Zygmunt Bauman, dopo una lunga e ricca vita, piena e importante, pace all’anima sua, è morto. Ormai lo sapete tutti. Su Facebook, dove giorni fa ho appreso la notizia prima ancora che sui media, è un fiorire di pensieri, dediche, riflessioni e quant’altro. I maggiori quotidiani gli hanno dedicato ampi editoriali. Su Rai tre hanno mandato trasmissioni di repertorio. Una delle ultime importanti presenze pubbliche di Bauman è stata alla conferenza di pace di Assisi del 2016, intitolata “Sete di pace” di cui ho già trattato in questo intervento.
Ne forte simus strepentes vocibus, et muti moribus…Vox eius in factis sit. (Sant’Agostino)
APPUNTI APOCRIFI
Bauman, decano della sociologia mondiale (che Arendt definì una volta scienza dissacrante), come amano titolare talvolta i nostri più importanti organi di stampa, vi era stato invitato a parlare assieme a un nutrito gruppo delle più disparate personalità della nostra società, e tra di essi una figura che della pace dovrebbe essere considerata mortale nemica, ovvero l’amministratore delegato dell’industria bellica Leonardo-Finmeccanica, una delle maggiori industrie esportatrici di armi da guerra del mondo, Mauro Moretti, attualmente in attesa di sentenza di primo grado, per la strage di Viareggio , avvenuta quando egli era ancora A.D. delle Ferrovie dello Stato, sentenza che arriverà entro fine gennaio, e per cui sono stati chiesti dal Pm 16 anni di galera .
Approfittando della opportunità voglio anche riflettere velocemente en passant su questo fatto: che un amministratore delegato di una gigantesca industria di armi che si occupa semplicemente di costruire e vendere armi resta moralmente molto più accettabile della figura di un amministratore delegato di una industria di armi che non si limita a seminare di guerre il pianeta con la sua attività ma che poi trova anche il tempo e una qualche ragione per andare a parlare alle conferenze di pace.
Il tavolo ( definito Panel) in cui parlava Bauman era dedicato a “migranti e integrazione”, quello in cui parlava Mauro Moretti alla “terra come casa comune , terra anche martoriata dalle armi prodotte e vendute dalla Leonardo Finmeccanica si sarebbe potuto dire ma ovviamente, non fu fatto .
A Bauman sono stati concessi dieci minuti di tempo sebbene egli, grazie al suo carisma, pur rimproverato per questo da qualcuno come un ragazzino davanti a tutti, sia riuscito a parlare fino a 19 minuti , lamentandosi ciononostante di non essere riuscito a dire un granché.
Il testo che qui riporto, il discorso, a dire il vero, un po’ confuso, tenuto a quella conferenza da Bauman, è, in italiano, il testo dei traduttori simultanei della conferenza e di questo ovviamente soffre non poco, talvolta fino all’essere insensato. Prendendomi la briga di sbobinarlo direttamente dal video, poiché non ne esiste versione cartacea, non l’ho corretto volutamente , l’ho trascritto come gli interpreti lo hanno esposto alla platea della conferenza internazionale della Pace di Assisi. Si tratta in definitiva di uno dei suoi ultimi interventi pubblici , dunque ha un suo qualche valore, come public action, anche testamentario. Ecco qui sotto il video e dopo segue il testo integrale , ascoltiamo o, come preferite, leggiamolo insieme.
TESTO INTERVENTO DI ZYGMUNT BAUMAN:
“è estremamente difficile inserire la tragedia delle centinaia, delle migliaia, di vite alla indifferenza di centinaia di migliaia di osservatori che semplicemente hanno assistito inermi a queste tragedie e poi centinaia di migliaia di persone che hanno nelle mani questo capitale commerciale e politico di questa tragedia.
Quindi io mi scuso in anticipo perché ascolterete da me questa analisi profonda in particolare della tragedia che abbiamo osservato.
Persone che non possono più camminare che semplicemente sono vittime di questa tragedia, quindi inizierò con una cosa molto banale che voglio osservare, parlando di tutti gli aspetti della storia umana, tutto è collegato al problema della continuità e della discontinuità, e poi abbiamo un altro aspetto della nostra epoca , alcuni aspetti non sono cambiati ma chiaramente ogni epoca porta con se delle novità perché le condizioni che sono associate agli eventi di un periodo particolare di tempo sono differenti: Umberto Eco, il grande filosofo italiano, il semiologo italiano , lo scienziato politico, soprattutto un acuto osservatore dell’epoca in cui viviamo, ha sottolineato che il movimento delle persone, lo spostamento di persone, cioè la migrazione, che si muovono quindi individualmente o magari cambiano indirizzo o cambiano paese o cambiano la loro residenza, il loro insediamento o isolatamente oppure con le loro famiglie, quindi magari cambiano quartiere o cambiano chiesa e poi invece parliamo di gruppi più grandi, a volte parliamo della dimensione di una intera tribù, quindi comunità più grandi, e Umberto Eco ha sottolineato che ci sono vari tipi migrazioni che avvengono però in parallelo, una e la migrazione vera e propria e l’altra invece è l’immigrazione.
