvero la Russia.
La quale, ultime notizie sono il respingimento di 10 diplomatici russi al summit ONU di questi giorni , dove ha parlato Greta ma non Snowden, è oggetto da anni di ostilità internazionale e di un certo bullismo diplomatico occidentale, specialmente britannico, vestigia di un livore tradizionale fra i due paesi che affonda le radici fin nel XIX secolo, se cosi vogliamo dire, e invece di essere stata accolta dalla comunità occidentale dopo l’autocorrezione che è stata capace di fare abolendo nel 1989 in maniera incruenta il totalitarismo sovietico e restituendo molte nazioni del suo impero a se stesse, per aprirsi a un graduale ma deciso processo verso la democrazia, si è vista isolare nuovamente proprio da chi ci saremmo aspettati avrebbe dovuto raccoglierla la vittoria culturale della democrazia borghese sulla dittatura del proletariato includendo la Russia nella comunità .
Per Snowden tuttavia questo rinnovato gelo ha in qualche modo rappresentato una maggior opportunità di salvezza.
Durante le fasi imperiali della storia, infatti, pochissimi sono i paesi che possono offrire la vita salva ai supplici che fuggono la potenza di un impero, come ha dimostrato lo stesso drammatico epilogo di Assange scacciato da una ambasciata, questa verità ahinoi è tanto antica che ce la ricorda persino Erodoto nel libro primo delle sue storie, nell’episodio del lido Pattia, cui una morte violenta cercavano di infliggergli i persiani ai quali era sfuggito e che, supplice, si era rivolto ai Cumani i quali timorosi della potenza dell’impero, in preda al cruccio se rispettare le sacre leggi di proteggere il supplice affrontando pero probabili ritorsioni o metterlo nelle mani dei persiani macchiandosi di empietà, si erano recati presso un santuario per chiedere all’oracolo consiglio, il quale li prese a male parole solo per aver dubitato quale fosse il bene da farsi.
La storia greca del V-IV-III secolo è attraversata da queste figure di grandi esuli, lo furono Archimede, Pisistrato, Tucidite, Senofonte, Alcibiade, e da noi il grande poeta abruzzese Ovidio, i quali potevano solo sperare nella volontà di questa o quella polis di non consegnarli a chi ne chiedeva la testa o di essere dimenticati dal potere a cui avevano dato fastidio.
la potenza geopolitica della Russia ha per il momento messo al sicuro Snowden da una cattura americana ora del tutto improbabile, ma se avesse raggiunto il giardino di casa degli USA, come essi consideravano negli anni 70 il Sudamerica, oggi sarebbe assai probabilmente o morto o sepolto a Guantanamo, con una bella tuta arancione, e noi lo avremmo già dimenticato.
Considerazioni simili egli nel 2013 le aveva fatte quando aveva dovuto capire in quale luogo della terra recarsi per non incorrere in una serie di problemi per incontrarsi con i giornalisti, tra cui anche quello di non essere accusato di essersi messo al servizio di una potenza straniera. E in una maniera la cui ratio appare oscura a prima vista sarà John Kerry, che negli anni 70 era stato fra i fondatori della associazione di reduci vietnamiti Vietnam Veterans against the War, e poi divenuto segretario di Stato, a regalare Snowden alla Russia bloccandolo per 40 giorni in un limbo kafkiano di apolide nell’aeroporto di Mosca, con l’annullamento del passaporto avvenuto ad arte in quel momento , cosa che a Snowden verrà comunicata da cortesi ufficiali del servizio segreto russo che speravano di arruolarlo, azione americana alquanto strana questa la cui unica ratio forse era proprio quella di farlo apparire come un traditore andato a vendersi ai russi alla pubblica opinione mondiale. E infine divenuta la sua relativa fortuna.
Tuttavia la sua relativa libertà, quanto meno di esprimersi, dipende completamente dalla volontà della Russia di continuare a proteggerlo e di non fargli pagare un prezzo insostenibile per questa protezione..
In qualsiasi momento le condizioni della sua sicurezza possono venire meno. Potrebbero intervenire improvvisi fattori geopolitici conseguenti al precipitare di una qualche crisi internazionale o elementi imprevisti di politica interna russa, come l’avvicendamento di una nuova compagine di potere con una diversa visione la quale, esattamente come accaduto ad Assange in Ecuador, potrebbe decidere di consegnare Snowden agli USA in cambio di qualcosa, come qualche ballon d’essai con ovvi intenti destabilizzatori dello status di rifugiato di Snowden ne ha già fatto girare qualche volta la notizia in rete, attribuendone addirittura l’intenzione allo stesso Putin, che ha ovviamente fatto decisamente smentire,.
