Gli errori fatali nella comunicazione politica sono gravi per se stessi ma soprattutto segnalano che la macchina del potere è ammalata e non lascia circolare le idee migliori. Bisogna essere afflitti da una gravissima forma di agnosia, oppure bisogna che il sistema di potere sia cosi ammalato, sclerotizzato come lo possono essere le arterie quando non fanno affluire più il sangue al cuore o al cervello, perché persino in campagna elettorale, dove esse sarebbero vitali, le migliori idee non trovino accesso mentre la mediocrità trionfa e nel suo trionfo porti a rovina. L’italia è il paese dove le persone che si sono costruite con il proprio lavoro talenti eccezionali fuggono all’estero perché eserciti di persone che hanno passato la maggior parte del loro tempo ad inciuciare per il potere, o che sono figli di questo o di quello parassitano i posti che spetterebbero ai capaci. E’ di qualche mese fa la storia dei ricercatori italiani vincitori delle importanti borse di ricerca europea, ricordiamo ancora tutti il “Cara ministra, giù le mani dai miei meriti” esclamato dalla Roberta D’Alessandro, una delle professioniste che avevano vinto il bando europeo Erc Consolidator, la maggior parte di loro cervelli in fuga e io stesso conosco personalmente una persona che ha il secondo maggior punteggio per l’accesso ad una importante cattedra universitaria a Roma ma non dirò quale perché la persona sta meditando un ricorso alla giustizia , dirò solo che al suo posto è stato presa una persona nemmeno lontanamente vicina alla sua graduatoria ma esponente di un partito.
Quando sono stato colpito dai messaggi della campagna elettorale del candidato PD sindaco a Roma non credevo ai miei occhi e alle mie orecchie. Nel 2016 il PD si stava rivolgendo a me, elettore X, trattandomi come lo spettatore cretino di un film minore di Alberto Sordi, alla vista di quel grottesco video spot elettorale, che voleva essere un meta spot, persino celebrato da alcuni giornali come l’arma segreta della campagna, in cui Giachetti recita quella scenetta inqualificabile della lettera a Roma per poi dire in romanaccio ” ma che so n’attore io” tentavo di immaginarmi cosa avevano creduto di suscitare gli ideatori dello stesso, veramente avevano pensato che quel video avesse potuto produrre dei consensi piuttosto che risentimento per l’insulto all’intelligenza -anche minima come la mia- che esso offendeva? No loro a quanto pare erano contenti, grandi comunicatori… Possibile che un partito con mezzi sufficienti ad assumere i migliori comunicatori sul mercato internazionale avesse selezionato infine, come prodotto finale per la campagna elettorale del sindaco della capitale d’italia quella idea di video grottesco-cabarettistica facendo recitare all’uomo che avrebbe dovuto prendere in mano la guida di una città come Roma, dopo le terribili vicende di Roma capitale, dopo i torbidi della caduta di Marino, quella patetica macchietta? Sarebbe possibile solo alla luce di una conclamata mitomania della sua classe dirigente che ritenesse se stessa onniscente in ogni campo.
Ma insomma basta vedere lo scudetto osceno e orribile che è stato fatto alla nazionale italiana per comprendere che questo paese è afflitto da dilagante demenza, uno scudetto orribile disegnato contro ogni regola della comunicazione visiva, con quelle quattro stelle dei mondiali vinti che dovrebbero essere portate alte come un vessillo sopra la bandiera con lo scopo di incutere rispetto se non timore agli avversari, che i nostri geni della grafica hanno invece nascoste in quell’infelice scudetto dall’orribile linea antiarmonica frustrata con quei tronconi appuntiti del tricolore ( proprio a noi paese del rinascimento tocca vedere questo sfregio sulla maglia della nazionale). Cosi mentre i campioni tedeschi portano sul petto il vessillo delle loro 4 stelle sovrastanti il simbolo, e i brasiliani le loro cinque, messaggio chiaro agli avversarsi che ci si sta battendo con i 4 o 5 volte campioni del mondo, gli italiani, i grafici italiani -chiamiamoli così- le stelle le hanno rimpicciolite, due addirittura sovrapponendole una sull’altra in un porcheria grafica e le hanno nascoste nel tricolore invece di farle sovrastare lo scudetto della bandiera sul campo a tinta unita della maglia, mandando il messaggio, qualora uno per caso si accorgesse che ci sono, che quelle stelle vinte con il valore sul campo rappresentino invece quasi una vergogna, qualcosa che dobbiamo più nascondere che mostrare, come se le avessimo usurpate invece che vinte. Ora mi viene da pensare solo che qualcuno che ne aveva il potere abbia detto a qualcun’altro di sua conoscenza senti ti andrebbe di disegnare lo scudetto della nazionale e mi viene da pensare che quel qualcun’altro abbia risposto ma io non sono un grafico, non sono un artista e che quell’altro gli abbia risposto ma che te frega tu fallo… ovviamente è una mia immaginazione questa ma è l’unica che potrebbe giustificare agli occhi di una qualche razionalità l’oscenità e l’infelicità di questo scudetto. Perchè non è stato fatto un grande concorso nazionale per il disegno del nuovo scudetto ? Chi ha scelto questo scudetto? chi ha selezionato i grafici che io prenderei a pedate nel didietro per il resto dei loro giorni invitandoli ad andare a fare i braccianti agricoli? con quali competenze? Ma oggi in Italia l’unica competenza riconosciuta sembrerebbe semplicemente quella di avere il potere materiale di fare qualcosa sottraendola a chi sarebbe qualificato a farla, ivi compresa la politica.
