Stati Uniti.
Scrivo per uno dei più importanti giornali americani. Per molti una vera bibbia. Il profilo twitter della mia testata ha molti più followers del profilo del Papa ma, confesso, anche molti meno di quello di Lady Gaga, così, tanto per capirci.
Ovviamente non le potrò dire quale, mantengo ben due famiglie, due ex mogli e 4 figli, uno adottato, a cui passo gli alimenti. E sono felicemente in attesa del quinto con la terza moglie, una rampolla del chimico, ex studentessa al mio corso di scrittura creativa al college, ma non pensi a una Dupont, ci tengo a sottolinearlo perché non vorrei che patrimonialmente mi sopravvalutasse, sappia che devo comunque lavorare e nemmeno ne saprei fare a meno poi.
Vivo a New York, fatalità vicino alla Trump Tower, quasi affacciato sul Pond al Central Park, il grande lascito alla mia città di Olmsted, in una bellissima casa del 30 con i pavimenti di legno , ovunque tappezzata di libri scritti in almeno tre lingue. Il lavandino del bagno, mio orgoglio personale, è sostenuto da un atlante di bronzo di 90 cm che ho fatto realizzare da un disegno di Camille Claudel, il mio ideale di donna. Ho pubblicato diversi romanzi. Sono membro autorevole del PEN club, casa mia è frequentata da grandi nomi della cultura e dello spettacolo americani e internazionale. Se le dicessi che Salman Rusdhie mi ha insegnato in alcune domeniche passate insieme le basi del cricket non le mentirei. Insomma incarno in pieno il campione dell’élite intellettuale democratica americana.
Caro Colantoni, anche se non ci conosciamo personalmente, ho deciso di scriverle questa lettera innanzi tutto perché so che il suo piccolo magazine non ha nessun seguito e anche se lei la pubblicasse come so e come desidero che farà e poi mandasse questa pubblicazione a me –devo dirle che senza sapere esattamente chi sono, tra i tanti celebri nomi a cui lei invia, lei mi ha già scritto infatti diverse volte, e io la conoscono proprio a causa delle numerose volte che lei ha inviato dei suoi articoli tramite twitter , a me e ai miei colleghi , anche italiani, l’italiano e una delle lingue che leggo abbastanza bene e scrivo un po peggio, articoli che io ho appena scorso qualche volta e ovviamente a cui non ho mai risposto, so che non la leggerà praticamente nessuno. Nessuno di quelli che contano. Ma poi c’è forse qualcuno di noi che conti veramente se non come membro delle nostre confraternite? Così io ho la possibilità di sfogarmi, di togliere questo peso dalla mia coscienza senza conseguenze. Mi perdoni Colantoni, la uso.
Le scrivo dietro suggestione del mio analista , che mi ha suggerito caldamente questo atto psicomagico da fare come una terapia. Se lo conosce, le dico che è un seguace fervente di Jodorowskj: a una mia cara amica, che me lo ha presentato, fece tenere la foto del padre nella vagina per un giorno, ovviamente arrotolata all’interno di un preservativo, per poi seppellire questa foto tra le radici di un albero, proprio nel Central, e liberarsi finalmente dal suo Edipo che non le aveva mai fatto avere un orgasmo. Ricordo il suo pianto dirotto e convulso, di liberazione quando nel Central Park estrasse dalla sua vagina l’involucro con i resti del padre, chiamò proprio così quella fotografia arrotolata, resti: spiegandomi, in un secondo momento, a distanza di mesi quando ne riparlammo, come utero e sepolcro siano simbolicamente affini, entrata e uscita dalla vita, grembo la terra grembo la carne, ; quel mattino mi aveva chiesto di accompagnarla , mi è restato impresso il bianco della polpa delle radici nerissime quando le spezzavamo per fare la buca con la zappetta dei vasi del mio terrazzo che mi aveva chiesto di portare. Ha funzionato ha detto lei, ed è convinto, lui, che mi risolverà parecchi problemi, scusi se semplifico, e comunque torniamo alle nostre questioni.
