Quel vasto, vastissimo incendio che ha avvelenato Casalnuovo di Napoli e poi anche Napoli città, era probabilmente di origine dolosa, ma non era l’unico incendio, prima di quello, centinaia, forse migliaia di altri incendi di minore entità.
Racconto sconcertante di uno dei tanti giorni in Terra dei fuochi, ma uno dei pochi a meritarsi una terza pagina.
Verso le 18,30 nel campo Rom di Casalnuovo hanno cominciato a divampare le fiamme, fino a quel momento visibili solo dalle persone nelle zone limitrofe. Il luogo dove si trova il campo Rom, vicino al Centro Commerciale Meridiana, è un’area scarsamente abitata a ridosso di Via dell’Arcadia e Via Salice, dove è presente anche la tristissima Circumvesuviana del Salice, da anni in stato di degrado e difficilmente raggiungibile a piedi. Poco più in là il passaggio a livello dove scorrono i treni metropolitani di Ferrovie dello Stato che uniscono Napoli a Caserta e che passano per Tavernanova, una frazioncina di Casalnuovo vicina a La Cittadella (frazione di Casoria). Sarebbe bastato mettere due banchine su quel passaggio a livello per rendere la zona più popolata e collegata alla Linea metropolitana 1 di Napoli città, ma evidentemente gli ingegneri delle ferrovie non hanno ancora avuto questa brillante illuminazione. Per adesso non è giunta una soluzione per abbattere i tanti inutili costi di autobus, le cui tratte vengono ripetutamente tagliate, le cui corse vengono ripetutamente saltate.
Ma in Italia si sa, la logica è nemica della ragione e così, mentre gli abitanti trascorrono quella fresca giornata in cortile o in giardino quasi come se quella frescura fosse un dono di Dio dopo tanta arsura, ecco che si abbatte impietoso, quel fumo nero, quel fumo che nemmeno dalla Ramoil aveva mai sputato. La Ramoil è una raffineria “bruciatutto”, largamente criticata e considerata nemica della salute dei cittadini in quanto, dopo le indagini degli anni ’90, è riuscita ad ottenere dalla Regione Campania nel 2007 /2008 i permessi per bruciare rifiuti speciali ospedalieri e sostanze tossiche che non dovrebbero proprio essere bruciate in un centro abitato e vicino a una scuola elementare. Ma siccome in Italia la logica è nemica della ragione, perché asfalta interessi milionari, si fa questo ed altro. E la Regione Campania li concesse, questi stessi permessi, senza nemmeno, manco a dirlo, una obbligatoria pubblicazione sul BURC, come prevede la legge.
Oltre a questa Ramoil, raffineria che non è mai stata davvero una raffineria, Casalnuovo di Napoli è costretta, ahinoi, a digerire anche i roghi tossici, quelli che sono stati in grado di lanciare la Terra dei Fuochi in cima alle cronache di tutto il mondo, il brand forse più fortunato della storia e low budget dato che i cittadini, almeno loro, non hanno speso proprio niente perché quei roghi fossero appiccati. Chi invece li appicca sì, qualcosa avrà speso, così, ipoteticamente parlando. Magari una mazzetta a dei rom perché appiccassero il fuoco come del resto avviane in corrispondenza dello svincolo autostradale di Fragola, dove una famiglia di rom, almeno fino a non molto tempo fa, viveva proprio a ridosso di una discarica abusiva di gomme e pneumatici da bruciare. Magari la benzina da comprare in un sicuramente vicinissimo distributore (andiamo sempre per ipotesi, sia chiaro) e così, alle già troppe esplosioni notturne della Ramoil (i cittadini chiamano “esplosioni” la fuoriuscita di odori tossici derivanti con ogni probabilità da combustione di materiali che l’azienda pare sia autorizzata a bruciare), bisogna sommare quelle delle discariche abusive. Che un rogo del genere bruci però tutta la notte, che il suo odore arrivi fino a Corso Vittorio Emanuele e a Via Riviera di Chiaia è quasi una benedizione, se non altro si guadagna la copertina dei giornali, tutto questo, manco a dirlo, low budget.
Eppure le denunce c’erano, decine e forse centinaia. Cittadini che si trovano in un triangolo delle bermuda e che non sanno effettivamente cosa dire seduti di fronte ad un maresciallo di polizia: da dove viene la puzza? Dalla Ramoil? Da una discarica abusiva? Eh no, quelle dei rifiuti speciali ospedalieri si riconoscono, soprattutto se l’odore somiglia molto a quello delle lastre ecografie” dice qualcuno, “ma non possiamo dirlo senza una prova di evidenza scientifica. L’arpa fa qualcosa secondo voi? Maddai. Niente! Qui c’è un morto per ogni famiglia. Qui si muore di tumore da 25 anni!”.
E’ questa la vita di un qualsiasi italiano nella provincia partenopea dove, purtroppo, ogni parole e ogni sforzo investito per cercare di risolvere il problema rifiuti diventa solo una parola per riempire il silenzio, il vuoto. Ogni proposta avanzata dal Comune di Napoli qui viene percepita come una perdita di tempo. Per le province di Napoli, per la Terra dei fuochi ha più valore la retorica dell’ambiente e della vita umana condannata a spegnersi per cancro. Occorre un piano attuato simmetricamente da Regione e Comuni. Occorre un piano a 3 anni che ponga finalmente fine ai roghi. Occorrono fondi e impianti di riciclaggio e, soprattutto, occorrono fondi per pagare la benzina alle forze dell’ordine, le stesse che dichiarano di alternarsi con i carabinieri perché il territorio è troppo vasto ed è impossibile sapere di chi sia la mano che versa la benzina e getta l’accendino bruciando, insieme ai rifiuti, anche milioni di vite.
Ma non solo Terra dei fuochi, non solo Casalnuovo. A Ponticelli si brucia tutti i giorni, l’attività dei vigili del fuoco è a dir poco straordinaria: una volta brucia un garage, un’altra volta brucia una discarica abusiva vicino alla Villa comunale. Addirittura bruciano discariche abusive nei pressi dell’Ospedale del Mare, il contestantissimo ospedale costruito in zona rossa, già attivo ma in cui molti medici rifiutano di trasferirsi data la vicinanza al Lotto 0, case popolari abitate da famiglie per bene, ma anche da esponenti della criminalità organizzata, come il gruppo Barbados, che ha calcato le cronache durante la prima metà di giugno, a causa della morte di due membri del clan che avrebbero gestito, secondo gli inquirenti, lo spaccio di droga nei vicoli del centro storico. In Campania, la terra dei fuochi non finisce a Napoli nord, ma si estende dalle periferie e arriva fino a Caserta. Il vento fa il resto. La puzza dell’incendio di Casalnuovo infatti è arrivata fino a Corso Vittorio Emanuele. Si è estesa giorno e notte soffocando la città in un mix di arsura e sostanze tossiche.
A Ponticelli, periferia del Comune di Napoli tutti i giorni, dalla mattina alla sera, bruciano roghi, bruciano garage e discariche abusive. Un posto dove la gente fa finta sia stato solo un incidente, è impensabile dire di aver risolto il problema rifiuti ripulendo solo le zone ad alta densità turistica e lasciando che la provincia e le periferie brucino dalla mattina alla sera. Un fumo nero che avvolge tutto, che invade le cellule e i tessuti che soffoca in un velo soporifero il cervello sempre più ossidato. Un fuoco dissacrante per la vita umana, un fuoco che distrugge ogni cosa. Che uccide ogni essere vivente.