In questo senso Snowden è, purtroppo per lui , un assegno in bianco geopolitico pagabile a vista al portatore. La sua testa è sicuramente nei sogni di gloria di molti cacciatori di taglie.
A tutt’oggi fortunatamente nulla vale di più sul piano della rappresentazione internazionale per il prestigio della Russia, sullo sfondo della tensione in cui l’occidente la ha schiacciata affibbiandogli un ruolo fittizio di cattiva del mondo, forse per non smantellare del tutto quella condizione di permanente stato di eccezione che era la guerra fredda, venuto improvvisamente meno, con grande rammarico degli industriali militari che si trovarono di fronte a una crisi di introiti inaspettata nel 1990, con lo smantellamento incruento dell’URSS, grazie a cui l’ambiente militare e l’industria militare negli USA proprio in nome di questo scopo, prima antisovietico ora antirusso, erano diventate quella burocrazia, divorante pubblico denaro in quantità mostruose, che sono oggi , quanto offrire asilo e protezione a una figura come Snowden che insider della più potente della agenzie segrete militari americane, ha denunciato al mondo in essa essere in atto una deriva illegale senza precedenti negli USA, i quali grazie alle sue rivelazioni si sono svegliati un bel giorno da stato della libertà a stato di polizia politica segreta dove qualsiasi cittadino è costantemente sorvegliato a sua insaputa, senza altro motivo che ciò è nelle facoltà del potere di farlo, ora, grazie a Snowden i cittadini erano al corrente delle proceduralità messe in essere da chi aveva e ha quel tipo di potere concreto. E hanno compreso quello che scriverà nel libro che cioè “una cosa che può essere fatta è improbabile che non venga fatta” e che dunque a questi nuovi poteri urgono dei formidabili contrappesi che a tutt’oggi non sono in essere.
Gli illuministi, citati da Snowden proprio per questo , erano perfettamente consapevoli della debolezza umana davanti al possesso di potere, perciò avevano stabilito che i poteri divisi nello stato dovessero controllarsi reciprocamente e ora questi nuovi mezzi stavano pericolosamente destabilizzando e squilibrando l’antico rapporto fra i poteri che era stato pensato e istituito al tempo in cui, scrive Snowden, i computer dell’epoca erano l’abaco.
Il suo è un libro perciò che verte sulla strategica questione per la democrazia della struttura dello Stato alterata dalle tecnologie di sorveglianza le quali, come qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso può comprendere, per la loro natura di onniscienza unilaterale e facoltà di segreta ubiquità entrano pesantemente in gioco nella struttura dello Stato come elemento di grave perturbazione e manipolazione occulta dei processi decisionali.
In uno qualsiasi dei giorni futuri, Dio non voglia, potremmo svegliarci con le immagini su tutti i media di uno Snowden pallido e distrutto, dietro il vetro di un cellulare delle autorità venute a prenderlo a un qualsiasi aeroporto militare americano o alleato dove sarebbe immediatamente fatto sbarcare se la Russia decidesse di consegnarlo per metterlo nelle mani della vendetta dei suoi antichi superiori.
Qualsiasi politico con sogni di gloria in Russia e pronto a tutto per trovare mezzi di successo politico, qualora se ne aprissero gli spazi in quella società, potrebbe promettere più o meno segretamente agli USA questa consegna, ricevendone certamente in cambio un notevole endorsment personale , ad esempio Navalny, se ce lo volessimo immaginare al potere, sono quasi certo che consegnerebbe immediatamente Snowden, dicendosi fiducioso della giustizia e della democrazia americane, ma potrei sbagliarmi.
Tutte queste cose Snowden le sa meglio di chiunque altro e certamente sono nei suoi coraggiosi pensieri quotidianamente.
Snowden è oggi, con quello che ha fatto e con la pubblicazione di questo grande libro, un attore politico di prima grandezza del nostro presente. A mio modo di vedere egli è una delle grandi figure pubbliche del nostro tempo. Auguriamoci e cerchiamo di fare in modo con una qualche forma di pressione sui nostri rappresentanti che possa crescere e invecchiare e sviluppare le sue enormi potenzialità politiche e morali, nonché informatiche che egli ha definitivamente deciso da quale parte fare stare, da quella della democrazia.