Mi ha detto l’analista che dovevo scrivere nero su bianco queste cose che mi frullavano in testa , e di cui gli avevo parlato, che mi sporcavano la concentrazione, che mi deprimevano, che mi davano come un senso di morte, e che era necessario pubblicarle. proprio così , le avrei dovute pubblicare. Nella impossibilità di fare una cosa del genere, ho pensato che non si deve mai interpretare alla lettera ciò che ci sembra assurdo, proprio come gli oracoli delfici, o si sbaglia tutto. Lei Colantoni, con il suo giornaletto on line e con i suoi numerosi twitters con cui troppo spesso , infantilmente, disturba me e i miei prestigiosi colleghi , inviandoci i suoi scritti, e mi è stato subito chiaro, improvvisamente è diventato il mio uomo. Sarà attraverso di lei che io pubblicherò queste piccole confessioni. Però questo non è cosi importante. Veniamo al dunque invece, a quello che ho bisogno di dire e scrivere, nero su bianco.
Ovviamente, come avrà intuito sin dalle prime battute, si tratta della sconfitta della Clinton alle nostre elezioni. Si tratta della vittoria di Trump. E ancor più si tratta delle manifestazioni di stupore e di sdegno che io e i miei colleghi stiamo manifestando in questi giorni, a volte tradotti anche sui vostri giornali, definendo l’elezione di Donald Trump, addirittura una tragedia. Ecco è su questo che devo mettere nero su bianco le sciocchezze che mi inquinano fidando nei consigli psicomagici del mio analista che ciò mi sarà di grande beneficio.
Avrà letto, io so che lei segue attentamente anche quello che succede da noi, di come per mesi, nel corso della campagna elettorale, abbiamo messo sotto un fuoco incrociato di disprezzo e irrisione pubbliche il nostro amatissimo 45° presidente degli Stati Uniti d’America, di come lo abbiamo inchiodato alle sue espressioni volgari sulle donne, tanto da riuscire a mettere in imbarazzo alcuni suoi compagni di partito, al suo razzismo da bettola: già al suo razzismo ..non è divertente che proprio noi che abbiamo celebrato un uomo per il suo essere un nero, parliamo di razzismo?
Non siamo noi che per anni abbiamo incensato Obama semplicemente perché era il primo presidente Afroamericano? Non è forse un argomento assolutamente razzista questo? È disgustoso no? Se solo uno si fermasse talvolta a osservare i concetti che gli frullano in testa..
Ecco io adesso devo dire e soprattutto scrivere che in fondo al mio essere so di essere uno dei massimi responsabili di questa tragica situazione americana e che so che ormai è tutto troppo tardi. Innanzi tutto, come cosa immediata, materiale, perché ho tradito i miei figli.
Erano entusiasti sostenitori di Bernie Sanders. Erano pazzi per questo uomo, e io, le devo dire la verità, ho persino promesso loro -prima che lo costringessimo a ritirarsi, non fornendogli il nostro supporto di intellettuali e di élite culturale- che lo avrei votato. I miei figli erano entusiasti di Sanders come e forse più di come l’America fu entusiasta di Obama alla prima elezione, .
I miei figli e i loro amici erano elettori che non si sarebbero accontentati di votare, aveva ragione il mio amico Moore, –se solo fosse stato un po’ più bello però ci avrebbe convinti tutti ne sono certo, parlo di Moore, che diamine, la sua bruttezza gli gioca molto contro, è un vero peccato– no!, erano elettori militanti e ognuno di loro non sarebbe sceso in cabina elettorale senza aver convinto a fare lo stesso almeno 5 persone di loro conoscenza. E sa la peculiarità di questa generazione, come avrà letto, è che ha numeri demografici che la fanno essere una potenza elettorale, ecco noi gli abbiamo tolto il candidato che avrebbero portato alla casa bianca. Li abbiamo traditi. Gli abbiamo semplicemente tolto il paese di mano e lo abbiamo mandato a puttane. E’ cosi. Una sera ho detto al mio analista che come genitore ero persino infastidito di questo entusiasmo dei miei figli per questo vecchio uomo cosi idealista ( mio Dio stavo per scrivere socialista) . Di questo calore un po’ osceno insomma, soprattutto se penso che con me sono invece molto freddi, a volte ho persino l’impressione di cogliere nei loro occhi degli sguardi di disprezzo, sebbene non abbia veramente nulla da rimproverami con loro, a parte la faccenda di Sanders si intende.
