Le troppe scosse sismiche che in questi giorni, ormai da mesi, sconvolgono il centro Italia provocando danni agli edifici e crepe importanti, finiscono per alimentare anche la paura dei cittadini e dilagano in rete disseminando paura, rabbia verso le istituzioni e alcune volte, come è accaduto ieri, creando addirittura problemi diplomatici: la senatrice del M5S Enza Blundo parla di “finzione mediatica” in merito alla presunta declassificazione della magnitudo da 7.1 a 6.1 da parte del TG1, il M5s prende le distanze. Marco carta grida al complotto e la rete chiama in causa il problema dei risarcimenti. Ma cosa c’è di vero?
ABBASSAMENTO STRATEGICO DELLA MAGNITUDO?
La rete è in subbuglio da 24 ore perché il governo italiano avrebbe volutamente divulgato le informazioni attraverso gli organi di stampa abbassando la magnitudo del sisma delle ore 7:41 del giorno 30 ottobre 2016 da un pericoloso 7.1 a 6.1 (Richter). Un terremoto sicuramente importante dunque, i cui effetti e le onde secondarie hanno raggiunto anche la vicina Austria che ha avvertito il sisma ad una magnitudo Richter superiore ai 3.0.
Il governo Renzi avrebbe fatto lo stesso anche il 24 agosto 2016 in occasione del terremoto nel centro Italia che avrebbe abbattuto il comune di Amatrice e Accumoli più altri paesini dell’entroterra italiano. Da quel momento la faglia si è aperta nel centro Italia, dilagando verso due direzioni differenti e originando quindi altre due faglie attive.
I RISARCIMENTI A SEGUITO DI UN EVENTO SISMICO
Ma quanto c’è di vero in tutto ciò? Naturalmente poco. In realtà il governo non ha mai abbassato la magnitudo addirittura per non risarcire i danni provocati dalle calamità naturali. O meglio, la magnitudo è stata effettivamente abbassata, ma fra poco vedremo come, perché e da chi. Adesso restiamo sui risarcimenti ovvero, su una delle poche cose buone fatte dal governo Monti.
Prima che Monti firmasse il provvedimento proposto per la prima volta il 15 maggio 2012 e poi approvato nel 2013, l’Italia era quella dei container di Messina dov’è le persone vivono da oltre 100 anni, dove le famiglie hanno visto succedersi oltre tre o quattro generazioni senza che lo Stato fosse mai davvero intervenuto con convinzione per risolvere i problemi di un terremoto che, all’epoca, nel 1908 sconvolse la Sicilia. L’Italia era sempre quella di Colfiorito, paesino dove furono accolti container dei terremotati umbri del 1997, famiglie che 18 anni dopo, ancora abitavano lì.
Non che oggi la situazione sia migliorata, ma almeno con il decreto 59/2012 si è messo un punto ad una annosa questione. Chi risarcisce infatti gli immobili lesionati dalle calamita naturali come terremoti?
Monti aveva provato ad introdurre l’assicurazione sugli immobili privati. In questo modo l’intervento statale per l’operazione di risarcimento in caso di sisma e calamità naturali di vario tipo, sarebbe stato totalmente escluso. Per far approvare la legge così come integralmente proposta da Monti fu anche detto che, in questo modo, si sarebbe combattuto l’abusivismo edilizio. Si trattava di una strategia di accompagnamento al decreto 59/2012 che a molti è suonata come “una scusa”. In effetti, anche se non fosse stata approvata la legge, lo Stato non avrebbe mai risarcito gli immobili abusivi. Questa clausola era contenuta all’interno dell’articolo 2 del decreto 59/2012, articolo che però non è stato approvato al momento della modifica in legge 100/2012 (firmata poi nel 2013).
