Garage Olimpo? Campo di concentramento? Cantina Cilena ? No, Rai 1. Portarla di là per colpirla al basso ventre e riportarla di quà rieducata dalla violenza e pronta a fare quello che le si chiede di fare: unterfrau, sottodonna o sub-donna, donna merce per il totalitarismo spettacolare. Teatro di Parola della tortura. Ecco la materia di cui sono fatte le parole declamate sul luogo di lavoro da Flavio Insinna. Uno dei tanti agenti dello spettacolo per pagare i quali ci sottraggono denaro d’ufficio dalla bolletta della luce.
C’è poco da minimizzare. Di fronte a una immagine del genere scaturita direttamente dall’immaginazione di una personaggio pubblico non ci sono margini di tolleranza. Specie nell’incessante conta dei femminicidi in Italia, ultima vittima ieri, problema verso cui ci sarebbe grande sensibilità della stampa e delle istituzioni.
Non mi interessa null’altro di questa vicenda Flavio Insinna, uomo Rai da 1.400.000 euro annui di stipendio, che questo disvelamento di una immagine pensata dalla mente di una persona, personaggio pubblico in contatto con milioni di persone, che mi costringe a vedere l’immagine di una donna portata in una altra stanza e colpita con calci o pugni sul ventre, sul basso ventre sugli organi genitali, sull’utero, per condizionarne il comportamento. Si chiama Tortura. E l’immagine oscena di una tortura sul corpo di una donna.
Chi ci ha fatto conoscere questa cosa, ha fatto bene, non mi interessano i motivi interiori per cui lo ha fatto, concretamente ha agito una denuncia sociale, un piccolo Snowden o Assange in sedicesimo, un whistleblower.
Nana, donna, nana di merda, “la si porta di la la si colpisce al basso ventre e la si riporta quà”. Frasi immaginabili solo in bocca a una psiche di quelle psichi che hanno comandato i campi di concentramento o i garage e gli scantinati delle torture dei regimi militari. Personalità aberranti quelle che avevano vissuto in mezzo agli altri come gli altri , bravi padri di famiglia come il dottor Eichmann, ma che al momento della prova suprema, il Basanos, la prova del fuoco, quando si vede chi uno realmente è, sono scivolati tutte intere nelle divise degli aguzzini al servizio del male.
Immaginare una scena del genere, solo immaginare una scena in cui si manda una donna nella stanza della violenza per farla colpire sugli organi genitali per condizionarne un comportamento , per colpirla sul ventre, origine della vita umana, è già il male. Non si può concedere nessuno spazio a una immaginazione del genere, la dove essa appare appare nella persona del MALE. Il male Arendtiano.
Hannah Arendt è Lapidaria sulla questione ” in politica apparire ed essere sono la stessa cosa”. Intendendo per politica l’Inter Hominem Hesse, l’essere tra gli altri. la parola azione nella sfera pubblica. Parlare nella sfera pubblica è agire.
La profondissima, abissale, ignoranza politica e culturale in cui ormai sono sprofondati la maggior parte degli individui che compongono quelle che dovrebbero essere le elites culturali della nostra società, sta portando molte persone, per me anche insospettabili , investite di una pubblica posizione a minimizzare, se non addirittura ad esprimere “solidarietà totale a Insinna”, come ha immediatamente fatto il giovane manager e direttore di rete del primo canale, a 300.000 euro annue di base di stipendio, Andrea Fabiano su Twitter. Il quale va immediatamente colpito da provvedimento disciplinare e va mandato fuori da quella televisione di Stato per cui ai cittadini viene prelevato il canone direttamente sulla bolletta della energia elettrica.
“La si porta di la la si colpisce al basso ventre e la si riporta quà” non è uno sfogo, è un reato, un reato orribile. A calci nel basso ventre le donne le prendono i criminali di boko haram, e ricordando anche che ogni giorno emerge una emergenza femminicidio , o mi sbaglio?
Chiunque dicesse una frase del genere, chiunque la facesse emergere dall’oscurità insondabile delle proprie idee o convinzioni commetterebbe un delitto. Questo delitto Insinna lo ha commesso in un luogo di lavoro, la Televisione di Stato, davanti ad altri lavoratori pagati con denaro pubblico. Tutte le riflessioni attenuanti non mi interessano.
Lo comprendiamo bene nella fattispecie del reato di apologia del crimine. Pagarono questo i famosi cattivi maestri come Renato Curcio o Toni Negri, il fatto che nella sfera pubblica dire la tal persona va uccisa è già l’azione dell’omicidio, per questo l’articolo 414 del Codice Penale recita “Chiunque pubblicamente [266 4] (1) istiga a commettere uno o più reati (2) è punito, per il solo fatto dell’istigazione [115 4, 302, 303, 322, 415, 580]:
1) con la reclusione da uno a cinque anni, se trattasi di istigazione a commettere delitti;“
Insinna come una cloaca che si rompe, sotto una pressione eccessiva , ha rovesciato in pubblico, in una sede istituzionale, la Rai, –una specie di -in vino veritas- dunque davanti a persone che lavoravano con lui, magari anche in posizione di inferiorità gerarchica, il suo immaginario: immaginario che non è affatto l’immaginario di tutti, per quanto mi concerne, ma è un immaginario agghiacciante, pieno di violenza e disprezzo, che appartiene per quanto mi riguarda a delle personalità aberranti. Una immaginazione evocante tortura contro la fragilità della donna e disprezzo degli altri immaginati come merce da lavorazione , il che porta in maniera molto diretta alle categorie che hanno insanguinato il 900. Insinna non può più lavorare nel Pubblico e attingere al denaro della Repubblica. Va cacciato immediatamente fuori per una questione ideologica: lo Stato non può dare lavoro a un individuo che ha evocato immagini di tortura sugli organi sessuali di una donna per educarla a rendere sul posto di lavoro.
Nessuna clemenza. Ci aspettiamo il massimo rigore istituzionale, Presidente Laura Boldrini, e possibilmente una denuncia d’ufficio per il reato 414 del codice penale.
Aggiungo solo che pensando con un certo stupore a tutti coloro che non sono stati sconvolti dall’ascoltare questa immaginazione di violenza feroce sul corpo della donna, partorita dalla psiche di questo individuo, giudicandola al di sopra di tutto, come priorità di importanza nel giudicare tutto ciò, che anzi sono scandalizzati dalla violazione della privacy di Insinna invece, e nemmeno registrano l’evento di questa violenza criminale nelle sue parole, non possiamo non ricordare quella frase di Hannah Arendt , che ancora, senza requie , dice “Il male è inscindibile dall’incapacità di pensare e giudicare“. E poiché alcune di queste persone sono incredibilmente delle donne, come, solo ad esempio, Selvaggia Lucarelli o la giornalista de Linkiesta Grazia Sambruna nel suo articolo “Viva Flavio Insinna che s’incazza, abbasso i moralisti che lo criticano“, anche quella che recita che ” Il dominio si riproduce attraverso i dominati“.
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Qui il video di striscia la notizia con i fuori onda di Flavio Insinna
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LETTERA A COMMISSIONE DI VIGILANZA PARLAMENTARE SULLA QUESTIONE
Questione Rai Insinna: in attesa di provvedimenti della commissione di vigilanza parlamentare