L’immigrazione è una idea occidentale, Umberto Eco ha sottolineato parlando della immigrazione nella sua analisi molto attenta, questo chiaramente ha chiarito moltissimo la condizione attuale, la migrazione è un fenomeno assolutamente naturale, accade da solo, è imprevedibile e non può essere controllata, semplicemente accadde, come gli tsunami, come le catastrofi naturali, la migrazione questo grande passaggio di persone che si spostano nelle aeree del mondo e sono spesso soggette alle atrocità della guerra, la loro qualità della vita è diventata cosi terribile che diventa ragionevole che queste persone siano spinte dalla guerra, le loro condizioni tragiche di vita quindi a spostarsi… Nel XIX secolo nel XX secolo parliamo di nostri antenati, di italiani , parliamo quindi dei nostri antenati che sono emigrati dall’Italia che era in una condizione economica veramente povera, e quindi sono emigrati in America, nord e sud. Ma anche in oriente, in Australia, Nuova Zelanda e contemporaneamente c’erano delle persone che erano venute ad insediarsi in Italia, oppure andavano ad abitare in Francia o in Gran Bretagna e quindi questa diventava immigrazione, e questo è un processo che veniva controllato, che è possibile regolamentare l’accoglienza di queste persone si possono stabilire dei criteri, le persone quindi possono essere registrate, e questo è concepibile… è una cosa che si può fare, questo è un processo che può essere controllato. ( cambio di traduttrice)
Le politiche che vengono utilizzate a livello di immigrazione che sono state create nel XIX° secolo e che hanno attraversato il XX° sono state attuate tramite un processo che possiamo definire di assimilazione, penso che buona parte dei nostri paesi hanno avuto a che fare con l’attuazione di queste politiche di assimilazione che sono state introdotte come una metafora biologica, diciamo, tratte dal mondo della biologia: che cosa si intende per assimilazione? io mangio, io mastico, io digerisco, e quindi io assimilo: cosa significa io assimilo? Significa che delle sostanze estranee che io ingerisco, che io inserisco nel mio organismo vengono trasformate in parti di me stesso, iniziano queste sostanze a produrre cellule nel mio organismo che sono identiche alle mie stesse cellule e questo è successo nelle nostre culture, nei nostri paesi, che hanno sostanzialmente attuato le medesime strategie.
La strategia di fondo è molto semplice, ci si vuole insediare in Franciam, si vuole diventare francesi, ebbene questo significa si diventerà francesi, si parlerà francese, parlerete francese e questo significa che si svilupperà una identità separata, una identità diversa dalla propria e si diventa una persona non distinguibile da noi, dagli altri, dai francesi originari. Bene, questo è sostanzialmente la distinzione che appunto è stata sottolineata, facevo riferimento ad Umberto Eco precedentemente, con riferimento a quello che lui ha detto.
Ma sostanzialmente il problema della migrazione è un problema che si tratti di migranti o immigranti, si viene percepiti come qualcosa di non chiaro, qualcosa di problematico, qualcosa che non tutti riescono a capire e questo vale per l’uomo della strada ma anche spesso e volentieri è qualcosa che riguarda i nostri leader politici, si percepisce una differenza troppo sostanziale e c’è un tentativo di risolvere i problemi e le questioni che vengono create in tutta l’Europa ai nostri giorni, in tutta l’unione europea, attuando le strategie, i mezzi che erano stati sviluppati per gestire un fenomeno limitato, prevedibile, controllabile, organizzato, un processo organizzato e controllabile della migrazione, come lo è stato in precedenza e questo approccio è votato al fallimento necessariamente… se avessi più tempo potrei approfondire…. ma potrei giungere a questo punto alle mie conclusioni di questo mio concetto, quindi vi preannuncio quelle che sarebbero state le mie conclusioni appunto se avessi avuto più tempo: sostanzialmente non esiste una scorciatoia immediata, una soluzione immediata, non esiste, non può esistere, ci sono persone che suggeriscono il contrario, ossia che ci sono delle soluzioni semplici, delle modalità molto facili di risolvere il problema quindi erigendo muri sulle frontiere oppure mettendo la polizia lungo i confini o meglio ancora allontanare appunto le persone e rimandarle verso i loro paesi, forzare anche la costruzione di campi destinati ai profughi anche sui propri territori allo scopo di arrestare questi flussi migratori, ci sono persone che suggeriscono queste genere di soluzioni, si potrebbe argomentare ampiamente, potrebbe essere oggetto di un ampio di battito se avessimo appunto più tempo, quindi questo è il tema e la questione resta sul tavolo perché?
Perché i problemi… gli stranieri non sono il problema di per se, ma perché non vengono accettati? Perché sono diversi, perché si comportano diversamente, perché hanno una storia diversa dalla nostra, e quindi vengono percepiti come estranei e non vengono e non capirebbero profondamente se noi raccontassimo loro la nostra storia, noi non sappiamo quello che succederà dopo quindi è questo quello che ci fa paura, non sappiamo come reagiranno al nostro paese non sappiamo come leggere questa possibilità e tutto questo va a creare una situazione di difficoltà che genera paura, la paura va di pari passo con questo concetto di estraneità, di straniero e questa è una delle ragioni per cui possiamo parlare di un reale pericolo e l’altra ragione è ciò che è stato individuato da Bertold Brecth anni or sono, il quale ha espresso molto concisamente un concetto come segue, gli immigranti sono …. si si sto per terminare… ricordate quello che è successo l’anno scorso… e non ho tempo di spiegare appunto …comunque… la prima reazione umana è la sofferenza ..abbiamo i profughi che vengono da noi e cercano aiuto nei primi giorni, e questo è successo in Italia ma anche negli altri paesi , i profughi son giunti e le persone sono venute a soccorrerli e loro sono venuti per avere il nostro aiuto.