Tutti questi libri che prendono aria dai boschi gialli e rossi del Central Park la mattina quando prima di scendere con i miei cani a correre apro le finestre, anche loro io li ho traditi. Li ho traditi perché io non ho dato, come credo avrei dovuto fare, tutto me stesso a Bernie Sanders invece che a Hillary Clinton: era Bernie il mio candidato, certo che lo so, adesso mi è chiaro, Bernie soprattutto era il candidato presidente di questi libri, delle idee sulle quali pensavo di essermi formato, ma lo sa Colantoni che ogni santa mattina quando scendo a far pisciare i cani in quel che resta del territorio delle tribù native che un tempo abitavano la terra su cui è costruita New York, i Lenape, i Munsee, gli Unami, ho sempre la stessa visione per un attimo: che mi sembra di vederli cavalcare apparendo e scomparendo tra questi alberi, come fantasmi senza requie? Sicuramente Bernie lo era il nostro candidato, rispetto a questa donna che non paga dalla sconfitta ricevuta contro Obama, aveva questa brama feroce e cruenta di diventare la prima donna presidente a tutti costi, e ora lo sappiamo il prezzo di questo costo. Ci hanno appena dato un conto che non sappiamo se riusciremo a saldare.
Perchè noi non abbiamo saputo che quando Moore aveva scritto “Accettiamo la realtà dei fatti: il nostro problema principale non è Trump, è Hillary. È incredibilmente impopolare: quasi il 70% degli eletteori pensa che sia disonesta e inaffidabile. Rappresentante della vecchia politica, che non crede a niente se non alle cose utili a farsi eleggere. Ecco perché il momento prima si oppone al matrimonio gay e quello dopo ne celebra uno” Stava dicendo ciò che pensavano tutti quelli che ci leggono? Perchè la nostra viltà è addirittura paralizzante, come un panico che ci possiede? Noi semplicemente chiudiamo gli occhi e ci teniamo aggrappati alle cose? Perchè siamo razzisti e Moore è talmente brutto e grasso, cosi poco fisicamente glamour, da non avere nessun diritto – truth is beauty, beauty is truth– di coniare verità?
Ma soprattutto li ho traditi perché io e tutti i miei colleghi siamo incapaci, per difendere una sola idea, di nuotare contro corrente, contro l’ortodossia sociale di cui scriveva Orwell nella sua prefazione a la fattoria degli animali. E’ per questo che non coltiviamo idee in modo particolare, ciò potrebbe inguaiarci. Ma no magari, cosa dico, peggio, noi siamo capaci di tacere davanti alle evidenze delle cose più disgustose se le cose più disgustose le fanno quelli che ci danno da mangiare, e poi vomitiamo il disprezzo che abbiamo per noi stessi a causa di ciò non appena qualcuno che non è il nostro produttore fa esattamente le stesse cose.
Ora con i miei colleghi ci chiediamo come potremo proteggerci da Trump, come potremmo mantenere la nostra libertà e indipendenza, ma tutta la fottuta storia di Snowden? Ma tutto questo apparato distopico che ha svelato Snowden? Non ne vogliamo parlare? Non vogliamo affrontare la questione di come non abbiamo fatto veramente nulla di serio? Come avremmo potuto salvarci dalla NSA che spiava praticamente tutti, e in questi tutti i giornalisti, Dio solo sa’ scoprendo cosa, e entrando in possesso di chissa quante cose private che potrebbero diventare strumenti per ricattare e asservire, questo noi non lo sappiamo giusto? non ci interessava questo, non sentivamo il bisogno di proteggerci vero? Certo che no, noi non abbiamo bisogno di essere censurati o ricattati. Facciamo tutto da soli. Ecco e tutto questo succedeva negli anni della Presidenza del primo presidente Nero Americano, ma siccome era il primo presidente Nero, allora, ecco era questo che era importante, il colore della sua pelle sullo sfondo della casa bianca.