Lo Stato interviene quindi risarcendo il 100% del valore dell’immobile e facendosi carico della ricostruzione quando i danni sono definiti dal 6° in poi della scala Mercalli che, notoriamente, è utilizzata per calcolare i danni alle cose e alle strutture. La scala Richter invece classifica la magnitudo del sisma a livello geologico. Chiaramente i danni provocati sulle strutture possono cambiare da zona a zona. E così un 5° della scala Richter può far crollare un intero paese soprattutto se si tratta di un borgo storico italiano. Ma uno stesso 5° Richter può lasciare assolutamente intatte delle strutture antisismiche in Giappone. Nel 1980 l’Irpinia conobbe forse il terremoto più distruttivo nell’intera storia sismica italiana dei tempi recenti. In buona sostanza si è trattato di un 6.5 (su scala Richter e di un 6.89 su scala Momento). A Napoli il terremoto è arrivato con un grado inferiore, ma ha creato molti meno danni che in Irpinia (nonostante i danni agli edifici del Vomero e il crollo del palazzo di Via Stadera a Poggioreale), perchè Napoli poggia su un tappeto di tufo, pietra notoriamente elastica e in grado di attutire e dipendere l’energia delle onde. Inoltre, la città sotterranea ha funzionato come camera vuota in cui si sono sfogate le energie dei movimenti tellurici, per cui il terremoto è stato avvertito con minore entità rispetto ad altre zone della Campania. Ma i danni valutati su scala Mercalli sono stati del decimo grado. Il terremoto de l’Aquila è stato molto meno intenso rispetto a quello dell’Irpinia, la magnitudo Momento è di 6.3, la magnitudo su scala Richter è stata di 5.9, ma i danni su scala Mercalli sono quasi equiparabili al terremoto dell’Irpinia, vale a dire, classificati tra il IX e il X grado.
DUNQUE, CHE DANNI POSSONO CORRISPONDERE AD UN 6° DELLA SCALA MERCALLI?
Qualsiasi danno, seppur minimo. Nella fattispecie: “Terremoto sentito da tutti. Spavento generale, fuga all’esterno degli edifici. Barcollare di persone in moto. Rottura di vetrine, piatti, vetrerie. Caduta dagli scaffali di ninnoli, libri, ecc. e di quadri dalle pareti. Spostamento o ribaltamento di mobili. Screpolature di intonachi deboli e di murature tipo D’. Suono di campanelli (chiese, scuole). Rumori di alberi e di cespugli in movimento. Danni strutturali anche minimi“.
L’articolo 2, per la legge, non esiste più da 4 anni. E’ stata soltanto l’ombra della manomorta assicurativa che si è affacciata su un paese altamente sismico come l’italia per poi scomparire. Anche se continua a sopravvivere nella mente terrorizzata degli italiani. Così come verità scientifiche assodate, come la connessione tra trivellazioni e terremoti, vengono estese con troppa facilità e leggerezza a zone del tutto prive di trivelle, come il centro Italia. E’ quanto ha fatto il cantante Marco Carta ipotizzando che i terremoti del centro Italia fossero dovuti all’azione antropica (cosa per altro vera in linea generale, ma non sempre ipotizzabile). Il cantante, immediatamente smentito dai suoi fan, ha scritto un post di scuse, condiviso sui suoi canali social Twitter e Facebook e, mentre lui provvedeva a rimediare, la senatrice del Movimento 5 Stelle, Enza Blundo parlava di “finzione mediatica” in relazione al declassamento della magnitudo.
Con un messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook la senatrice pentastellata accusa il primo telegiornale della Rai, il Tg1 di aver declassato la magnitudo della scossa del 30 ottobre da 7.1 a 6.1. Il declassamento della scossa è effettivamente circolato tra gli organi di stampa soprattutto in rete. Ma la senatrice parla addirittura di finzione mediatica, contemplando dunque la possibilità che la magnitudo del sisma delle ore 7:41 fosse davvero di 7.1.
Ormai quell’articolo 2 del decreto 59/2012 ha fatto così paura da non essere stato più dimenticato e quindi, opinione comune é che sia una strategia di governo appoggiata dai mass media, di modo che sulla nuova manovra finanziaria non pesino anche i danni per la ricostruzione.