Passati alcuni giorni la gioia della salvezza è scomparsa è svanita e tornando alle parole di Bertold Brecth posso dire che le persone , i profughi che sono venuti dalla Siria, sono venuti per cercare la sicurezza, la felicità e la gioia che anche noi ricerchiamo nella nostra vita quotidiana, hanno perso le loro case, hanno perso la loro posizione sociale, allontanandosi dai loro paesi, hanno perso la prospettiva di una vita decente, per loro e per i loro bambini e quando li vedete ammassati seduti lungo i binari delle ferrovie, in tutta Italia questo lo abbiamo visto, in tutta Italia abbiamo visto queste immagini a Napoli Roma Milano, non potete impedirvi di pensare che ci siamo illusi nel dire che siamo al sicuro, al di fuori di minacce reali, anche loro pensavano la stessa cosa alcuni mesi fa, e guardate che cosa è successo loro invece e chi vuole, chi ama chi è foriero di cattive notizie? Nessuno. grazie mille per la vostra attenzione” Applauso della platea.
Ecco questo è stato il discorso di Zyg Bauman alla Conferenza della Pace di Assisi 2016, di fatto un discorso in alcuni punti, direi in molti punti sinceramente, di una superficialità e una inesattezza concettuali o, se preferiamo, per una forma di tenerezza verso la sua età, di una naïveté –come quello sulla assimilazione biologica- veramente disarmanti.
Inoltre c’è da dire che a Bauman sono stati concessi appena dieci minuti in una conferenza mondiale sulla pace patrocinata niente di meno, anche se per interposta associazione Sant’Egidio, dalla Chiesa Cattolica ; uno spazio di tempo cosi insignificante per un simile rappresentante della cultura mondiale da essere veramente imbarazzante, cosa questa che ci fa seriamente porre delle domande sulla reale serietà delle intenzioni di andare fino al fondo della questione della pace in questa sede.
Ciò che colpisce nel riflettere uno degli ultimi importanti atti pubblici di un protagonista del pensiero come Bauman, è stata la assoluta mancanza, in questa occasione, di una riflessione pubblica su se stesso come paradigmatico rappresentate della sociologia invitato a una conferenza sulla PACE a cui era stato chiamato a parlare, tra una moltitudine di personaggi illustrissimi e titolati persino di Nobel, l’Amministratore Delegato di Leonardo Finmeccanica ovvero una delle maggiori industrie di armi belliche del mondo, nei panni del signor Mauro Moretti, funzionario dello Stato italiano e rappresentante il supremo potere decisionale di questo gigante dell’industria bellica.
Ora un sociologo del suo calibro, talora definito filosofo, le cui teorie sono tra i vessilli più nobili delle più nobili mobilitazioni mondiali, dovrebbe sentirsi sempre chiamato a una meta riflessione sul proprio ruolo e dovrebbe avere, rispetto alle analisi di cui è autore, un rapporto di costante misura e valutazione, la figura che egli incarnava essendo quanto di più vicino dovrebbe esserci nel nostro tempo alla figura politica del parresiasta.
Parresiasta inteso come consigliere del principe, ovvero quella figura politico-culturale che osa dire la verità al sovrano, magari anche rischiando la vita, per educarne lo spirito, per mitigarne il desiderio di potenza e l’orgoglio, come anche raccomandava Montesquieu ( il quale in verità suggeriva addirittura di umiliarlo quell’orgoglio) e addolcirne la crudeltà, insomma per educarlo e condurlo al buon governo, come aveva magistralmente codificato Michel Foucault nel suo penultimo corso del 1983, corso raccolto in italiano nel libro “Il governo di se e il governo degli altri” e pubblicato da Feltrinelli.
“Con chi vado a parlare e in che rapporto è il corredo delle mie conoscenze e convinzioni rispetto al corredo delle sue e quale rapporto di potere passa tra me e lui, siamo sullo stesso piano della gerarchia sociale e cosa comporta la nostra differenza o la nostra eguaglianza in questo senso in rapporto al nostro conferire insieme qui sulla pace, e quale rapporto esiste tra le mie azioni pubbliche e le sue azioni pubbliche, e perché io e lui, viste queste particolari relazioni morali e culturali tra la mia attività e la sua siamo stati invitati da questa autorità morale, quale è la chiesa, a questa conferenza?”
Sono le minime domande che, a mio avviso, dovrebbe porsi un intellettuale e una public figure come quella che ha incarnato per quasi un secolo Bauman presso la pubblica opinione mondiale, nel rispondere ad un invito a partecipare ad una conferenza mondiale sullo stato della pace a cui la presenza dello stesso Ponteficie Massimo, prevista in chiusura di conferenza, apponeva il sigillo della massima importanza.