Noi abbiamo dato per decenni questo osceno spettacolo di cortigiani senza alcun pudore sui maggiori quotidiani d’america, davanti a centinaia di milioni di cittadini. Abbiamo scritto e pubblicato libri con la tecnica che si insegna nei corsi di scrittura creativa , come si può insegnare improvvisazione jazz ( la musica della illibertà secondo Adorno, non ho mai capito perchè però) non con il cuore. I nostri libri sono irrelati con la nostra verità. E la cosa più oscena e che nel fare questo noi compromettiamo il prestigio morale dell’arte e della cultura. Guardi Colantoni, ieri mattina prima di scendere in Central park con Ice, il mio cane, stavo sfogliando un libro su cui stava facendo una tesi mia figlia, e che mi ha lasciato a casa l’ultima volta che è stata a trovarmi, L’epoca e i lupi, sa’ quel libro di memorie sotto lo stalinismo che ha scritto quella donnina russa? Mandel’Stam, che fine atroce no ? Ma come ha potuto gettare la sua vita scrivendo una poesia contro Stalin? Ma è normale? Ma è coraggio o inutile follia o che cosa ?
Ecco perché invece che Bernie ho appoggiato la Clinton e come usando per Obama argomenti razzisti, il primo presidente afroamericano, il primo nero alla casa bianca, senta come suona, l’ho appoggiata per l’unica cosa che potesse funzionare, perché non avevamo mai avuto una donna alla presidenza. Perché era una donna. facile no? Anche troppo. Del resto Era andata proprio cosi anche nella storia , i neri avevano avuto diritto di voto prima delle donne.
Caro amico, siamo tutti qui adesso a far finta di essere stupiti di qualcosa che era invece davanti agli occhi di tutti, per un crollo di quel cielo che la Clinton voleva toccare di cui siamo stati per anni e anni i tarli che ne hanno putrefatto e svuotato le travi portanti . Mi sento le mani sporche di un inchiostro che non va via. Abbiamo insudiciato qualsiasi principio con la nostra oscena incoerenza messa in scena giorno dopo giorno davanti al pubblico, offendendolo.
Noi che scriviamo nei maggiori quotidiani del paese, noi che pubblichiamo i libri, noi che insegniamo nelle università avevamo il dovere di creare e trasmettere, rivitalizzare i valori, quei valori che avrebbero reso impossibile un esito politico come questo, esito politico che non è altro che il ritratto di questo tempo.
È solo colpa nostra se i valori non hanno la forza di imporsi nella società. Siamo noi gli addetti sociali alla creazione o conservazione, o alla ratifica culturale dei Valori. Trump non è un produttore di valori, è un utilizzatore di valori. Ma siamo noi quelli che avrebbero il ruolo di crearli i valori, con l’arte e la cultura, o no? o mi sbaglio? Probabilmente mi sbaglio.. Certo per poter coniare valore bisogna avere con il valore lo stesso rapporto che il parresiasta ha con la verità. Bisogna esserne responsabili in prima persona. Con i valori che si vuole coniare ci si deve prima identificare, bisogna che siano i propri valori, i valori che io professo, bisogna gridare : questo è il valore che io affermo essere tale. Un bel cazzo per il culo Colantoni, parliamoci molto chiaro. Non ci paghi l’assicurazione, ne gli affitti, ne nulla. Fai la fame se pensi di poter coniare il valore in una società. Bisognerebbe prepararsi a fare la fame, quella vera. E nessuno di noi ha lo stomaco per sopportare una roba del genere.