Gli USA sia chiaro non lo molleranno mai. Essi non si sentiranno placati finché non lo avranno ridotto in prigionia umiliando quella che nella loro grandezza praticamente olimpica non possono che ritenere atto di tracotanza, di Hybris, da parte di un piccolo uomo a cui avevano offerto, offrendogli non pochi privilegi, di sedere presso gli Dei, e tramite la loro potenza congiunta alle sue capacità tecniche, di spiare, attraverso le cose, le vite di chiunque, ovunque e in qualsiasi momento, e soprattutto di conservare la registrazione permanente, –permanent record– di ogni istante spiato di ognuno, rendendo quel diritto all’oblio che la timida giurisprudenza del XXI° ha introdotto negli ordinamenti europei, solo una buona intenzione che lastrica l’inferno .
“l’NSA riteneva che aveva senso accumulare dati solo se poi si sarebbe riusciti ad archiviarli finchè non sarebbero stati utili, anche se non c’èra modo di prevedere quando lo sarebbero stati. Questa consapevolezza li portò a desiderare un’altra cosa: archiviare tutti i file in modo permanente, creando una memoria perfetta. La memoria permanente.” (169)
La tecnologia posseduta in ambito informatico da queste agenzie permette il pieno controllo in remoto di qualsiasi terminale da essi preso di mira. Materiale pedopornografico, per fare un esempio, in grado se svelato di alzare un devastante scandalo, ma anche materiale di illecito in campo di alta finanza potrebbe essere impiantato nel computer di qualsiasi ignaro rappresentante politico o industriale al quale, se dovesse minacciare interessi giganteschi o non volesse favorirli con decisioni politiche adeguate, si potrebbe ventilare che la sua carriera ed insieme la sua stessa vita sociale potrebbero essere polverizzate nell’arco di pochi giorni. Con un Parlamento dimezzato, come sarà quello italiano a breve, questo lavoro potrà essere ancora più facile, le agenzie avranno più tempo per dedicarsi allo spionaggio sessuale dei cittadini.
Non è forse caduto niente di meno che il ministro della difesa inglese per uno scandalo sessuale? Non è forse stato destituito Il generale Petraeus per lo stesso motivo? proprio lui che aveva sostituto il destituito McCrhystal? Non c’è forse una società sempre più istigata alla caccia alla streghe nel mentre gli viene propinata una enorme offerta di pornografia in rete la quale dilaga in ogni casa, con i circa 100 miliardi di utenze annuali che hanno i siti porno, società a cui basta uno straccio di diffamazione poi per sollevarsi nel polverizzare delle vite pubbliche?
Il paesaggio del record permanente riguarda poco le vite comuni e socialmente insignificanti se non per il fatto che ignare esse siano oggetto di ludibrio e schedatura generica da parte degli agenti addetti alla sorveglianza concreta sui terminali delle loro scene intime di vita e dei loro fatti , come ci racconta Snowden, ma quando si applica a persone che hanno in mano i nostri destini: dirigenti politici ed economici , militari o giudiziari, allora possono fare di quelle persone individui ricattabili e completamente manipolabili. Quelle persone sono le rappresentanti della nostra sovranità la quale di fronte a questo scenario è completamente indifesa. Altro che sovranismi e frontiere. La frontiera siamo diventati noi stessi, una frontiera attraversata a nostra insaputa e a loro piacimento da agenzie segrete.
Tutto ciò mette poi in gravissimo pericolo la formazione di libere opinioni irradiando un terrorizzante conformismo ad avere una vità trasparentemente compatibile alla consapevolezza della sorveglianza : non avere nulla da nascondere potrebbe significare rinuncia al pensiero critico e dissidente.
Snowden ci svela che ogni casa americana, e europea, per il semplice fatto di esistere, è stata un agghiacciante set in cui da anni ormai va in scena quella tragedia totalitaria del potere che spia permanentemente ogni istante delle vite dei cittadini che considera sue cose, squallidi sudditi da umiliare guardandoli nelle loro intimità come animali indifesi, come abbiamo visto fare nel durissimo e tragico film “le vite degli altri” che racconta gli ultimi anni della Germania dell’Est al tempo della Stasi .
Verrà il giorno in cui Snowden tornerà in un qualche modo in America, è inevitabile.
Inoltre Putin non è più il giovane uomo ricco di futuro che è stato quando ha preso 20 anni fa in mano una Russia sulla cui spartizione, sul finire del secolo scorso, già si facevano in occidente i conti e le, come ci suggerisce un titolo di una edizione di Limes del 1999 “LA Russia a pezzi”.