Se ci invitano ad una festa possiamo anche permetterci di non sapere chi ci troveremo , ma se siamo invitati a una conferenza pubblica sulla pace e siamo uno dei più importanti personaggi della cultura mondiali forse vorremmo sapere insieme a chi lo siamo.
Avrà scorso Bauman il programma e la lista delle persone che avrebbero avuto parola in questa importante occasione assolutamente politica? O sarà andato al buio semplicemente fiero di esservi stato chiamato a parlare per dieci minuti?
Non so rispondere. So che la seconda risposta possibile è meno grave della prima ipotesi, cioè che Bauman avesse esaminato con l’attenzione e la sapienza che ci aspetteremmo da un sociologo, cioè uno scienziato, valutando il significato sociologico e politico appunto di tutte le relazioni che si sarebbero instaurate tra le pubbliche figure presenti nella lista dei relatori, e valutando le loro compatibilità con lo scopo della conferenza, in questo caso la PACE mondiale e cosciente del fatto che c’era Moretti, non vi avesse dato comunque nessun peso.
Certo il nesso tra l’amministratore delegato di una delle maggiori industrie del mondo di armi e sistemi di arma da guerra e la Pace mondiale è assolutamente evidente, forse nessuno tra quei relatori alla conferenza di Assisi aveva con la Pace un rapporto cosi intimo e profondo, soprattutto concreto, determinato da atti e decisioni unilaterali del primo, pieni di conseguenze sulla condizione della seconda, cioè la pace, come il rapporto che con la pace ha un AD di una delle maggiori industrie produttrici ed esportatrici di armi del mondo, in questo caso la Finmeccanica Leonardo.
Intanto l’Italia pare abbia felicemente triplicato le vendite di armi nel mondo come riportato in questo articolo , e specialmente, criminalmente aggirando la legge che lo vieta, proprio verso i paesi in guerra. Non era ciò materia per i denti di Bauman in questa conferenza? Non era proprio questa conferenza di Assisi sulla pace la conferenza giusta dove denunciare, ricusare, e scomunicare una volta per sempre tutto ciò? Non aveva forse indicato proprio questo cammino di condanna della guerra come mercato della morte Papa Francesco?
Per Bauman, se consapevole di trovarsi allo stesso tavolo con questo personaggio che sulla pace aveva cosi tanto potere concreto, questa straordinaria contingenza avrebbe dovuto rappresentare uno dei momenti maggiori della sua vita da sociologo, cosa altro poteva chiedere di più, dal momento che aveva accettato di sedere con egli ad uno stesso tavolo mondiale sulla pace indetto dal potere spirituale della chiesa, che porlo sotto la sua impietosa lente scientifica ed etica per mostrarlo cosi da vicino al mondo in quel suo rapporto di distruttore della possibilità di pace? O se interdetto a questo ufficio da una qualche censura, allora non avrebbe dovuto denunciare se stesso e rassegnare le dimissioni da questa conferenza indicandone al pubblico mondiale le ragioni? Era in suo potere, Bauman ne aveva facoltà.
Se questo AD della Finmeccanica fosse stato li chiamato non a moralizzare egli stesso sulla pace, ma a rispondere alle questioni etiche e all’inchiesta scientifica della sociologia, e a quella morale della chiesa, allora ecco questo sarebbe stato certamente un evento eccezionale, dove il potere spirituale della chiesa utilizzando tutto il suo carisma sociale avrebbe con tutta la sua forza costretto il potere decisionale della industria bellica ad esporsi e a rispondere finalmente alla requisitoria e alla parola del parresiasta che avrebbe dovuto appunto, con un rischioso discorso di verità (vedere Foucault sul rischio mortale del parresiastra nell’esercizio della sua particolare forma di veridizione) disegnare il rapporto diretto e sostanziale quanto letale tra la pace e l’industria bellica.
Ma non era questo il titolo con cui era stato chiamato a parlare Moretti, AD di Finmeccanica, collega di conferenza ad Assisi 2016 di Bauman e di legittimi quanto anche di improbabili Premi Nobel per la Pace, ovvero quello di interrogato sul banco degli imputati per rispondere del delitto contro la pace che è il mercato delle armi, delitto e peccato mortale come il Pontefice Francesco aveva ormai chiarito urbi et orbi in diversi interventi riportati dalla stampa.
Tutt’altro. Il collega di conferenza di Bauman, l’A.D. della Finmeccanica-Leonardo, era invitato a parlare come un tutore della pace a un tavolo intitolato niente di meno che “la casa comune”. Non per rispondere della mortale ferita alla pace che infligge il principio e la legge del guadagno applicati alla industria delle armi, “una sete di potere istituzionalizzata” come la ebbe a definire Seymour Melman negli anni 70, tutt’altro.
Egli era li per rendere edotte le coscienze convenute del fatto che questo principio non andava giudicato come letale per la pace ma anzi all’esatto contrario: dalla ricerca bellica discendono ai comuni mortali dei vantaggi inconfutabili rifiutare i quali sarebbe fazioso e addirittura disdicevole, quasi al limite del sospetto di asocialità. Colpa di tutti i mali di cui soffre la Pace non erano affatto le armi, che, a onor del vero, nel suo discorso non nominò mai con il loro nome e cognome, ma tutt’altro. Siete invitati a leggere attentamente il testo dell’intervento dell’AD di Fimeccanica ad Assisi 2016.