Ecco tra la infelice campagna elettorale di Giachetti – che prendo a campione solo perché io sono di Roma- fatta non so da quali inauditi geni della comunicazione a cui altri geni della politica hanno dato l’incarico e l’infelice disegno dello scudetto della nazionale io vedo il paradigma di un paese caduto ormai nelle mani degli incapaci e dei mediocri, incapaci che costringono i capaci o a portare il loro talento e il loro genio in altri paesi o a vederlo respingere contro le arroganze degli idioti al potere, idioti che, in virtù del fatto che alla fine con la realtà ci si fa i conti, ovviamente il potere poi lo perdono.
Nella comunicazione della Raggi, evidentemente fatta da persone capaci e intelligenti a cui hanno dato la possibilità di esprimere le proprie capacità -possibilità evidentemente negata all’interno della macchina politica del PD- tutto è basato sul protagonismo politico dell’elettore, sulla volontà di cambiamento, ovvero su qualcosa che potenzialmente appartiene a ogni persona,e dunque si chiama all’azione politica collettiva, all’utilizzo della propria indispensabile porzione di sovranità politica, il destinatario del messaggio è il destinatario di una azione che potrà raggiungere il successo solo grazie al suo contributo , e dove l’elettorato è elemento chiave, protagonista dell’azione politica.
Nella comunicazione di Giachetti fatta da persone a mio avviso assolutamente incapaci , a mio modo di vedere, che hanno per un qualche oscuro motivo avuto questa possibilità bloccando l’accesso ai capaci, che certamente il PD ha tra le proprie fila, si fa una asserzione apodittica sulla sostanza di verità di Giachetti, quasi religiosa, Giachetti un sindaco Vero , il che oltre ad essere la richiesta di un patetico atto di fede al posto della richiesta di una militanza politica, è anche portatore di un messaggio aggressivo perché implicitamente asserisce, su basi appunto mistiche, cioè su nessuna base oggettiva, che gli altri sono sindaci falsi, e si afferma che Roma torna Roma, continuando su questa pseudo religiosità della comunicazione messianica del redentore di Roma, redentore al quale tra l’altro nessuno ha suggerito di mettere quanto meno occhiali più adeguati alla grandezza del volto , invece che quelli che sembrano di un ragazzino, ovvero più piccoli della sua faccia, che lo fanno sembrare una specie di personaggio comico da manga giapponese, se non ancora meglio un paio di occhiali dalla montatura trasparente ad andare ad alleggerire quel viso grigio da barba non lunga ma incolta da persona vagamente depressa, e evitando magari di farci vedere in macro un principio di gengive ritirate, come potete ammirare in questo primo piano odontoiatrico di Giachetti, della foto scelta per la campagna, scusate la brutalità ma sto parlando di comunicazione e bisogna comprendere le cose per quello che sono; perché è pacifico e lo sanno tutti e già lo raccontano gli storici romani quanta cura nei segnali del corpo, del vestire mettessero gli stessi romani quando andando al foro per promuovere se stessi a una qualche magistratura badavano ad andarci solo con il mantello e senza tunica affinché fosse visibile che le cicatrici di guerra erano sul petto e non sulla schiena, simbolo di valore, per arrivare fino alle maniche arrotolate di camicia di Peron : insomma oggi la comunicazione in campagna elettorale è praticamente tutto, non diciamoci favole, lo sanno anche le pietre, dunque la campagna di Giachetti è stata una campagna suicida e io assistendovi mi chiedevo “ma questa gente veramente non si rende conto di quello che sta facendo?”