La Russia, paese gigante e superpotenza nucleare, prima o poi arriverà alla fine della “pax putiniana” e quando ciò accadrà, si accenderanno delle lotte di potere al suo interno, in cui si vorranno inserire ingerenze esterne, non indifferenti con possibili recrudescenze di antica memoria che la giovane democrazia russa dovrà saper affrontare e superare e certamente lo farà.
Snowden per quanto tardi ciò possa accadere , grazie alla sua attuale giovinezza avrà ancora sufficiente promessa di futuro con cui cimentarsi e in uno scenario simile la sua vita sarebbe quanto mai in balia degli eventi.
Alla prima occasione utile gli americani cercheranno di ghermire o “comprare” Snowden cercando di riportarlo come un trofeo di guerra in patria, il potere smascherato da Snowden cercherà, se arriverà questo momento in cui si aprisse una finestra operativa , di fargli pagare il prezzo più alto, il prezzo più alto di sempre verso un whistleblower, ovvero verso qualcuno che ha denunciato un crimine avvenuto attraverso il mezzo del potere abusato all’interno di potenti istituzioni come le burocrazie militari o poliziesche o bancarie.
Nella peggiore delle ipotesi poi qualcuno potrebbe pensare, in un smile frangente di una parentesi di torbidi, che egli rappresenti quella figura iscritta nell’arcaico diritto romano, l’homo sacer, che non era sacrificabile dallo stato ma era uccidibile da chiunque , come ci ha ricordato anni fa un importante libro di Agamben dall’omonimo titolo.
Il potere vorrà punirlo per dare un esempio terrificante agli uomini su cui deve contare. Quelli che agendo custodiscono i segreti indicibili degli abusi degli arcana imperii di un potere che negli USA si sta spaventosamente sempre di più allontanando alla deriva dalla sua stessa democrazia, ovvero il resto delle migliaia di agenti che ancora lavorano nella NSA e nelle altre agenzie , suoi ex colleghi, di cui moltissimi. come egli, arruolati giovanissimi proprio per le loro qualità di nativi digitali, come racconta, quando le agenzie americane di spionaggio si risolsero ad upgradare i loro sistemi operativi e i loro mezzi alla nuova tecnologia ed era digitale disponibili, ma essi, proprio per loro estrema giovinezza, sono anche in piena liquidità morale, acerbi, la quale in via di solidificazione potrebbe portare ad altre palingenetiche prese di coscienza di stare facendo il male in nome del bene e i quali ora hanno avuta rivelata nell’esempio della vicenda del loro ex collega Snowden , assurto a modello, divenuto celebre nel mondo, e indicato da chi ama la democrazia e la legge come eroe e patriota, una via di fuga immaginabile da quella che per molti potrebbe rivelarsi una trappola esistenziale senza uscita in un incubo che iniziato come sogno di servire il paese si rivelasse invece attentato mortale alla sua libertà che si intendeva difendere, e tradimento della sua legge che si era giurato di servire, proprio come fa ormai da anni la N.S.A. andata a parare nella deriva di una psicotica sorveglianza di massa dei propri cittadini.
L’esempio di Snowden rappresenta un vulnus insopportabile per il potere, vulnus che potrà essere corretto solo sul piano della dimensione simbolica e spettacolare della rappresentazione, dove il potere mette in scena la propria forza legittimante davanti alla collettività che quel potere glielo deve delegare, con l’infliggere una umiliante e atroce punizione a chi ha osato utilizzando la propria facoltà di giudizio e di libero arbitrio e mettendo la legge davanti alla fedeltà alla comunità dell’intelligence, che si percepisce come una aristocrazia al di sopra della legge, ha obbedito alla costituzione disobbedendo alla omertà del corpo.
Lo abbiamo visto questo trionfo vendicatore del potere messo in scena nelle immagini di Assange prelevato dalla ambasciata a braccia da decine di uomini come un animale legato da portare al mattatoio e infilato orizzontalmente davanti alle telecamere di tutto il mondo nel cellulare come fosse il lettino di un patibolo da decapitazione o un forno crematorio o un loculo o tutte queste cose insieme. Ma le anime suscettibili incendiate dalla pasionaria Greta che ha attraversato gli oceani sullo Yacht di un membro della famiglia regnante di banchieri monegaschi dediti al segreto bancario , non hanno battuto ciglio davanti questa rappresentazione mondiale della esecuzione simbolica di Assange, e gli adolescenti che vogliono salvare il mondo fra un video e l’altro postato su tik tok non sanno nemmeno chi siano Assange o Snowden.