Il discorso del AD Moretti infatti fu cosi interessante per le sue linee programmatiche che bisogna certamente riportarlo qui per intero come potete leggerlo nella sua versione integrale originale nel formato pdf scaricabile sul sito della Comunità Sant’Egidio, discorso il suo, al contrario di quello di Bauman, molto chiaro e nitido nei suoi scopi, nei suoi indirizzi, tanto da meritare la versione scaricabile Pdf, mentre per la saggezza di Bauman ci dobbiamo accontentare della versione video, tradotta in un modo a dir poco pietoso. Verrebbe da dire Buaman liquido, Moretti solido..
La domanda che sorge imperiosa è perché Bauman, giunto a una cosi veneranda età, ricco di saggezza e sapienza con tutte le sue consapevolezze e conoscenze, acclamato e ascoltato dal tutto il mondo, abbia lasciato ridicolizzare se stesso e con se stesso anche le proprie conoscenze, dovendo persino scusarsi di aver sforato i dieci minuti di conferenza, e soprattutto perché abbia accettato di sedere in una conferenza mondiale sulla pace insieme a quello che il Papa definisce, in maniera generale, un mercante di morte, non Mauro Moretti in persona certo, parliamo solo della categoria di quelli che fanno il suo mestiere qui, e perché poi non abbia chiesto ragione in pubblico agli organizzatori del perché di quell’invito, trascinando il pubblico nelle sue meravigliose e sapienti speculazioni sul tale fatto, rimproverando lui loro, piuttosto che lasciare loro rimproverare lui per un discorso troppo lungo, sembra essere un mistero, ma potrebbe avere anche delle ragioni.
VICOLI CIECHI
“Factus eram ipse mihi magna quaestio” Sant’Agostino
Le ragioni potrebbero essere proprio in quei noti temi della critica di Bauman che lo hanno reso celeberrimo, la liquidità concepita da Bauman potrebbe aver liquidato Bauman stesso, rendendogli antropologicamente impossibile di sottrarsi alla sottrazione di senso. Il carnevale della democrazia, altra sua categoria, per cui niente di ciò che si afferma ha un senso facendo si che si compiano azioni senza preoccuparsi delle conseguenze che comportano, ritenendo che sarà possibile annullarle, se necessario, attraverso negazione o semplicemente scusandosene – vedi vittime collaterali degli omicidi con i droni e simili– , avrebbe reso il suo volto una di queste maschere, una delle più nobili ovviamente.
Forse ciò è possibile perché in realtà Bauman non è mai stato Bauman, cosi come Socrate non sarebbe mai stato Socrate, ma una maschera di Socrate, se avesse accettato il passaggio propostogli dai suoi discepoli per evadere dalle conseguenze della sua filosofia sottraendosi alla condanna a morte a cui la sua condotta etica, politica e filosofica lo aveva portato nello scontro epistemologico e mortale con gli ottimati della Polis di Atene
Tutto l’insegnamento socratico ha il suo asse di rotazione in questo restare dove si è posto se stessi una volta appuratene attraverso un processo di conoscenza giustizia, bontà e santità: “E i ragionamenti che sostenevo prima non posso buttarli adesso a mare solo perché mi è capitata questa sorte” dice Socrate a Critone venuto a proporgli la fuga, rifiutandone l’offerta.
Questo atteggiamento, questo con-portarsi di Socrate potremmo definirlo, per parlare un linguaggio metaforico contemporaneo, come un codice sorgente delle fondamenta della metafisica occidentale su cui si è sviluppata la nostra cultura per oltre 2000 anni, -e senza cui non sarebbero stati pensabili gli attributi e le condizioni culturali che ci hanno portato ad una civiltà dei diritti, perché il bene e il giusto nella scienza non esistono in quanto verità, anzi nella scienza essa è interamente scomparsa, o meglio: liquefatta- fino alla crisi storica della metafisica con l’avvento dell’illuminismo sfuggito di mano a se stesso.
Se si paventa la liquidità si sappia che all’opposto non può esserci che la metafisica, e che tra la terra ferma della metafisica e il mare della liquidità ciò che varia è semplicemente il punto fin cui noi ci spingiamo, tra di esse, immergendoci o emergendo a seconda della nostra posizione sulla diagonale di compenetrazione Terra/Mare dove si incontrano e sovrappongono.
E prendendo spunto da questa considerazione viene in mente che un pensatore come Bauman , a me pare, sembra essere la copia industriale e vagamente commerciale di pensatori come Teodor Adorno, Horkheimer, Foucault.
La liquidità infatti non sembra altro che il remake glamour o di tendenza di un concetto classico come quello di società anomica. Cosi come la sostanza del concetto del carnevale della democrazia lo si trova sostanzialmente espresso in una infinità di passaggi per esempio di Minima Moralia, per non parlare del monumentale “dialettica dell’illuminismo”. “La decadenza degli intellettuali” , di Bauman, non può non erigersi, maldestramente, che sulle fondamenta di un testo come “Eclissi della ragione” di Horkheimer.