Ricostruzione che però è al 100% di competenza statale grazie proprio a quel decreto che fu poi approvato nel 2013 con la soppressione dell’articolo 2 che ancora terrorizza l’Italia.
IL DECLASSAMENTO C’è STATO?
Sì. C’è stato. E anche qui bisogna aprire un capitolo a parte. Spesso quando avviene un sisma, la magnitudo registrata sul posto, viene misurata su scala Richter che, come specificato prima, misura l’intensità del sisma a livello geologico indipendentemente dai danni alle strutture.
In luoghi distanti dall’epicentro invece il sisma viene misurato su scala Momento che, solitamente, è superiore di tre decimali (o anche 4 se approssimiamo per eccesso) rispetto ad una scala Richter. Ad esempio, il terremoto dell’Irpinia era di 6.5 Richter e 6.89 Momento. Poi c’è la scala Mercalli che misura i danni strutturali o la ripercussione del sisma su cose e persone. Nel caso del sisma del 30 ottobre, i mass media avevano effettivamente dato notizia di un sisma “7.1 di magnitudo” (riferendosi alla stima fatta dallo United States Geological Survey), ma quale magnitudo? Il centro studi americano parlava di Richter, ma si è subito adeguato alla stima fatta dall’INGV che però ha subito delle variazioni e che, comunque, tende a non considerare la scala Richter per i terremoti di grado elevato per i quali preferisce usare la scala Momento. I giornali da quel momento hanno parlato solo di magnitudo, alcuni hanno ipotizzato che la scala fosse Richter. Quando si da informazione in merito all’intensità del sisma, solitamente si dovrebbe far riferimento alla scala Richter. I danni su scala Mercalli infatti è impossibile classificarli al momento. La scala Momento invece si ottiene mediante strumentazioni poste a distanza e non dovrebbero nemmeno essere classificate come fonte (purchè ad utilizzarla non sia proprio un centro studi come l’INGV), a meno che non ci si riferisca della magnitudo avvertita nei paesi limitrofi. Tuttavia il margine di differenza può essere di due, tre massimo quattro decimali (se approssimati per eccesso), non dieci decimali.
Si sarà trattato di un errore giornalistico? Probabile. Si è trattato di rottura delle strumentazioni? Poco probabile. In questo caso i giornalisti non hanno saputo distinguere tra le varie stime su scale diverse generando dunque confusione. La fretta nel dare la notizia ha fatto il resto e tutto ciò ha creato un passaggio di informazioni abbastanza confuso. Purtroppo molto spesso la stampa lancia la notizia parlando solo di magnitudo e senza specificare la scala. In pratica si comportano come se la “magnitudo” fosse una scala e non un’unità di misura. Sarebbe come dire che un bambino ha ingerito “23 unità”, ma unità di cosa? Pasta? Zucchero? Detersivi? E che unità? Grammi? Chili? Milligrammi?
Quello che è certo è che il sisma del 30 Ottobre è stato avvertito con la stessa potenza di quello dell’Irpinia che però era effettivamente più potente e la durata nettamente maggiore. E allora chi ha scatenato questa assurda declassificazione? Un passaggio di informazioni confuso. E perchè? Non lo sappiamo, ma una risposta l’ha data Andrea Paone sulla sua pagina: “Con l’ora legale siamo passati da 7.1 a 6.1”. In realtà il terremoto era di Richter 6.1 e 6.5 su scala Momento (la magnitudo su scala Momento era stato precedentemente fissato a 6.1 e poi innalzato a 6.5. Oggi l’INGV utilizza questo tipo di scala per i terremoti di grado elevato). Ma questo si è scoperto soltanto dopo, quando la terra ha smesso di tremare. E la scala Richter? Ad oggi 31 ottobre 2016, ancora non classificata, ma ufficialmente indicata come 6.5 scala Momento e 6.1 Richter.