Avremmo dovuto impedire a Obama di fallire, invece ce ne siamo stati con le mani in mano, a volte mi dico che inconsciamente addirittura noi proprio volevamo vederlo fallire questo uomo, non so ho queste idee. Mi sono chiesto quando è apparso all’orizzonte dal nulla ma perché non ho mai pensato di diventare presidente degli Stati Uniti mentre lo ha pensato un afroamericano ? E io? Io non ho nessun valore da aggiungere alla storia di questo paese? Esatto, non ho mai avuto questa ambizione di essere il presidente di questo paese ed ecco adesso un afroamericano che ha avuto questa ambizione, uno che ha la mia stessa età più o meno.. e che ha creduto in se stesso oltre la scrivania di una redazione, è pazzesco! E allora ho provato un senso di rabbia che poi ho ribaltato in amore, si mi ero detto, solo perché sei un nero, cosi è troppo facile, era stato solo un colpo di genio, certo un nero, il primo nero alla presidenza !Se non avessimo inconsciamente tramato per il suo fallimento, a volte penso, avremmo sollevato la società civile per la chiusura di Guantanamo: Obama per non essere solo il presidente presidente perché afroamericano doveva essere il presidente che restituiva all’America un rapporto sostanziale con la giustizia, e allora quel luogo infernale , all’opposto di ogni principio in cui crediamo, doveva essere chiuso. Avremmo dovuto chiamare e svegliare, come facemmo ai tempi del Vietnam, con le nostre autorità, e con il nostro carisma la società, affinché la società scendesse nelle strade per chiudere il carcere fuorilegge di Guantanamo. Obama aveva il congresso contro è vero ma noi avremmo potuto mettere la società contro il congresso, dandogli la forza politica di fare quello che doveva fare.
Avremmo dovuto dire a Obama di non accettare assolutamente di diventare il presidente delle non sappiamo quante esecuzioni sommarie eseguite con i droni, veri e propri crimini di Stato in nome di una presunta difesa, assassini di persone indiziate si di terrorismo ma non giudicate da tribunali, che non avevano potuto esercitare nessun diritto di difesa, invece di restarcene aggrappati alla cosa straordinaria e razzista che era avere finalmente un presidente di colore nel paese che fu il paese della schiavitù degli afroamericani. Si noi siamo razzisti ne più ne meno che Trump, se Trump lo è lo siamo anche noi. Abbiamo rovinato questo ragazzo, parliamoci chiaro accendendogli il fuoco sotto per farlo cuocere in brodo di narcisismo impotente. In dieci anni ne abbiamo fatto un fantasma più bianco di paura di un lenzuolo. Dateci un occhiata. Fateci caso.
E poi ci sono altre cose che nemmeno oso scrivere in questa lettera anonima. Lei Colantoni guardi Oliver Stone, non ha avuto nemmeno un centesimo per fare il suo Snowden in questo paese. Okay se lo può permettere con tutte le sue medaglie vietnamite e i morti che avrà ammazzato liggiù, si può permettere di sfidarlo il sistema, una rondine fa mica primavera no? E’ un intoccabile, si, ma stavolta nessuno gli ha dato un cent, sa cosa vuol dire Colantoni questo ostracismo assoluto della gigantesca macchina spettacolare USA che non mette nemmeno un cent per un film fatto da un nome come Stone? Significa che a livelli meno importanti nessuno oserà nemmeno lontanamente pensare di sfiorarle artisticamente e intellettualmente certe cose. E’ un monito, una minaccia.
Ecco come stanno le cose. Non abbiamo fatto nulla altro in questi 8 anni che goderci il nostro presidente afroamericano, riempiendoci d’orgoglio davanti al mondo, di questa meraviglia, mentre lo vedevamo affondare nel proprio fallimento. Era un Presidente senza Congresso, il presidente intellettuale abbandonato da tutti gli intellettuali del paese.
E preparando questo fallimento sapevamo anche che la sua presidenza aveva messo sul piatto della storia, come puntata per sedersi al tavolo da gioco, l’innocenza afroamericana, cioè il patrimonio di non compartecipazione al potere, di non corresponsabilità con i suoi orrori che ancora aveva quasi integro il popolo afroamericano.
Sapevamo che Obama diventando presidente degli Stati Uniti d’America spendeva quello che non sarebbe più esistito poi. L’innocenza afroamericana. Nel giro di 8 anni, gli afroamericani, proprio perchè Obama era il presidente Afroamericano, sarebbero stati ormai coinvolti in tutti gli orrori del potere. Ora lei Colantoni sa benissimo che se un popolo non è innocente, se non ha le mani pulite non può anelare a nessuna rivoluzione annegando nel ridicolo al primo passo che farebbe in questo senso. L’innocenza politica è un immenso capitale politico, è un simbolo pagabile a vista in valore politico, sempre più raro sulla faccia della terra. Ce lo avevano gli ebrei prima di avere uno stato. Ce lo avevano i proletari e i contadini prima di convertirsi in borghesi e prima di spenderlo nella dittatura sovietica, ce l’hanno ancora gli zingari, e lo avevano gli afroamericani, e ora non ce l’hanno più. Non so se le è chiaro questo sottile essente.