Di questa stessa decadenza intellettuale il Bauman seduto in maniera indifferente e stagna, direi quasi alienata, a una conferenza mondiale sulla pace come collega di conferenza dell’amministratore delegato di una delle maggiori industrie di armi da guerra del mondo, sembra esserne decisamente portatore; proprio grazie a quel processo di ipostatizzazione della ragione, che si avvita dentro le proprie formule, denunciato da Horkheimer in Eclissi della Ragione, per cui Bauman è riuscito a parlare serenamente , come in un hortus conclusus di questa ragione ipostatizzata, del dramma dei migranti senza relazionare il suo discorso su di essi al fatto che in quella conferenza avrebbe parlato poi il potere decisionale di una delle più grandi industrie belliche del mondo la quale produce e distribuisce nel mondo i mezzi di distruzione con cui si fanno le guerre, ovvero sia i bombardieri, gli elicotteri d’assalto e sopratutto bombe e missili e quanto altro produce con la devastazione le bibliche masse migranti in cerca di scampo da quegli inferni. Era tutto molto semplice e manifesto, eppure la sua ragione non lo ha visto.
Citando, tra i tanti intellettuali italiani intervenuti sulla morte di bauman Fusaro, per esempio, per Il Fatto quotidiano, quando, nel suo pezzo “Bauman e la decadenza degli intellettuali” così scrive : (…)E Bauman è stato anche il teorico della “decadenza degli intellettuali”, secondo il titolo di un suo importante e misconosciuto saggio. Saggio certo irricevibile, giacché a differenza del concetto – buono per tutte le stagioni – di “liquidità” pone scomodamente l’accento sulla patologia degli stessi che oggi cantano l’omelia ditirambica in onore di Bauman: gli intellettuali sono decaduti in quanto da legislatori sociali e critici irriducibili sono diventati meri oratores, semplici mandarini e cani da guardia del potere. Da scomodi e perseguitati nemici del potete e delle sue storture a semplici cantori postmoderni dell’ordine simbolico dominante, legittimato sub specie mentis.(…), penso che dobbiamo in queste parole riconoscervi proprio un ritratto di Bauman stesso, come lo possiamo valutare in questa occasione di Assisi 2016 dove tutto ciò è stato felicemente visibile, il quale dunque si specchierebbe nello specchio che egli stesso ha fabbricato, diventato egli stesso quel mero oratore della sua denuncia.
Tornando ancora a quella ultima occasione della conferenza del grande sociologo Bauman e di Moretti di Finmeccanica, seduti insieme alla stessa tavola per la Pace, cioè ad Assisi 2016, cosi rappresentativa delle cose più cruciali che stanno accadendo nel mondo , non riesco a capacitarmi, quando penso a Bauman come un vero Bauman e non come a una maschera Baumaniana , di come non sia restato, da sociologo, affascinato e colpito dalla particolarità della vicenda si umana ma anche sociale, e dunque paradigmatica, di Mauro Moretti, il quale per un incidente avvenuto quando era AD delle ferrovie è stato imputato di strage colposa per l’esplosione di un treno cisterna, treno che esplodendo dentro la stazione come fosse una bomba, quasi una premonizione teatrale del suo futuro lavoro, oltre a devastarla insieme a molti altri edifici ha ucciso in un inferno di fiamme 33 persone, e che immediatamente dopo questo incidente, è diventato Amministratore Delegato di Finmeccanica Leonardo, industria di armi da guerra. Cosa c’è in questa vicenda di estremamente singolare che non sarebbe certamente dovuto sfuggire al sociologo più importante del pianeta ?
Che lo stesso uomo, presente alla conferenza per la pace, è stato punito e premiato per la stessa cosa. Cosi mentre lo Stato lo incriminava chiedendo 16 anni di reclusione perché colposamente responsabile dell’esplosione della cisterna che aveva distrutto parte della città e ucciso 33 esseri umani, poi lo mandava, evidentemente meditando che quella strage accidentale fosse un segno di un innato talento dell’uomo, mi viene quasi da pensare, a dirigere una attività per cui quelle conseguenze distruttrici di cui era stato colposamente responsabile le deve invece produrre, stavolta perfettamente consapevole e cosciente, come lavoro- industria della morte– lavoro inoltre altamente gratificante ( cosi gratificante da essere invitato come oratore alla conferenza mondiale sulla pace): ovvero progettare produrre ed esportare in tutto il mondo bombe, missili, e quant’altro atto a produrre gli esatti risultati fisici della esplosione del treno che ha devastato la città di Viareggio e ucciso vite umane per cui deve rispondere alle legge di strage colposa. Per un sociologo tutto ciò sarebbe stata una base speculativa immensa da cui far partire un poderoso attacco alla guerra. Immensa era l’occasione politica, essendo chi era Bauman, con il suo potere di risonanza mondiale, di trovarsi seduto a una conferenza sulla pace con un uomo di guerra (sebbene negli ambienti asettici dello Stato si debba chiamare la Guerra la Difesa). Un vero kairos Platonico. Sprecato.