Non sto entrando nel merito della politica qui, ma mi sto chiedendo se i i criteri con cui sono state scelte le competenze del comunicare in questa campagna elettorale non siano paradigmatiche in generale dei criteri politici poi con cui si prendono altre scelte e si scelgono altre competenze che riguardano economia sanita istruzione e quant’altro. Se nella macchina del PD in una campagna elettorale per la capitale d’Italia si è stati capaci di una simile sciatteria comunicativa ciò vuol dire che il sistema di circolazione delle qualità e delle idee all’interno della macchina è gravemente compromesso e che il partito non ha perciò molto futuro davanti a se. Guardiamo e confrontiamo ancora due fotografie della campagna degli avversari sindaci per renderci conto del gap nella comunicazione, ecco, ora con tutto l’amore per la piccola bimba della foto, ma cosa vuol dire questa immagine? Nulla assolutamente nulla, non c’è nessun contenuto politico espresso, nessun richiamo al valore del corpo elettorale che dovrebbe sostenere il sindaco, o al suo programma
o altro che abbia un qualche significato politico, si continua invece in questa specie di comunicazione di tipo religiosa , cioè basata su categorie irrazionali, parlando all’anima di una città millenaria come Roma per poi rappresentarla con una sfigatissima fotografia di una margherita -osserviamo bene- semi appassita tra le connessioni dei sampietrini, che nell’inconscio di qualsiasi persona guardante questa immagine è immagine di abbandono e degrado, infatti le margherite crescono tra il selciato di una strada della capitale d’Italia solo se questa strada è in stato di fatiscenza e abbandono, margherita che ripeto ha tutte le foglie appassite tra l’altro, immagine che comunica uno squallore desolante come propria poetica ecco mettere una foto di una margherita avvizzita in mezzo alla strada equivale a mettere una foto di un bel prato con la carcassa di una macchina in demolizioni: semanticamente parlando la stessa cosa. E poi leggiamo questa specie di aiku “E tu splendi -virgola- invece – virgola- Roma” ( Roma scritta in un funebre nero) ..mah cosa dire, io mi chiedo ma Renzi non ha mai staccato il naso dal suo cellulare, ha mai controllato quello che stava succedendo a Roma, si è mai occupato di fornire mezzi, professionisti della comunicazione, ma davvero hanno lasciato completamente tutto in mano a Giachetti? E il pedissequo Orfini, il ferreo commissario politico? Nisba ? non ha trovato nulla di ridire? ma non registravano le differenze tra la loro comunicazione e quella M5s? Che forse a loro non importava nulla di Roma? la cosa è incomprensibile. La Base del PD dovrebbe essere furiosa con questi vertici per la sciatteria con cui è stata condotta la campagna elettorale romana. Per quanto riguarda l’alto livello di impatto comunicativo della immagine della campagna della Raggi insomma lo vedete da voi stessi, e tra le due immagini la distanza che ci corre anche. Non credo che ci sia bisogno di aggiungere altro. Ha ben ragione Giachetti quando trionfante della propria sconfitta asserisce “abbiamo fatto molto”. Si moltissimo. Nel senso di rovinarsi con le proprie mani -ovviamente oltre il gravame scandaloso dei precedenti puramente politici degli scandali e della caduta di Marino- , e devo dire che una comunicazione cosi deficiente, scollata dal senso della realtà, arrogante quanto patetica, trasudante stupidità da tutti i pori io non me la ricordavo.
Allora la conclusione accostando i linguaggi espressi nella campagna dalla due forze in ballottaggio è che nel Movimento 5 stelle abbiamo capito che le competenze e le capacità almeno nella comunicazione trovano libero accesso e arrivano a realizzazione, e queste competenze nella comunicazione hanno anche avuto un peso determinante nel successo elettorale, e che è molto probabile che questo criterio nel M5s che ha permesso di realizzare una ottima comunicazione, facendo arrivare le migliori idee a goal funzioni su tutti i piani , mentre nel PD, rifiutandoci di credere che queste competenze non ci siano tra i milioni di militanti della base, dobbiamo registrare che la circolazione di idee, capacità e valore è fatalmente compromessa. Concludo con questa ultima immagine della campagna del PD per Giachetti Sindaco Vero: Festa , dJ set e tanti ospiti a sorpresa. Un ultimo singulto di disgusto a vedere quest’inno alle feste, ai dj, agli ospiti a sorpresa su questa visuale ponte ( dai ponti visti così ci si butta a fiume), mi ha definitivamente convinto che non avrei assolutamente votato questo pittoresco candidato a sindaco di Roma. E questi signori non eletti questo un po ridicolo mini-Bilderberg della playstation che ha preso il palazzo del governo vorrebbe mettere mano alla Costituzione?
Forse una seria riforma il PD dovrebbe farla all’interno della propria struttura, anche nel proprio mentale direi, cercando di capire e cercando di eliminare ciò che oggi rende impossibile ai saperi, alle eccellenze, alle idee migliori, ai talenti, di raggiungere i mezzi per concretizzarsi, e che come abbiamo visto ha prodotto con una campagna elettorale per la capitale d’Italia tragicomica, non una sconfitta, che poteva anche starci, ma una vera e propria disfatta che è un’altra cosa da una sconfitta. E insieme al partito anche tutta l’aerea culturale che è ancora più monolitica del partito stesso nella propria arroganza di dipendenti dai detentori capitalisti dei grandi mezzi di produzione culturale. Se il PD non si apre e se non fa salire le intelligenze a un turn over soprattutto nei luoghi della cultura rischia seriamente la fine del dinosauro, ovvero l’estinzione. Intanto il Movimento 5 stelle che evidentemente sa far passare le capacità degli individui della propria base verso gli scopi che si prefigge, si realizza.