Manning, il giovane e minuto soldato che aveva passato innumerevoli documenti che provavano crimini di guerra militari americani a Assange, ha finito per mutare pelle trasmigrando attraverso la vecchia a una nuova identità di genere, è una metafora, quasi come per divincolarsi fra quelle dita d’acciaio del sistema dove stava finendo stritolata.
Alto è il passaggio nel cuore del libro, fra pagina 240 e 241, quando Snowden riflette proprio sulla origine marinara del vocabolo inglese whisteblower, di colui che denuncia un abuso, del resto lo stesso vocabolo deriva (del potere) viene proprio dalla navigazione, perché come aveva spiegato il poeta Auden in un celebre saggio dal titolo gli irati flutti, nulla come la nave simbolizza la società e il suo destino e in essa il destino comune dell’umanità – equipaggio, riflettendo Snowden che in ogni lingua la parola che indica colui che denuncia l’abuso del potere, racconta il rapporto che quella lingua ha con il potere, e ci descrive cosi cosa significhi per lui e come la sua origine di termine marinaro di whistleblowing, praticamente di fischiare nel fischietto, spieghi esattamente il senso che egli ha dato al suo gesto di rivelare al mondo l’esistenza di una procedura di sorveglianza di massa, il passaggio è di un nitore esemplare:
“secondo la mia definizione, un whistleblower è una persona che grazie a una dura esperienza ha concluso che la sua vita all’interno dell’istituzione è divenuta incompatibile con i principi sviluppati nella più vasta società all’esterno di essa, alla quale l’istituzione dovrebbere rendere conto e mostrare lealtà. Questa persona sa di nonpoter rimanere dentro l’istituzione e sa che nessuno potrà o vorrà smantellarla: ciònondimeno essa potrebbe ssere riformata, a tale scopo il whistleblower rivela le informazioni di cui è in possesso per esercitare una pressione sull’opinione pubblica.
Questa è una descrizione adeguata alla mia situazione personale, con una aggiunta decisiva: tutte le informazioni che intendevo rivelare erano qualificate come top secret. Per rivelare programmi segreti, avrei dovuto anche rivelare il sistema più ampio di secretazione, esporlo non come la prerogativa assoluta di Stato che l’Intelligence Community pretendeva fosse, ma piuttosto come un privilegio occasionale di cui l’Intelligence Community abusava per sovvertire una distrazione della democrazia. Senza far luce su tutta l’ampiezza di questa secretazione sistemica non ci sarebbe stata speranza di ripristinare un equilibrio di poteri fra i cittadini e i loro governo.
E fu questo motivo di ripristino che io considerai un elemento essenziale della fuga di notizie, ovvero del whistleblowing considerato nella sua accezione nautica: ciò rendeva la rivelazione non un atto radicale di dissenso o resistenza, ma un segno convenzionale di rientro, era il segnale della nave che ritornava al porto dove sarebbe stata smontata, raddobbata, e le sue falle sarebbero state riparate prima di darle al possibilità di tornare a navigare”
Dunque questo libro di Snowden, a mio modo di vedere, è principalmente un dialogo con il sovrano americano, con il popolo e la costituzione americana che ne conserva e ne tramanda i principi, davanti al quale potrebbe essere tradotto in catene in qualsiasi momento dalla forza militare e dal fato avverso, per spiegargli, ora che ne ha tempo e possibilità, nella scrittura, che ciò per cui egli si è lanciato nel vuoto di questa sfida alla potente agenzia segreta militare in cui lavorava, però per servire il paese e non l’agenzia, come rivendica nella pagine del libro, senza nessuna rete che non fosse altro che l’arte strategica del proprio intelletto e il rigore morale verso quel sovrano che è stato accusato invece di aver tradito, era stato proprio un gesto di estrema disperata fedeltà e amore alla sovranità del popolo americano e ai principi democratici della sua carta costituzionale, frapponendosi, come avrebbe fatto con il mettere in gioco la vita una guardia del corpo dello stesso presidente, per difendere chi rappresentava quella sovranità, in questo caso, nel suo, per difendere le istituzioni stesse in cui le volontà degli uomini che la dirigevano si erano inebriate di quel tossico orgoglio del potere che faceva inorridire Montesquie, il quale nel suo “Lo spirito delle leggi” scrisse che esso va sempre umiliato, abbandonandosi quelli alla deriva orribile della messa in essere di uno stato di sorveglianza di massa proprio contro coloro da cui erano pagati, e contro la loro intimità politica e libertà nell’avere diritto alla propria privacy, ovvero il diritto a possedere se stessi, che invece avrebbero dovuto difendere.