Ebbene non mi capacito di questa eclisse mentale di Bauman, e non riesco a darmi che due spiegazioni, la prima appunto è che Bauman, come ho già ipotizzato, sia esso stesso espressione perfetta di tutte le sue categorie più famose -e io sinceramente opto per questa- tra cui la liquidità, e la seconda è che Bauman sia andato a questa conferenza senza assolutamente interessarsi alle vicende e alle biografie degli altri relatori, probabilmente fidando nel buon senso degli organizzatori, cosa che però non si può perdonare a uno scienziato della società o che quanto meno ci deve istruire sull’ipotesi che questo stesso atteggiamento abbia accompagnato il pensatore per tutta la vita riportandolo da capo a essere incluso in quella decadenza intellettuale sulla quale ha scritto il libro citato dal pensatore marxista che ha il blog su Il Fatto, il Professore Diego Fusaro.
Voglio ancora dire che la metafora della assimilazione che Bauman ha introdotto nella sua conferenza come metafora del mangiare -meglio riportarla di nuovo qui ecco “queste politiche di assimilazione che sono state introdotte come una metafora biologica tratte dal mondo della biologia: io mangio io mastico io digerisco io digerisco, io assimilo: cosa significa io assimilo? Significa che parti estranee che io ingerisco che io inserisco nel mio organismo vengono trasformate in parti di me stesso, iniziano queste sostanze a produrre cellule nel mio organismo che sono identiche alle mie stesse cellule e questo è successo nelle nostre culture, nei nostri paesi, che hanno sostanzialmente attuato le medesime strategie.”- è quasi scandalosa, anzi lo è decisamente, e sembra il frutto di una personalità che, abituata alla idolatria della propria persona da parte delle platee, abbia perso il controllo del senso delle cose che dice, in quanto, a causa dell’idolatria sociale verso il suo personaggio, non vede più filtrato dalla critica il contenuto sostanziale delle sue parole, cosi che finisce per non farci più attenzione nemmeno egli stesso.
Il concetto di assimilazione come nutrizione espresso da Bauman funziona perfettamente anche verso una cosa orribile, anzi questo concetto è un concetto orribile applicato come spiegazione della assimilazione sociale degli stranieri in una nuova patria, dicevo : funziona anche se lo applico al cannibalismo per esempio. Perfettamente. E inoltre per mangiarti devo ammazzarti, se sei un organismo vivente. Doveva dirla questa cosa Bauman, la metafora si tinge di sangue. Inoltre è scientificamente inesatto, ciò che mangio non diventa una nuova cellula diventa energia e questa energia viene spesa da processi che non sono la trasformazione diretta in cosa di quella cosa distrutta, una visione quasi medioevale la sua direi.
Io credo invece che assimilare uno straniero nelle società non significhi mangiarlo, quindi distruggerlo e utilizzarne l’energia espressa per riprodurre altro da lui, e cioè per riprodurre me, ma debba significare aprirgli un varco per farlo posizionare sul cerchio dell’isonomia di fronte al nomos, assimilazione è riferito all’inclusione di un nuovo cittadino nella sfera dell’eguaglianza di tutti di fronte alle legge costituzionale di un determinato Stato, di una certa comunità: doveri e diritti. Il processo di assimilazione rimanda alla giustizia come motore primo, non alla biologia delle cellule che hanno bisogno di distruggere per sopravvivere. Bauman non sfiora nemmeno lontanamente nella sua relazione la categoria della giustizia. Assimilazione come assorbimento nella sfera della eguaglianza politica ( uguaglianza di tutti di fronte alla legge- isonomia) da cui Hannah Arendt, acutamente, aveva separato l’eguaglianza sociale , che è un’altra cosa e la cui assenza non nega la prima ne da essa dipende esclusivamente.
Cosi come rifiuto, espressa in questa conferenza da Bauman , ecco il passaggio: “la migrazione è un fenomeno assolutamente naturale, accade da solo, è imprevedibile e non può essere controllata, semplicemente accadde, come gli tsunami, come le catastrofi naturali, la migrazione questo grande passaggio di persone che si spostano nelle aeree del mondo e sono spesso soggette alle atrocità della guerra”, la teoria delle migrazioni che Bauman dichiara naturali, imprevedibili come uno tsunami, attribuendo il pensiero ad Eco e condividendolo. Forse cosi era nel neolitico ma sinceramente nemmeno troppo, visto come incise sugli assetti geografico-antropologici e anche migratori al suo apparire la devastante forza distruttiva della civiltà dell’ascia sulle contemporanee civiltà non dotate ancora di questa micidiale industria.
Dico senza paura di sbagliare che le migrazioni cosi come le conosciamo oggi sono fenomeni di natura assolutamente antropica, prodotte da azioni umane, e soprattutto da decisioni politiche: in questo momento siamo davanti a una tragica ondata di migrazioni semplicemente conseguenti alla distruzione della guerra civile in Siria, della guerra civile in Libia e della azione di crimine umanitario delle ferocissime bande di mercenari sotto il vessillo della bandiera nera dell’Isis : la guerra non è incontrata dai migranti, come dice Bauman in questo passaggio, nel corso della loro migrazione “fenomeno naturale” la guerra è oggi e almeno da 500 anni , ovvero dall’inizio del colonialismo e poi dell’imperialismo, il motivo principale della migrazione, -e senza dimenticare l’emigrazione di occidentali come esportazione oltre confine dei declassati sociali, che rappresentarono le barbariche falangi dell’avanzata dell’imperialismo, Cuore di Tenebra docet, voyage au bout de la nuit docet, oppure: Congo Belga 10 milioni di africani ammazzati in 25 anni docet , Americhe : 100 milioni di nativi americani sterminati in 500 anni di conquista docet , Australia : sterminio degli aborigeni docet , e ragionerei anche se la deportazione dall’Africa di esseri umani ridotti in schiavi per secoli nelle Americhe faccia parte del complesso concetto di migrazione , e via dicendo. Fenomeno naturale?