Le voglio dire caro Colantoni che nessuno ci ha detto espressamente che cosa dovevamo fare, intendo scrivere, intendo dichiarare, questo o quello, no, nessuno. Noi lo abbiamo semplicemente sentito, è cosi: semplicemente sentito. Abbiamo scelto da subito la Clinton al posto di Sanders solo perché sentiamo come sente l’ortodossia. Un presidente Donna è un argomento, è l’argomento per le nostre ragioni eclissate, per le nostre intelligenze cristallizzate, per la nostra intelligenza ipostatizzata, da dare in pasto alle masse e di cui possiamo scrivere con ampia libertà ma soprattutto e una cosa plausibile di cui facilmente abbiamo potuto convincerci essere un valore per cui battersi con la massima facilità, mentre invece di giustizia, equità sociale, libertà, ripudio della guerra, antimilitarismo, deindustrializzazione , analfabetismo di ritorno, della mostruosa massa di denaro che viene predato alla società civile dai .. insomma ..e tante altre cose, no, queste cose sono un terreno paludoso e pericoloso che percepiamo con i piedi prima ancora che con la testa, ci si cade in disgrazia con queste storie, sono come una rogna, una scabbia dell’intelletto ortodosso, ci si ritrova in men che non si dica a non essere più invitati da nessuna parte, ci si ritrova tagliati fuori da tutto senza rendersene conto. E’ proprio l’istinto che ci fa sapere senza che nessuno abbia bisogno di dircelo di cosa trattare e di cosa no che ci fa innanzi tutto accedere al numero chiuso della nostra casta di intellettuali e artisti felix.
E cosi abbiamo accettato senza colpo ferire che il partito spezzasse le gambe a Sanders con degli intrighi per preparare la propria sconfitta di Austerlitz mandando la Clinton al voto. Ma bastava semplicemente seguire le statistiche dei flussi di consenso sui social. Ne scrivevano da mesi persino da paesi stranieri come la sua italia giovani giornalisti in grado di analizzare il web, già da mesi si parlava di Jenna Lowenstein la Digital Director della Clinton e di come non riuscisse a stare dietro all’appeal social di Trump. si poteva già leggere da mesi che Donald Trump aveva generato circa 85 milioni di interazioni (positive e negative) sui suoi account social (Facebook, Twitter, Instagram e YouTube) mentre la Clinton si era ferma a soli 31 milioni. 85 milioni a 31. Si sapeva tutto. Ecco il frutto del nostro conformismo mentale. Una catastrofe di massa. Come lemming che si buttano dalla rupe per perire tra i flutti. Abbiamo occluso a ogni intelligenza l’accesso alle posizioni strategiche. Non ci sarebbe altra risposta.
Non ci sono mogli di decabristi che ci aspettano per darci vangeli da portare nel nulla. Se solo si immagina Colantoni che uno di noi, nelle nostre belle redazioni a Manhattan possa pensare anche solo per un attimo di aizzare le masse contro i poteri veri che tengono per le palle questo paese, allora lei è completamente fuori strada. Il faro che illumina la strada ad ogni americano implicato con il potere è sempre il 22 novembre 1963.
Noi percepiamo il terreno e ci incamminiamo come falene su strade battute, solide, certe, che sappiamo dove portano. Ma chi ha battuto queste strade lo ignoriamo e non vorremmo saperlo nemmeno se potessimo. Guardare la luce significa accecarsi.