Il carattere solenne di questo agire politico la cui fibra è intrecciata alla materia anche leggera a volte della autobiografia più normale, insieme pero a questa denuncia tecnica del sistema della sorveglianza di massa che via via si fa sempre più una incalzante riflessione di alto profilo sulla natura e sul ruolo delle istituzioni e del potere in rapporto alle procedure devianti delle agenzie segrete , e che fa si che in questo libro si intreccino esatti e diversi piani narrativi e politico filosofici, è espresso anche sul piano simbolico nelle prime pagine dove con un certo stupore ci troviamo a leggere che Snowden Edward non è precisamente l’uomo qualsiasi americano, magari di seconda generazione o addirittura appena immigrato, ma è niente di meno che un diretto discendente dei pellegrini di una mitica nave dell’epos americano, il Mayflawer,su cui i pellegrini quaccheri fuggendo le persecuzioni religiose che andranno a parare nella guerra dei 30 anni e nella guerra degli 80 in Europa, giunsero nel XVII secolo fra i primi fondatori degli USA, la roccia di Plymouth su cui essi avrebbero messo piede è venerata a tutt’oggi come una reliquia ed è citata per questo da Toqueville che aveva scritto
«Questa roccia è diventata oggetto di venerazione negli Stati Uniti. Ne ho visti frammenti venire conservati con cura in diverse città dell’Unione. Questo fatto non dimostra forse come tutto il potere e la grandezza dell’uomo risieda nella sua anima? Qui c’è una pietra che i piedi di pochi esiliati hanno calpestato per un attimo; e la pietra diventa famosa; viene trattata come un tesoro da una grande nazione; anche la sua polvere viene considerata una reliquia.»
Sua madre discende direttamente da un uomo e una donna scesi entrambi da quella nave. Suo prozio John Snowden, invece, da parte paterna, sarà uno dei pochi europei ad accogliere l’approdo della nave Welcome su cui arriva in America il filosofo inglese William Penn, anche egli convertitosi alla religione pacifista dei quaccheri e che fonderà lo stato della Pennsylvania, come ci racconta Snowden, facendoci partecipi di queste straordinarie memorie della sua famiglia che rendono più plausibile comprendere ciò di cui è stato capace questo ragazzo ad appena 29 anni, l’ampiezza storica e epica della sua azione di parresiasta contro un potere che si desidera smisurato, senza misura.
Questo capitolo genealogico, di cui Snowden non ha mai parlato prima, tanto che non ne trovate notizia su wikipedia se andate a cercare, che apre il libro non è affatto casuale, a mio avviso è altamente politico, esso insieme a una rivendicazione di orgoglio americano, e l’appello profondo che Snowden fa a quei valori per cui ha lanciato la sua sfida a un potere nello Stato, rivelandoci questi stessi valori che sono iscritti e intrecciati alla fibra più intima della sua discendenza e che ne fanno oggettivamente un membro di quella che il sociologo C.R. Mills chiamava l’aristocrazia americana dei 400 metropolitani, ovvero di quel nucleo di antichissime famiglie presenti dal principio della colonizzazione degli Stati Uniti.
Il richiamo a questa ascendenza genealogica non è dunque folklore in questo libro scritto per le ragioni politiche che gli sono intrinseche, e ricorda quell’ evocare la propria discendenza come esposizione di sorgente di autorità dei propri atti che accompagnava sempre agli albori del mito storico uno scontro politico fra autorità in conflitto, anche se rappresentate da un solo uomo contro la polis talvolta, e in cui la discendenza talvolta viene fatta risalire fino agli dei come ad esempio è negli eraclidi, dando la misura della legittimità politica del logos di chi parla, del resto le monarchie assolute che ponevano la loro legittimità direttamente nel volere divino mostrano come questo meccanismo della legittimità che affonda nel sostrato mitico simbolico abbia camminato sempre affianco all’incedere del potere.
Questo richiamo è dunque un elemento politico della tradizione di immensa portata, rivendicazione senza dubbi di autorità politica e radice morale e storica, che è elemento che si accorpa fulmineamente come immanenza ai gesti politici che ha compiuto Snowedn proprio nel campo fondamentale della rappresentazione simbolica della sorgente dell’autorità che deve avere, o che è meglio che abbia, il potere o qualsiasi atto anche di eccezione o di parresia contro l’arroganza del potere stesso.