Guerra e distruzione di cui i produttori e commercianti di armi sono purtroppo inconfutabilmente e sempre di più conditio sine qua non.
Proviamo ad immaginare se una persona del carisma e del prestigio mondiale di Bauman avesse avuto il coraggio di sollevare questa questione ad Assisi alla conferenza mondiale sulla PACE indetta dalla Chiesa Cattolica, presente come relatore invitato l’Amministratore Delegato di una delle maggiori industrie belliche del pianeta. Potremmo anche parlare qui di uno scandalo inaudito, ma non è la sede questa, ma immaginiamo cosa sarebbe accaduto sul piano della opinione pubblica mondiale se Bauman avesse dato concretezza a tutto il suo celebre pensiero prendendo concretamente posizione su questa vicenda, alzando lo scandalo, rifiutando la neutralità e l’indifferenza alla presenza di un responsabile della produzione e del commercio mondiale delle armi da guerra.
Ancora Bauman dice in questo intervento che non ci sono soluzioni immediate a questo fenomeno biblico delle migrazioni eppure avrebbe potuto dire “tranne quella di fermare tutto ciò che qui è venuto a rappresentare l’amministratore delegato di Finmeccanica Leonardo, Mauro Moretti, una delle più grandi industrie di morte -è così che le chiama il santo Padre, non è una mia invenzione- che fa dell’Italia una delle maggiori esportatrici di armi del mondo e dunque una delle maggiori responsabili delle guerre contemporanee, il quale producendo le armi che poi vengono usate contro una qualche città, cosa inevitabile per delle bombe o per dei missili, produce egli stesso le cause di quella tragedia che getta gli uomini sulle rotte disperate della migrazione, ecco questo potremmo farlo, perché questo è nel nostro potere come società civile, e anche come chiesa che qui ci ha chiamati a pensare oggi la Pace, Padri reverendi a che pro costui è qui tra di noi se non per essere emendato di tutto ciò?” Non lo ha fatto. Non lo ha detto. Mi dispiace, ma questi sono gli ineludibili fatti.
Perciò alla star della cultura Bauman che amò e fu amato dalle platee, preferisco di gran lunga l’amore per gli studenti di Foucault e dei filosofi e sociologi della scuola di Francoforte, e aggiungo una donna monumentale, Hannah Arendt ; potrebbe seguire una più lunga lista ma ci fermiamo a questi: Bauman, per quanto mi concerne, ha trascritto come raffinata “opera pop” appena qualche scampolo delle loro idee, attingendo a mani giunte al loro immenso corpus , autori questi ultimi tragicamente desaparecidos, completamente scomparsi dall’orizzonte culturale contemporaneo, troppo pesanti per galleggiare nella liquidità contemporanea come gli ingorghi di rifiuti nell’oceano, e Bauman, come ha dimostrato con la assente presenza a questa conferenza di Assisi, ha fatto ciò senza trasporre nella sua partitura pop per sociologia contemporanea il rigore scientifico con cui si confrontarono gli ultimi immensi pensatori d’occidente, rigore che li vide impegnati anche in quel rapporto con la veridizione che caratterizza il parresiasta, cioè di aderire completamente alla propria verità in tutti gli anditi della loro esistenza sociale, ne fanno fede anche le crisi che affrontarono, come la frattura che si consumò tra Adorno e Marcuse. Ne fa fede il rifiuto del Nobel di Sartre, e via dicendo. Ma questi, avrete ragione di pensare, sono solo vicoli ciechi, portano in nessun luogo.
Saluto con una improvvida visione: si tratta mi pare di un Socrate in fuga, quel mattino sedotto dal piano di evasione di Critone, ecco adesso potete vederlo: scompigliato dalla brezza marina allunga, si direbbe, una mano fuoribordo per far risuonare il flauto che gli fu compagno di prigionia dal vento che soffia lungo i fianchi della nave affittata dai suoi facoltosi amici, nave che lo sta portando in salvo dalla cicuta, lontano da Atene, lontano dalla Legge a cui, pur tradita dagli uomini, in un primo momento, aveva deciso di restare fedele, e anche per sempre fuori dalla storia. Ora va verso dorate spiagge dove, celebrità ateniese in esilio, sdraiato su un fianco nella candida sabbia della Tracia, firmerà agli ammiratori i papiri delle sue meditazioni, terrà conferenze, che non resteranno però nella storia e noi non leggeremo ; non ne avranno la forza, e sarà raggiunto dai figli di facoltosi generali ateniesi , spartani e tebani che prima di rientrare nei ranghi dei doveri dell’età adulta e delle proprie posizioni sociali lo adoreranno festanti per avergli insegnato con la fuga dalle proprie stesse idee la liquidità che avvolgerà e sommergerà annegandola la terra del futuro.