Come possiamo aver scritto che Trump è una tragedia, che ci disgusta la sua misoginia, e mentre durante la campagna elettorale scrivevamo queste cose aver fatto in modo di non ricordarci di quelle immagini viste da qualsiasi americano, di Obama alla corte saudita, con il collo offerto alle loro onorificenze, con un sorriso radioso , amabilmente seduto con quegli uomini da cui emanano le leggi che permettono di mutilare, decapitare lapidare donne, ma anche uomini, uccidendole come cani per strada? Governanti, anzi padroni, di un paese dove una donna può essere sgozzata per strada solo perché ha resistito al tentativo di stupro del suo datore di lavoro in nome della sharia usata da uomini inimmaginabilmente lontani da Dio? Non esiste risposta.
Non siamo mille volte più abominevoli di qualsiasi abominio, noi che viviamo in case arredate di libri, che scriviamo sui giornali più progressisti d’America nell’aver taciuto mentre il nostro paladino infangava il proprio onore? Il nostro amatissimo De Niro che dice a Trump –ti voglio dare un cazzotto in faccia, sei uno stupido un asino sei un cane– perché non ha mai sentito la necessità di dire “Obama se ti vedo ridere con quella gente sanguinaria del sangue di donne e uomini trucidati in nome della sharia ti spacco il grugno?” O mandarlo a dire allo stesso re saudita? perché non ha mai fatto uno spot contro quegli assassini di donne, governanti un paese dove le donne, vivono in un inferno?
Ci siamo scatenati contro Trump descrivendolo come un erotomane che abusa del potere per prendersi corpi e anime ma non possiamo pensare nemmeno per scherzo di intraprendere una crociata culturale contro il fatto che la pornografia è stata ribaltata da sfera segreta a sfera pubblica, ovvero non nel luogo dove i giovani, e non solo i giovani, trasgrediscono la morale sessuale ma bensì dove la morale sessuale la apprendono come il modello sociale della morale sessuale, i nostri produttori ci riderebbero in faccia. Eppure il ribaltamento di questa sfera pornografica da sfera della trasgressione a sfera della pubblica educazione, è scuola per nuovi addetti ai forni crematori, tralascio i perchè adesso , lei mi sembra abbastanza in grado di pensarli da solo. Insomma Colantoni non è che non mi sfiorino a volte questi pensieri , ma li lascio essere semplicemente così, come un flusso di vapori mattutini mentre i miei cani pisciano sugli alberi sopravvissuti degli Unami sterminati a Central Park, poi appena torno a casa e apro la mia mail in un attimo nemmeno mi ricordo più di averli pensati. Dovrei deframmentarmi l’anima una di queste volte.
Noi dovremmo generare il corpus dei valori di un epoca, valori che se fossero vigenti sarebbero l’ambiente insormontabile della selezione naturale di qualsiasi competitore politico, invece ormai siamo dei servi, vili, non abbiamo intelligenza, l’abbiamo ripudiata, addomesticata, fatta diventare solo mestiere: noi, come ci urlò una volta in faccia Norman Mailer, prima di perire anche lui nel nostro stesso mare, siamo le merde che vi stanno uccidendo caro Colantoni. E lei che ha tante volte inutilmente tentato di entrare in un minimo dialogo con qualcuno di noi lo ha ben capito proprio dal nostro atteggiamento, che è l’atteggiamento dei non viventi, di quelli che non possono rispondere alle voci dei vivi.
Lo tenga a mente Colantoni e smetta di porsi e porci questioni che non hanno risposte. Un giorno potrebbe venire anche lei a far pisciare i suoi cani sulle terre degli indiani di America. Non perda assolutamente questa speranza. Allora le dirò chi sono tra quelli a cui avrà inviato con i suoi prossimi twitter questa lettera. La aspetto senz’altro,
Affermando che tutta questa minima lettera non è stato altro che un frutto della sua fantasia, uno scherzo letterario, cosa che va bene a tutti e due, io realizzando la mia psicomagia e lei pubblicando qualcosa, salutiamoci cordialmente.
Devo quadrare una serie di cerchi in questi giorni, non pochi, per restare immerso nelle mie bambagie newyorkesi nonostante tutto quello che è successo. E può giurarci Colantoni, ci riuscirò.
—————————————————————————————————————————————–
(traduzione dall’inglese di Lucrezia Siniscalchi-McNamara)