Di fronte alla grandezza dell’evento di portata mondiale compiuto da Snowden nel 2013 quando rivelò ormai tutti indistintamente essere sorvegliati in America e nel mondo , con una spettacolare sottrazione alla agenzia NSA di milioni di documenti che provavano la violazione pervicace della costituzione nelle pratiche della Agenzia NSA, gli antenati di Snowden , che sono fra i più antichi fondatori degli USA vengono ora chiaramente evocati e resi pubblici per connettere il gesto da lui compiuto di denunciare la deriva del controllo di massa a una tradizione storica di primissimo ordine che coincide col il processo fondativo degli USA stesso a questi suoi antenati che fuggivano le persecuzioni religiose europee sul Mayflower e di cui egli è discendente diretto.
A ciò si aggiunga che è nipote di un contro ammiraglio, figlio di sottoufficiale di marina, che un suo prozio capitano di veliero a dieci cannoni cadde in mano inglese e perì nella guerra di indipendenza nella battaglia di Fort Washington , che la moglie di questo capitano, Elizabeth Moor, era consigliera del generale Washington: sangue della sua famiglia per la libertà delle colonie. Una tale discendenza gridava giustizia e una azione che non poteva che essere infine quella che è stata. A fronte di questo suo lignaggio la potenza politica di queste parole scritte nel libro è centuplicata
“gli Stati Uniti sono nati da un atti di tradimento. La dichiarazione di indipendenza è stata una violazione oltraggiosa delle leggi dell’Inghilterra, e ciò nonostante, la piena espressione di ciò che i padri fondatori chiamavano “leggi di natura” fra le quali vi era il diritto a sfidare i poteri dell’epoca e ribellarsi per questioni di principio secondo il dettato della coscienza . i primi americani a esercitare questo diritto, i primi “delatori” contro l’omertà nella storia americana apparvero un anno dopo nel 1777, questi uomini, come tanti uomini nella mia famiglia, erano marinai, ufficiali dell amarina continentale , che in difesa della loro nuova terra, avevano preso il mare” (234)
A cui fa seguire il testo di una petizione al congresso con cui gli ufficiali della nave Warren avevano denunciato per abuso di potere e inadempienza il commodoro Hopkins, il quale dopo un duro processo contro i suoi ufficiali il 30 luglio 1778 fu finalmente destituito.
Questo suo lignaggio che affonda direttamente nelle origini della fondazione degli USA insieme a gli incarichi da egli ricoperti nello Stato come agente segreto amministratore e progettista di sistemi informatici per la NSA e a ciò che ha saputo fare rinunciando a poteri e privilegi enormi per la libertà innanzi tutto dei propri concittadini, in piena adesione al dettato costituzionale, potrebbe aprirgli, in prospettiva, non necessariamente la sola possibilità delle celate di un carcere militare dove marcire per tutta la vita, cosa a cui, per un fato benevolo che fece perdere la testa a Nixon, scampò lo stesso Ellsberg, ma egualmente aprire al suo destino anche la possibilità nel lontano futuro, di sedere alla Casa Bianca, che avrebbe in questo uomo un presidente scolpito in quella originaria nobile materia dei presidenti che affrontarono e portarono a compimento la rivoluzione americana, ovvero discendete diretto di rivoluzionari americani che fecero libera l’America.
Questo libro che potrebbe addirittura essere il principio intrinseco del movimento verso una clamorosa scelta di tornare volontariamente in America, ora che è svelato questo enorme lignaggio storico che fa da sostrato a quello che egli è stato capace di fare e in cui la libertà americana ora può identificarsi anche come continuum storico , costituisce la formidabile materia di una difesa che diventa un vero e proprio Je accuse contro la deriva di alcuni poteri nello Stato, je accuse difesa che altrimenti gli sarebbe certamente negata manu militare , ovvero la dimostrazione nella sua azione di una causa suprema che è quella inconfutabile del pubblico interesse.
Ora i suoi nemici, che sono coloro che hanno attentato cosi gravemente alle fondamentali libertà costituzionali dell’individuo come particella elementare della sovranità nello Stato e che lo vorrebbero processare con l’espionage act del 1917 che contempla persino al condanna a morte, non possono più sperare di secretarne la alta sostanza morale, politico giuridica e storico filosofica in cui è nitidamente visibile l’impronta del grande patriota americano che è il signor Edward Snowden e che è ormai con questo libro diventata patrimonio universale.
Se Snowden venisse ucciso o sepolto vivo la materia di questo libro lieviterebbe a dismisura e ne farebbe una leggenda imperitura. Questo libro mette in chiaro in maniera definitiva e irreversibile che Snowden è un patriota e un americano di immensa statura e che non ci sono stati nella sua azione fini all’infuori del bene pubblico cosi come è sancito dalla Costituzione americana che vieta categoricamente quello che le agenzie come la NSA hanno contro la legge preso a fare.
Questo libro, -fatto di una lingua performativa per la natura del suo scrivente che è stato uno di quelli che descrive e che ha fatto tutto ciò di cui parla , azioni contro la libertà dei propri ignari cittadini e contro la costituzione americana, fondate sul potere pervasivo e diabolico di una tecnologia di controllo totale della esistenza digitale avanzatissima e perpetrate da uno dei potere dello Stato uscito fuori da i binari della democrazia e della legittimità costituzionale, davanti ad altri più antichi poteri dello Stato erosi da questa stessa deriva- è uno dei libri da cui la scienza politica contemporanea e l’ingegneria dello stato devono urgentemente ripartire per cogliere l’ultima stringa disponibile di operatività ancora aperta per mettere mano allo script dello Stato che si sta chiudendo virando per sempre in Stato di sorveglianza assoluta, il security State, dove la politica non potrà che avere ruolo onorario, essendo anche i politici, in questo scenario, materia per qualsiasi ricatto nelle mani di chi fisicamente possiede ogni loro intimo momento con cui rovinare in un batter di ciglia la loro carriera o dirigerla millimetricamente verso i propri scopi, fatto fermo che Gesù stesso già 2000 anni fa aveva potuto contare sulla certezza assoluta che nessuno era senza peccato per fermare la lapidazione di una meretrice, e nel cogliere l’occasione di questo disvelamento riportare immediatamente equilibrio e soprattutto reciproco controllo fra i poteri dello Stato prima che si chiuda per sempre la finestra di questa opzione.
La questione sollevata da Snowden riporta al cuore delle tematiche cruciali della biopolitica e della sorveglianza su cui ha lavorato Foucault, le quali si erano inabissate carsicamente sotto il manto della società spettacolare Debordiana, quasi facendoci credere che si fossero dissolte in una qualche pacificazione.
Recensire questo libro è difficilissimo perché esso è in realtà una lunga equazione dei più contemporanei problemi dello stato democratico,e i suoi snodi e fulcri di importanza assoluta sono sparsi dalla prima all’ultima pagina e ognuno di essi meriterebbe di essere meditato in qualsiasi recensione o saggio, e moltissimo nel mio testo è stato dovuto lasciare fuori purtroppo: perciò non c’è che da comprarlo immediatamente e mettersi alla sua lettura, che una volta iniziata scoprirete difficile da interrompere.
La generazione di Snowden, che oggi ha 36 anni, come sta facendo quella di Greta con Greta, dovrebbe fieramente raccogliere la sfida di questa lotta per la democrazia lanciata del suo coetaneo e sollevarsi attivamente in difesa dei diritti democratici violati come descritto in Errore di Sistema, con l’occuparsi dei problemi dello Stato.
Di questa salvezza siamo tutti massimamente responsabili nel non lasciare la questione a se stessa perdersi nel rumore di fondo della cronaca assordante e del crepitante spettacolo, dove vero e falso, ci dice Snowden, sono sapientemente fusi in una amalgama estraniante, e nell’incalzare con veemenza i nostri eletti ad affrontare urgentemente e gravemente la questione per riportare sotto controllo democratico gli eversori e il tipo di eversione denunciati da Snowden che nello Stato più potente del mondo, contro la loro stessa costituzione e attentando innanzi tutto alla libertà dei propri cittadini contribuenti ed elettori, sono tuttora operativi, letali e impuniti.
Comprare, leggere, comprendere, diffondere, discutere fisicamente con altri cittadini questo libro capitale, la cui lettura dovrebbe essere fatta dall’intero parlamento e dal senato, come atto di governo, è azione politica in questo senso di primaria importanza la cui posta in gioco è impedire la chiusura permanente del nostro spazio di libertà vitale, democratica e costituzionale sotto gravissimo attacco.
dello stesso autoreD
Permanent Record di Edward Snowden: la malattia autoimmune della democrazia